PUBBLICATO SU NUCLEOCULTURALE ottobre 2005
Lessico
terrorista
A
cura di Giovanni De Sio
Cesari
PREMESSA
Il
terrorismo comunemente definito “ islamico “ non può certo essere definito
una espressione dell’intero islam: anzi esso in effetti
è rivolto contro tutti gli islamici che noi definiamo moderati, intende
abbattere i regimi moderati o laici dei paesi islamici (praticamente
tutti) e sostituirli con regimi integralisti: quindi in realtà si tratta di una
minoranza relativamente piccola che è in lotta contro la grande
maggioranza dei mussulmani stessi.
Essa
colpisce l’Occidente solo incidentalmente al fine di terrorizzare le
popolazioni in modo che facciano pressione sui governi affinché non diano
aiuto ai governi moderati. L’espressione
“terrorismo islamico” può essere considerata allora, a ragione,
fuorviante, perchè sembrerebbe identificare l’attuale
terrorismo internazionale (del tipo di al
Qaeda) con l’islam nel suo complesso: sarebbe come identificare le Brigate
Rosse con il comunismo italiano o addirittura con l’Italia in
generale.
Tuttavia
il terrorismo islamico nasce , si sviluppa e vive in un
contesto totalmente islamico che programmaticamente, come punto essenziale ha il
rigetto della cultura dell'Occidente. o meglio della
modernità ( il grande satana):è quindi assurdo cercare di comprenderlo
inquadrandolo in schemi mentali e categorie occidentali come spesso
facciamo: occorrono schemi mentali e categorie islamiche che
generalmente sono quasi del tutto sconosciute alla maggior parte degli
occidentali. In questa prospettiva è fondamentale comprendere il senso esatto
di alcune parole chiavi della cultura islamica.
Il
passaggio infatti di una parola, non tanto da una
lingua a un’altra, quanto da una cultura ad a un’altra, spesso pone
gravi problemi poichè un concetto può esistere in una cultura e non in un’altra: pertanto la traduzione più o meno letterale o
esatta linguisticamente può essere fuorviante dal punto di vista del
significato in quanto richiama concezioni e modi di pensare che sono del
tutto disomogenei fra le due culture creando confusioni e
incomprensioni.
Esamineremo
alcune parole chiavi usate nel terrorismo : spesso le
parole diventano pietre e a volte uccidono.
PAROLE
CHIAVI
CROCIATI
Vengono cosi definiti gli americani e gli occidentali in genere presenti
in Medio Oriente e in particolare in Iraq. Il termine usato è
"crusade" di derivazione franco inglese: infatti nella
cultura araba i crociati vengono chiamati "franghihest "( cioè “francesi” ) in
quanto tali erano in maggioranza gli appartenenti alla prima crociata del 1099.
Si designano cosi dei nemici che attaccano l'Islam e quindi contro i quali è doveroso il jihad , come prescrive
espressamente e tassativamente il corano. Non si usa il termine "cristiani" se
non collegato a “crociati” perchè i cristiani non sono di per se considerati nemici degli islamici e nel mondo
islamico vi sono da sempre anche dei cristiani.
DAR
EL HARB
(terra degli infedeli). Nella tradizione islamica si usa dividere il mondo in
due parti: “dar el islam” (regno dei credenti ) e “dar
el harbj” (regno della guerra) che indica quella parte del mondo a cui non è
ancora giunto l’Islam e alla quale pertanto si può portare la guerra per
diffonderlo. Tuttavia non necessariamente l’Islam ritiene di dover portar SEMPRE
la guerra fra gli infedeli: anzi attualmente
questo problema non si pone. Pertanto possiamo tradurre
l’espressione “dar el harbj” come “terra degli infedeli”. Ma quale è l’atteggiamento che un fedele islamico radicale
deve avere in terra di infedeli?
C’
è un principio basilare : l’’Islam è superiore e nulla deve elevarsi al di sopra di esso: la conseguenza fondamentale è che
il musulmano non deve lasciarsi assorbire dalla cultura del paese di adozione ma
sentire ogni giorno tra lui e la società impura in cui vive una barriera
che deve impedire al musulmano di integrarsi, fondersi con questa
società. Deve avere il sentimento di trovarsi in una società ingiusta , che non è la sua, che vi si trova temporaneamente per
necessità fino a quanto non sarà in grado di fuggirla o cambiarla e nella
attesa deve mantenersi nella sua integrità e purezza del “dar el
islam” Da ciò deriva la tendenza proprio dei musulmani a chiedere nei
paesi di immigrazioni istituti particolari (soprattutto la scuola ma anche
il velo ) con l’intento esplicito di ricreare una propria comunità
di fedeli ( umma) chiusa agli influssi esterni del paese in cui si trova.
