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La Sentinella Lunedì 19 luglio 2004 La rivendicazione degli attentati di Atocha
Generalmente la rivendicazione di un attentato non viene esaminato dai mass media e viene dichiarato folle, delirante, manifestazione di fanatismo. Invece si tratta, in genere, di una esposizione logica e coerente almeno su un piano culturale islamico che va quindi valutata attentamente. Gli Occidentali conoscono pochissimo il resto del mondo mentre il resto dl mondo conosce bene la civiltà europea allo stesso modo in cui tutti conoscono l’inglese ma i madre-lingua inglese difficilmente parlano altre lingue. Conseguentemente tendiamo a interpretare gli "altri" con le nostre categorie mentali facendo gravi errori di prospettiva. È davvero singolare partire dalle categorie mentali occidentali , di destra o di sinistra, non importa, per spiegare un fenomeno tutto interno al mondo islamico che ha come aspetto caratterizzante proprio il rifiuto delle categorie mentali occidentali. Questo, crediamo, sia una delle cause fondamentali delle difficoltà della situazione vicina al disastro in cui si trovano gli Usa in Iraq Bisogna invece partire dal mondo islamico: in questa prospettiva esaminiamo brevemente il documento di rivendicazione degli attentati ai treni di Atocha in Madrid dell’11 marzo 2004.
Testo italiano del comunicato di Madrid Se punite fatelo nella misura del torto subito" (Corano 16/126). "Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggio dell'omicidio" (Corano 2/191). In nome di Allah Il Clemente, il Misericordioso: "Operazione Treni della Morte
Le brigate Abu Hafsi Al-Misri avevano già promesso nel comunicato
precedente datato 11 del mese islamico di Muharram 1425 che
corrisponde al 2 marzo 2004, che le brigate Abu Hafs avrebbero
preparato una nuova operazione. Ed eccola, le brigate mantengono le
loro promesse. Le squadre della morte sono riuscite a penetrare nel
profondo dell'Europa crociata colpendola in maniera dolorosa".
"E' forse permesso loro uccidere i nostri bambini, le nostre donne
ed i nostri anziani ed i nostri giovani in Afghanistan, in Iraq, in
Palestina ed in Kashmir ed è invece vietato a noi uccidere loro?
Dice Allah gloria a Lui l'Altissimo: E a chi vi attacca rispondete
nello stesso modo. Fermatevi davanti a noi e liberate i nostri
prigionieri e uscite dalle nostre terre e noi ci fermeremo. I popoli
alleati dell'America devono fare pressioni sui propri governi
affinchè si ritirino subito dall'alleanza con gli americani contro
l'Islam)".
Giovedì 20 Muharram 1425 corrispondente al 11 marzo 2004".
La concezione fondamentale che ispira lo scritto è la divisione del mondo in due parti nettamente distinte : la terra dall’Islam e la terra degli infedeli. Secondo la tradizione islamica infatti si distingue : “dar al islam”(terra dei credenti) da “dar al harbi”, letteralmente “ terra della guerra” , cioè dove è lecito portare la “jihad”, la guerra santa. Non si parla però ora di portare la guerra agli infedeli nelle loro terre ma di cacciarli via dalle terre dell’Islam: una guerra difensiva insomma, non offensiva. Va notato che la “umma” ( cioè la comunità dei credenti) non coincide con “dar al islam”: ( terra dell’islam). Infatti le “genti del libro”(cioè cristiani e ebrei) sono accettati in terre islamiche come “dhimmis” ( cioè protetti) in cambio di un tributo detto “gizyàh” che sostituisce il tributo coranico imposto ai mussulmani detto “zakat” e questo è avvenuto da sempre. D’altra parte gli islamici possono trovarsi in “dar al-kufr” (nella terre degli infedeli. piu benevole di “dar al harbi” ) come gli emigrati nel mondo moderno. Ciò che non viene ammesso è che gli infedeli si trovino in terra dell’Islam in armi o comunque con un potere politico: se questo avviene tutti i credenti hanno il dovere di combatterli per scacciarli. Non importa se essi sono stati chiamati da nazioni islamiche: