“WA-HUM SÂGHIRÛN”: LA FRUSTRAZIONE ARABA A cura di Giovanni De Sio Cesari
UNA ESPERIENZA PERSONALE
Il corano usa il termine “wa-hum sâghirûn” per indicare la ”umiliazione” che l’autorità islamica può infliggere a cristiani o ebrei che sono “dimmy” cioè protetti (ma meglio sarebbe dire tollerati) nel “dar al islam” (terra dell’islam). Il concetto però negli ultimi anni viene usato invece per indicare lo stato di “umiliazione” o meglio di frustrazione che gli arabi dolorosamente sentono nei confronto dei cristiani e degli ebrei. Il senso di “umiliazione” arabo è un elemento che spesso sfugge alla attenzione degli europei ma che a nostro giudizio può spiegare molto delle reazioni del mondo arabo che invece noi tendiamo ad interpretare diversamente, applicando ad esse categorie mentali derivanti dalla nostra esperienza e dal nostro universo concettuale. Il breve racconto di una esperienza personale forse può fare intuire più chiaramente il fenomeno . Nel mese di marzo del 2003, durante i preparativi della invasione dell’Iraq, mi trovavo a coordinare un scambio culturale fra studenti egiziani e italiani tramite internet. Tutti i giovani, italiani e egiziani sembravano essere assolutamente d’accordo sulla questione: tutti contrari all’intervento USA, tutti però anche assolutamente contrari al regime di Saddam: lo scambio di e-mail era intensissimo, tutto focalizzato intorno alla questione irachena, nessun altro argomento veniva trattato. Lo scambio continuò all’inizio delle operazioni belliche quando sembrava che le forze anglo-americane si trovassero in difficoltà e si parlò dell’annuncio che gli iracheni avrebbero seppellito i caduti americani secondo gli usi cristiani. Ma quando i soldati americani entrarono in Bagdad, praticamente senza quasi resistenza e nella piazza centrale fu abbattuto il monumento di Saddam, da parte dei giovani egiziani di colpo cessarono del tutto le e-mail sull’argomento. Sembrò all’improvviso che gli avvenimenti che avevano galvanizzato fino ad allora i giovani egiziani fossero spariti , non fossero mai esistiti. Naturalmente io pregai gli studenti italiani che erano restati i perplessi di non parlare più dell’argomento “ Iraq” almeno fino a quando gli egiziani non ne avessero riparlato essi stessi. Stranamente si finì a parlare delle feste tradizionali di carnevale e di Aid el adha ( festa del sacrificio ), dei cibi che si usava cucinare in tali circostanze. Mai più si parlò dell’argomento “Iraq” e in verità quell’anno l’iniziativa illanguidì e non ci fu nemmeno il viaggio al Cairo per un incontro diretto. Perchè questo strano, inaspettato atteggiamento da parte egiziana? La risposta è chiara:la “umiliazione” degli arabi per i fatti dell’Iraq. Anche da altra fonte seppi che in tutto l’Egitto ( credo in tutto il mondo arabo) il successo americano fu seguito da un silenzio assordante: se prima dappertutto si parlava dell’intervento americano,quando apparve chiaro e incontrovertibile che le forze Usa avevano avuto, almeno sul piano militare, una vittoria eclatante nessuno aveva più voglia di parlarne perchè tutti si sentirono oppressi dalla ”umiliazione” e dall’amarezza. In effetti gli studenti egiziani del nostro gruppo si comportavano esattamente come tutti i loro connazionali.
