Pubblicato in IL PUNTO, 19 febbraio 2007: HOME
PACIFISMO E ANTIAMERICANESIMO
LA MARCIA DI VICENZA
Giovanni De Sio Cesari
Al di delle schermaglie politiche e propagandistiche che parlano di problemi urbanistici e formali di vario genere ,quale è il vero significato della marcia di Vicenza ?
Propriamente le varie anime della contestazione vicentina hanno in comune un punto fondamentale: un “no” all’allargamento della base americana vuole essere un “no” in generale alle basi militari straniere se non alle basi militari in generale. Il fatto è che in realtà le basi militari all’estero sono essenzialmente basi militari americane ( o di loro stretti alleati) fa coincidere la contestazione con l’anti americanesimo analogamente a quanto avviene per l’anti militarismo :questo infatti si oppone a interventi militari fuori del proprio territorio o comunque lontano dalle proprie frontiere ma essi in pratica sono operati quasi sempre dagli USA con la conseguenze implicita che dire “no” a interventi militari significa dire “no” alla politica americana.
La coincidenza fra pacifismo e anti-americanesimo è cosa che dura da oltre mezzo secolo: fin dai tempi di Togliatti la lotta all’America non in quanto popolo, si intende, ma in quanto alfiere del capitalismo si colorò di pacifismo atto a raccogliere sotto le sue bandiere variegate categorie di cittadini, in prospettiva l’opinione pubblica in generale al di delle differenze di opinioni politiche
Il ragionamento è abbastanza semplice e direi efficace e suggestivo: in qualunque paese nascessero movimenti comunisti era una questione di quegli stati o almeno di quell’area geografica: l’intervento americano era invece un atto di guerra che doveva essere quindi condannato come aggressione e poneva l’America sul banco degli accusati come potenza che voleva estendere il suo dominio in tutto il mondo.
Cosi quando la Corea del Nord invase il sud la cosa poteva essere considerata come un fatto interno alla Corea ( che era un'unica nazione) e l’intervento americano un’aggressione. Ancora di piu in Viet-nam: i viet cong e anche i vietnamiti del nord erano comunque vietnamiti, lottavano all’interno del loro paese: gli americani invece erano stranieri quindi, chiaramente, invasori
Lo steso discorso poteva essere fatto per i tanti altri interventi militari in America Latina, Africa ed Asia per cui il realtà gli USA apparivano come la potenza imperialista e militarista
Uno schema simile si applica anche ora all’intervento americano in Medio Oriente. Benchè si possano condannare i regimi integralisti come quello iraniano o le sanguinose dittature come quella di Saddam Hussein tuttavia si tratta pur sempre di problemi interni a quei paesi o almeno dell’area: al limite benché, ad esempio, fosse stato Saddan Hussein a invadere il Kuwait, tuttavia erano gli americani ad essere designati come aggressori perchè si muovevano in un area geografica ben lontana dalla propria.
Attualmente benchè si neghi alcuna simpatia per il regime di Saddam e o per il fondamentalismo islamico tuttavia si ritiene questi fatti interni a quell’area e l’intervento militare USA quindi una atto di aggressione.
Le aggressioni americane sono però possibili anche in paesi lontanissimi perchè esistono basi militari dovunque: da qui l’idea consequenziale che il negare tali basi sia un mezzo fondamentale per impedire le aggressioni e quindi salvaguardare la pace. In questo contesto si comprende come ragionevolmente le forze politiche che condividono una tale concezione non potevano fare a meno di organizzare almeno un manifestazione se un governo, da loro sostenuto, non solo continuava a concedere una base militare ma addirittura accettava, senza obiezioni, il suo raddoppio: poco importava poi se tale allargamento era o meno destinato semplicemente ad abitazioni: il valore politico o meglio emblematico non poteva passare certamente inosservato
La consenguenzialità del discorso ci pare indubitabile: tuttavia ci sia consentito allora esaminare brevemente la premessa
Essa è che ciascun paese ( o anche area di paesi) ha diritto alla autodeterminazione e quindi l’intervento di paesi esterni appare sempre un’aggressione. La premessa è presente negli statuti dell’ONU e largamente e accettata senza contestazioni formali Ma essa corrisponde alla realtà effettiva ?
