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CHARLES DARWIN
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OBIEZIONI A DARWIN
PROF. GIOVANNI DE SIO
CESARI
http://www.giovannidesio.it/
Le fonti delle critiche
Critiche a Darwin o meglio all'evoluzionismo sono molto comuni negli USA e sono condotte essenzialmente da movimenti fondamentalisti cristiani (cioè correnti che intendono attenersi strettamente al testo delle Sacre Scritture). Esse affermano che l'evoluzionismo non è teoria scientificamente provata ma una posizione filosofica come quella creazionista (cioè della creazione diretta da parte di Dio di tutte le specie viventi, come affermato dalla Bibbia): pertanto esse chiedono e talvolta ottengono che nelle scuole pubbliche sia dato pari spazio e dignità sia alla teoria evoluzionistica di origine Darwiniana che a quella creazionista di origine biblica.
Se l'istanza è di carattere religioso, tuttavia gli argomenti di critica sono prettamente scientifici: non si afferma che la teoria evoluzionistica sia errata perché in contrasto con la Bibbia ma che essa non è scientifica, o almeno che essa non è sufficientemente provata dal punto di vista scientifico. Se non si può contestare Darwin con argomenti religiosi, lo stesso deve avvenire per le critiche a lui rivolte:per il resto dell'articolo restiamo quindi su un piano prettamente scientifico, senza nessun riferimento filosofico-religioso.
Nel campo scientifico il contrario dell'evoluzionismo non è il creazionismo (cioè la teoria che Dio ha creato direttamente le specie viventi), ma il "fissismo" cioè la teoria che le specie sono fisse e che gli individui evolvono soltanto nell'ambito stesso della specie.
Estensione del concetto di evoluzionismo
Spesso si crea confusione sull'esatto senso dell'evoluzionismo Darwiniano. Esso si riferisce esclusivamente alle specie viventi : il suo allargamento a tutto l'universo e soprattutto al mondo della storia, della società e alla politica operata da non pochi pensatori, è cosa diversa di cui ora non ci occupiamo.
Definizione del problema
Dobbiamo soprattutto chiarire la distinzione fra adattamento ed evoluzione, concetti connessi ma ben distinti, che spesso invece vengono confusi.
Noi assistiamo innegabilmente in natura, a una selezione naturale: i forti sopravvivono e trasmettono i loro caratteri ai discendenti, i deboli soccombono e non hanno progenie. In alcuni casi questo fatto ha aspetti spettacolari: si pensi alle lotte dei maschi fra di loro per l'accoppiamento: solo il più forte vince e trasmette i suoi geni. Quando le condizioni ambientali mutano, allora alcuni caratteri particolari danno un vantaggio a chi ne è portatore e quindi vengono trasmessi ai discendenti . Si cita il caso famoso di una farfalla che nel paesaggio delle miniere di carbone dell'Inghilterra assunse un colore scuro : in effetti era accaduto che nel terreno, ormai divenuto scuro per i residui di carbone, le farfalle che avevano un tale colore sopravvissero e trasmisero tale caratteristica ai discendenti: la specie divenne cioè scura.
D'altra parte noi uomini, ormai da millenni, operiamo una selezione diretta ai nostri fini: la quasi totalità delle piante che coltiviamo, sono prodotti di una serie interminabile di innesti, incrociamo bovini in modo da avere mucche che fanno sempre più latte, creiamo cavalli sempre più veloci, cani con particolari caratteristiche,pecore con più lana.
In tutti questi casi però dovremmo parlare di adattamento: le farfalle di Inghilterra, le mucche, i cani sono sempre restati farfalle, mucche e cani , non hanno cambiato specie. Si intende per specie un insieme di individui che sono fra di loro interfecondi: noi possiamo sempre incrociare le nostre specie domestiche con quelle selvatiche (ammesse che esistano ancora) e quindi non abbiamo creato nuove specie.
L'evoluzionismo darwiniano afferma, invece, una cosa ben diversa: le specie derivano l'una dall'altra, anche individui ormai non più interfecondi e ormai diversissimi (non solo cavalli e cani ma anche mosche e ippopotami) hanno antenati comuni.
L'adattamento avviene nell'ambito delle specie, l'evoluzionismo tra le specie: del primo nessuno ha mai dubitato : è del secondo , teorizzato da Darwin, che qui si discute.
1^ Obiezione:il nostro mondo è in evoluzione?
