Pubblicato in " Appunti " aprile 2019 anno XVI n 4 HOME
Europeisti e populisti
Giovanni De Sio Cesari
Le prossime elezioni europee sono viste come uno scontro fra sostenitori della UE e forze cosiddette populiste, oppure sovraniste, insomma contrarie alla Ue nel suo complesso
In realtà almeno per il nostro paese ( ma con diverse caratteristiche anche per altri paesi ) una tale divisione poggia su un equivoco
Le forze europeiste, infatti, pongono pure esse sostanzialmente un programma di un mutamento profondo della UE cosa che in fondo è lo stesso programma delle forze populiste
In realtà nessuno è per principio contro l l’Europa nemmeno Salvini e Di Maio ma contro questa Europa ma anche quelli che la sostengono dicono di voler superare questa Europa, quella che Mattarella definisce un comitato di affari, che Renzi definiva un guazzabuglio di regolamenti, non quella per cui Prodi dice di aver lavorato e anche Macron in Francia agita gli stessi temi Paradossalmente sostenitori e contrari all’Europa alla fin fine sembrano concordare
Per rendercene conto esaminiamo il Manifesto di Calenda al quale paiono concordare e raggrupparsi tutti i partiti che si dichiarano europeisti
(Il documento è riportato in appendice )
Al di la delle enunciazioni di principio sulle quali è difficile non concordare vediamo i punti e che esplicitano in concreto il programma
Al punto uno
si parla si u welfare comunitario che comprenda anche un sussidio di disoccupazione, la fine del dumping fiscale sociale e ambientale , una politica industriale comune.
Al punto due
si parla di una politica migratoria comune con la apertura delle frontiere interne e la assunzione del problema da parte di tutta la comunità europea e non solo dei paesi come l Italia che si trovano per ragioni geografiche in prima linea Ancora più importante si ipotizza una esercito comune e una politica estera comune
Al punto tre
si parla di un bilancio proprio dell’unione che per il momento è per 80% erogazione degli stati : praticamente un vero bilancio comunitario in grado di provvedere ampiamente ad esigenze comuni
Al punto 4
la UE dovrebbe non solo badare al disavanzo e al PIL dei singoli stati ma anche alla redistribuzione delle reddito con lotta alla povertà e alle polarizzazione dei redditi
Al punto 5
ci si riferisce a una stretta collaborazione sul piano della ricerca scientifica
Al punto 6
ci si riferisce alla scarsa democrazia del gruppo di Visengrad che non dovrebbe piu essere tollerata
A prescindere dal punto 5, in pratica si vuole la trasformazione delle UE in una vera federazione degli stati che è il sogno di Ventotene ( ma anche di Prodi e di tanti) ma che nella evoluzione degli avvenimento è apparsa del tutto irrealizzabile : ed è proprio la mancata realizzazione che ha portato all’eurofobia e all’affermarsi di correnti politiche contrarie alla UE ( populisti)
Se effettivamente i risultati prefissi nel manifesto fossero raggiunti ( o per lo meno perseguiti) gli euro fobici si ridurrebbero a piccole minoranze ininfluenti
Chi mai sarebbe contrario all’Europa delineata dal manifesto? il problema è la attuabilità
Tradotto in soldoni ( anzi in euro) significa che il contribuente tedesco finanzierebbe sussidi di disoccupazione, sanita, investimenti e ricerca in Italia ( e allora non si vede perchè l Italia dovrebbe aumentare il debito ) ma allo stato attuale un politico in Germania potrebbe proporre qualcosa del genere senza essere linciato? (metaforicamente si intende)
L’obiettivo non è conservare l’Europa che c’è, ma rifondarla. Ma è possibile ora una cosa del genere? a me sembra di no
Quando Renzi propose molto, ma molto meno non gli risposero nemmeno di no, lo ignorarono proprio (forse se ne avessero almeno discusso ora non avrebbero stravinto le forze cosi dette populiste )
Mi pare che il programma delineato non sia realizzabile neppure in tempi lunghi : IN Europa come vera unione non si farà mai in tempi prevedibili ( chi sa , poi fra qualche secolo). è solo una illusione italiana. In fondo è quello che dicono i contrari alla UE
Il problema in discussione è un altro La differenza è che si pensi o meno che comunque questo che c’è sia meglio di niente : il Manifesto non pare dello stesso parere. non dice affatto che bisogne contentarsi di questa UE ma la vuole rifondare Il non detto è che non si riesce allora si andrà verso il disfacimento (e quello che dice Prodi parlando di una UE in mezzo al guado)
Io credo che manifesti di questo genere non riuniscano quelli che sono favorevoli alla UE cosi come è ma finiscono con l essere un boomerang, una critica implicita più forte di quella dei cosi detti populisti
Si puo pensare legittimamente che l'Europa cosi come è oggi è meglio che un'assenza di "Europa" ma NON è questo che dice il manifesto
A me pare che il programma delineato dal manifesto sia del tutto irrealizzabile e quindi pura demagogia:
Magari sarà pure vero che con tutti i limiti la UE comunque è cosa molto, molto positiva: è una opinione ragionevole In effetti si resta nella UE e soprattutto nell ‘euro perche appare difficile, pericoloso uscirne
APPENDICE
MANIFESTO PER LA COSTITUZIONE DI UNA LISTA UNICA DELLE FORZE POLITICHE E CIVICHE EUROPEISTE ALLE ELEZIONI EUROPEE L’Italia e l’Europa sono più forti di chi le vuole deboli!
