Festa di Halloween
Giovanni De Sio
Lunedi, 31 ottobre 2011
Si è ormai ampiamente diffusa da noi la festa di Halloween e vediamo, a
imitazione del mondo anglo-sassone bambini (e non più bambini) andare
in giro vestiti con macabri travestimenti
Naturalmente si può pensare che sia una festa, e che una festa è solo
una festa, cioè una occasione per divertirsi , un gioco per bambini
(anche se magari cresciutelli)
Tuttavia occorrer fare qualche considerazione
Halloween viene a sovrapporsi alla festa cristiana di Tutti i Santi e
alla Commemorazione dei defunti. Il legame ideale che unisce i vivi ai
loro cari che non sono più su assume in qualsiasi civiltà e cultura un
valore sacro e fondamentale: anzi possiamo dire che gli studiosi
possono distinguere nei reperti fossili l’uomo dalle altre specie
biologicamente affini che popolarono la terra proprio dal fatto che ci
sia o meno un culto dei morti.
Nell’ambito del Cristianesimo si parla e giustamente di festa perchè è
il ricordo di quelli che ci hanno preceduto nel nome del Signore e ai
quali speriamo di ricongiungersi un giorno, quando che sia . Ma gioia
in senso profondo, di letizia spirituale non certo di divertimento, di
scherzo, di facezie.
Chi mai oserebbe di fronte allo spettacolo della morte mettersi a fare
dei giochini o ad offrire allegramente caramelle e dolcetti?
Ma questo è proprio quello che avviene in Halloween : essa in realtà è
la negazione più completa della meditazione della morte che se, dal
punto di vista cristiano, deve essere pervasa da letizia pur tuttavia
rimane cosa seria e profondamente seria .
Halloween non è solo una festa per bambini ma è segno di qualcosa di
più profondo e generale : la rimozione dell’idea della morte operata
nella nostra civiltà. Se un tempo il “memento mori “ ( “ricordati che
devi morire”) era una realtà sempre presente, la società consumistica
lo ha sempre più allontanato e nascosto. Se prima si moriva in mezzo ai
propri familiari ora si muore in asettiche cliniche spoglie di umanità,
se prima i colori del lutto erano sempre presenti dappertutto ora
invece nulla sembra segnare che qualcuno è venuto meno all’affetto
dei suoi cari, se un tempo fin da bambini si veniva a contatto con la
morte come la realtà più sicura della vita stessa ora invece essa viene
nascosta ai bambini, non si radica più quindi nel profondo della
coscienza dell’uomo come tutto ciò che si apprende da bambino.
Nascondere la realtà della morte significa anche e soprattutto
nascondere la realtà della vita perchè la vita e la morte sono concetti
inscindibili perché è l’una a dare significato all’altra
A noi sembrerebbe educativamente molto più opportuno portare un
nostro bambino in questi giorni a ricordare quel nonno che gli voleva
tanto bene e che ora non vede più, ci parrebbe tanto più sano radicare
nell’infanzia l’idea che non si deve spezzare il legame di affetto che
unisce i vivi e i morti, che coloro che noi non vediamo più non per
questo debbono essere lontani anche dal nostro pensiero e dal nostro
cuore.
Con questo non si vuol negare all’infanzia il gioco, lo scherzo la
spensieratezza, certo no: ma che queste attività vengano a sostituire il
ricordo dei nostri cari defunti ci sembra la negazione della nostra
umanità a prescindere e al di sopra di ogni credo filosofico e
religioso
Per critiche e commenti: forum@giovannidesio.it
Per approfondimenti: www.giovannidesio.it
(§)
|