RADICI STORICHE
Da dove nasce questo intenso senso di frustrazione per la sconfitta di un Saddam, esecrato dittatore che tutti poi si auguravano che fosse abbattuto. ? Per dare una risposta dobbiamo dare uno sguardo alla storia antica, recente e recentissima degli arabi e degli islamici in generale. Per mille anni (dal VII al XVII secolo) gli arabi islamici hanno combattuto con il mondo cristiano con alterne vicende: talvolta sono stati sconfitti, a volte hanno subito qualche controffensiva come come quella dei “ Frangiest “ ( i Franchi in arabo, cioè le Crociate, termine non usato nell’Islam) ), la perdita della Sicilia, soprattutto della Sefar (Spagna in arabo) ma nel complesso l’islam si è diffuso dalle lontane isole dell’Indonesia ai Balcani. Nel 1683 un esercito turco pose l’assedio a Vienna ma fu sbaragliato a Kalhenberg disastrosamente da un esercito cristiano guidato dal Sobieski. Fu L’ultima volta che un esercito islamico e un esercito cristiano si affrontarono ad armi pari. In seguito l’islam conobbe solo dolorose sconfitte che si acuirono nell’800. Il piccolo corpo di spedizione francese di Napoleone sconfisse ripetutamente e con irrisoria facilità i Mammelucchi che era una aristocrazia guerriera che aveva dominato l’Egitto per quasi 500 anni. A Navarrino nel 1827 la flotta franco inglese distrusse senza ricevere alcun danno la flotta di Mehemet Ali, kedive d’Egitto. Nel 1898 le forse del madhi ( i cosi detti dervisci) caddero in massa di fronte all’esercito inglese a Kartum ( i dervisci ebbero 11.000 morti, gli inglesi solo circa 40 ). Alla fine della prima guerra mondiale in pratica tutto il mondo arabo e anche tutto quello islamico era controllato dalle potenze cristiane salvo qualche eccezione (soprattutto la Turchia di Kemal Ataturk ma che era fortemente Occidentalizzata). Secondo il linguaggio coranico il “dar al islam” ( terra dell’islam) era dominato dal “dar al harbi “ (terra della guerra) cioè da quel modo nel quale i mussulmani dovevano portare la guerra per stabilire la supremazia dell’islam e che invece al contrario ora affermava la sua supremazia sull’islam in contrasto con ogni promessa divina. Dopo la II Guerra Mondiale tuttavia il colonialismo ebbe termine e quindi gli arabi (e gli islamici in generale) recuperarono la indipendenza politica Tuttavia una nuova fonte di “umiliazione” si presentava per gli arabi: la formazione dello stato di Israele. In effetti gli Ebrei, a differenza dei cristiani, non si erano mai posti come nemici dei mussulmani perchè non avevano una propria entità politica e in genere avevano convissuto per oltre mille anni in pace nelle terre islamiche. Tuttavia non va sottovalutate la loro presenza dei luoghi e nei tempi nei quali con Maometto era sorto l’islam che aveva quindi dovuto anche confrontarsi con essi. Data la importanza fondamentale dei primi momenti dell’islam essi assumono una grande importanza nell’immaginario religioso : fenomeno molto simile d’altronde a quello cristiano che vide negli ebrei i “ nemici” perchè responsabili dell’uccisione del Cristo anche se poi in effetti gli ebrei non hanno mai minacciato in nessun modo i cristiani. Gli ebrei comunque erano, come i cristiani dei “ dimmy” dei tollerati dei subordinati e l’autorità spettava sempre ai mussulmani , la “parte migliore” come si esprime il corano Ma in Palestina accadde l’inconcepibile: gli ebrei si crearono un loro stato in terra araba cacciandone i fedeli e alla fine hanno pure conquistata al Qods ( “la santa” per gli arabi,cioè Gerusalemme) dalla cui sommità fu assunto in cielo lo stesso Muhammed , nel luogo dove vi è la moschea di al-aqsa ( la splendente ). Si tenga