Di
per
se questa separazione non comporta necessariamente il terrorismo: tuttavia
implica la coscienza di una estraneità, di una inimicizia
basilare verso il paese ospitante che può essere l’orizzonte
spirituale in cui può nascere il “ Jihad”. Insomma un islamico non
solo di origine straniera ma anche
propriamente inglese ritiene che il suo paese non sia l’Inghilterra ma la
“umma” (comunità internazionale dei fedeli islamici) e quindi può
sentire l’attacco all’Inghilterra come un attacco a un paese straniero
nemico dei mussulmani.
DIMMY
(tolleranza religiosa) Non esiste propriamente un termine islamico che la
designi la tolleranza religiosa: si parla di benevolenza o meglio di
“dimmy (“protetti” ) : cristiani ed ebrei
detti "popoli del libro" (cioè credenti nella bibbia, opera
riconosciuta anche da Muhammed ) possono anche risiedere in un paese
dell'islam (tranne l'Arabia) nel qual caso pagano un tributo ( gihaz ) che
sostituisce la elemosina islamica ( zokat) e sono quindi protetti dall’autorità.
E’
comune dire che la tolleranza è stata almeno nel
passato più ampia nell’Islam che nel mondo cristiano. In realtà pero si opera
una confusione di concetti. Nell’ambito musulmano la tolleranza non è
rivolta al singolo come a propria scelta di coscienza non impedibile
come nell’Europa moderna ma è solo la concessione data a comunità
preesistenti all’Islam stesso.
I
non mussulmani non hanno infatti pienezza
dei diritti politici che sono riconosciuti pienamente solo ai
componenti della” umma” (comunità dei fedeli islamici) Ad essi inoltre può
essere inflitta la umiliazione "Wa-hum saghirum "e sono tollerati solo e
nella misura in cui non nuocciano ai mussulmani: il sostenere quindi
cristiani invasori sarebbe visto come tradimento da punire con la morte. Per
questo i cristiani di Iraq sono sempre molto cauti nei
rapporti con gli Americani e per questo varie chiese sono state oggetto di
attentati come un avvertimento a non dare alcuna collaborazione all’invasore
cristiano: anzi si pretende un’assoluta lealtà e collaborazione con i
mussulmani come corrispettivo della tolleranza di cui hanno goduto
per tanti secoli. Ad esempio quando palestinesi armati entrarono nella
chiesa della Natività in Palestina pretesero
ospitalità e aiuto dai francescani come dovuti per la protezione
sempre accordata ad essi .
Nella
tradizione islamica un non mussulmano è un “tollerato”
non un cittadino di pieno diritto come gli
altri.
FATWA
(sentenza) Si tratta di una sentenza di conformità alla dottrina
islamica ,alla shari’ah. Se un mussulmano vuol sapere
se una sua condotta è o meno conforme alla
sharia’ah si rivolge a un esperto della legge che da una risposta detta
“fatwa “.Il problema pero è che non esiste una gerarchia o una organizzazione centralizzata ( come da noi vescovi e
papa): in realtà quindi le fatwa possono e sono spesso contrastanti e
hanno valore nella misura in cui chi le emette ha prestigio e fama.
Poichè
i terroristi sono persone particolarmente attente alle regole religiose
essi debbono sentirsi autorizzati da una fatwa senza la
quale non agirebbero. In particolare l’uccisione di
innocenti e il suicidio negli atti terroristici non facilmente si
accordano con lo spirito e con la lettera dell’islam: alcune fatwa
tuttavia li hanno giustificato mentre in tante altre sono stati
condannati. Ovviante un attentatore da credito alle prime e non alle seconde: è
indubbio che se non ci fossero fatwa che lo
autorizzassero, il terrorismo stesso non esisterebbe.
