Questo semplice accostamento racchiude in sé l'anima di due tradizioni ornamentali: quella dei Pueblo, da millenni abili lapidari e quella dei Navajo, valenti argentieri che per primi, come abbiamo detto, dalla metà dell'800 praticarono e diffusero l'arte anche ad altri gruppi nativi. Oggi i gioielli dei Navajo, Zuni e Hopi hanno raggiunto fama mondiale e coprono una gamma molto vasta di tipologie realizzate per le loro richieste e per la domanda del mercato turistico e internazionale.
I gioielli zuni prodotti dalla prima metà del secolo scorso divennero sempre più elaborati utilizzando oltre al turchese e al corallo anche materiali compositi.
Oggi la produzione orafa, che assicura un introito alla metà dell'intera popolazione zuni, pone l'enfasi sul turchese e il corallo, inserito in piccoli e sottili castoni (tecnica detta needlepoint) o in mosaici con madreperla, turchese, corallo e giaietto, estremamente elaborati e molto apprezzati dai collezionisti di tutto il mondo. Molti sono oggi i Navajo che indossano gioielli prodotti da Zuni.
Durante la Grande Depressione e nel dopoguerra, a causa delle ristrettezze economiche, alcuni materiali preziosi furono sostituiti con celluloide riciclata da batterie usate, microsolchi e oggetti d'uso quotidiano. Nacquero così i monili definiti « battery-backed jewelry» in cui la tradizionale tecnica a mosaico veniva mantenuta, utilizzando per le piccole tessere materiali riciclati o facilmente reperibili per i bassi costi.
Potenti spiriti delle rocce sono i feticci, rappresentati in diverse forme animali o umane che si pensa siano state pietrificate dal soffio dello spirito stesso che vi dimora. Agiscono come mediatori tra il soprannaturale e l'umano e donano a chi li possiede la forza dell'animale rappresentato.
Per questo devono essere trattati in modo appropriato, secondo rituali precisi. Hanno particolari funzioni nelle cerimonie e sono decorati con specifici e significativi ornamenti. Sovente recano frammenti di corallo e turchese. È impossibile definire quanto antico sia l'uso di questi modelli. Tuttavia il modo in cui i Pueblo e Navajo hanno continuato a fare uso di queste forme nel tempo, ha rinsaldato il significato di molti esempi del passato preistorico.
Molto popolari tra Navajo e Zuni sono le collane squash blossom, esibite in numerose cerimonie del ciclo agricolo.
Composte da una mezzaluna centrale, o naja, hanno sempre un numero variabile di boccioli di melograno in abbinamento. I Navajo fecero propria la naja adottandola dalla simbologia ispanico moresca, prima per le briglie dei cavalli, più tardi come pendente delle collane
Questa simbologia con il tempo prese una direzione del tutto propria staccandosi dall'originale modello, arricchendosi di pietre e altre lavorazioni.
L'associazione con le danze per la fertilità dei raccolti fa tornare in mente la simbologia primigenia, comune a molte culture antiche, della luna crescente come rappresentazione di liturgie naturalistiche.
Non sembra tuttavia che gli Indiani abbiano assegnato un significato simbolico a questo segno, anche se è tenuto in gran considerazione.
I Navajo usano il termine yo ne maze disya gi (letteralmente «grano che sboccia») per indicare la collana squash blossom, niente che si possa direttamente ricollegare al melograno. Indipendentemente dai possibili significati simbolici, la collana è testimonianza dei contatti tra i nativi americani e gli spagnoli e tra i Navajo, che per primi usarono questa tipologia, e i Pueblo, in particolare gli Zuni che la adottarono, aggiungendo il turchese alle collane di solo argento.
Ma ora è tempo di avviarsi alla uscita: grazie per l'attenzione
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