Siamo europei. Il destino dell’Europa è il destino dell’Italia. Il nostro è un grande paese fondatore dell’Unione Europea, protagonista dell’evoluzione di questo progetto nell’arco di più di 60 anni. E protagonisti dobbiamo rimanere fino al conseguimento degli Stati Uniti d’Europa, per quanto distante questo traguardo possa oggi apparire. Il nostro ruolo nel mondo, la nostra sicurezza – economica e politica – dipendono dall’esito di questo processo. L’Unione Europea è il risultato della consapevolezza storica e della volontà dei popoli europei. Un continente attraversato dalle guerre è oggi uno spazio pacifico e comune di scambi culturali, politici, economici, governato da regole ispirate a valori di libertà, tolleranza e rispetto dei diritti. L’Unione Europea è la seconda economia e il secondo esportatore del mondo. Un mercato unico di cinquecento milioni di persone, regolato dai più alti standard di sicurezza e qualità, che assorbe ogni anno duecentocinquanta miliardi di esportazioni italiane. Il nostro attivo manifatturiero è oggi doppio rispetto a quello che avevamo prima dell’euro e la nostra manifattura, seconda solo a quella tedesca, è legata da una inscindibile e strategica rete di investimenti, collaborazioni industriali, tecnologiche e commerciali con le altre economie europee. In Europa si concentra la metà della spesa sociale globale a fronte del 6,5% della popolazione mondiale. L’Unione è dunque un grande conseguimento della storia, ma come ogni costruzione umana è reversibile se non si è pronti a combattere per difenderla e farla progredire. I cittadini europei sono oggi chiamati a questo compito. L’Europa è infatti investita in pieno da una crisi profonda dell’intero Occidente. La velocità del cambiamento innescato dalla globalizzazione e dall’innovazione tecnologica, e parallelamente gli scarsi investimenti in capitale umano e sociale – che avrebbero dovuto ricomporre le lacerazioni tra progresso e società, tra tecnica e uomo – hanno determinato l’aumento delle diseguaglianze e l’impoverimento relativo della classe media. Ciò ha scosso profondamente la fiducia dei cittadini nel futuro. L’incapacità di gestire i flussi migratori provenienti dalle aree di prossimità colpite da guerre e sottosviluppo ha messo in crisi l’idea di società aperta. La convergenza tra queste turbolente correnti della storia ha minato la fiducia di una parte dei cittadini nelle istituzioni e nei valori delle democrazie liberali. Per la prima volta dal dopoguerra esiste il rischio concreto di un’involuzione democratica nel cuore dell’Occidente. La battaglia per la democrazia è iniziata, si giocherà in Europa, e gli esiti non sono affatto scontati. L’obiettivo non è conservare l’Europa che c’è, ma rifondarla per riaffermare i valori dell’umanesimo democratico in un mondo profondamente diverso rispetto a quello che abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni. Un mondo che affronta tre sfide cruciali: il radicale cambiamento del lavoro, e dunque dei rapporti economici e sociali, a causa di un’ulteriore accelerazione dell’innovazione tecnologica; il rischio ambientale e la necessaria costruzione di un modello di sviluppo legato alla sostenibilità; uno scenario internazionale più pericoloso e conflittuale. Le forze da mobilitare per la costruzione della nuova Europa sono quelle del progresso, delle competenze, della cultura, della scienza, del volontariato, del lavoro e della produzione. **** Per il nostro Paese la permanenza in Europa è condizione essenziale per non distruggere le conquiste di tre generazioni di italiani. Fuori dall’Europa e dall’euro ci sono la povertà e l’irrilevanza internazionale. Per rimanere in Europa non bastano tuttavia dichiarazioni di intenti, servono politiche per la crescita e lo sviluppo sociale capaci di ridurre il divario, significativamente aumentato negli ultimi trent’anni, con gli altri grandi paesi dell’Unione. Se così non sarà, la nostra permanenza nell’euro e nell’UE diverrà insostenibile. Stiamo pagando le conseguenze di un lungo periodo in cui abbiamo investito meno e speso peggio degli altri paesi europei. La responsabilità di questi errori è interamente nostra.
