Pubblicato  in IL PUNTO, maggio   2007:                                                                 HOME

 

Il controllo democratico

 Giovanni De Sio Cesari

 

La democrazia è un principio universalmente accettato nell’ambito della nostra civiltà Essa viene definita, anche etimologicamente, come governo del popolo. Conseguentemente si dice che quelli che governano, politici e classe dirigente debbono “semplicemente” eseguire   la volontà popolare.  In linea astratta e teorica  il principio non può essere messo in discussione: tuttavia la realtà appare diversa Si lamenta  spesso una certa frattura fra la classe politica e la gente comune  con la conseguenza che ci si afferma  che non vi sia “vera” democrazia  e che essa sia solo formale  Come cantava Gaber, la democrazia non è semplicemente delegare qualcuno che poi prenda decisioni per conto nostro e magari in difformità della nostra volontà. Ma se il fenomeno della  fratturar fra politici e la” gente” si manifesta più o meno in tutte le democrazie, quale ne è il motivo ed è possibile superarla ?

In  realtà vi è un equivoco di fondo. La nostra costituzione affermare che la  sovranità appartiene al popolo ma aggiunge subito che esso la esercita nei modi previsti dalle leggi:  governo del popolo non può significare, realisticamente, che il popolo prenda direttamente le decisioni La nostra società è una società estremamente complessa, non è realistico pensare che ogni cittadino abbia la competenza necessaria per riformar la magistratura o la scuola, per decidere il tasso di interesse, per valutare complicate crisi internazionali. Nemmeno si chiede che i politici siano dei giuristi, dei pedagogisti e degli islamisti; tanto varrebbe allora chiamare a governare  queste categorie di esperti.  

In realtà il compito dei politici è quello di operare una sintesi o meglio una mediazione fra la volontà popolare e le ragioni degli esperti. I secondi vedono la realtà dal loro punto di vista specifico   (e non sono poi ordinariamente in accordo fra di loro), mentre il,popolo ha delle aspirazioni generali ma non è in grado di tradurle in atti concreti  che le  realizzino effettivamente

Il buon politico quindi non è quello che supinamente segue gli specialisti  o  l’opinione pubblica: il politico deve saper interpretare la volontà popolare alla luce delle opinioni degli esperti. Non è compito facile, tutt’altro: per questo nella storia poi i grandi politici sono più l’eccezione che la regola .e uno specialista non è mai un buon politico

 L’arte della politica è l’arte del possibile  Il politico persegue il miglior bene possibile  (o almeno il minor male possibile) non il bene in sé, non quello che “dovrebbe” essere fatto (secondo lo specialista) ma quello che effettivamente si può fare . La sua azione si valuta “a posteriori” considerando se egli ha visto giusto in un momento in cui il popolo era incerto e confuso sull’andamento del reale processo storico e se quindi ha fatto le scelte giuste . Un grande politico non segue passivamente l’ opinione  generale ma mostra il cammino da fare

 La democrazia in questa prospettiva si pone non come governo diretto del popolo (cosa irrealistica) ma controllo del popolo sull’operato  dei politici: in effetti quando periodicamente torniamo alle  elezioni noi valutiamo complessivamente se un certo indirizzo politico vada conservato o se è preferibile sceglierne un altro. La scelta non va operata astrattamente ma fra le opzioni effettivamente possibili che ordinariamente sono solo due.

 Giustamente è stato detto che la democrazia è un modo di cambiare le teste ( al potere) senza tagliarle ( senza violenza): fornisce infatti un criterio  oggettivo e ragionevole

 La democrazia non è la perfezione ma come osservava Popper molti che volevano il paradiso in terra poi hanno preparato l’inferno in terra: la politica è appunto l’arte del possibile. non del bene in sè