Se l'evoluzione delle specie è esistito, esso indubbiamente deve operare anche al tempo presente. Pertanto noi dovremmo riscontrarlo anche negli esseri che sono intorno a noi: dovremmo vedere cioè le specie in evoluzione. Invece noi vediamo solo e sempre specie assolutamente fisse. Non esistono cioè dei cani che si evolvono verso qualche altro animale o qualche animale che si evolve verso i cani: un animale o è un cane o non lo è. Certamente vediamo razze e varietà evolversi continuamente ma solo nell'ambito della specie (adattamento) non al di fuori della specie: un San Bernardo e un chichuava appartengono comunque alla stessa specie, sono biologicamente interfecondi anche se praticamente è bel difficile fare accoppiare esemplari delle due razze. Ogni specie è ben definita. Non esistono essere intermedi, anelli evolutivi.
L'evoluzionismo sarebbe cioè clamorosamente smentita dalla semplice osservazione comune.
2^ Obiezione:l'uso sviluppa l'organo?
Esaminiamo questo punto per completezza di esposizione, ma un' idea del genere è stata completamente accantonata da tutti. E' stato detto che l'uso sviluppa l'organo e quindi gli animali affinano e sviluppano quegli organi che maggiormente adoperano. Si nota innanzitutto che solo in qualche caso l'uso sviluppa l'organo: è vero che camminando molto si sviluppano i muscoli delle gambe, ma non è vero che se si usano molto gli occhi la mia vista diviene più acuta, anzi è più facile che compaia qualche difetto.
Soprattutto però è ben chiaro,ormai, che si possono trasmettere ai discendenti i caratteri che abbiamo ricevuto dai nostri genitori e non quelli che abbiamo acquistato nella nostra vita. Fu fatto nell'800 un curioso esperimento: fu tagliata la coda a dei topi per una ventina di generazioni ma nascevano sempre topi con la coda: la genetica moderna ha assolutamente fugato ogni dubbio al riguardo.
3^ Obiezione: esistono variazione genetiche favorevoli?
Nell'evoluzionismo si ritiene che delle variazioni genetiche casuali diano ad alcuni individui dei caratteri favorevoli e pertanto essi riescano vincitori nella selezione naturale e trasmettano tali caratteri ai discendenti. In questo modo si spiegherebbe la comparsa di specie nuove adattate ai vari ambienti. Si è anche ipotizzato che radiazioni naturali possano alterare le cellule germinali analogamente a come si è sperimentato che radiazioni nucleari, sostanze chimiche possano far nascere figli deformi . Si obbietta allora che tali variazioni sono rarissime, dovute a eventi eccezionali provocate quasi sempre dall'uomo, non sono assolutamente una costante della natura. Gli essere viventi sono tutti diversi gli uni dall'altro ma sempre nell'ambito della specie. Soprattutto però si fa notare che quando appaiono caratteri "nuovi" essi sono sempre negativi e in natura portano alla rapida morte dell'individuo: sopravvivono gli individui che hanno le caratteristiche della specie al massimo grado, i "diversi" soccombono:solo l'uomo fa sopravvivere per motivi morali anche i diversi.
Non si sono mai riscontrate variazioni favorevoli: come pensare che esse invece siano la base comune della vita? Anche in questo caso l'evoluzionismo verrebbe smentito dalla osservazione comune.
4^Obiezione: ma un organismo non è un tutto organico?
Ogni organismo non è un insieme di organi collegati casualmente, ma è sempre un sistema in cui ogni parte è in armonia con tutte le altre, un "ORGANISMO" appunto: una variazione in un organo metterebbe in crisi tutto il sistema.
Molto comunemente si fa l'esempio dell' evoluzione del collo della giraffa: le giraffe che ,casualmente, avevano colli più lunghi, avevano maggiore possibilità di nutrirsi delle foglie degli alberi più alti e quindi vincendo la lotta per la vita potevano trasmettere il carattere "collo lungo" ai discendenti: dopo un sufficiente spazio di tempo, la specie giraffa ha acquisito il carattere del collo lungo che noi ora vediamo. Ma gli studi di biologia hanno acclarato che nella testa della giraffa esiste un particolare tessuto spugnoso che trattiene il sangue favorendone quindi la circolazione: infatti data l' altezza del collo, il sangue non potrebbe circolare facilmente nella testa e quindi i delicati tessuti cerebrali non sarebbero sufficientemente irrorati. Quindi non si tratta semplicemente di allungare il collo, si tratta di modificare tutto l'organismo: un casuale aumento della lunghezza del collo avrebbe prodotto la insufficiente irrorazione del cervello e la morte della giraffa e non un vantaggio.