presente che lo stato di Israele che poi si pone in condizioni di superiorità militare rispetto al mondo arabo in effetti è un piccolo stato. Forse 600 mila ebrei nel 48 di fronte a eserciti regolari di grandi nazioni arabe, nel 67 al tempo della guerra dei 6 giorni la popolazione israeliana poteva contare circa due milioni di abitanti. E ‘vero che può contare sul potente appoggio americano ma questi poi non sono mai intervenuti direttamente nella guerra: fatte le proporzioni è come se il Belgio da solo riuscisse sconfiggere Francia e Germania e tenesse in scacco tutta l’Europa. Per un occidentale la formazione dello stato di Israele è una ingiustizia storica a danno degli arabi ( anche se si ammette poi la impossibilità della sua soppressione e quindi il diritto alla sua esistenza ) ma per gli arabi non è solo una ingiustizia, ve ne sono tante nella storia: è una ”umiliazione” che ogni arabo sente nel profondo del suo essere. Si noti che l’Egitto è riuscito a fare la pace con Israele solo dopo che la guerra del Kippur poteva essere considerata una vittoria e quindi si poteva anche fare pace con un nemico dopo una vittoria senza essere “umiliati”. Negli ultimi anni la ”umiliazione” degli Arabi si è poi aggravata e moltiplicata. Nel 91 Saddam ha sfidato gli Usa, ha promesso la “madre di tutte le battaglie” ma un corpo di spedizione occidentale ha disfatto, senza subire praticamente perdite, l’intera armata irachena che per 8 anni aveva pure tenuto testa agli iraniani : certo era prevedibile una vittoria americana ma non in questi termini. Dopo l’11 settembre forze armate USA hanno preso il controllo dell’Afganistan con facilità: i talebani che avrebbero dovuto combattere fino all’ultimo uomo in una specie di clima da Nibelunghi islamico sono scomparsi dopo i primi scontri preceduti, per la verità, dai loro capi: il mullah Omar è si è nascosto da qualche parte senza affrontare quel “ martirio” che additava ai suoi seguaci. E lo stesso hanno fatto quelli di al-Qaeda che hanno lasciato nelle mani degli americani i loro archivi quasi intatti, segno di una fuga precipitosa e ingloriosa. Arriviamo quindi al marzo 2003 nel quale Saddam mostrò un Iraq inespugnabile , una Bagdad imprendibile. Ma un poco numeroso corpo di spedizione americano ha conquistato l’intero paese quasi senza perdite nello spazio di pochi giorni. appena il tempo di percorrere le grandi distanze nel deserto. Famosa la scena del buon ministro dell’informazione irachena ( pare un semplice e cortese professore di inglese,per niente implicato nei crimini di Saddam) ) che parlava dell’impossibilità della caduta di Bagdad e un giornalista che gli mostrava un carro armato americano sul ponte principale della città. E ancora maggiore “umiliazione” l’esercito vittorioso era composto in parte addirittura da donne. E poi anche lo stesso Saddam mostrato come un bestia nascosta in una tana senza dignità ed onore, lui che era stato, anche magari nel male, ma comunque sempre un grande capo arabo. Capitolo a parte è poi Abu graig: non si tratta solo di torture: erano cose comuni in Iraq, non fanno poi tanta impressione ma è la “umiliazione” della nudità in un paese in cui anche gli uomini si coprono accuratamente ( a ben vedere non vi è poi gran differenza fra uomini e donne nel coprirsi). E poi le donne che spogliano gli uomini in un mondo in cui la iniziativa sessuale spetta strettamente agli uomini, la omosessualità in una cultura che ne ha orrore. Ma Abu graig possiamo pure considerarlo un capitolo a parte, un incidente di percorso . La “umiliazione” nel mondo arabo è comunque enorme, insopportabile. Spinge alle imprese più disperate e inutili.
