Pubblicato da www.americacallsitaly.org ottobre 2006. HOME
UNA PEARL HARBOR ISLAMICA
Giovanni De Sio Cesari
Indice Pearl Harbor e 11 settembre Effetti dell11 settembre Afganistan e Iraq Conclusioni
Pearl Harbor e l’11 settembre
A prima vista ben poco può accomunare gli avvenimenti dell’attacco a Pearl Harbor del 1941 e dell’attentato dell' 11 settembre in USA. Tuttavia a noi sembra che un parallelo possa rintracciarsi nell’errore di previsione della reazione americana: i terroristi dell' 11 settembre hanno cioè fatto lo stesso errore dei nipponici di 60 anni prima nel valutare le reazione dell’America e probabilmente per gli stessi motivi: nell’uno e nell’altro caso hanno cioè erroneamente ritenuto che gli Americani sarebbero stati demoralizzati e terrorizzati in modo tale che non avrebbero avuto la forza morale e, diciamo, anche il coraggio di reagire con sufficiente decisione e fermezza.
L’attacco di Pearl Harbor anche se i Giapponesi fossero riusciti a sorprendere le portaerei (cosa che fortunosamente per gli americani non avvenne) non sarebbe stato comunque in nessun caso un colpo risolutivo propriamente sul piano militare: gli USA avevano riserve immense umane, economiche e industriali , un territorio sterminato ,al di fuori logisticamente dagli attacchi giapponesi. Non potevano quindi illudersi che quel colpo sferrato a sorpresa avrebbe potuto segnare una vittoria risolutiva della guerra e bisognava quindi aspettarsi che gli USA avrebbero invece riversato tutta la loro potenza nella guerra e che il Giappone non sarebbe stato in grado di sostenere, cosi come in effetti avvenne.
Ma i Nipponici in realtà concepirono l’attacco a Pearl Harbour come un colpo unico e risolutivo che avrebbe fiaccato la capacità di resistenza dell’America: essi ritenevano che gli americani ( e in genere gli europei) non fossero adatti alla guerra e che quindi non avrebbero avuto l’animo di affrontare i loro soldati dotati di coraggio, valore, sprezzo della morte.
Sessanta anni dopo gli estremisti islamici hanno fatto un ragionamento analogo .
Mettiamoci dal loro punto di vista: essi ritengono che i regimi dei paesi islamici abbiano smarrito la retta via: hanno provato a rovesciarli; hanno avuto qualche
parziale successo: in Afganistan e per un certo periodo anche in Sudan e in qualche altro stato minore si sono istallati governi che propugnavano l’Islam integrale ( cioe il “vero” islam,secondo la loro concezione). In verità anche una grande nazione, l’Iran, ha un governo teocratico ma ha il “difetto” fondamentale di essere sciita e comunque essa in ben otto anni di terribile guerra non è riuscita ad abbattere il “piccolo satana” di Saddam Hussein sostenuto dall’Occidente.
Si sono quindi convinti ( probabilmente a ragione) che i governi che noi definiamo laici o moderati non sono stati abbattuti perchè hanno l’appoggio più o meno diretto o indiretto, palese o occulto dell’Occidente e soprattutto del paese più potente: gli USA.
In Afganistan ritengono inoltre di aver sconfitto una delle due super potenze: perchè non avrebbero potuto sconfigger anche l’altra super potenza?
Tuttavia è assolutamente evidente che non hanno eserciti tali da poter misurarsi nemmeno lontanamente con la potente tecnologia degli eserciti occidentali: la differenza di potenza è incolmabile. E vero : però essi ritengono che vi è un altra differenza altrettanto incolmabile: il fattore umano. Sono sicuri innanzi tutti di avere l’aiuto di quel Dio per la cui gloria essi credono di combattere: questo fa si che essi non temano la morte anzi vi corrano incontro sorridendo perchè sicuri che se si immoleranno nel Jihad andranno a godere delle beatitudini del paradiso accolti dalle Uri, le fanciulle dai grandi occhi. Gli infedeli, gli americani invece non hanno fede in Dio e per questo temono la morte, per questo sono vulnerabili . E allora ecco gli attacchi portati da shaid (martiri) pronti a morire gioiosamente.
