Reati e riabilitazione
Giovanni De Sio
Lunedi,7 gennaio 2013
Anche se genericamente le leggi hanno la pretesa di essere anche giuste
tuttavia la legge statale non va identificata con quella morale E’ un
problema che si pone fin dagli albori della civiltà: si ricordi a mo di
esempio la tragedia di Sofocle in cui Antigone preferiva la morte per
seguire la legge etico religiosa e non quelle dello Stato. E non
possono essere considerati eticamente colpevoli, anche se violarono le
leggi, i martiri cristiani, i perseguitati del fascismo, le vittime
delle purghe staliniane, i dissidenti cinesi
Anche quelli delle Brigate Rosse o gli shaid islamici agirono per
quello che essi credevano il bene ( che lo fosse e’ altro problema): non
per queste non debbono essere condannati
Lo stato democratico non si pone come il depositario del bene e del
vero: queste pretese sono delle dittature moderne ( fascismo e
comunismo) e dello stato del passato
E’ vero che nei tribunali si parla di Giustizia, di verità giudiziale :
però il giudizio etico e quello penale non sono necessariamente
coincidenti , la verità giudiziale non è affatto la VERITA
Molti che sono in carcere non sono peggiori di quelli che stanno fuori,
la grande maggioranza sono poveracci ed extra comunitari che
cercavano di campare e tanti grandi ladri e farabutti interi non vanno
in carcere
La Costituzione parla di riabilitazione: bene, però qualche considerazione
Porrei un problema : ma lo stato, attraverso il carcere, ha poi SEMPRE il diritti di educare, di “cambiare” le persone?
La funzione delle leggi è quella di regolare la vita sociale non di far
trionfare il bene di cui lo stato non è unico giudice: la sanzione ha
lo scopo di allontanare chi impedisce il normale svolgersi della vita
sociale, di dissuadere altri dal comportarsi nello stesso modo: senza
giudicare eticamente chi abbia ragione o torto che è tutta altra cosa.
Il reato non significa di per se azione immorale : qualche volta
invece è immorale non compiere dei reati. A volte anche i santi
commettono reati , perfino Gesù cacciò a frustate i mercanti del tempio.
Commise un reato per le leggi del tempo, senza altro, ma nessuno
pensa che Gesù facesse male, che doveva essere rieducato per essere
reinserito
Il carattere rieducativi e non afflittivo della pena è inserito nella
Costituzione ed e’ un principio generale della civiltà moderna. Però
mi pare di difficile applicazione soprattutto se viene legato (come
sempre accade), a una legislazione premiale. In altri termini se il reo
appare cosciente e pentito del male che ha fatto allora può essere
reinserito nella società con sconti di pena, lavori esterni , arresti
domiciliari e quanto altro
Il fatto però è che i criminali sono bravissimi a fingere di essere
cambiati, si inventano anche improvvise conversioni, come S. Paolo sulla
via di Damasco, ingannando assistenti, preti e giudici
L’effetto concreto è che non c’è più la certezza delle pena ma un gara
di ipocrisia per la quale feroci delinquenti restano in carcere solo di
passaggio
La rieducazione non dovrebbe portare a sconti di pena : se uno è
pentito allora dovrebbe essere contento di scontare la sua pena
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