Sai Baba e
il cristianesimo Giovanni De Sio
Sabato,30 aprile 2011
Ha avuto grande eco in tutto il mondo la morte del guru indiano Sathya
Sai Baba. Non vogliamo qui dare un giudizio generale sulla sue
complessa figura ma solo fare qualche riflessione sul suo rapporto con
il mondo cristiano.
Egli ha avuto infatti non pochi estimatori e anche seguaci se non fra i
cristiani praticanti, fra i tanti che, formati nella civiltà cristiana,
tuttavia non si sentono più cristiani
La motivazione è semplice a rintracciarsi: vi è una domanda di
religiosità, diciamo anche semplicemente di valori spirituali, che la
civiltà moderna tende a mettere da parte di fronte alle esigenze
economiche e materiali. Sai Baba offriva a tutti costoro cinque
principi: verità, amore, pace, rettitudine e non-violenza che nella
loro genericità possono essere universalmente accettatati. Chi mai
penserebbe che non si deve seguire la verità : il problema nasce, però,
quando si deve stabilire cosa sia la verità in concreto.
Il messaggio di Sai Baba si rivolge quindi senza difficoltà ai credenti
di tutte le religioni Ma il presupposto di base che tutte le religioni
possono essere tramite per arrivare a Dio urta contro la convinzione
delle religioni rivelate (cristianesimo, islam e giudaismo) che Dio si è
manifestato, ha parlato agli uomini in un momento determinato della
storia: pertanto non tutte le vie sono equivalenti ma ve ne è una che è
quella vera e retta e altre non vere e rette anche se non prive di
valore.
Pertanto il messaggio di Sai Baba è ricevibile senza troppe difficoltà
nelle religioni orientali nelle quali non si presuppone una
rivelazione diretta storica e unica di Dio: si tratta di religioni come
l’induismo e il buddismo che potremmo definire filosofiche e che
presuppongono un gran numero di “illuminazioni” particolari, di
ispirazioni a un gran numero di persone tutte più o meno equivalenti
Lo stesso Sai Baba è stato considerato una incarnazione di Dio: in
realtà egli ripeteva che ogni uomo è una incarnazione della divinità:
ma questa posizione propria del panteismo indu non può essere ricevuta
al cristianesimo che invece ritiene l’uomo e l’universo creati da Dio
ma ben distinti da Dio stesso.
Sai Baba dava poca importanza ai cosi detti miracoli : tuttavia la cosa
non può essere sottovalutata perchè molta parte della sua notorietà
deriva proprio dalla curiosità e dalle polemiche che quei fatti
innescavano. Si trattava di levitazioni, bilocazioni , guarigioni: alla
fine delle sue prediche faceva uscire dalla sua bocca oggetti preziosi o
con le mani faceva apparire della polvere indicata come le sacre
ceneri Vibhuti. Tutti fatti questi che non potevano essere
oggettivamente indagati perchè egli si è sempre rifiutato che fossero
oggetto di osservazioni in situazioni scientificamente controllate. Il
miracolo riconosciuto dalla Chiesa Cattolica al contrario, è un fatto
scientificamente controllato e non spiegabile scientificamente. In
qualche modo quindi egli appare anche un prestigiatore , un
illusionista anche se probabilmente egli operava “prodigi” a fin di bene
per portare attenzione ai valori che proponeva
In complesso a noi sembra che Sai Baba effettivamente ha fatto una
opera di proselitismo di grandi valori condivisi dall’umanità che è cosa
ammirevole: nel contempo noi riteniamo che gli stessi valori nulla
aggiungano a quanto ampiamente presente anche nell’ insegnamento
cristiano.
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