Pubblicato in "Osservatorio internazionale marzo 2011 n 91 ,anno IX HOME
MEDIO ORIENTE: CONSENSO E DITTATURE
Giovanni De Sio Cesari
Certo desta meraviglia che regimi come quello tunisino o egiziano possano essere crollati improvvisamente nello spazio di pochi giorni dopo essere durati oltre 60 anni se contiamo non solo gli ultimi presidenti ma i regimi nel loro insieme
Tuttavia questo fenomeno, sia pure stupefacente, non è nuovo nella storia anzi ha innumerevoli precedenti vicini e lontani ed ha una spiegazione molto semplice: il consenso generale che le dittature riescono a aggregare può incrinasi e dissolvesi in pochi giorni anche senza interventi esterni, anche all’improvviso, imprevedibilmente.
Mi torna alla mente nell’osservare le rivolte arabe un antico proverbio cinese che dice: il popolo è il mare che regge la barca del potere: la regge ma se si muove, la fa affondare.
Viene da fare allora una considerazione generale: qualunque potere di qualunque genere di uomini su altri uomini si può mantenere stabilmente solo e nella misura in cui in qualche modo vi è una intesa implicita o esplicita di accettazione da parte di entrambe le parti. Ad esempio anche quello che noi chiamiamo modernamente il maschilismo cioè il principio sociale per cui vi è una gerarchia più o meno accentuata fra uomini e donne si reggeva sempre sul fatto che le donne accettavano una tale subordinazione come fatto naturale e morale: era la donna stessa ad esigerlo: quando un tale principio poi si incrinato è nato il femminismo che non è un movimento solo di donne, occorre notarlo, ma che trova consenso in ambedue i sessi e anzi spesso sono proprie le donne ad essere più conservatrici dei ruoli sociali.
Passando al campo politico, che qui ci interessa, non è vero che il consenso sia necessario solo negli ordinamenti democratici e che invece i regimi assolutistici e dittatoriali non ne abbiano bisogno. Anzi è vero in qualche modo il contrario: infatti nelle democrazie moderne il governo è sostenuto solo da un maggioranza e contrastata da una minoranza ma le loro differenza numerica è ordinariamente esigua: una maggioranza troppo ampia, che noi chiamiamo comunemente e scherzosamente “bulgara”, è sempre molto sospetta. Infatti si dice che ciò che caratterizza le democrazie non è il consenso che è sempre necessario, ma il dissenso cioè la possibilità che esista e venga riconosciuta e rispettata sempre una minoranza con opinioni diverse.
Negli antichi regimi assolutistici invece il potere del faraone, dell’imperatore romano, del figlio del cielo (cinese ) del califfo, del re era invece necessariamente sostenuto dal consenso generale del popolo.
L’importanza del consenso del potere mediatico non è certo una scoperta moderna, tutto altro
Se si va nella terra d’Egitto si vedono dappertutto i templi e gli immensi monumenti che il faraone Ramses eresse per celebrare la sua vittoria sugli Hittiti a Kadesh: in realtà Ramses non aveva affatto vinto quella battaglia; anzi per imperizia aveva rischiato una rovinosa sconfitta ma tuttavia riuscì a convincere i suoi sudditi della sua grandezza e regnò per oltre 60 anni divenendo il più glorioso faraone della gloriosa storia egizia: tanto potè la propaganda in quelle lontane età
Ma in generale possiamo dire che la maggior parte delle opere d’arte che noi ammiriamo avevano sostanzialmente lo scopo di aggregare consenso. Le piramidi, gli anfiteatri romani, le cattedrali medioevali, le regge come Versailles avevano in sostanza la funzione di creare consenso mostrando la grandezza, la potenza dell’autorità alla quale quindi tutti dovevano inchinarsi.
Era un potere molto stabile ma fino a un certo punto: quando per qualunque motivo nel popolo si faceva strada l’idea che quel potere non fosse legittimo, il crollo era improvviso e rovinoso. Spesso erano le elittes, le corti a sopprimere quelli che rischiavano di far rovinare il potere prima ancora che il popolo potesse ribellarsi , e in questo modo cambiarono dinastie di imperatori romani, di imperatori cinesi, di faraoni, di re per grazia divina.
