Pubblicato su www.cattolici.net lunedi 26/9/05 HOME
Visite n 35701 LA SCUOLA DELLE TRE “ i “ di: Giovanni De Sio Cesari
Nell’ambito dell’educazione si è parlato della scuola della tre “I” : informatica, impresa e inglese come dei tre campi di competenza su cui deve incentrarsi l’insegnamento. Si tratta in verità più che altro di uno slogan: tuttavia esso coglie un aspetto essenziale della concezione dominante della suola moderna seconda la quale tutto ciò che va al di la della pura attività economica e pratica deva restare estranea all’educazione. L’idea fondamentale comune è che l’uomo è educato se e nella misura in cui riesce a far fronte ai problemi “pratici” della vita. La concezione personalistica dell’educazione invece tende al concetto di educazione integrale: non si nega la necessità della parte pragmatica dell’educazione ma si afferma che essa non basta. Infatti accanto ai bisogni della vita pratica che spingono l’uomo “a terga”,cioè costringendolo dalle spalle per necessità di vita, esistono anche bisogni che ”brillano dinanzi” all’uomo: il bene , il vero il bello. L’uomo non è un essere animale a cui basta soddisfare le esigenze materiali: l’uomo ha bisogno di ideali, di risposte alle domande fondamentali: chi sono io ? quale è il mio destino finale ? che senso ha il mondo e la storia? Se la scuola non risponde a queste domande che sono proprio dell’uomo diventa una scuola che perde il suo valore più alto, quello di dare un senso alla vita , diventa una scuola “piccina”, insoddisfacente, noiosa insomma, senza ideali che possano veramente vivificare l’anima umana perché l’uomo non è un bruto a cui basta la soddisfazioni dei suoi bisogni naturali. La scuola deve pertanto mirare alla formazione “integrale” dell’uomo nel senso che deve formare l’uomo sia dal punto di vista di adattamento alla realtà sia dal punto di vista dei valori a cui improntare la vita. D’altra parte una educazione che fornisce i mezzi per agire ma non indica i fini per i quali agire è una scuola monca cosi come una scuola che desse i fini ma non i mezzi adatti per raggiungerli sarebbe unilaterale. L’educazione deve essere allora essere “ integrale” cioè curare sia la dimensione pratica che i valori se vuole effettivamente essere una educazione completa. Viene richiamato spesso il paragone con la croce che ha una dimensione verticale e una orizzontale per significare che se il fine del cristiano è al di la del mondo è pur sempre vero che egli è chiamato ad operare nel mondo: il cristiano non vive “per” il mondo ma vive “nel” mondo nel quale egli può guadagnare o perdere l’anima sua Respingendo un sistema di valori la nostra scuola scade invece facilmente nella ideologia nel senso deteriore del termine. La scuola dichiara di voler dare solo contenuti certi e oggettivi per rispettare la libertà degli alunni ma poichè non bastano a soddisfare la sete di sapere dei giovanni si supplisce alla mancanza di ideali, di serie e approfondite riflessioni con l’”ideologia”. Si inventano dibattiti in classe , assemblee più o meno consentite, manifestazioni più o meno presentate come espressione di libertà e creatività giovanile: i giovani parlano di tutto: dal terrorismo all’economia, dal divorzio all’eutanasia senza avere acquisito su questi temi la benchè minima conoscenza. Vengono fuori quindi discorsi che non tengono conto dei fatti più elementari (che sono sconosciuti ), illogici, contradditori, soprattutto superficiali, insulsi ed essi vengono ricevuti e considerati come un prezioso contributo, come un fatto di libertà e democrazia
Il problema
essenziale è che senza un quadro di riferimento e criteri
interpretativi (valori) come si potrebbe distinguere fra opinioni
fondate e opinioni non fondate? Senza il confronto con i valori tutte
le opinioni sono equivalenti, tutto è vero e tutto è falso anche perchè
verità e falsità non avrebbero senso.
Per critiche e commenti giovannidesio@libero.it Per approfondimenti: www.giovannidesio.it
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