Pubblicato in " Appunti " marzo  2012 n 3,anno IX                HOME

 

  I DIALETTI E LA LINGUA

 

 Giovanni De Sio Cesari

 

I DIALETTI

 

Un tempo, prima e dopo l’unità, tutti parlavano i mille dialetti d’Italia ma solo gli alfabetizzati, quelli cioè che andavano a scuola,  imparavano l’italiano, la  lingua dei libri. dei giornali, degli  atti ufficiali ,che permetteva la comunicazione in vaste aeree.  Chi conosceva solo il dialetto era escluso da ogni incarico civile, da ogni professione: l’analfabetismo che significava non conoscenza dell’italiano era il mezzo fondamentale  con cui le classi dirigenti mantenevano il loro potere, prima e dopo l’unità italiana

In  seguito, con la diffusione della istruzione dapprima, e,  nell’ultimo cinquantennio con la TV  tutti hanno imparato l’italiano che è in genere la prima lingua che i bambini apprendono.  In questo modo il dialetto è stato emarginato solo a pochi ambiti e anche si è italianizzato per cui difficilmente si parla il dialetto stretto di un tempo

   Il dialetto corrisponde  a un tempo in cui la gente rimaneva  in un mondo chiuso che ormai non esiste più.  Nascono cosi dappertutto iniziative per rivalutare i dialetti cosi come nascono i musei contadini: ma nessuno seriamente  può pensare di tornare al mondo chiuso di un tempo in cui la comunicazione avveniva in ambiti spaziali molto  ristretti

 E’ bello recuperare le antiche tradizioni e con esse  i mille dialetti: ma dialetti e lingua sono su un piano diverso:  non si possono contrapporre  gli uni all’altra

 

LA LINGUA

Vanno chiariti  i caratteri che distinguono  una lingua da un dialetto perchè i confini sono molto labili e, un po’ dappertutto, si afferma che questo o quel dialetto è, in realtà, una lingua.

I dialetti sono un fenomeno naturale che è particolarmente accentuato nei paesi neo- latini. Se si va da Trieste a Marsala ci sono infinite modificazioni del linguaggio: da Trieste  a Venezia (come da Marsala  a Palermo) ci si capisce ancora  ma man mano le differenze diventano tali che il dialetto di Marsala è pressocchè  incomprensibile a un triestino. La lingua invece è una costruzione culturale della  civiltà: ha come carattere la normatività della  grammatica e del  vocabolario. Una lingua  quindi è comune in una vasta  area ( da Trieste a Marsala) ed anche conosciuta e studiata all’estero. I  dialetti, nella loro infinita variabilità,  invece, si limitano alla comunicazione familiare  ed entro ambiti ristretti.

Se si va in  un paese veneto  al confine con la Romagna   questo  avrà un dialetto assolutamente simile a quello dell’altra parte del confine e molto lontano da quello per esempio del Cadore  Le lingue invece hanno una loro uniformità e confini precisi: se si passa il confine di Ventimiglia si  trova un’altra lingua, il francese, che è lo stesso che si parla non solo a Parigi ma anche ad Haiti, nel  Congo e nei consessi internazionali

Diciamo che il carattere distintivo fra lingua e dialetto è che il secondo  è soprattutto una lingua solo orale mentre la seconda è anche, e soprattutto, scritta.

Tuttavia per molti dialetti vi è un ampia letteratura ( in vernacolo)  che, in alcuni casi ( per esempio a Venezia e Napoli ) assume rilievo nazionale ed anche internazionale: si tratta però di  espressioni nell’ambito artistico che usando il dialetto possono avere effetti più realistici e vivi: ma in dialetto non si scrivono trattati di fisica, matematica o giurisprudenza,

Non si può nemmeno dire che un dialetto, mettiamo ad esempio il napoletano, sia  un dialetto dell’italiano: in realtà  i  dialetti vengono prima  delle  lingue

 Il concetto di lingua materna  è  cosa diversa dalla  dualità di lingua e  dialetto. La lingua materna è quella che i bambini imparano per prima: può essere sia una lingua che un dialetto. Ad esempio in tutto l’alto medioevo la lingua era il latino nel quale solo si scriveva e si comunicava a livello ufficiale e di cultura ma nessuno, in pratica, aveva più come lingua materna il latino ma gli infiniti dialetti ( volgari) parlati nei singoli luoghi sia di carattere neo latino che germanico.  Attualmente invece la lingua materna della quasi totalità degli italiani  è proprio la lingua italiana:  il dialetto invece è una acquisizione che viene in un secondo momento, in misura molto diversa, secondo i casi  Mentre un tempo, quindi. gli italiani di ogni  regione stentavano a  comprendere l’italiano, attualmente invece le posizioni si sono rovesciate e le generazioni venute su davanti alla TV (che usa sempre  l’italiano) conoscono poco il dialetto : molti napoletani ad esempio  stentano a comprendere  le canzoni classiche napoletane scritte in dialetto stretto  

 

 DIALETTI-LINGUE

In realtà, però, noi possiamo sempre,  a livello politico e amministrativo, dichiarare che un qualunque dialetto sia una lingua.  Una operazione del genere è stata  fatta per il ladino che è stato riconosciuto come quarta lingua ufficiale della Svizzera (lo si vede anche sulle banconote) e anche nel Trentino italiano. In realtà, però, tutti i ladini conoscono e parlano correntemente la lingua italiana ( o il tedesco): se vogliono studiare non possono farlo in ladino per la carenza di libri, di  testi in ladino cosi come non possono comunicare in ladino al di la di una molto  ristretta area.