Se, per assurdo, un uomo nascesse con un terzo occhio sulla nuca ,questo non potrebbe essere considerato un vantaggio evolutivo (potrebbe vedere anche i pericoli alle spalle) perché dovrebbe essere modificato contemporaneamente anche tutta la struttura cerebrale.
In realtà questa obiezione può essere considerata un approfondimento della precedente: le variazioni casuali che esulano dallo schema della specie non possono essere di vantaggio perché bisognerebbe contemporaneamente modificare l'intero complesso della struttura della specie stessa.
5^ obiezione: piccole variazioni portano a grandi variazioni ?
Ci si pone il problema della formazione di apparati complessi, per esempio dell'occhio. E' impensabile che in una mutazione genetica casuale esso appaia all'improvviso:si dirà allora che si arriverà per piccoli passi. Tuttavia si nota che un organo o è effettivamente funzionale o non dà alcun vantaggio al suo possessore: un occhio è organo estremamente complesso, non esiste un occhio "semplice". Posso facilmente supporre che le antilopi più veloci possano sopravvivere meglio e pertanto il carattere velocità si trasmetterà e si esalterà sempre nella specie: ma si tratta di un perfezionamento di caratteri gia esistenti (adattamento ): ma non è ipotizzabile che ciò che non c'è nella specie compaia gradatamente se ogni piccolo passo non è di per sè funzionale alla sopravvivenza. Insomma perché l'animale ne possa trarre vantaggio deve possedere un occhio vero e proprio, non qualcosa che poi in seguito potrà evolversi in un occhio.
6^OBIEZIONE:esistono animali semplici?
Nessun può seriamente pensare che, per un caso fortuito, delle sostanze possano disporsi in modo da formare un cammello , sarebbe assurdo. Tuttavia, afferma l'evoluzionismo, il caso ha prodotto in tempi antichi, nel famoso brodo primordiale, un primo essere vivente (o i primi essere viventi) estremamente semplice dal quale per evoluzione si sono poi prodotti i cammelli e anche l'uomo. Ma esistono essere viventi semplici? Gli antichi ritenevano che esistesse la generazione spontanea di animali inferiori: dalla terra potevano nascere spontaneamente vermi e anche mosche. Ma già nel '600, Redi dimostrò che ogni essere vivente nasce da un altro essere vivente. La moderna biologia scopre che in effetti il DNA di un moscerino non è poi tanto diverso da quello dell'uomo:ogni essere vivente è sempre qualcosa di molto complesso. Infatti tutti gli sviluppi della scienza non ci hanno permesso di creare un solo essere vivente se non partendo da un altro essere vivente, non riusciamo assolutamente a creare un vivente. Riusciamo solo a manipolare gli esseri viventi già esistenti. Ma se l'uomo, con tutta la meravigliosa scienza moderna, non riesce a creare un solo essere vivente, per quanto semplice, è possibile che ci sia riuscito il cieco caso?
7^ OBIEZIONE:quando è comparso l'uomo?
Nell'800 si era ritenuto che l'uomo fosse comparso recentemente come diretto discendente di scimmie antropomorfe. I ritrovamenti fossili, però, hanno spostato la comparsa di "ominidi" a più di un milione di anni fa: l'ascendenza dell'uomo viene spostata molto indietro e le scimmie appaiono rami collaterali e non nostri antenati.Si chiede allora: ma in effetti i così detti "ominidi" sono uomini e non sono uomini? La scienza moderna risponde negativamente, noi non siamo discendenti di essi ma apparteniamo a una specie diversa che, si ipotizza, ha sterminato gli ominidi ancora presenti. Ma l'uomo quando è apparso? Non sappiamo con precisione ma facciamocene un' idea. La storia umana, le prime grandi civiltà sono nate solo poco più di 5.000 anni fa, un attimo, un batter d'ali rispetto non solo ai tempi dell'universo ma anche a quelli della vita sulla terra. Se pensiamo poi anche alla così detta preistoria, non andiamo molto al di là ,diciamo di 10.000 anni, forse 20.000 ma sono sempre spazi di tempi insignificanti.