JAHILIYA
(idolatria) nel linguaggio islamico, come in quello cristiano medioevale, non esiste un termine proprio
per indicare quelli che non credono in nessuna forma di divinità. Il termine
“ateo” anche in Occidente è recente ed è stato formato con parole greche (
come si faceva al tempo con la medicina e le scienze). Si parla allora di
”idolatri” per intendere di persone che al posto di Dio mettono il
danaro, il potere o altro “idolo”. Si designano
con questo termine gli Americani (gli Occidentali in genere )
poichè il loro mondo non ruota più intorno all’idea di Dio anche se dicono
di credere in Dio. In altri termini il laicismo occidentale viene considerato senza altro ateismo e
quindi assimilato all’idolatria verso i beni terreni, non si ammette che
l’ateismo possa essere una rispettabile opinione filosofica ma è sempre
considerato un aberrazione dello spirito. Da qui il termine di
Satana per indicare l’America come il luogo del male e della
tentazione contro Dio e della doverosità del “ Jihad “ contro di
essa.
JIHAD
(guerra santa) Il termine significa propriamente “ sforzo” e viene usato sia nel senso di sforzo interiore per
perfezionarsi sulla via della legge di Dio sia nel senso di lotta armata contro
il nemico della fede. Ovviamente trattandosi di terrorismo si allude sempre
al secondo significato. Nel passato il Jihad permise l’espandersi rapidissimo dell’Islam da poche
tribù arabe a un dominio che andava dall’India ai Pirenei in appena
un secolo. Tuttavia attualmente esso viene inteso come
guerra di difesa e non di espansione. Esso è un dovere religioso per la
difesa dell’islam: pertanto l’ondata di attentati viene
presentata come una difesa contro la penetrazione dei non credenti
nell’ambito dell’islam.
MIT'A
(matrimonio temporaneo ) Nella shari'ah (diritto islamico ) è
previsto oltre al matrimonio permanente ( nik'a ) anche quello temporaneo ( mit'a) che si scioglie dopo il
periodo pattuito. Quando i guerriglieri algerini entravano in un villaggio non commettevano stupri ma prendevano le ragazze
vergini, le sposavano a tempo determinato, stavano con loro per una nottata e
poi andavano via. Cosi lasciavano dietro di loro donne "oneste" , regolarmente divorziate, con un eventuale figlio
perfettamente legittimo.
La
pratica,va precisato, fu generalmente condannata
anche dagli ambienti islamici più tradizionalisti : pero era lecita a
termini di legge.
RIDDA
(apostasia) Va premesso che nella tradizione islamica mentre si ammette che si
possa seguire un’altra religione non è permesso lasciare la fede islamica
(RIDDA cioè apostasia ) per la qual cosa è
prevista la pena di morte. Coloro che aiutano o solo non combattono i
crociati ,nemici dell'islam ,vengono allora definiti
“apostati” in quanto avrebbero abbandonato la fede islamica. Sono apostati
quindi i governi moderati (praticamente tutti, dal
Marocco all'Indonesia) e tutti i singoli che collaborano con
gli occidentali o che solo non aiutano il jihad. Pertanto se si
uccide un poliziotto iracheno o un ambasciatore egiziano non si compie un
assassinio (per di più di un mussulmano) ma si fa un
atto di giustizia eseguendo una doverosa sentenza di morte come prevista dalla
legge islamica.
SALAFISMO
Indica una visione dell’islam che si rifà alle origini: “ salaf” infatti vuol dire “antenati “ e indica le prime tre
generazioni dell’islam che viene contrapposto a “ bida ” che indica le
novità posteriori. In verità il termine non viene usato
dai terroristi che si definiscono semplicemente” mussulmani “ cioè i “veri”
mussulmani in contrasto con l’islam occidentalizzato o
comunque innovato . Si può fare agevolmente il paragone con i
protestanti ( che è termine usato dai cattolici) che si definiscono
“evangelici” cioè i “veri” seguaci del vangelo in
opposizione ai cattolici che invece non si atterrebbero ad esso. Ma anche
se il temine non viene usato, tuttavia il concetto è
sotteso al temine “ mussulmano “.
Questo
non significa affatto che ogni salafista sia un
terrorista o incline al terrorismo: tuttavia quasi tutti i terroristi
appartengono a questa corrente.
SHAID
(martire). In occidente viene usato il
termine”Kamikaze” mutuato dai combattenti giapponesi della II guerra
mondiale che non ha nessuna attinenza con il temine islamico.