In questa ottica va visto l’11 settembre che non si dovrebbe definire attentato quanto attacco. Solo 18 persone pronte a morire: l’effetto è veramente devastante: la caduta dei due grattacieli che ha poi monopolizzato l’attenzione generale non era prevista dagli attentatori, non lo fu nemmeno dai pompieri accorsi. Ma l’attacco principale era probabilmente contro il Pentagono e soprattutto contro la Casa Bianca che per casi imponderabili non riuscì.
L’effetto fu comunque grandioso: abbattuti due simboli della grandezza americana, attaccato il Pentagono, il presidente americano rifugiato sul mitico “number one” concepito negli anni bui della guerra fredda per scenari di guerra nucleare e totale.
In america lo choc fu veramente enorme : per un giorno ogni americano non si senti più al sicuro nella propria casa ma temette per la sua propria personale vita, per una morte che poteva venire dal cielo in qualunque momento e contro la quale non vi era alcuna possibilità di difesa. E tutto questo in un paese che non aveva mai conosciuto simili pericoli anche nella Seconda Guerra Mondiale ma che riteneva di essere al sicuro nel proprio territorio
Cosa si ripromettevano gli attentatori? Certamente essi ben sapevano che questo attacco non avrebbe certo colpito la potenza americana cosi come a Pearl Harbor la perdita di alcune navi non avrebbe per niente minato la potenza americana. L’dea era che gli americani sarebbero stati terrorizzati da questi avvenimenti, avrebbero avuto paura che altri avvenimenti del genere si sarebbero potuto ripetere sul proprio territorio: non avendo il coraggio che viene dalla fede e dalla coscienza di lottare per una causa giusta avrebbero preferito abbandonare ogni intervento nel mondo islamico consentendo cosi la instaurazione di regimi integralisti
Gli avvenimenti dell’11 settembre furono una vittoria gloriosa per gli estremisti ma anche per l’orgoglio arabo mussulmano umiliati da secoli di sconfitte continue.
E difatti l’entusiasmo per quell’evento fu enorme in tutto il mondo islamico dal dappertutto spontaneamente le folle dei paesi islamici scesero nelle piazze a festeggiare, un pò da tutti i minareti i muezzin invitarono a ringraziare Allah di quella vittoria che pareva grande, forse risolutiva.
Probabilmente bin Laden non c’entrava nulla con quell’attentato: tuttavia politicamente se ne assunse la responsabilità e la gloria ed ebbe il privilegio di ergersi a nemico “numero uno” dell’America quasi una controparte dell’Occidente: lui che era il capo di una specie di legione straniera perduta in una lotta infinita fra le fazioni eternamente in guerra di uno dei paesi più poveri e arretrati del mondo fra montagne inaccessibili e desertiche si trovò a sentirsi il “nemico” dell’America quasi a prendere il posto di quell’ Unione Sovietica che pure sentiva di aver sconfitto.
In realtà pero gli avvenimenti appena successivi dimostrarono, come ebbe a dire l’ammiraglia Yamamoto 60 anni prima, che “si era svegliato un gigante dormiente”. Come a Pearl Harbor cosi anche nell’’11 settembre fu un tragico errore pensare che si era messo fuori combattimento gli USA
L’America prima dell’11 settembre era convinta di aver vinto definitivamente la competizione con il comunismo, che non vi era alcun pericolo, che la sua leadearship mondiale era ormai un fatto incontestato: Bush aveva vinto le elezioni con il motto “ America first” intendendo rivolgersi soprattutto agli affari interni mettendo in secondo piano quelli internazionali
Ma questa prospettiva fu spazzata via come il fumo delle torri in fiamme. l’America si senti in guerra, attaccata come non mai nella sua storia e ritenne necessario intervenire a largo raggio per annientare alla base la minaccia che veniva dall’estremismo islamico.