per questo non tengono conto per esempio che gli Americani hanno combattuto la prima Guerra del Golfo pur chiamati da paesi islamici come Arabia Saudita o Kuwait, che in Afghanistan hanno trovati alleati fra i i popoli del nord e consenzienti tutti i paesi islamici. Non pensano cioè come noi occidentali in termini mondiali: i mussulmani non entrano nei contrasti fra gli infedeli, e gli infedeli non debbono entrare nei contrasti fra musulmani. Gli occidentali vengono definiti crociati: il termine è stato avvalorato anche da una famosa gaffe di Bush, a ulteriore dimostrazione della mancanza di conoscenza degli occidentali del mondo arabo. Nel nostro linguaggio comune infatti “crociata” sta per lotta contro il male in generale (crociata contro la droga, il lavoro minorile, la prostituzione ecc.), ma nel modo arabo esso conserva il suo significato originario di aggressione cristiana contro l’Islam. Per questo, i fondamentalisti vedono gli occidentali come “Kafir”, cioè “miscredenti” – secondo il termine coranico – espressione del cristianesimo e anche dell’ateismo, dell’assenza di fede comunque, e le vicende medio orientali come lotta fra civiltà cristiana e civiltà islamica, una concezione assolutamente estranea al nostra modo di pensare che ormai ha archiviato da secoli ogni idea di guerra di religione. Pertanto, essi richiedono semplicemente che i “Kafir” (infedeli) escano dal “dar al islam” (terre dei fedeli) – considerando “terre dei fedeli” anche tutta la Palestina e il Kashmir – e che comunque gli infedeli lascino ogni ruolo politico e militare nella terre islamiche. In pratica, le richieste sono del tutto irrealistiche e – pertanto – non è possibile ipotizzare un accordo pacifico, una politica che venga incontro a tali esigenze. Interessante è la giustificazione del terrorismo.”L’uccisione di civili non debbano rattristare gli islamici.”, in quanto essa sarebbe giustificata dal principio coranico “e a chi vi attacca rispondete nello stesso modo”, che in effetti riecheggia il biblico “occhio per occhio” Non vi è alcun riferimento alle convenzioni internazionali e all’ONU – considerate come estranei allo spirito dell’islam – ma solo all’Islam stesso, che se da una parte proibisce inutili crudeltà e quindi anche la uccisione di civili, dall’altra – secondo la interpretazione prima ricordata – lo permetterebbe. Essi si considerano quindi legittimi combattenti e non terroristi. Ricordano insieme le vittime civili in Iraq, Afganistan, Israele e Kashmir: non si distingue fra Americani, Israeliani e, da notare, nemmeno Indu.(stranamente non vengono ricordate la Cecenia e la Russia), si tratta comunque di ”infedeli” che uccidono dei “credenti.”. Non si distingue quindi ra uccisioni di civili non deliberate da altre che invece sono deliberate (cioè il terrorismo). Gli attentati hanno lo scopo di impaurire i popoli affinchè facciano pressioni sui governi. Essi ritengono che gli occidentali siano troppo legati alla vita : il concetto costituisce un leit-motiv di molti comunicati. Si minacciano attentati devastanti contro gli Usa e gli altri paesi occidentali: il fatto che essi non si siano verificati non dipende certamente dalla volontà di al-Qaeda, ma solo – evidentemente – dall’ impossibilità di attuarli. È chiaro comunque che essi non si fermeranno spontaneamente Vi è il richiamo continuo ad Allah. Essi infatti ritengono di combattere una guerra religiosa e, per questo, non contano le forze in campo in modo realistico, ma fanno affidamento soprattutto sull’aiuto di Dio, che è certamente piu potente degli infedeli (“Allah akbar”, “Dio è grande” – cioè onnipotente – è infatti l’affermazione fondamentale) Infine, notiamo che si usa la datazione islamica – sia pur tradotta in quella internazionale – per segnalare ancora il loro riferimento alla comunità islamica
Giovanni De Sio Cesari, 19 luglio 2004
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