Per restare nella modernità ricordiamo la rivoluzioni francese, cinese,russa, dei Giovani Turchi: in tutti questi avvenimenti le lotte sanguinose vennero dopo il rovesciamento di quei poteri fra le varie fazioni in lotta fa cui quelle risorgenti anche degli antichi poteri: sostanzialmente il potere fu però rovesciato senza che quei regimi fossero in grado di opporre una vera resistenza perche era venuta meno quel consenso generale che essi avevano avuto per tanti secoli.
I regimi dittatoriali del 900 hanno una base diversa da quelli assolutistici del passato. Essi accettano il principio moderno che la sovranità viene dal popolo ( e non da Dio), analogamente alle democrazie, ma ritengono che il popolo si esprima attraverso modelli diversi, in genere attraverso una partito unico o predominate che riuscirebbe ad esprimere la vera volontà generale del popolo. Questa è stata sempre la pretesa di tutti i regimi non democratici del 900: fascismi ,comunismi, regimi nazionalisti o militari di paesi ex coloniali. Anzi si dice giustamente che i regimi dittatoriali (soprattutto il fascismo e il nazismo) non sarebbero stati possibili senza la radio che permetteva un rapporto diretto dei dittatori con il popolo stesso.
Pure in questi casi nel momento in cui il consenso si è incrinato questi regimi sono caduti improvvisamente
Alla fine egli anni ‘30 per il fascismo si parla di età del consenso: ma qualche anno dopo gli italiani capovolse del tutto la propria opinione per i disastri della guerra e il 25 luglio fu un giorno di giubilo popolare anche di quelli stessi che qualche anno prima avevano salutato con irrefrenabile entusiasmo la formazione dell’Impero
In Germania il regime resistette fino agli ultimi giorni perché comunque l’opinione pubblica non imputò al regime i disastri della guerra ma ai nemici, soprattutto ai Russi. Ma subito dopo la fine della guerra il consenso al nazismo si dileguò immediatamente
Anche il comunismo si resse fino a che vi fu un consenso generale o almeno una implicita accettazione. Anche quando esso si dissolse nei paesi dell’est europeo, il regime si resse comunque sulla Armata Rossa che interveniva o minacciava di intervenire ( Germania dell’est nel 53, Ungheria nel 56, Cecoslovacchia del 68, Polonia dagli anni 80) Quando un tale timore venne meno con la perestroika di Gorbaciov il Muro di Berlino crollò improvvisamente e con esso tutti i regimi dell’est e dopo qualche anno anche la stessa Unione Sovietica si dissolse.
Si deve anche notare che la subitaneità del crollo avviene anche per un fenomeno molto evidente in questi casi: il crollo di un regime significa anche che tutti quelli che vi avevano una qualche responsabilità al loro interno sono esposti a perdere il lavoro, la condizione sociale o anche la vita a seconda del loro grado di responsabilità : per salvarsi l’unica possibilità è quella di abbandonare il regime in tempo , prima di essere travolti dal suo crollo, guadagnando quindi delle benemerenze che possano metterli al sicuro e salvare il salvabile. Questo implica che quando il regime comincia a scricchiolare si manifesta una subitanea corsa di quelli che li avevano sostenuti al campo opposto.
Le file dei rivoluzionari si ingrossano improvvisamente per la massa di tutti quelli che cercano di salvarsi: e i regimi restano senza sostenitori
I regimi arabi ora caduti o in pericolo di cadere sono tutti a partito unico e guidati da un dittatore. Ebbero nel passato una legittimazione popolare anche molto forte in quanto esprimevano la volontà di una rinascita collegata alla fine del colonialismo e alla lotta al neo colonialismo: si definivano infatti paesi in via di sviluppo come nel resto del mondo
Ma i decenni sono passati ma lo sviluppo non è venuto: allora è venuto meno il consenso generale sul quale si fondavano e sono caduti