Pubblicato in APPUNTI , marzo 2007: HOME
I politici la gente
Giovanni De Sio Cesari
E molto comune sentire da destra e da sinistra che i politici non ascoltano la gente, non fanno quello che la gente vuole e chiede. Ma chi è la “gente”? il concetto ha bisogno di qualche approfondimento e chiarificazione. Spesso il termine “gente “ viene riferito a manifestazioni popolari più o meno numerose. Ma se a una manifestazione intervengono cento mila o un milione di persone si tratta sempre più o meno dello 0,2 % o dello 2 % della popolazione. Non è detto che rappresentino rispettivamente anche il restante 99,8 % e il 98% . Il principio della democrazia è che decide la maggioranza non quelli che fanno le manifestazioni: la manifestazione hanno parte importante nella democrazia ma solo come modi di aggregare il consenso, di portare l’attenzione su determinati problemi: una manifestazione di un milione di persone potrebbe avere anche risultati opposti a quelli che si era proposti, non è infrequente che promuovano il dissenso invece che il consenso. Come facciamo a sapere quale è l’orientamento della maggioranza? L’unico mezzo consentito e valido in democrazia è il voto formalmente espresso. Anche i sondaggi che pure hanno un certo valore non possono sostituire il voto: non solo perchè ovviamente non danno nessuna garanzia di veridicità ( possono esser manipolati) ma anche e soprattutto perchè altro è esprimere un insoddisfazione, una protesta, un malumore del momento altro operare una scelta responsabile sul governo della nazione attraverso il voto. Ai tempi della egemonia della D. C era noto un fenomeno: si sentivano quasi sempre critiche da parte della “gente” all’operato della D. C e sembrava che quindi questa dovesse quasi sparire alle elezioni ma puntualmente essa usciva dalle urne come il partito maggioritario: evidentemente i malumori cedevano il passo nell’urna alle esigenze di una scelta responsabile. Anche nella vita comune facciamo spesso le cose di mala voglia e borbottando ma le facciamo: e questo è quello che conta
L’errore di confondere la opinione generale e nazionale con quella del gruppo particolare al quale apparteniamo è spesso all’origine di tragici fraintendimenti.
E stato alla base per esempio del terrorismo degli anni 70. I giovani erano vissuti in un ambiente studentesco nel quale l’idea che il popolo fosse oppresso e che fosse necessaria una rivoluzione anzi “la rivoluzione” era dato come un fatto scontato ed autoevidente. Si raffigurarono che questa fosse anche la “vera” opinione della “gente”, del popolo ( della grande maggioranza della popolazione) malgrado che questa opinione raccogliesse nelle urne consensi insignificanti . Iniziarono quindi una prima azione di rivoluzione violenta (“ primi fuochi di guerriglia”, fu una suggestiva definizione) sicuri che il popolo tutto li avrebbe seguiti in una inarrestabile rivoluzione come quella russa o francese. In realtà restarono assolutamente isolati, anche un certo consenso alle loro prospettive culturali si dissolse rapidamente : essi avevano sognato di essere ricordati come rivoluzionari ma furono semplicemente considerati terroristi. Non discuto la giustezza o meno delle loro idee: semplicemente rilevo come essi abbiano erroneamente confuso l’opinione di una piccola minoranza con l’opinione della maggioranza. Erano suggestionati appunto dalla una serie di manifestazioni a cui partecipavano attivamente ed entusiasticamente tanta “gente”: ma si rendevano conto che anche centomila giovani rappresentavano appena lo 0,2% della popolazione ?
In democrazia non decide chi ha ragione, chi è più cosciente, chi fa gli interessi del popolo, chi persegue la giustizia e simili indecidibili e opinabili principi ma chi raccoglie più consenso secondo le forme previste dalle leggi: il movimento politico che fa quello che vuole la “ gente” è quello che continua a ricevere consensi ,è il politico che viene rieletto .
Questa è la democrazia: non sarà una forma di governo perfetta ma è la miglior che la umanità fino ad ora ha escogitato