Pubblicato su www.cattolici.net   lunedi  12/9/05               HOME

Problemi e società

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Scuola per islamici

di: Giovanni De Sio Cesari

 

L’iniziativa di chiudere una scuola per islamici ha avuto grande risonanza. Prescindiamo dagli aspetti tecnici e formali  che sembrano essere più pretesti che effettive  esigenze per andare al nocciolo del problema: è accettabile nel nostro paese una scuola riservata solo agli immigrati di una certa cultura e segnatamente islamica ?. Il preside della scuola ha affermata che si tratta di una scuola che segue i programmi ( laici ) delle scuole egiziane e non di  una “madrase”  (scuola coranica) dalle quali sono usciti, purtroppo, tanti  attentatori suicidi. Aggiunge anche che in quella scuola non si predica un islam integralista ma anzi si insegna il rispetto per tutte le religioni. Accettiamo per vere le affermazioni del preside , anche  se non abbiamo elementi per giudicarne  la veridicità. Tuttavia anche in questo caso è comunque opportuna una scuola separata ? Gia alcuni esponenti  islamici come il presidente della Lega Mondiale Islamica  l’ex ambasciatore Scialoja già hanno dato una risposta chiaramente negativa.  

Infatti in tal modo di fatto si crea per gli immigrati un mondo separato e pertanto estraneo alla nazione nella quale invece dovrebbero integrarsi in quanto  futuri cittadini italiani

Ma l’avvenimento deve essere visto nella  prospettiva di un “ certo” islam.
Secondo la tradizione islamica infatti il mondo viene diviso in due parti nettamente distinte : la terra dall’Islam e la terra degli infedeli indicati con i termini “dar al islam”(terra dei credenti) e “dar al harbi”, letteralmente “ terra della guerra” , cioè dove è lecito portare il “jihad”, la guerra santa, che può anche essere più pacificamente detta “dar al-kufr” (terre degli infedeli). Va notato che la “umma” (cioè la comunità dei credenti corrispondente più o meno alla nostra “chiesa” ) non coincide con “ dar al islam: ( terra dell’islam). Infatti le “genti del libro”(cioè cristiani e ebrei) sono accettati in terre islamiche come “dhimmis” (cioè protetti) in cambio di un tributo (“gizyàh”) che sostituisce il tributo coranico imposto ai mussulmani (“zakat”) Questo convivenza è avvenuta da sempre e spesso viene indicata come un esempio di tolleranza religiosa ma in realtà si tratta di una garanzia  data  a una comunità e  non al singolo. Non si tratta quindi di assicurare a tutti un la libertà di credo, come avviene in Occidente, concetto assolutamente estraneo alla tradizione islamica, ma semplicemente di permettere a comunità non islamiche di sopravvivere pagando un contributo del quale non è importante l’ammontare quanto il valore simbolico.
D’altra parte si ammette che gli islamici possano trovarsi in “dar al Kufr” (terra degli infedeli) ma solo per motivi particolari tra i quali però ora viene anche riconosciuta la esigenza di lavoro che ha dato luogo alla attuale imponente ondata di immigrazione in Occidente. Ma esiste una credenza fondamentale  : L’Islam è superiore e nulla deve elevarsi al di sopra dell’Islam : quindi  il musulmano non deve lasciarsi assorbire dalla cultura del paese di  accoglienza Da ciò deriva la tendenza proprio dei musulmani a chiedere nei paesi di immigrazioni statuti particolari con l’intento implicito di ricreare una propria comunità chiusa agli influssi esterni del paese in cui si trova
In questa prospettiva si colloca la richiesta di una scuola particolare nella quale i giovani possano formarsi come in una società chiusa.
La scelta di avere proprie scuole e organizzazione può apparire una scelta di libertà doverosa verso tutti e quindi anche verso i mussulmani. Ma per quanto detto non è cosi: in effetti la creazione di organismi separati, soprattutto di una scuola separata annulla la libertà individuale dei mussulmani. Ormai gli immigrati, come è giusto che sia, si apprestano a divenire i cittadini italiani a pieno titolo. Lo Stato deve assicurare a tutti i suoi cittadini la propria libertà personale: la creazione di corpi separati per cultura in pratica vanifica in concreto tale libertà perché fissa ciascun individuo alla sua cultura di nascita. E’ quello che avviene nei paesi mussulmani in cui i soggetti della tolleranza non sono gli individui, ma i gruppi organizzati e riconosciuti. Ma la nostra libertà ha per soggetto, l’uomo, il singolo uomo che può liberamente scegliere le comunità a cui liberamente aderire.

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