Pubblicato su www.cattolici.net domenica,3/4/05 HOME
Visite n 53765 LE FOLLE DEL PAPA di: Giovanni De Sio Nella storia dell’umanità nessuna avvenimento è stato seguito da una folla tanto grande come i funerali di papa Wojtyla. Mai si erano visti tanti potenti insieme dai paesi e dalle fedi più diverse e mai soprattutto tanti uomini comuni “della strada” come si usa dire, che poi sono i protagonisti della storia dei nostri tempi. Ma andiamo un pò al di la dell’immediatezza della impressione di tanta folla. Innanzi tutto notiamo che in ultima analisi non si tratta di una folla straordinaria per un tale papa. In effetti il numero dei pellegrini è nello stesso ordine di cifre di quelli che sono intervenuti ai tanti raduni in Italia o all’estero. Basti pensare che nel raduno di giovani a Tor Vergata del 2000 si stimarono ben due milioni di giovani. Il problema è che per ovvi motivi il funerale non si poteva tener in una spianata apposita ma in San Pietro la cui piazza può contenere un numero di fedeli che al tempo della costruzione sembrava immenso ma che attualmente appare assolutamente insufficiente Il termine di folla appare poi alquanto inadeguato e impreciso:il termine infatti richiama alla mente un insieme casuale di persone. Si tratta invece di gruppi quasi tutti organizzati : gruppi di nazioni, di città , di parrocchie, di organizzazioni le più diverse, di gruppi familiari tutti mossi da sentimento di partecipazione vivo e sentito. Non quindi folle anonime e occasionali ma grandi masse che si riconoscono nella partecipazione corale di una sentimento religioso unico anche se si rinfrange in mille diverse sfaccettature. Qualcuno ritiene che si tratta anche di un fenomeno mediatico proprio della nostra età : tutti vogliono partecipare a un fatto che si presenta come memorabile e quindi folla chiama altra folla in un processo autoesaltante : insomma la gente non sarebbe mossa tanto dall’importanza del fatto in sè ma dalla considerazione che quel fatto diventerà memorabile. Certamente questa fenomeno sociologico può avere la sua incidenza. Tuttavia è anche chiaro che solo una piccola minoranza può essere mossa del desiderio di partecipare semplicemente a una grande manifestazione. Non abbiamo cioè visti molti curiosi e sarebbe davvero difficile che si affrontino tante difficoltà per il semplice desiderio di partecipazione. D’altra parte i “pellegrini” con loro canti, preghiere invocazioni si distinguono agevolmente dai turisti e curiosi. Più interessante può essere l’obiezione di chi ritiene che partecipare all’evento, per seguire gli insegnamenti del papa e della chiesa in generale non occorre andare a Roma.: in qualunque luogo della terra in un deserto come in una metropoli,in una chiesetta come in una fabbrica si può pregare e meditare E’ senza altro vero: magari molti dei veri fedeli del papa non si trovano affatto fra i pellegrini e non tutti i pellegrini sono dei veri fedeli. Alla fine allora ci domandiamo: a che serve andare a Roma? Si può partecipare ugualmente, intensamente in qualunque altro luogo della vasta terra: magari è più bello partecipare dagli ospedali, dalle missioni, dai poveri, da tutti i luoghi dove si può alleviare la sofferenza dei nostri fratelli. Sono considerazioni che ci sembrano giuste e profonde. Tuttavia dobbiamo anche notare che la fede anche se è sempre una scelta individuale e personale tuttavia va vissuta non nell’isolamento individualistico ma nella dimensione della comunità dei fedeli. “Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». (Matteo 18:20) E’ nella comunità che il cristiano e direi in generale l’uomo si realizza e si riconosce. Le “feste” sono una tipica espressione dell’umanità che ha bisogno di ritrovarsi, di confrontarsi, di confortarsi reciprocamente. Ecco: è vero che si può pregare e partecipare dovunque : tuttavia il sentirsi fra milioni di altri fratelli che sentono e vivono gli stessi sentimenti e la stessa fede è pur sempre una esperienza esaltante degna di essere vissuta e per la quale vale la pena affrontare disagi anche notevoli. .
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