Supplenza magistratura
Giovanni De Sio
Lunedi, 15 marzo 2010
E’ un principio sociologico generale che quando un certo potere non è
abbastanza efficiente allora il vuoto di potere che cosi si forma viene
colmato da un altro potere
Nel nostro paese avviene che il potere politico appare piuttosto
debole, paralizzato da veti incrociati, interessato più ad equilibri
interni e autoreferenziali che al rapporto con il paese reale. Si crea
quindi un vuoto che la magistratura, a volte volentieri e volte mal
volentieri, finisce con il colmare.
E’ un fenomeno che avviene in molti campi: soffermiamoci su quello
dell’etica biologica Accade quindi che problemi estremamente delicati
come la fecondazioni artificiale, la ricerca scientifica embrionale
l’accanimento terapeutico non sono sufficientemente disciplinati, o
spesso non lo sono affatto, dalle leggi dello stato. Non si trova
l’accordo, le maggioranze entrano in crisi e allora si giudica più
prudente non affrontare questi problemi. Ma questi restano,
naturalmente, nella realtà sociale: allora non resta al cittadino che
ricorrere alla magistratura, impiantare una vertenza giudiziaria per
costringe i giudici a dare una risposta. Ma in uno stato di diritto il
magistrato è colui che applica la legge non colui che la crea. non si
può giudicare secondo una indefinita morale Il giudice allora finisce
con il giudicare con il proprio criterio personale cercando pretesti e
cavilli per dare ad essi una veste giuridica che in realtà non esiste.
Come dovrebbe fare,ad esempio, un magistrato a sentenziare intorno a
casi di accanimento terapeutico o di eutanasia. Nessuna legge si occupa
dello loro liceità e nemmeno di cosa debba intendersi in concreto,
giuridicamente con questi termini. Spesso allora si invoca la
Costituzione: ma questa parla di diritto alla salute: chiaramente
nessuno contesta che ognuno abbia diritto ad essere curato ma di fronte
a casi estremi quale sarebbe il limite fra cura, accanimento
terapeutico e eutanasia : se la legge non lo dice non resta allora che
il convincimento personale e incontrollabile del giudice.
I partiti politici moderni si raccolgono intorno a programmi di
carattere essenzialmente economico e tralasciano gli aspetti
propriamente etici che vengono lasciati alla libera coscienza dei
cittadini: è un comportamento, nel complesso, giusto e opportuno in una
società democratica che i partiti non si pongano come detentori o fonte
della moralità. Ma in alcuni casi, come in quelli di cui stiamo
discutendo, è pur vero che lo Stato deve decidere, non può lasciare la
responsabilità al singolo. Allora non può essere un giudice casuale a
decidere secondo il proprio convincimento personale ma occorrono leggi
che riflettano l’orientamento generale della nazione; decisioni da
prendere magari al di la degli schieramenti politici presenti in
parlamento
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