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ANTISEMITISMO E QUESTIONE EBRAICA
di: Giovanni De Sio
A una visione di insieme superficiale l’antisemitismo moderno culminato con lo sterminio degli Ebrei può sembrare una continuazione della emarginazione degli Ebrei dei secoli precedenti e quindi in qualche modo qualcuno ritiene che la Chiesa e il Cristianesimo in generale siano responsabili del clima anti-ebraico da cui può essere sorta la follia delle persecuzioni
In realtà l’antisemitismo è un fatto del tutto nuovo della storia che non ha niente a che fare con l’emarginazione degli Ebrei che non era un atto diretto esclusivamente contro di essi ma la conseguenza di un modo di vedere lo stato e la vita sociale dei secoli scorsi . La fede religiosa era un elemento essenziale per individuare un popolo: coloro che non erano cristiani non potevano fare parte propriamente della nazione. Il concetto non riguardava specificamente gli Ebrei: qualunque comunità non cristiana era considerata corpo sociale a parte. D’altra parte simili leggi si trovavano sia nel mondo mussulmano che in quello cristiano dove le minoranze di altra fede fra cui gli Ebrei, erano “protetti” dal principe ma non venivano confusi con il popolo cristiano e d’altra parte gli stessi Ebrei non chiesero mai una cosa del genere. Avveniva d’altronde anche nell’ambito cristiano: per i Valdesi in Francia e Italia, per i cattolici in Inghilterra, per i protestanti nei paesi cattolici. E’ un modo di pensare ormai superato ma durato incontestato per millenni. Gli Ebrei erano quindi considerati stranieri e per questo potevano essere espulsi, come avvenne spesso, dalla Francia e dall’Inghilterra e poi dalla Spagna e dalla Germania
La discriminazione era però contro gli Ebrei intesi come i seguaci di una religione non contro un popolo . Nel momento in cui l’ebreo si convertiva al cristianesimo cessava di essere un ebreo ed era considerato un cristiano come gli altri. II cristiani erano ben consapevoli che il Cristo si era incarnato nel seno di una ebrea e che Ebrei furono tutti i primi apostoli: i Cristiani furono coloro, Ebrei o gentili che riconobbero il Cristo, gli Ebrei quelli che pure credendo nelle Sacre Scritture tuttavia ancora non lo riconoscono
L’ antisemitismo è cosa del tutto diversa: esso consiste nella contrarietà a un popolo considerato una razza, per motivi biologici-genetici, non culturali. Non ha rilevanza il fatto religioso e culturale: un semita rimane un semita anche se si converte al cristianesimo anche se, caso molto frequente, non segue nessuna religione.
Notiamo che l’antisemitismo si basa su un errore di fatto: gli Ebrei non possono considerarsi geneticamente un popolo, e il fatto risalta immediatamente agli occhi: infatti gli Ebrei hanno caratteri somatici simili ai popoli presso i quali hanno convissuti (biondi nel nord, bruni nel sud, addirittura negri i Falascià dell’Etiopia) a dimostrazione dello scambio genetico. E d’altra parte bisogna anche ritenere che, per le conversioni di Ebrei al cristianesimo anche i non Ebrei hanno qualche antenato ebreo.
Invece nel nazismo gli Ebrei, divenuti una razza, sono considerati l’origine di ogni male, i responsabili di tutte le disgrazie del popolo tedesco e in ultima analisi non propriamente degli uomini ma qualcosa di inferiore all’uomo, dei sottouomini che quindi possono essere eliminati senza alcun problema morale.
L’antisemitismo nazista è una follia moderna e occidentale , quasi unica nella storia che non può essere confusa con una storia pure lunga e piena di immotivate persecuzioni di cui parte della responsabilità, come ha riconosciuto il Santo Padre, spetta comunque anche ai cristiani.
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