Pubblicato in APPUNTI , ottobre 2012 HOME
Gli eredi di Marx
Giovanni De Sio Cesari
Il grande merito storico di Marx è stato quello di aver posto in risalto che la struttura fondamentale della società è il sistema di produzione mentre le sue previsioni sull’evoluzione della società si sono rivelate errate: a quei tempi sembravano anche scientifiche ( certe) ma in effetti nessuno poteva prevedere la direzione che lo sviluppo economico avrebbe impresso alla società.
Marx non ha proposto come modello di società il comunismo, come si crede comunemente: il comunismo era invece una previsione scientifica relativa all’evoluzione della società, una teoria scientifica quindi che poi è stata “falsificata dai fatti”, come diremmo ora in linguaggio moderno
Questo significa che, paradossalmente, i veri marxisti non son quelli che si definiscono in qualche modo “comunisti” i quali restano impigliati nelle previsioni marxiste e che fanno ogni sforzo, a volte grottesco, per rintracciarle in qualche modo nella società di oggi. I veri eredi sono invece quelli che prendono atto realisticamente delle struttura economiche della società nella quale viviamo e intendono partire da esse: partire dalla realtà effettiva e non da quella che si vorremmo che fosse è il punto più interessante e vitale di i tutto il pensiero marxiano
Marx previde che la società sarebbe andata verso due sole classi: il proletariato e la borghesia: conseguentemente e necessariamente ( a di la della volontà ) il capitalismo si sarebbe dissolto e sarebbe stato sostituito necessariamente dal comunismo (al di la di ogni volontà) La teoria si è mostrata manifestamente errata alla prova dei fatti della storia
Quelli che genericamente si definiscono comunisti continuano a ragionare in termini di proletariato e borghesia senza tener conto che attualmente la società ha una struttura produttiva del tutto diversa da quella prevista da Marx: i contrasti, le solidarietà si costruiscono in ambiti del tutto diversi
Se si ragiona in termini di proletari e borghesi si entra in un inestricabile groviglio di contraddizioni e assurdità perchè quella distinzione era riferita a una evoluzione della società che NON si è verificata.
Per esemplificare: un imprenditori con 20 dipendenti è un proletario o un borghese ? e se i dipendenti sono 10 ,o 5 o 2 ? quale è il limite in cui il proprietario diventa un proletario ?
E se un impiegato guadagna 10.000 euro al mese è un borghese? E se ne guadagna 5.000 o 3000 o 2000 ? quale è il limite in cui si diventa proletario ?
E il professionista che ha solo alti redditi di lavoro è forse è un proprietario?
Non vi è stata la polarizzazione, prevista da Marx, delle classi con sparizione di quelle intermedie : nella realtà:è avvenuto esattamente il contrario con la formazione di un continuum sociale in cui il ceto medio costituisca la grande maggioranza e i molto poveri e molto ricchi sono delle esigue minoranze
In realtà le classi invece di essere due sono aumentate a dismisura in una società complessa
Le classi ( categoria, ceto o comunque li vogliamo denominare) per essere tali debbono formate da componenti che hanno interessi sostanziali comuni. Non ci sono solo le due classi previste das Marx , i lavoratori poverissimi (proletariato) e i proprietari ricchissimi (borghesia) ciascuna delle quali avrebbe quindi avuto interessi sostanziali comuni: la società si è articolata in una gradazione continua di redditi in una numerosa serie di classi (statali , privati ,autonomi pensionati ecc) solo al cui interno ci sono interessi comuni.
Per esemplificare c’è la classe dei lavoratori pubblici contrapposti a quelli privati: vi è sono anche i giovani disoccupati contro quelli occupati, i garantiti contro precari e in nero, i pensionati contro i lavoratori e così via
I piccoli imprenditori hanno interessi ben poco comuni con i grandi imprenditori: chi ha 100 operai è forse un proletario?
Tutte queste classi hanno interessi contrapposti : è difficile trovare la mediazione e anche per questo i partiti tradizionali sono in difficoltà
Anche quelli che noi chiamiamo i ( nuovi ) poveri non sono più i lavoratori (come immaginato da Marx ) ma i disoccupati , i precari, i licenziati, tutte persone che hanno oggettivamente interessi antitetici a quelli dei lavoratori
Talvolta per aggirare le difficoltà delle caratterizzazione economiche si pone la differenza fra borghese proletario e borghese in termini di potere. fra chi ha potere e chi non ne ha: ma allora fra i borghesi si debbono mettere anche i politici democraticamente eletti, i sindacalisti, i sindaci, gli assessori ?
I direttori di uffici, gli ufficiali dell’esercito i capo operai delle fabbriche sono forse borghesi perchè hanno un potere?
Tutte le società storicamente costituite hanno delle gerarchie
Talvolta si dice che le previsioni marxiane non si sono ancora verificate ma che si verificheranno in seguito: ma un secolo e mezzo non è bastato: quanti secoli ancora dobbiamo aspettare? E poi una previsione che riguarda tempi cosi lunghi in realtà non ha nessun interesse pratico
Il realtà il tentativo di arrivare “per forza” al comunismo ( che non si realizzava spontaneamente secondo le previsioni marxiane) ha portato agli orrori del comunismo : il capitalismo di stato (socialismo reale) non è stato privo di meriti ( in Germania vi è anche nostalgia ) anche se poi non ha retto il confronto con il liberismo
Il problema è che nel marxismo tutti abbiamo proiettato i nostri ideali di giustizia; ma nel pensiero marxista non sono gli ideali a guidare l’economia ma il contrario
Tutte le società storicamente costituite (comprese quelle del socialismo reale) presentano disuguaglianze più o meno marcate e moralmente inaccettabili ma pure sono state politicamente accettate e durate secoli e millenni
Come giustamente riteneva Marx, le disuguaglianze sarebbero superate solo se mutassero le strutture economiche ( e non per motivi morali): centocinquanta anni dopo Marx quindi la domanda giusta sarebbe questa: partendo dalle strutture economiche attuali quale sistema economico sociale potrebbe superare le disuguaglianze?