Pubblicato su www.cattolici.net lunedi25/7/05 HOME
Visite n 45678 Sconfitta del terrorismo di: Giovanni De Sio
I terribili attentati degli ultimi giorni non significano affatto che il terrorismo cosi detto islamico stia vincendo la sua triste guerra e nemmeno delle battaglie. A noi pare evidente invece che la sconfitta del terrorismo sia già segnata. A volte succede che le sorti di un conflitto siano ormai definite, ma il conflitto dura ancora a lungo Ad esempio la II guerra mondiale era decisa dall'inizio del 43 dopo el Alemein, Stalingrado e l’intervento Usa, ma pure essa durò ancora due anni e inghiotti altri milioni di vite. Il terrorismo islamico si riprometteva di instaurare emirati mussulmani ma ormai tale prospettiva, gia prima remota, in verità, è svanita del tutto. E allora il terrorismo continua una sua reazione feroce quanto inutile. Esso si riduce a colpire rabbiosamente a caso dovunque appare possibile: fa stragi di bambini che prendono caramelle in Iraq, a Londra uccide ignari pendolari, in Egitto devasta luoghi di vacanze mettendo oltre tutto in crisi l’intera economia di un paese mussulmano Ciò significa veramente che non ha più prospettive, non ha finalità concrete, non ha programmi, non ha soluzioni, è alla disperazione Ogni nuovo “successo” in realtà è per esso un’ulteriore sconfitta perchè non fa che far crescere la determinazione e il numero di quelli che lo combattono sia nel mondo occidentale che in quello mussulmano. Bisogna sempre ricordare che il vero nemico che il terrorismo vuol colpire non è l’Occidente ma l’Islam moderato cioè la grande maggioranza dei mussulmani stessi Mi pare che in questo quadro non sia stata data sufficiente risonanza alla “fatwa” che 500 iman hanno emesso in Inghilterra contro il terrorismo affermando che è contro l’Islam uccidere persone innocenti prese a caso. Non si tratta, in effetti, di una delle tante condanne più o meno rituali ma forse l'inizio di qualcosa di veramente importante con la quale si comincia a diradare quella specie di nebulosità e zona grigia in cui spesso si sono purtroppo rifugiati tanti esponenti religiosi La “fatwa” precisamente è un parere legale che afferma che una certa condotta sia conforme o meno alla sharia'ah ( legge islamica) emesso da esperti di diritto islamico. Il problema pero è che non esiste una gerarchia o un’organizzazione centralizzata ( come da noi vescovi e papa): in realtà quindi le “fatwa” possono e sono spesso contrastanti e hanno valore nella misura in cui chi le emette ha prestigio e fama. Se l'esempio inglese fosse seguito in tutto il mondo islamico, sarebbe un colpo mortale per il terrorismo. Ricordiamo che le “fatwe” hanno grande valore nel modo mussulmano La catena dei kamikaze ad esempio iniziò solo dopo che molti giuristi emisero delle “fatwe” che affermavano la loro liceità superando il problema che il suicidio è vietato dall'Islam (come nel cristianesimo) Ci pare quindi che un elemento decisivo nella lotta al terrorismo debba ravvisarsi proprio nel senso religioso dei musulmani stessi perché la religione non può essere troppo a lungo essere presa a pretesto per seminare morte e distruzione Anche in Italia notiamo che il risultato degli attacchi londinesi è stato il varo di leggi più severe e restrittive che in altre occasioni avrebbero incontrato opposizioni da parte di molte forze politiche e che invece sono state approvate pressoché all’unanimità Vorremmo infine notare che l'immigrazione clandestina non c'entra con il terrorismo. L'immigrato recente non è mai un terrorista ma una persona che spera di trovare un suo posto, anche molto modesto, nella società occidentale: solo gli immigrati della seconda o terza generazione lo possono diventare. Nemmeno è pensabile che un terrorista arrivi in Italia confuso con i clandestini. Il terrorista è sempre una persona che si confonde facilmente con i locali. Chi arriva su un barcone certo non sarebbe in grado di fare attentati anche se, per assurdo. lo volesse fare. Il pericolo può venire invece dagli integrati e anche dai convertiti italiani. Per critiche e commenti: giovannidesio@libero.it Per approfondimenti: www.giovannidesio.it
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