Pubblicato in APPUNTI , ottobre 2009 HOME
IL MITO DEL CONSUMISMO
Giovanni De Sio Cesari
Indice I veri bisogni Economia e consumismo effetti del consumismo
I "VERI" BISOGNI
Opinione diffusissima nella nostra epoca è che il consumismo sia un male anzi il male radicale: se gli uomini si accontentassero di un poco di meno, soprattutto non volessero quello che è inutile, tutti saremmo più felici , avremmo meno pensieri, saremmo più buoni anzi, la malvagità stessa dipende essenzialmente dal volere troppo.
Qualcuno allora ipotizza e propone: dobbiamo soddisfare i "veri" bisogni degli uomini e non quelli "falsi" consumistici : ecco la chiave del TUTTO
Ma come si fa distinguere i bisogni "veri" da quelli "falsi". CHI lo stabilisce ? e ancora più importante: COME attuarlo?
All'orda inarrestabile dei consumatori che vogliono, sempre più, abiti belli, macchine comode e viaggi esotici lo stato dovrebbe dire: ma questi non sono i vostri veri bisogni ( la vostra "vera" volontà): dovete invece indossare funzionali casacche alla Mao, fare salutari lunghe passeggiate a piedi, trascorrere le vacanze a vedere come lavorano operai e contadini: roba da essere linciati sul posto .
Non solo un governo eletto dal popolo ma nemmeno un faraone egizio potrebbe imporre una cosa del genere
La scelta anti consumistica, dei valori, della semplicità può essere una scelta personale non può essere imposta per legge
D’altra parte non è da pensare che tutti i mali della umanità provengano dal consumismo perche essi ve ne erano già, e tanti, anche prima che ci fosse il consumismo: la bontà e la cattiveria degli uomini ci sono sempre, più o meno, egualmente divisi in tutte le epoche e in tutti i ceti sociali e popoli e nazioni
E’ una mito senza fondamento la bontà primigenia dell’umanità: se fra i primitivi non vi sono ricchi e poveri non dipende che siano più buoni e solidali ma semplicemente perchè, oggettivamente, non c'è niente che possa essere usato come ricchezza.
Gli animali non fanno progressi perche essi, quando hanno risolto il problema della sopravvivenza, si fermano: l'uomo invece vuol sempre di più e questo, nel suo insieme, produce quel grandioso effetto che noi chiamano "progresso " fra immensi sacrifici, lacrime e anche sangue e guerre e rivoluzioni.
Certo : si può pensare che è più felice una società che cerca ghiande che una che deve pagare le cambiali. Io non discuto e non mi pronuncio su questa "valutazione",metto solo in luce un nesso causale.
Se l'uomo si fosse accontentato semplicemente di quello che aveva, se non ci fosse stato la voglia di "avere di più" (consumismo?) saremmo ancora alle ghiande: non sarebbe sorta l'allevamento degli animali, la orticoltura, l'agricoltura, le città, le piramidi la scrittura ,e poi la tecnica moderna e gli aerei e la TV e internet. (saremmo quindi a cercar ghiande e non a comunicare su internet)
Quando si dice che si vuole sostituire nella società la solidarietà all'interesse individuale, si afferma un nobile desiderio ma non si enuncia una dottrina politica economica. Siamo nel campo della utopia, nella quale si propone una teoria che sarebbe realizzabile SE l'umanità fosse diversa da quella che e' effettivamente: è una tendenza antica che non può essere definita politica o economia, che riguarda invece quello che realmente e' possibile " hic et nunc "( ora e adesso)
Infatti nessun governo, nessun partito che aspiri a governare , nessun ente economico e nessun economista sostiene una cosa del genere: il che significa che anche se fosse veramente realizzabile ( cosa che io assolutamente escluderei) ugualmente non si realizzerebbe per la mancanza di sostenitori
ECONOMIA E CONSUMISMO
il
sistema economico moderno che ha fra i suoi fondamenti anche il consumismo, ha
portato a uno sviluppo economico immenso e questo ha portato anche a libertà,
cultura, uguaglianze, assistenza, tutte cose inesistenti in altre epoche.
Allora la scelta è fra la antica vita del villaggio solidale in cui tutti
aiutavano tutti e tutti morivano di fame e di stenti e la moderna metropoli
industriale in cui nessuno si frega niente di nessuno ma in cui tutti hanno
cibo. assistenza, libertà, cultura
Il
mondo intero risponde: vedo dovunque masse sterminate di uomini che lasciano le
loro società solidali e a misura umana e affrontano pericoli e stenti
inenarrabili per andare nelle nostre società consumistiche e quindi egoistiche
e alienanti per prendersi i posti peggiori, quelli rifiutati dagli infelici
consumisti, oltretutto
Non vedo nessuno, tranne qualche filosofo strampalato, lasciare la opulenta e
alienante società occidentale per vivere in qualche villaggio di Masai dove la
solidarietà è la legge suprema
Certo si può pensare: ma può esistere una società che coniuga solidarietà e
valori con lo sviluppo, la libertà ecc. .
Si può ricordare il preistorico " uomo a una dimensione" di Marcuse. che vedeva nel consumismo la causa prima di una economia capitalistica, fondatati sullo sfruttamento, sull'egoismo, sull'apparire ,in una parola sul MALE e i bei discorsi del nostro 68 E' passata una vita da allora ma io non vedo da nessuna parte spuntare una nuova società ma dappertutto vedo tutti darsi da fare a copiare quella capitalistica e chi più copia più progredisce.