CAUSE DELLA “UMILIAZIONE”
In verità fin dagli inizi dell’800 gli arabi si posero il problema delle cause dei propri insuccessi. Ad esempio dopo Napoleone in Egitto non tornarono al potere i Mammelucchi ma Mehemet Ali che si ispirò a modelli Occidentali . Anche negli anni 20 la fondazione dei ” Fratelli mussulmani” poi divenuta una organizzazione integralista aveva nei suoi scopi una modernizzazione del mondo arabo ricreando in modo originale modelli Occidentali pressappoco come era avvenuto nel Giappone alla fine dell’800. Si poneva il problema del perchè gli Inglesi vincevano sempre. Alcuni rispondevano perchè avevano cannoni, altri perchè avevano la disciplina. Al di la delle semplificazioni il problema permane. Gli insuccessi arabi sono dovuti alla superiorità tecnologica degli Occidentali o alla loro organizzazione sociale? Gli israeliani hanno vinto la guerra dei sei giorni perchè gli armamenti forniti loro dagli americani erano superiori a quelli forniti dall’URSS agli arabi o perchè la loro organizzazione sociale e politica ( diciamo pure civile ) è superiore a quella degli arabi? La schiacciante vittoria americana si deve alla sua superiorità tecnologica o anche a un livello civile molto più avanzato ed efficiente? In effetti una causa non esclude l’altra. Effettivamente gli Occidentali hanno una superiorità tecnologica: tuttavia è anche innegabile che i paesi arabi hanno una fragilità politica, un arretratezza civile che li riporta al disastro. Gli americani possono essere pure molto divisi nell’intervento in Iraq e magari la maggioranza è addirittura contraria ma nel momento in cui l’autorità legittima, democraticamente eletta (il Presidente ) da l’ordine dell’attacco ognuno fa prevalere la disciplina sulle proprie personali convinzioni. L’Iraq invece è un paese retto da un presidente autoproclamatosi tale a vita e che si regge sulla forza della repressione violenta e sanguinaria , è un paese dilaniato da mille odi e rivalità fra gruppi etnici, religiosi in ciascuno dei quali poi vi sono infiniti conflitti fra clan, tribù, fazioni tutti esplodenti in violenze incontrollate. E l’Iraq non è certo una eccezion in una area in cui i capi di stato vengono chiamati all’occidentale “Presidenti” ( in arabo Rais) ma che in realtà lo restano a vita e in genere riescono a trasmettere il loro potere anche ai loro discendenti cosi come mille anni fa facevano emiri, califfi e sceicchi vari e il pacifico avvicendamento al potere usuale in Occidente pare sia pressocchè ignoto. Divisi su tutto gli arabi pare che abbiamo come unico collante l’Islam: ma a ben vedere questo non è nemmeno vero. Innanzi tutto il mondo arabo non è affatto tutto islamico , vi sono anche significative presenze cristiane seppure in diminuzione percentuale che sono gli eredi di un Medio Oriente tutto cristiano prima dell’invasione araba. Poi l’islam stesso è diviso fra sciti e sunniti fra loro inconciliabili: si pensi che il famoso mausoleo di Ali fu saccheggiato nel 1802 da altri mussulmani sunniti , precisamente dai wahabiti, punto di riferimento degli attuali estremisti islamici come al-Qaeda. Anche nell’Afganistan le popolazioni di lingua Dari e tagika (lingue iraniane ) e quindi vicine all’estremismo religioso degli eredi di Koemenini si sono opposti ai talebani di etnia pashto (diffusi anche nel Pakistan) e sunniti. Nello stesso Pakistan attentati a moschee scite sono fatti comuni. Nell’ambito delle stesse confessioni vi è una pletora di autorità religiose in disaccordo fra di loro e che emettono “ fatwe” (sentenze islamiche ) in contrasto fra i loro e che quindi si delegittimano a vicenda. Nel mondo islamico non esiste una gerarchia religiosa, in teoria nemmeno un clero, niente quindi di paragonabile alla nostra Chiesa Cattolica che possa rappresentare tutti i credenti e sufficientemente autonoma dal potere politico. In Italia non è stato possibile stipulare un concordato con i mussulmani perchè non vi è nessun autorità mussulmana effettivamente rappresentativa. In realtà i vari consigli di Ulema, i reggitori delle mosche più importanti , i professori delle università islamiche, in pratica, sono nominati su pressione dei rispettivi governi. (cosi come avveniva in Russia per i patriarcati ) Per questo abbiamo spesso che le autorità religiose del Cairo si trovano su posizione del tutto opposte a quelle di Kartum