Il principio dell’autodeterminazione dei popoli e degli stati postula che essa non interferisca con quella degli altri: ma un fatto del genere è in generale al di fuori della realtà. Nessuna tendenza politica importate e pervasiva si è mai fermata alle frontiere: esse sono solo una barriera legale che può impedire, in qualche caso, il passaggio di merci ma mai quella delle idee. Questo significa che le lotte fra le ideologie non conosce confini nazionali e quando essa diventa lotta armata non può che essere una lotta globale che passa attraverso le frontiere all’interno dei singoli paesi .
E una costante della storia: solo per esemplificare qualche accenno: la guerra fra cattolici e protestanti nell’Europa post-rinascimentale attraversò e travolse tutte le nazioni europee. Analogamente la Rivoluzione Francese non potè essere considerato in nessun caso un fatto francese e infatti l’Europa intera precipito in una guerra generale durata un quarto di secolo. Anche la lotta ottocentesca fra liberalismo e reazionari fu trasversale a tutte le nazioni europee
Nel 900 l’area culturale divenne da continentale, mondiale e infatti si combatterono guerre mondiali. In particolare la rivoluzione di Ottobre scatenò un serie di scontri sanguinosi che investirono il mondo intero. Si arriva cosi nella seconda parte del 900 allo scontro fra capitalismo e comunismo: tutti gli esponenti comunisti furono sempre consapevoli che la rivoluzione non poteva fermarsi in un solo paese e che avrebbe trionfato in tutto il mondo o sarebbe perita. Per questo motivo indiscutibile e indiscusso il comunismo cercò di conquistare il mondo intero: analogamente il capitalismo (liberismo, democrazia parlamentare) si oppose ad esso in tutto il mondo : con la dottrina del contenimento, enunciata da Truman, gli USA, la maggiore potenza capitalista, si assunse il compito di contrastare dovunque il suo espandersi rinunciando quindi ad attaccarlo dove si era gia consolidato. Nella guerra fredda pertanto gli USA combatterono una lotta difensiva e il comunismo una lotta di espansione non perchè il primo fosse pacifista e il secondo guerrafondaio ma per motivi strategici e politici.
D’altra parte il comunismo aveva esso stesso enunciato la teoria dell’”assedio delle campagne alla città “secondo il linguaggio maoista: poichè era impossibile la conquista diretta dei paesi capitalistici il comunismo avrebbe dovuto espandersi prima nelle “campagne” cioè nei paesi poveri di Asia, Africa e America Latina per poi assediare le città,.cioè i paesi capitalistici per poi conquistarli o meglio, liberarli
Gli interventi americani quindi in Asia, Africa ed America Latina vanno inquadrati in una lotta difensiva a carattere globale mondiale contro un nemico che minacciava le basi del sua assetto politico ed economico. Lo stesso schema si ripete per il fondamentalismo islamico: non è realisticamente pensabile che esso possa affermarsi nello sconfinato mondo arabo- islamico senza essere un pericolo mortale per l’Occidente che fra l’altro da quei paese trae la maggior parte delle petrolio occorrente alla sua economia
Nel mondo islamico è ormai da più di venti anni in atto una lotta allo stremo fra moderati e fondamentalisti ( secondo il linguaggio europeo): nessun governo responsabile occidentale potrebbe disinteressarsi e considerarlo un fatto interno cosi come non furono considerati fatti interni la riforma protestate o la rivoluzione francese o la rivoluzione russa.
Per oltre cento anni gli USA si sono disinteressati del resto del mondo: anche dopo la Prima guerra Mondiale si richiusero nel loro tradizionale isolamento e si svegliarono solo quando furono attaccati dai Giapponesi: allora si resero conto che dovevano interessarsi a quello che avveniva in tutto il modo come gia facevano da secoli gli europei perché il mondo orami è molto ristretto e quello che avviene in un punto qualsiasi di esso si ripercuote immediatamente su tutto il resto del mondo
L’idea che la guerra portata in un teatro lontano sia una invasione proprio per il fatto che lontana dai confini della patria non tiene conto della interdipendenza del mondo moderno: la vittoria dei viet cong fu considerata una vittoria anche dal comunismo italiano e giustamente : cosi come l’attacco dell'11 settembre fu salutato in tutto il mondo islamico come una vittoria dell’Islam integralista.
In realtà i grandi conflitti ideologici politici ormai si combattono a livello mondiale : l’idea che ogni stato possa esser un caso a parte è del tutto fuori dalla realtà
Questo non implica necessariamente che la politica USA sia stata opportuna o giusta ma solo che poichè i grandi conflitti si combattono a livello planetario non si può considerare un intervento militare un’aggressione per il solo fatto che esso avviene al di fuori o lontano dai propri confini