Un Natale difficile
Giovanni De Sio
Lunedi,27 dicembre 2010
Un Natale difficile per tutte le comunità cristiane nei paesi a
maggioranza mussulmana. Non si tratta di un fatto episodico o
eccezionale ma della punta di una situazione sempre più difficile dei
rapporti con le la comunità mussulmane
Il quadro è desolante
In Iraq i cattolici hanno celebrato praticamente di nascosto il Natale e
in alcune città vi hanno rinunciato del tutto tanto grave è la
situazione malgrado il forte spiegamento di militari (che comunque sono
anche essi mussulmani)
In Egitto i Coopti che costituiscono quasi un decimo della popolazione
ormai tendono a nascondersi a mimetizzarsi sempre di più riducendo al
minimo ogni manifestazione esterna per il Natale: tutti portano addosso
per tradizione una croce ma la nascondono diligentemente, per passare
inosservati non osano mangiare o bere in pubblico durate il Ramadan
in Palestina un certo numero di cristiani di Gaza hanno avuto
eccezionalmente il permesso di raggiungere i luoghi santi: ma la
comunità va sempre più assottigliandosi essendo essi stretti da parte
dalla reazione israeliana che vede comunque in essi dei Palestinesi e
da Hamas che invece in essi vede dei non mussulmani che non rientrano
quindi nel loro progetto di società.
In Pakistan la cosi detta “legge sulla blasfemia” rende i
cristiani oggetto di persecuzioni arbitrarie essendo molto labile il
confine fra critica e offesa all’Islam: il caso di Asia bibi è solo
uno dei tantissimi che rende orami eroico professare il cristianesimo
in Pakistan
Anche in Indonesia il Consiglio degli Ulema, il più alto organismo
islamico del paese, ha definito "eccessivi e provocatori" gli addobbi
natalizi nei centri commerciali e negli altri luoghi pubblici: sarebbero
offensivi nei confronti della maggioranza musulmana.
Situazioni anche difficile dove i mussulmani pur non essendo in
maggioranza vengono in contatto con quelle cristiane. In Nigeria gli
scontri religiosi si combinano con quelli fra le varie etnie e tribu .
Durante la messa di Natale sei persone - fra cui un sacerdote - sono
rimaste uccise in attacchi compiuti da estremisti islamici contro chiese
mentre esplosioni a catena, nello stato centrale di Plateau, teatro di
frequenti scontri fra cristiani e musulmani, hanno provocato la morte di
almeno 32 persone e il ferimento di altre 72 .
Anche nelle Filippine una bomba è esplosa sul tetto di una chiesa
cattolica mentre si celebrava la messa sull'isola di Jolo ad opera
presumibilmente degli islamisti del fronte di Abu Sayaf
Il fatto è che il mondo islamico è scosso un po dovunque dal fondamentalismo islamico che vede nei cristiani comunque il nemico
Li si accusa di essere la quinta colonna del nemico per eccellenza
l’”America”: in realtà nessuna delle comunità cristiane ha la minima
responsabilità degli interventi occidentali nei paesi del Medio Oriente e
anzi ben prevedendone le drammatiche conseguenze le ha sempre
decisamente avversate : si ricordino la parole accorate e forti di
Giovanni Paolo II contro l’intervento americano in Iraq
Ma dal punto di vista islamico si combatte una guerra di religione e
non una guerra per motivi politici come pensiamo noi in Occidente e
quindi i cristiani sono visti dall’”altra parte” oggettivamente perchè
correligionari degli Occidentali.
In altri casi i cristiani sono invece accusati di voler fare opera di
conversione in terra islamica: per la nostra mentalità sarebbe un fatto
del tutto lecito ( noi ammettiamo senza remore le conversioni all’Islam
in Occidente ) ma secondo la mentalità e la cultura islamica convertire
dei mussulmani viene considerato un crimine tanto grave e
insopportabile per il quale pena prevista è la morte sia per i
convertiti che per chi li ha convinti
Il risultato di tutto questa situazione è che la comunità cristiane
sparse nel Medio Oriente e più antiche di quelle mussulmane vanno sempre
più assottigliandosi
-------------------
Per critiche e commenti: giovannidesio@gmail.com
Per approfondimenti : www.giovannidesio.it
(§)
|