REAZIONI ARABE
Come allora mettere fine a questo stato di “umiliazione” del mondo arabo e mussulmano. Un risposta può essere quella di appropriarsi non solo della tecnologia occidentale ma anche delle conquiste civili che pare diano agli Occidentali ancora maggiore potenza. La strada è stata seguita per prima dai Turchi sotto la guida illuminata e allo steso tempo inflessibile e spietata di Kemal “ataturk” ( padre dei turchi) e seguita ma con scarso successo anche in Afganistan dal re Amanullah. Dopo gli anni 50 sorge poi il socialismo arabo in una serie di regimi che si ispira all’Occidente nella sua variante della sinistra moderata e con una propensione internazionale verso l’URSS del tempo in funzione antiamericana e antioccidentale. Si affermano il nazionalismo di Nasser che ispira grande entusiasmo e speranza in tutto il mondo arabo e non solo in esso, il partito bath (socialista) che prende il potere in Siria e Iraq, la “rivoluzione verde” di Gheddafi , i FNL dell’Algeria. e anche i Palestinesi sotto la guida di Arafat stringono legami con la sinistra rivoluzionaria europea ( pare anche con le Brigate Rosse in Italia) mentre l’Afganistan si avvicina sempre di più al comunismo e una fazione dei Curdi si dichiara pure marxista (guidata da Ochalan, poi riparato anche in Italia). Tuttavia questa politica non riesce a togliere gli Arabi dalla “umiliazione”. Tutte le guerre con Israele vengono perse e anzi Israele diviene ormai invincibile, il progresso economico non è sufficiente a lenire le grandi storiche miserie, i governanti modernisti appaiono incapaci e corrotti , le riforme danno risultati modesti e a volte controproducenti. Il mondo islamico già molto indietro rispetto all’Occidente viene ora anche ampiamente superato dalla Cina (Canton ha più grattacieli di Detroit) e anche l’India mostra uno sviluppo superiore (l’India già aveva vinto facilmente due guerre con l’Islamico pakistan). Gli arabi cominciano a sentirsi gli ultimi della terra Allora comincia a diffondersi scetticismo verso i modelli europei che poi erano compresi e apprezzate solo dalle poco numerose elittes culturali. Nasce quello che viene spesso definito il “vittimismo” arabo. Gli insuccessi vengono spiegati con oscuri complotti internazionali con le improbabili trame intessute in tutto il mondo dal sionismo internazionale. La guerra dei sei giorni è stata persa perché gli aerei americani sono intervenuti di nascosto, il Libano è stato invaso dagli israeliani perché gli americani li hanno aiutati , la CIA è onnipotente, corrompe tutti, ogni male è ascrivibile al suo oscuro e segreto intervento. Sono tesi poco plausibili per di più in una serie di stati i cui regimi si dichiaravano per principio anti-americani. Ricordano un pò il complotto pluto- giudaico di cui favoleggiava Mussolini. In questa situazione negli anni ottanta si afferma un forte ritorno alla tradizione religiosa connessa a un rifiuto dei modelli Occidentali ormai falliti. Il primato deve spettare agli islamici che sono la parte prediletta da dio. Se Allah si è espresso nel corano in lingua araba non è certo un caso. Vi è una predilezione divina verso questo popolo e verso i credenti che sono “la parte migliore” del modo e, in prospettiva, tutto il mondo un giorno sarà islamico e a Londra e a New York le donne indosseranno l’ “jjab” (velo islamico). Come allora si spiega il predominio dei “safr” (degli infedeli) ? E’ cosa innaturale. Si fa largo l’idea che la decadenza degli arabi non sia dovuto alla incapacità a gestire i modelli occidentali ma dal fatto che essi hanno lasciato o attenuato la sharia’ah ( la strada) che Dio ha indicato a tutti gli uomini. La “umiliazione” dei mussulmani dipende da questo tradimento verso Dio: se la nazione tornerà alla vera fede la “umiliazione” cadrà sui miscredenti ( cristiani e ebrei) come è giusto che sia e come è sempre