La
traduzione esatta invece di “ shaid “ è proprio “martire “ nel significato
originario del termine che è ”testimone” . I
martiri cristiani sono infatti coloro che hanno
testimoniato la fede a costo della propria vita. La differenza profonda è
che il martire cristiano testimonia in modo pacifico
mentre nel caso dell’islam uccide persone generalmente innocenti
.
Ma
non bisogna pensare agli “ shaid “ come ignoranti o folli o disadattati: gli
“shaid“ non sono per niente assimilabili ai ragazzi di vita delle borgate
di Pasoliniana memoria: sono invece persone che hanno fatto una
scelta che noi definiremmo"forte": farsi esplodere in mezzo alla
gente non è cosa facile psicologicamente: gli incerti, i deboli , gli emarginati, i balordi di ogni tipo non ne
sarebbero mai capaci : al massimo si danno a scippi, a molestare ragazze, a
insultare indifesi vecchietti.
Il
concetto di “ shaid “ è radicato profondamente nella
tradizione islamica ma è stato poi rinnovato ai tempi
della guerra fra Iran e Iraq quando giovanissimi sostenitori di Koimeini
si lanciavano sui campi minati per permettere poi il passaggio delle
truppe regolari.
Ogni
“ shaid “ viene onorato nella memoria , la famiglia è
oggetto di rispetto e ammirazione. Esiste tutta una “esaltazione ” del
martire profondamente sentita. anche da chi può
disapprovare il suo gesto per le conseguenze negative che ne possono
scaturire. Insomma si ritiene che può anche aver commesso un gesto
sbagliato ma comunque è un eroe della fede c e non si dubita che egli sarà
stato accolto immediatamente in paradiso dalle uri ( fanciulle) dai grandi
occhi.
SHARIA’AH
(legge islamica) L’islam non è tanto una teologia (come il cristianesimo)
quanto una legge ( come quella ebraica) : essa
nasce dalla rivelazione diretta di Allah a Muhammed ed è stata
poi rielaborata attraverso molti secoli costituendo la “ via “ (in arabo
“shari’ah” )per seguire la volontà divina e insieme assicurare una società
prospera giusta e felice. Il corrispondente del teologo cristiano quindi è
essenzialmente un giurista cioè un interprete
della sharia’ah, cosa tutto altro che facile e che da adito a
interpretazioni molto varie e spesso contrastanti come avviene anche por
le nostre leggi civili.
Come
in tutte le religioni la dottrina contiene sempre due tipi di norme: uno
propriamente di culto (ad esempio quando e come pregare) rivolta
elusivamente ai fedeli e altre che si considerano invece espressioni di
“moralita” e quindi validi per tutti, credenti e non credenti. Come la Chiesa
Cattolica ritiene, ad esempio, l’aborto non lecito per tutti non
solo per i fedeli (perchè violerebbe una legge morale) cosi anche la shari’ah
nei suoi aspetti morali (non di culto) dovrebbe essere estesa anche ai non
mussulmani: per questo il terrorista può ritenere di compiere un atto di
giustizia (cioè morale) nel colpire chi compie
un’azione contraria alla shari’ah pur rispettando le altre religioni: I
mussulmani , si noti, non costringono mai nessuno con la forza
a divenire mussulmano .
STRANIERI
E' un termine che si sente raramente. Infatti l'idea di
straniero invasore è correlato a quello di Patria. Questo concetto da noi si è
sviluppato con la Rivoluzione Francese e
ingigantito in seguito ma è rimasto estraneo alla cultura islamica. Gli
stati poi del Medio Oriente sono una costruzione più o
meno artificiosa degli occidentali. Gli islamici appartengono a etnie , tribù, gruppi al di la delle quali vi è la
Umma ( comunita dei fedeli ) e il dar el islam ( regno dell'Islam). Non esiste il sentimento nazionale: in teoria almeno, ogni
mussulmano può risiedere in qualunque parte desidera del “dar el islam” (
regno dell'islam) senza sentirsi straniero: è un principio previsto
anche dalle conferenze islamiche. Quindi la lotta non è contro lo
straniero : non sarebbe previsto il jihad, sarebbe
solo una contesa politica non religiosa .
Nucleo
culturale
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