Pubblicato da www.americacallsitaly.org, novembre 2014 .HOME
I borgatari, Fantozzi, i co. co. pro. :
tre generazioni a confronto
Giovanni De Sio Cesari
Indice: Il progresso generazionale -- tre serie di film - dramma moderno
Il progresso generazionale
Fino al’ 800 vi erano carestie in tutto il mondo e anche in Europa. Fra le ultime si annoverano quelle , dell’Irlanda dovute a un parassita della patata e del Bengala per eventi atmosferici Esse erano dovute ad eventi naturali contro i quali non c’erano abbastanza rimedi e scorte
Nel 900 le grandi carestie ebbero fine con la possibilità di importare grandi quantita
di cereali da lontani continenti , essenzialmente dalle americhe, reso possibile con il progresso dei mezzi di trasporto ( navi a vapore e treni)
Da allora per lo sviluppo tecnico industriale ogni generazione ha vissuto con un livello economico superiore a quello della precedente e sembrava una tendenza che non avrebbe mai avuto fine
E’ vero che guerre, rivoluzioni potevano per qualche tempo invertire la tendenza ma era una cosa che appariva legato a un evento contingente, transitorio: abbiamo avuto due guerre mondiali e tante altre minori:
Ci sono stati ancora carestie con milioni di morti nella Russia degli anni 30 e poi nella Cina degli anni 60 ma noi le imputiamo non alla natura ma a Stalin e a Mao perchè dovute a politiche economiche sbagliate (la collettivizzazione forzata o il Grande Balzo in avanti)
Improvvisamente, però, in questi anni abbiamo visto con terrore che la nuova generazione non viveva meglio della precedente ma che le sue condizioni sono improvvisamente peggiorate : i nostri figli vivranno peggio di noi : una cosa che non avveniva ormai da tante generazioni
Gli economisti parlano, di mancanza di crescita, di recessione, di stagnazione : ma, in realtà, se guardiamo solo le statistiche noi non capiamo il nostro mondo perche le statistiche misurano alcuni aspetti ma non colgono la drammatica realtà esistenziale che stiamo attraversando
Tre serie di film
Farei allora dei riferimenti a tre serie di film che hanno decritto le ultime tre generazioni
Pasolini fu il cantore delle borgate degradate degli anni ’50: si descrivevano gli emarginati del grande miracolo economico, quelli che non si erano integrati per qualche motivo. Prima o dopo si sarebbero integrati a avrebbero goduto del generale progresso economico , era un mondo di povertà che stava per scomparire . C’era in Pasolini e altri un accorato rimpianto per certi valori o supposti valori che stavano per scomparire ingoiati dalla nuova civiltà industriale che avanzava. Chiaramente il passaggio da un attività all’altra non è facile ne indolore. Negli anni 50 una massa enorme di contadini passarono all’industria e ai servizi. Si ebbero i drammi etici ed umani della periferie pasoliniane: ma nel complesso un grande sviluppo economico. Gli stessi fenomeni si vedono in Cina (somiglianze impressionanti ) e, anche negli altri paesi in via di sviluppo
Negli anni ’70 abbiamo la saga di Fantozzi una pittura impietosa del momento storico. Fantozzi rappresenta l’incapace, l’ultimo quello che ” non ha il complesso di inferiorità ma è veramente inferiore”, che non riesce a uscire dalla mediocrità di una vita grigia e tutta segnata dalle povere sicurezze che lo accompagneranno fino alla pensione e al “ paradiso”. Ma c’erano quelle sicurezze. Allora nessun imprenditore si impiccava, nessuno temeva di perdere il lavoro, nessuno si angosciava per il futuro dei figli . Si parlava di soddisfazione del lavoro. non della sua perdita. Bisognava allora impegnarsi nello nella preparazione impegnarsi nello studio per non fare la fine di Fantozzi
In realtà non si sentiva mai parlare di un possibile fallimento dello stato ( non si diceva default). le crisi finanziarie non parevano allora avere un grande impatto con la vita di ogni giorno, erano cose che si leggevano sui giornali come del Viet-nam o dell’eterna Palestina Con le congiunture negative e le svalutazioni ci abbiamo campato e prosperato per due generazioni
Ma poi cosa è successo ?
Lo vediamo in un altro film: “Generazione 1000 euro” che metterei al confronto con la saga di Fantozzi e le periferie cantate da Pasolini In “Generazione 1000 euro” ,il protagonista non è più di un emarginato nèun ultimo ma un giovane brillante con laurea e master che sopravvive solo non pensando al domani, come se gli avvenimenti succedessero a un altro perchè nessuno vuole le sue capacita, nessuno apprezza le sue buone performance, perchè ce ne sono tanti come lui che lo possono sostituire in ogni momento. Aspetta la telefonata con la quale sarà cacciato via per essere sostituito da qualcuno ancora piu conveniente ( cioe ancora più disperato di lui )
Il romanzo e il film , si badi, sono anteriori della crisi attuale: adesso quelli non sono piu tanto giovani (ma si è giovani a 30 anni? Non lo si era nelle precedenti generazioni) ) hanno anche figli piccolini, sono diminuite le speranze e il sostegno dei genitori viene a mancare implacabilmente con il passare del tempo .