 In Spagna il catalano è stata eretta a lingua ufficiale  della Catalogna : ma in realtà tutti i catalani parlano e conoscono perfettamente lo spagnolo. Inoltre avviene che di fronte al catalano standard di Barcellona, ad esempio, nelle Baleari ,si parla un dialetto un po diverso:si riforma cosi il dualismo lingua dialetto. Nelle scuole della  Catalogna si insegna come lingua primaria in catalano: ma questo in effetti è fonte di difficoltà e complicazioni  quando avvengono trasferimenti familiari dalla o alla   Catalogna  e comunque lo spagnolo rimane una acquisizione assolutamente necessaria e generale . In pratica si è dato sfogo al  pur comprensibile sentimento identitario dei Catalani ma,  in concreto,  il catalano  resta pur sempre un dialetto confinato a una area molto ristretta mentre lo spagnolo rimane propriamente una lingua  che permette l’acceso a un cultura comune a centinaia di milioni di persone sparse in tutto il mondo: nessuno all’estero impara il catalano  ma sempre e solo lo spagnolo.

Ad esempio noi potremmo,  volendo,stabilire che il veneto è una lingua: dovremmo  porre a base un dialetto ( mettiamo di Venezia)  costruire intorno ad esso una grammatica  e un vocabolario  normativo  e quindi estenderlo a tutto il veneto: naturalmente nel Cadore si  parlerebbe il dialetto locale e non  la nuova lingua veneta

 

LINGUA  E UNITA’ NAZIONALE

In molti ambienti leghisti  circola l’idea che l’italiano sia una imposizione venuta con l’unità e si vagheggia, quindi, perfino un ritorno ai dialetti come lingue delle  nuove unita politiche che  dovrebbero nascere dalla ceneri dell’unità italiana.

 Senza entrare nel merito della questione politica tuttavia è facile constatare che queste idee sono del  tutto prive di fondamento:  l’italiano non è affatto una imposizione dello stato  unitario  sui dialetti locali anche se è certamente vero che negli  ideali unitari ebbe  grande rilievo la questione della lingua

L’Italia, infatti,  è uno dei  pochi casi in cui l’affermazione della lingua ha preceduto la formazione di uno stato unitario.  La lingua italiana (il  volgare)  si affermo dal 1300 e si consolidò poi nel 1500 sostituendo  gradatamente il latino che comunque rimase sempre lingua molto diffusa fino a tempi recenti.  La lingua italiana andò differenziandosi dall’originario dialetto fiorentino: la lingua di Machiavelli non corrispondeva più  completamente al fiorentino: in seguito i l’italiano ha avuto una evoluzione autonoma e attualmente  il fiorentino è pure esso considerato  un dialetto

Anche se i mille diletti persistevano ancora come  lingua  materna e lingua più parlata  tuttavia prima dell’unità l’italiano era la lingua colta, scritta e ufficiale in tutti gli stati  di Italia: Il regno di Sardegna aveva  come lingua  l’italiano (non il torinese, il cagliaritano o  il genovese ),

In tutte le scuole degli stati pre unitari si insegnava in italiano che aveva sostituito il latino: non esistevano  altre lingue:l’italiano non è stato creata dall’ Unità anche se è stato invece un presupposto fondamentale.

E’ vero che solo pochi sapevano parlarlo ma solo perchè solo pochi erano istruiti: se l’unità italiana  non si fosse realizzata,  ugualmente lo sviluppo della istruzione avrebbe  diffuso l’italiano

Anche se l’Italia si dividesse in molti stati,  comunque, tutti  avrebbero in comune la lingua italiana, Anche se la Padania  facesse secessione, comunque,  conserverebbe l’italiano: chi potrebbe veramente  pensare che  adotterebbe come lingua ufficiale il dialetto di Bologna,o Genova o Torino o Venezia o Milano ,

Per l’appartenenza a una nazione( etnia) la lingua è un elemento importante  ma non sufficiente e nemmeno necessario. La nazionalità è uno  stato mentale personale e variabile nel tempo: puoi sentirti più fiorentino o più toscano o più italiano o più europeo: se vai in Cina ti  senti più genericamente un occidentale Cosi  come un italo americano può sentirsi più italiano o più americano o entrambe le cose La etnia è  un elemento molto vago di difficile individuazione: la lingua  invece ha ben altra concretezza: basta passare la frontiera per accorgersene