Ben lontano dall‘impaurirsi come avevano sperato gli attaccanti si prepararono a una lunga guerra senza quartiere all’estremismo
Gli americani infatti impiegarono pochi giorni a organizzare la loro contromossa, quasi immediata. Riuscirono ad avere quasi immediatamente l’appoggio logistico degli stati confinanti (tutti islamici ) con l’Afganistan per preparare l’invasione e la distruzione di al Qaeda che sembrò l’obbiettivo immediato anche a livello simbolico: l’America non si ritirava dal Medio-Oriente ma anzi passava direttamente all’attacco con i propri eserciti.
Il regime afgano penso di poter trattare, prese tempo, convocò l’assemblea tradizionale ( Loya Jirga ), rivendicò la propria estraneità ai fatti dell’11 settembre, invitò al Qaeda ad andare via ma molto blandamente e ambiguamente. In realtà al Qaerda e il regime del mullah Omar ritenevano che avrebbero potuto contenere l’invasione americana. D’altra parte nel grande vicino ,il Pakistan,folle immense scesero in piazza contenute a stento dai soldati in armi che poi non si sapeva cosa avrebbero fatto nel caso di scontri sanguinosi, lo stesso materiale nucleare del paese poteva diventare preda degli estremisti, e poi folle di pakistani attraversavano la frontiera per dare appoggio ai loro connazionale e correligionari contro gli infedeli nella Jihad gloriosa che si andava preparando. In questa atmosfera si mossero gli Americani: in realtà essi poterono giovarsi dell’alleanze di una delle fazioni “la alleanza del nord “ che raccoglieva Usbeki e Tagiki due delle più importanti minoranze etniche afgane che si mossero quindi contro i Talebani costituiti quasi esclusivamente da Pashtun, l’etnia maggioritaria. Svaniva cosi il sogno dell’11 settembre cioè quello di una jihad grande e generale di tutto i popoli dell’ìslam del “dar al islam” contro gli infedeli , contro il “grande satana “ e si ricadeva nella maledizione delle lotte interne fra etnie, clan, fazioni.
D’altra parte anche nel campo puramente militare la delusione per il comportamento dei combattenti islamici è stata grande: in Afganistan minacciavano una specie di Nibelunga islamica ma sono fuggiti tutti ingloriosamente
Durante gli attacchi aerei affermarono che non potevano abbattere gli aerei ma che una volta entrati nel territorio gli Americani sarebbero stati irrimediabilmente sconfitti nel senso che avrebbero lasciati i loro morti a migliaia e decine di migliaia. In realtà i Talebani avrebbero potuto resistere all'infinito in un paese tanto accidentato difendendo ogni passo montano, ogni valle, ogni villaggio. , Bin Laden e il Mullah Omar potevano cadere gloriosamente alla testa dai propri fedeli: sono tutti fuggiti ingloriosamente quasi senza combattere e Bin Laden e il mullah Omar si sono nascosti e si limitano a inviare messaggi molto di rado per paura di essere rintracciati
Gli integralisti arabi potevano fare come i Russi a Leningrado, i Tedeschi a Berlino, i Giapponesi ad Okinawa , come i Viet cong nell'offensiva del thet nel 68 . Si tenga presente che doveva non vincere gli Americani ma solo mostrare che erano in grado di resistere un po per fermare gli invasori che non avevano certo la determinazione di Russi, Tedeschi e Giapponesi ma erano pressati da una opinione pubblica interna molto perplessa, contraria a una vera guerra.
Situazione simile si è presentata per l’Iraq. Qualunque sia il giudizio che si possa dare su quell’intervento militare esso fu visto dall’estremismo islamico quasi come una seconda occasione concessa da Allah: l’estremismo islamico avrebbe sostituito lo screditato e laico Saddam nella lotta popolare agli americani
In Iraq l'esercito regolare era inferiore agli Americani . è vero: ma le città come Bagdad erano imprendibili se fossero state difese con un minimo di determinazione
Quando il ministro dell'informazione, (un simpatico signore, tanto lontano dal truce Saddam) assicurava i giornalisti che mai gli Americani potevano entrare in Bagdad, era sincero: tutti i quartieri erano mobilitati, c'erano gruppi armati dappertutto, c'erano state sfilate infinite di gente che si proclamava pronta a morire combattendo. Tutti se la sono squagliata, sono tutti fuggiti e più velocemente di tutti la Guardia Repubblicana
Se Hitler si è suicidato nel Bunker di una Berlino distrutta, difesa dalle ultime SS Saddam si è invece nascosto in una giù semplice buca dove ha lasciato la sua dignità: anche nel male , ci vuole dignità!