Dopo il fallimento spettacolare del comunismo non vedo nessuna proposta che possa non solo essere realizzata in questa generazioni ma nemmeno nelle prossime: se qualcuno ne trovi qualcuna realizzata da qualche parte me lo faccia sapere e prenderò anche io un barcone per arrivarci
Quando quelli dell'est-europa (non che a loro mancasse il necessario) realizzarono che quelli dell'ovest erano consumisti cioè avevano abiti, macchine e vacanze migliori buttarono all'aria il comunismo (reale)e si precipitarono incautamente verso i modelli occidentali
Potremmo pensare che gli uomini se non fossero mossi dall’avidità del superfluo potrebbero scambiarsi i prodotti in modo eticamente responsabile, che non ci sarebbero grandi disparità economiche, vi sarebbe amore, fratellanza e solidarietà: senza altro credo che sia vero: pero non credo che sia poi realizzabile al di la di ristretti e specifici ambiti che comunque sarebbe auspicabile che fossero allargati e diffusi. Ma è il business la forza principale dello sviluppo del mondo: non facciamoci pericolose illusioni
Molti quando sentono che vi è un business storcono il naso e cominciano a predicare contro il consumismo e quindi contro la avidità, contro i ricchi, contro la mancanza di valori ecc. ecc.
Ma il business è uno scambio che viene concluso perché viene considerato evidentemente giovevole ad ambedue le parti che lo contraggono. Non solo non c’è quindi niente di male ma esso invece è alla base della prosperità delle nazioni. Senza business noi saremmo ancora al livello di raccoglitori di ghiande, sempre in perenne pericolo di morire di fame. Il business non è il male: certo non è il bene in assoluto ma certamente è quello che ci fa vivere al di sopra del puro livello animale.
EFFETTI DEL CONSUMISMO
Alcuni per temperamento e personalità hanno bisogno di poco, vogliono una vita semplice disprezzano tutte le comodità moderne, si ritirano in luoghi remoti e pittoreschi: ma sono tipi originali e soprattutto rari.
Che accadrebbe se questo modo di pensare divenisse generale costume dell'uomo, quali sarebbero la conseguenze?
Seguendo S.Tommaso e S. Agostino nel medio evo si crepava di fame: poi vennero i "mercatori" italiani che non pensarono più a raccogliere tesori per il cielo e allora fiorirono le economie, si innalzarono torri e castelli e cattedrali che ancora noi tanto ammiriamo
La Cina, quando seguiva i nobili insegnamenti di Mao di vita virtuosa e spartana, moriva di fame, ora che si è data al più sfrenato consumismo ha il più alto tasso di sviluppo del mondo.
Senza approfondirne le motivazioni, pero, mi pare che tutti gli economisti dicano che se si rallenta la domanda rallenta la produzione e entriamo in crisi economica (disoccupazione, inflazione, povertà crescente ecc. )
Dopo la crisi economica per l'11 settembre in uno spot Bush diceva alla madre di non pregare ma di uscire a fare compere: certo Bush , si sa, secondi molti, era un criminale, ma a volte i criminali hanno ragione. E la crisi del 2008 non dipende essenzialmente dal fatto che la gente non è più tanto consumista perche ha perso un pò la fiducia? E tutti, Berlusconi in testa, a dire ma comprate, ma consumate,ma cambiatevi la macchina altrimenti andiamo tutti in miseria. Certo, per spenderli bisogna averceli i soldi: ma se quelli che hanno i soldi non li spendono e se li tengono ben stretti come fanno questi ad arrivare a chi i soldi non ce li ha ?
La moderna economia liberistica e capitalistica ha bisogno di una prosperità diffusa(altrimenti a chi si venderebbe?) e il nostro secolo ( cioè il 900, il precedente ) ha indubbiamente visto una immenso sviluppo della benessere come non solo si era mai visto ma nemmeno immaginato nei millenni precedenti
Ma molti dicono: va bene, vi sono quelli che stanno bene ma vi sono anche i poveri: dobbiamo pure pensare ad essi
Premettiamo pero una osservazione ; in sociologia si distingue una povertà assoluta (mancanza di beni essenziali, come cibo, ricovero) e un relativa (mancanza di beni generalmente diffusi in quell'ambiente sociale)
Il primo tipo di povertà è quasi sparito nel mondo del consumismo ma il secondo non sparirà mai anzi tende ad aumentare: per questo si dice che vi sono più poveri (relativi) in USA che nel Congo .
In realtà il povero americano con i sussidi che riceve ha un reddito molto superiore al lavoratore congolese di alto rango che percepisce uno stipendio invidiabile nel suo paese.
In realtà noi possiamo fare a meno del cellulare, delle vacanze, e di mille altre cose ma se i nostri "pari" le hanno e noi non le abbiamo ci sentiamo poveri e umiliati ed emarginati e scontenti e alla fine infelici.
Questo in fondo è il dramma della civiltà moderna.
In tempi antichi agli uomini bastava soddisfare solo i bisogni primari per essere contenti: poi c'erano i " signori" che avevano tante altre cose ma erano i "signori", come fossero di un altro pianeta: non erano i tuoi vicini o i tuoi parenti.
Io non mi faccio un cruccio perchè non ho una villa in Costa Smeralda, nessuno ce l'ha dei miei parenti, amici e conoscenti: ma se parenti, amici e conoscenti hanno un auto e io no, si, quello diventa un cruccio veramente
Il concetto di necessario e superfluo è estremamente relativo al contesto socio culturale: tornare al necessario abolendo il superfluo è un bella frase ad effetto ma in realtà è priva di significato a meno che per necessario si intenda semplicemente quello che ci fa sopravvivere
Non è certo necessario per viver avere il telefono il televisore il frigorifero e nemmeno, a ben pensarci, studiare: ma ci siamo abituati e ormai ci sembrano necessari anzi indispensabili