stato. La fede, non la tecnologie o i modelli Occidentali sono la vera arma dei mussulmani per ricacciare la “ umliazione” da se stessi, per rigettarla dove essa deve ricadere. Il radicalismo esplode in un grande rivoluzione in Iran: ma forse è il posto sbagliato:gli Iraniani non sono arabi e appartengono alla minoranza scita: gli eserciti di Komeini vengono sanguinosamente fermati nelle paludi di Bassora, un intera generazione si sacrifica ma la generazione che la segue pare molto meno entusiasta del rigorismo islamico. Esplode anche la rivolta in Algeria dove gli eredi della gloriosa lotta di liberazione soffocano la incipiente vittoria del Fronte islamico ma la rivolta finisce in uno stillicidio sanguinoso e inconcludente nel generale silenzio e disinteresse del mondo. Dove invece il radicalismo appare vittorioso è nell’Afganistan dove un miliardario saudita ha lasciato i comodi stili di vita occidentale per combattere contro l’ateismo russo e comunista: bin Laden è diventato un eroe, tutti fanno a gara nel dare il nome di Osama ai propri figli. Dall’Afganistan i Russi debbono andare via: in verità i motivi sono più interni e politici che militari, non di meno esso appare come una radiosa vittoria dell’Islam: finalmente la ”umiliazione” non è più sui fedeli ma sugli infedeli. E se nel nome di Allah si è sconfitto una super potenza, forse sarà possibile sconfiggere anche l’altra. Cosi nasce il progetto di al-Qaeda e dei tanti gruppi che più o meno seguono la stessa ideologia
CONTRADDIZIONI ARABE
Tale atteggiamento spiega alcuni atteggiamenti che a noi possono sembrare contradditori o incomprensibili. L’attentato dell’11 settembre non viene approvato dagli Arabi sia per motivi, diciamo, religiosi e umani sia perchè non possono non rendersi conto della ricaduta negativa che essi possono avere sulla causa araba e soprattutto sulle comunità islamiche sparse nel mondo occidentale. Tuttavia essi dimostrano ugualmente che un pugno di persone decise può infliggere rovine e distruzioni in quella America che è la maggior nazione di quel mondo cristiano che li ha umiliati da secoli. Emblematico l’entusiasmo popolare fra i Palestinesi e l’intervento dell’autorità per scindere ogni responsabilità, anche morale, con gli attentatori delle torri. Tutto il modo arabo, praticamente senza eccezioni era nemico di Saddam: pur tuttavia la sconfitta del suo esercito è percepita come la ennesima sconfitta umiliante di un esercito arabo e mussulmano contro il mondo Occidentale, o meglio cristiano, crociato ( occidentale non è termine usato dagli arabi). Ogni arabo vedeva con piacere la caduta di Saddam ma in pari tempo si augurava una buona resistenza del suo esercito. Quando dei soldati americani vengono uccisi vediamo lo spettacolo orrendo della folla, bambini compresi, che balla sui cadaveri: in realtà non si deve pensare che poi vi sia un particolare odio verso gli americani ( non ve ne sarebbe poi ragione) ma semplicemente è un modo per dimostrare che essi non sono invincibili , la gioia di un momento in cui pare che la ”umiliazione” sia cancellata. Anche la terribile, macabra sceneggiata delle decapitazioni con ostaggi che piangono e si umiliano per aver salva la vita serve a dimostrare che i nemici dell’islam sono dei paurosi Il concetto fondamentale rimane quello enunciato dopo gli attentati di Atocha:” noi mussulmani vinceremo perchè i nostri giovani sono pronti a morire mentre i vostri vogliono solo salvarsi la vita” La situazione pare allora avvitarsi in una spirale senza fine: più gli arabi si sentono umiliati più cresce il terrorismo che è l’unico mezzo per lottare poichè gli eserciti regolari sono apparsi assolutamente inadeguati. Ma d’altra parte più cresce il terrorismo e più gli eserciti occidentali intervengono in Medio Oriente e umiliano gli arabi. Occorrerebbe che gli Occidentali comprendessero che il terrorismo è anche una reazione alla ”umiliazione” e che gli Arabi si rendessero conto che il terrorismo non può che generare altri disastri e ancora quindi altra umiliazione.
Nucleo culturale
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