La pessima condotta del dopoguerra da parte degli americani ha riportato l’Iraq al disordine, al caos, alla insicurezza generale, alla guerra di tutti contro tutti . Ma l’estremismo islamico non è riuscito per niente a unificare il popolo in una grande guerra di liberazione nel nome del comune credo islamico come era nei suoi presupposti. Anzi ha finito prima con l’allearsi con gli ex sostenitori di Saddam che erano quanto più lontano si potesse immaginare dai propri ideali. In seguito hanno finito con il soffiare sulla guerra civile , hanno sostenuto poi una parte minoritaria (i sunniti) contro la grande maggioranza degli iracheni ( sciiti e Curdi) ricadendo quindi ancora una volta nel gioco perverso delle irriducibili rivalità etniche che sono l’esatto contrario degli ideali universalistici dell’Islam predicato. Non sono riusciti nemmeno a trovare sostenitori locali in Irak e sono rimasti limitati quasi esclusivamente a non iracheni provenienti un po da tutti i paesi islamici con era appunto avvenuto in Afganistan e quindi considerati “stranieri” quasi come gli americani stessi.
L'11 settembre poteva essere considerato il " colpo di genio"nel senso che avrebbe costretto gli americani all'intervento armato in Medio Oriente ma lo scenario sperato dagli integralisti non si è realizzato: si aspettavano un esercito americano bloccato all'infinito fra i monti dell'Afganistan come quello Russo, o una guerriglia irriducibile in Iraq come nel Viet nam, una rivolta grande generale nel mondo islamico , un Occidente sprofondato in una crisi del terrore (come Israele dell'intifada): invece i talebani e l'esercito iracheno si sono dissolti in pochi giorni,l'azione dei fondamentalisti si è ridotto a un terrorismo inconcludente che colpisce quasi esclusivamente mercati, moschee, folle inermi, addirittura banchetti di nozze e funerali
Nessun regime moderato è entrato in crisi, dovunque all'ovest come in M. O. gli estremisti sono perseguitati , soprattutto è tramontato definitivamente la possibilità di una affermazione di regimi integralisti.
Non è possibile sapere se senza l'intervento degli eserciti occidentale in M.O. il terrorismo sarebbe andato diminuendo e spegnendosi oppure se tutto il mondo islamico sarebbe esploso in una gigantesca guerra civile fra moderati e fondamentalisti continuando quella già in atto che aveva gia contato milioni di morti,
Ma se è definitivamente uscito fuori da ogni realtà il formarsi di emirati islamici la guerra potrà continuare ancora per molti anni. A volte succede che le sorti di un conflitto ormai sono definite ma il conflitto dura ancora a lungo : presumibilmente il terrorismo durerà ancora a lungo in Iraq, nel mondo arabo, in Occidente cosi come durò a lungo la guerra contro il Giapponese e la Germania anche quando orami le sorti del conflitto erano segnate.
Ma l’idea che il colpo dell’11 settembre avrebbe indotto gli americani a non intervenire più in Medio Oriente si è dimostrato assolutamente infondato quanto lo era l'idea giapponese che se gli americani avessero perso la loro flotta ad Pearl Harbor non avrebbero avuto animo di affrontare la guerra nel pacifico.
Questo pero non significa necessariamente che egli obbiettivi della Amministrazione Americana siano stati raggiunti e nemmeno che siano raggiungibili :appare sempre più, improbabile ad esempio, che si riesca ad inserire nei paesi arabi di regimi a carattere democratico : ma questo è altro problema