Quindi stando alle risultanze dei ritrovamenti, la specie umana è comparsa all'improvviso, in tempi recentissimi. nessun essere fossile può essere stato nostro antenato : perché allora ritenere che esso sia un effetto della evoluzione ? Questa teoria non è in aperto contrasto con i dati scientifici?
8^ Obiezione: i dati della paleobiologia sono attendibili?
Nell'ultimo secolo, nell'ambito dell'evoluzionismo, abbiamo assistito al fiorire di un gran numero di teorie che si contraddicono e si superano continuamente. Appaiono sempre nuovi dati che sono in contrasto con i precedenti e ciò che sembrava acclarato qualche anno fa, ora appare insostenibile. Certo, si dirà, la scienza non può essere dogmatica, deve sempre confrontarsi con i dati: è vero: ma non sarebbe allora più esatto dire che fino ad ora la scienza non è riuscita ad tracciare un quadro attendibile della storia della vita?
Si aggiunga poi che le tecniche di indagine sono all'avanguardia e quindi non sufficientemente sperimentate, che soprattutto gli scienziati fanno semplici congetture che poi sembrano essere "teorie" o addirittura "verità " scientifiche . Insomma altro è dire che sulla retina si formano le immagini (chi potrebbe contestarlo?) altro è dire che l'occhio si è formato nell'evoluzione (chi lo ha mai constatato?) ma ambedue sono considerati fatti scientifici.
Si sostiene soprattutto che gli scienziati inquadrano tutti i fatti in uno schema già precostituito, l'evoluzionismo, senza mai chiedersi minimamente se altri schemi siano possibili. Pertanto tutti i risultatati scientifici vanno rimessi in discussione e reinterpretati.
Conclusione
Noi non intendiamo né sostenere, né respingere le obiezioni anti-evoluzionistiche: ci siamo limitati solo a illustrarle nel modo più semplice e accessibile che abbiamo potuto.Siamo consapevoli che esse sono di fatto assenti, ignorate nella cultura europea. Riteniamo però che esse siano meritevoli di un attento esame, aspettiamo che altri ne dimostrino eventualmente l'infondatezza.
Ciò che va assolutamente evitato è che esse siano giudicate non dal punto di vista scientifico, ma da quello ideologico. Quando comparvero le teorie di Darwin, molti le rigettarono perché in contrasto con la bibbia. Molti fanno attualmente il percorso inverso rigettando le obiezioni perché in accordo con la Bibbia. Ma il discorso deve essere scientifico, razionale non ideologico.
NOTA: il caso delle infezioni
Spesso, come dimostrazione del processo evoluzionistico, si citano esperienze tratte da problemi attinenti alle infezioni. Si sa che molto spesso, intere popolazioni indigene sono state decimate da malattie portate dagli europei. Alcune malattie, come il morbillo, che per gli europei sono praticamente innocue, possono invece divenire mortali per altri popoli. La spiegazione è chiara: nelle precedenti generazioni solo quegli individui resistenti a tali infezioni sono sopravvissuti e quindi ci hanno trasmesso i caratteri genetici; un popolo che invece non ha dovuto affrontarle, si trova sprovvisto dalla necessaria resistenza. Questo, quindi, sarebbe un chiaro esempio di evoluzione della specie. Si fa però notare che la resistenza a certe malattie fa parte del patrimonio genetico anche se magari un numero ristretto di individui ne è in possesso; quindi siamo di fronte a un processo di adattamento non di evoluzione. Si noti poi che anche i popoli indigeni non sono mai stati interamente sterminati, hanno solo avuto perdite più alte di quelle europee: segno questo che anche presso di loro esistevano individui resistenti: solo che non essendoci stata nelle precedenti generazioni una selezione, questi erano in numero minore che presso gli europei.
Analogo è il caso della resistenza agli antibiotici dei germi patogeni: quando somministriamo degli antibiotici, non tutti i germi muoiono perché alcuni resistono, sopravvivono e quindi, riproducendosi,creano germi insensibili a quell'antibiotico. Per questo gli scienziati sono continuamente alla ricerca di sempre nuovi antibiotici e raccomandano di usarli solo in casi di effettiva necessità. Pure in questo caso non si può parlare di specie diverse ma solo di varianti, qualcosa di paragonabile alle razze degli animali pluricellulari.
PROF. GIOVANNI DE SIO
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