Se non ci rendiamo conto di questi drammi e guardiamo solo le statistiche noi non capiamo il nostro mondo perchè le statistiche misurano alcuni aspetti ma non colgono la realtà nella sua globalità
Dramma moderno
Gli economisti di Bruxelles vedono un grande progresso generale un prodigioso salto dell’ex terzo mondo e alcune difficolta in Occidente, difficolta che possono essere superate adottando piu o meno gli stessi provvedimenti della Germania e degli altri paesi del nord e che solo l’insensatezza italica stenta a prendere ma che prima o dopo saranno prese: in fondo non ci sarebbe veramente crisi ma difficolta ma nulla è facile e le statistiche sembrano confermano questa visione
Io spero ardentemente che abbiano ragione, lo spero tanto, ripongo in questo la mie speranze
Ma io vedo l’affanno e la disperazione di una parte della nuova generazione , di quelli a cui abbiamo dato la vita e per i quali daremmo la vita e per i quali avevamo previsto una vita migliore della nostra. Vedo invece un disastro Vedo quello che , brillantemente laureato, che aveva un buon lavoro e che ora cerca di prendere un posto di netturbino, vedo quell’altro che lavora lontano dalla famiglia , ed contento di tornare per un mese ma poi comincia a essere inquieto perchè teme che non lo richiamino più, e quell’altro ancora che vede che tanti colleghi sono licenziati e chi sa forse toccherà pure a lui, a 45 anni che farà, o ancora quell’altro che cade in depressione per il troppo stress lavorativo e diventa insopportabile pure in famiglia e potrei continuare a lungo E quando io della generazione dei fortunati, prendo il treno, vedo folla di giovani non più giovani che partono alle 4 del mattino e si arrabattano alla men peggio nella speranza di un lavoro ” vero” che si allontana sempre più Si vive nell’oggi senza pensare al domani come se questi fatti a accadessero a un altro ( come in Generazione 1000 euro)
Non si tratta come dicono gli economisti di aver perso il 9.1 % del reddito: se è avvenuto io non me ne sono accorto e nemmeno di dover cambiare cambiare lavoro: il dramma è che chi perde un lavoro non ne trova un altro
Certo dipende dalla zona : una cosa è Napoli e una cosa Verona . Ma un tempo il benessere scendeva dal nord verso il sud ( ricordate dal veneto alle marche e fino alla puglia seguendo le rive dell’adriatico ? altri tempi ) Ora pare che il malessere risale dal sud verso il nord Anche nel mitico nord est c ‘è chi perde il lavoro e imprenditori che si impiccano. E la Spagna dal miracolo economico ha il doppio della nostra disoccupazione, la Francia comincia ad avere problemi , gli svizzeri non ci vogliono piu. Anche in America dicono che si lavora di più, che si guadagna di meno e che non è nemmeno tanto facile trovare un lavoro come prima : l’America non è più la terra delle opportunità, dicono Certo il nord Europa non ha problemi ma ha ridotto in pratica il suo tenore di vita ( meno salari, meno assistenza, meno pensioni)
Mi sembra allora che la crisi è generale ma che incide diversamente secondo il livello economico preesistente dei singoli paesi in proporzione
Ogni anno da molti anni si dice che l’anno prossimo sarà quello della ripresa ma ogni anno si vede che non sarà il prossimo
Io non guardo allo zero virgola qualcosa, vedo il processo nel suo complesso
E mi pare una cosa assurda: perchè intanto la tecnica fa progressi da gigante, siamo in grado di produrre beni e servizi quanto mai nella nostra storia, molti di piu della precedente generazione
Mi pare assurdo che al Pronto Soccorso un medico lavora fino allo sfinimento e tanti medici, giovani non più giovani, non trovano lavoro
Si parla del problema degli anziani che sono molti troppi perche possano essere mantenuti dai quelli che lavorano perchè le priamide delle età si è rovesciata
Certo tutto vero: problema serissimo: ma immaginiamo che un marziano ci visitasse : ci chiederebbe : ma voi non potete produrre abbastanza medicinali, non avete sufficienti dottori e infermieri e badanti? Noi risponderemmo che possiamo produrre pure il doppio delle medicine necessarie, abbiamo una infinita di medici e infermieri disoccupati e che comunque potremmo avere milioni di altri lavoratori semplicemente mandando la nostra bellissima flotta alle coste di fronte, poche ore di mare .
Allora il marziano penserebbe che siamo folli
Insomma come spiegare a un marziano (successore del persiano dell’illuminismo) che una società in grado di produrre beni e servizi in grande quantità, tuttavia non li produce abbastanza e lascia una parte dei suoi componenti nel bisogno ? Non trovo risposta
Io mi rivolgo al mondo delle teorie economiche che guidano la nostra società, non vedo risposte e quindi penso che non ci siano risposte alle mie domande
Se quei pezzettini di carta che chiamiamo danaro sono un segno di servizi e beni che produciamo la mancanza dei primi dovrebbe comportare la mancanza dei secondi: invece a me pare che avvenga il contrario
L’italiano medio ma anche l’occidentale medio non italiano, capisce sempre di meno perchè in un mondo che puo produrre ogni cosa, ogni problema si risolva con il contenimento di ogni cosa : prima o dopo manderà tutto all’aria
L’economia si occupa delle cose di cui c’è penuria; ma non c’è penuria di beni e servizi che eccedono di molto la domanda: forse bisognerebbe pensare a politiche diverse.
Se si trattasse di difficolta congiunturale allora aspettiamo che passi la congiuntura ma se e si tratta come sembra sempre di più di una tendenza costante strutturale, allora occorre cambiare radicalmente
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