PUBBLICATO SU NUCLEOCULTURALE   5 febbario 2006      HOME

LA COLLERA  ISLAMICA

 Giovanni De Sio Cesari

 

Le reazioni del mondo islamico nel suo complesso, alle cosiddette “vignette sataniche” pubblicate per prima da un giornale danese  hanno  sorpreso l’Occidente  al quale la “collera” islamica pare sproporzionata per un fatto tanto banale e quindi più che altro opera di estremisti. Effettivamente è presumibile che gruppi fondamentalisti abbiano strumentalizzato le  manifestazioni portandole ad eccessi: tuttavia bisogna pure rendersi conto che nell’universo spirituale islamico  realmente e sinceramente le famose vignette appaiono assolutamente intollerabili. Nel valutarne la offensività bisogna  tener presente le motivazioni culturali e religiose di quelli che si dichiaro offesi.

 

Come è noto, nell’Islam è fatto divieto di rappresentare  la figura umana: il precetto è ripreso dalla legge mosaica ed ha il fine dichiarato di prevenire ogni pratica  idolatra. Nel medioevo anche larga parte  del Cristianesimo manifestò la contrarietà alle figure dei santi  per prevenire e combatter ogni forma di indebita idolatria ( iconoclastia) e da essa scaturirono lotte furiose e sanguinose. 

 Nel mondo moderno che ha l’aspetto di  un universo mediatico fondato sull’immagine il divieto si è ristretto solo a personaggi sacri dell’Islam mentre è possibile invece rappresentare personaggi pubblici e privati.

 I talebani nell’Afganistan vollero invece riaffermare l’ampiezza dell’antico divieto giungendo, come è noto, all’assurda proibizione della TV e conseguente distruzione degli apparecchi televisivi. Per contro gli sciiti ammettono che si possano rappresentare e portare in processione i ritratti delle grandi personalità della loro fede anche se per questo sono biasimati  dai  sunniti.

 Ma quello che è assolutamente vietato, in qualsiasi forma. è la rappresentazione di Muhammed e dei suoi immediati seguaci (Sahabah) che formano la generazione del Salaf (in arabo “origine”  da cui il termine italianizzato di “salafita” per indicare un movimento religioso islamico che si richiama appunto alle origini).

 

In tempi recenti sono stati anche prodotti film , vignette e cartoni animati sulla figura del Profeta: ma la sua immagine  non è mai apparsa ed è stata sempre sostituita da un simbolo: una luce, un monte, la scritta araba del suo nome (che rappresenta gia un bel ricamo) o altro.

 La pronuncia stessa del nome di Muhammed è circondato da  particolari  ritualità. Innanzitutto il  nome non viene tradotto nelle varie lingue: sarebbe irrispettoso dire “Maometto” ( che viene da  Muhammed: la “h” è molto aspirata da cui Macometto e quindi Maometto). Si crede infatti che il corano sia parola diretta di Dio: cioe Allah avrebbe detto le parole che lo formano  a Muhammed  direttamente e in arabo. Per questo il corano non si traduce: o meglio  si traduce in tutte le lingue ma il "vero" corano rimane quello scritto in arabo perchè in quella lingua Dio si è compiaciuto di esprimersi.

 Nelle madrase ( scuole coraniche) i talibani (studenti) passano la loro adolescenza a imparare a memoria tutto il testo  ( che è una bella impresa.).

 Soprattutto però ogni volta che si pronuncia il nome è obbligatorio aggiungere l'espressione araba  “sallAllahu 'alayhi wasallam" che significa : "pace e benedizione di Allah su di lui" L’espressione viene tradotta e negli scritti si abbrevia con le iniziali.

Per gli islamici Muhammed è “ ar- risala”:  in arabo "il  messaggero", noi traduciamo  con " Profeta" che significa propriamente "colui che parla al posto (di Dio) : tutta la sua figura ha una somma sacralità.

 

Chiarite  queste premesse si comprende come ogni mussulmano rimanga profondamente scandalizzato, direi sconvolto dal fatto che Muhammed  non solo venga rappresentato che già sarebbe una  enormità ma addirittura in un contesto di irrisione.

Ad esempio in una delle vignette viene rappresentato nell’atto di rivolgersi  ad alcuni  “shaid” ( in arabo “martiri”, noi diciamo Kamikaze ) e  dire loro di fermarsi perchè non  vi sono più vergini: si allude alla credenza islamica secondo la quale  coloro che sono  caduti combattendo per  la fede (shahuda o sciahada )  vengano accolte  da un gran numero di uri ( fanciulle dai grandi occhi).

 

 Bisogna poi tener conto che la pratica della bestemmia è una pessima abitudine  egli Occidentali, ormai entrata nel costume e che quindi non fa più impressione, non viene nemmeno percepito come  un fatto blasfemo ma solo come un  semplice modo di dire: ma l’islam conserva tutto intera la tradizionale sacralità dei nomi.

 

Senza assumere una posizione in merito all’episodio tuttavia crediamo che sia pure necessario porci delle domande sulle quali riflettere. Ma vi è differenza fra critica e irrisione?

 

Se la irrisione al cristianesimo non viene ammessa non dovrebbe essere nemmeno ammessa per qualsiasi  altra fede ( o ateismo)?

 

Molti islamici sono cittadini dei nostri paesi e molti altri si preparano a diventarlo, non spetta ad essi la stessa tutela degli altri cittadini?

 

Non  si tratta di assumere noi  le leggi islamiche ma invece di applicare le nostre leggi agli islamici rispettando  la laicità dello stato e accordando a tutte le religioni uguali  dignità.

Certamente è un fatto indubbio che sul piano politico questa incresciosa vicenda ha fatto il gioco degli estremisti e dei terroristi e danni incalcolabili a quanti si adoperano dall’una e dall’altra  parte  per una pacifica e rispettosa coesistenza fra  fedi e civiltà.

 

 

 

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