La post soggettività
Giovanni De Sio
Sabato,31 marzo 2012
Il 12 marzo il Censis ha presentato, in occasione dell’anniversario dei
150 anni dell’Unita italiana, un’ampia indagine sui Valori degli
Italiani. In essa si rileva un nuovo atteggiamento degli italiani verso i
problemi dei valori che viene definito post soggettività. Emerge
infatti in termini assoluti e, soprattutto, nei confronti di analoga
ricerca del 1988, un deciso mutamento degli italiani, da una visione
soggettiva della realtà etico politica a un atteggiamento più attento
ai valori comuni , alla società, alla necessità, soprattutto, bisogno
di regole e modelli
Vediamo alcuni dati più significativi.
Attualmente gli italiani che dichiarano di avere un modello sono il
63,2 % mentre 25 anni fa erano solo il 40,8: oltre il 20 % in più. Fra
i modelli scelti spiccano quello dei genitori ( il 35% contro il 22 %
del 1988) e quello del sacerdote che si è quadruplicato passando dal
0,8 % al 3,4 %. Molto alto anche il senso della famiglia che il 65%
indica come il valore più importante: non ci sono riscontri con
l’indagine del 88 ma certamente questa elemento è in forte ascesa. Altri
valori guida fondamentali vengono indicati nella moralità e nel
rispetto degli altri
Significativo è che si richiede un ripristino di autorità delle
istituzioni e maggior controllo per alcolici, droghe, prostituzione.
Interessante infine il credo religioso : il 65 % degli italiani dichiara
di riconoscersi in una chiesa organizzata ( in stragrande maggioranza
cattolica) contro il 45% di 25 anni fa mentre appaiono in netta
diminuzioni le religioni personali “fai da te” ispirati generalmente ai
culti orientali ( buddismo)
Le cause di questa accentuata modificazione dell’atteggiamento degli
italiani viene rintracciato in varie cause concorrenti : la crescita
della aggressività diffusa dovuta a mancanza di regole, la diffusione
di patologie psichiche e, soprattutto, lo smarrimento del senso della
vita per la mancanza di valori intersoggettivi riconosciuti e di
prospettive trascendenti.
In parallelo vi è un calo della tensione verso il consumismo e si va
affermando l’idea che le cose importanti e necessarie gia le abbiamo
La lettura del rapporto ci ha confermato quanto veramente già dell’esperienza comune sentivamo.
Ci pare pero che il termine di “ soggettività “ ( e post soggettività)
non sia una scelta felice: diremmo più propriamente” individualismo” o
meglio “individualismo esasperato”. La soggettività indica infatti un
valor etico indiscutibile mentre è l’individualismo che va al di la dei
suo ambito (individualismo esasperato) che è fenomeno eticamente e
socialmente pericoloso. Nel rapporto il soggettivismo viene associato
al miracolo economico degli anni 50 e 60 e raggiungerebbe il suo
culmine negli anni a 80 (ai quali risale il rapporto di confronto) . Il
soggettivismo viene, quindi, considerato una delle cause dell’enorme
progresso compiuto in quegli anni. Il rapporto però di causa ed
effetto non ci pare convincente. In realtà negli anni del miracolo
economico i valori tradizionali comunitari erano ancora ben saldi.
L’individualismo esasperato ( o, se si preferisce, la soggettività) si è
diffusa invece negli anni 70 , sulla scia della Contestazione che
appunto contestava ogni autorità e valore condivisi interpretandoli come
repressione e conformismo: vietato vietare era il motto di quegli
anni. In realtà è dagli anni 70, dagli “anni di piombo” che l’Italia ha
perso quello slancio produttivo che la ha portato dal miracolo
economico alla stagnazione , al crescere abnorme del debito fino ad
essere, in mesi recenti, percepita come un pericolo pe l’Europa. Non
intendiamo affermare che la colpa della nostra attuale decadenza
economica possa essere fatta risalire allo spirito contestatario: vi
sono altre cause politiche economiche ma certamente vi ha contribuito.
Il progresso economico è anche espressione di una tensione etica , del
senso del sociale , della solidarietà e non semplicemente di interessi
puramente personali ed egoistici. A nostro parere è la confusione fra
soggettività (valorizzazione dell’individuo ) e individualismo (
pensare solo a se stessi) che genera l’equivoco.
A noi sembra che il ritorno al bisogno dell’ordine, dell’autorità dei
valori non nasca solo da problematiche economiche ma dalla costatazione
dei disastri in campo familiare , sociale, politico che
quell’individualismo ha generato.
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