Negli ultimi anni, grazie a
normative e fiscalità più favorevoli, le imprese italiane hanno fatto
uno sforzo importante per ammodernarsi, investire e internazionalizzarsi
con effetti positivi, ancorché insufficienti, su crescita e occupazione.
Il rapporto deficit/PIL si era ridotto e lo spread era tornato sotto
controllo. I due partiti che formano il Governo hanno sganciato l’Italia dal gruppo dei grandi paesi fondatori dell’UE. L’Italia è il primo grande Stato occidentale a essere guidato da forze che dichiarano apertamente di considerare il ruolo del Parlamento, l’indipendenza e l’autorevolezza delle istituzioni dello Stato, il valore dei trattati internazionali e il rispetto dei diritti civili come intralcio per l’azione del Governo. L’involuzione non è solo politica, ma anche culturale: basti pensare alla scarsa considerazione per il ruolo delle donne nella società – che rimane uno dei grandi mali dell’Italia -, all’avversione per la scienza e per la competenza– dall’ambiguità sui vaccini alla schedatura politica degli scienziati – e all’ostilità verso le minoranze e gli immigrati. In queste condizioni la permanenza dell’Italia nell’UE e nell’euro è a rischio. Le rassicurazioni di chi fino a ieri predicava l’uscita dalla moneta unica e ancora oggi si ispira apertamente a leadership non democratiche straniere, non hanno alcuna credibilità. ****
Le prossime elezioni europee
saranno il momento decisivo per dimostrare che vogliamo rimanere
saldamente in Europa e in Occidente.
Per questo è necessario costruire
alle prossime elezioni europee una lista unitaria delle forze civiche e
politiche europeiste. La sfida sarà vinta solo se riusciremo a
coinvolgere i cittadini, le associazioni, le liste civiche, il mondo del
lavoro, della produzione, delle professioni, del volontariato, della
cultura e della scienza, aprendo le liste elettorali a loro qualificati
rappresentanti. Ma nessuna sfida si vince giocando solo in difesa. Per questo la convergenza tra le forze europeiste si deve fondare su priorità forti e condivise. Le nostre priorità per una Europa nuova, che offriamo alla discussione e al dibattito, sono:
Nella consapevolezza dell’importanza del momento storico, i firmatari di questo appello sono pronti a mobilitarsi per sostenere uno schieramento unitario delle forze europeiste, ognuno secondo le proprie competenze e le proprie possibilità. La Storia è tornata in Europa. Siamo chiamati a difendere diritti e conquiste che abbiamo ereditato, costruendo un’Europa nuova capace di vincere le sfide dei prossimi decenni.
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Si parla molto dei valori della sinistra e si dice che non sono negoziabili, non possono essere barattati con qualche aumento salariale: ed è giustissimo. Ma quello che è da rilevare è che in genere non dobbiamo fare più scelte di valore. Una scelta di tal genere fu fatta nel primo dopoguerra, tanti anni fa, quando al di la dell’immediato vantaggio economico, dovemmo scegliere fra due modelli di vita e ci schierammo contro o pro il comunismo o la democrazia, allora detta borghese
Non è che la gente ora pensa solo al fatto economico, materiale dimentichi dei valori etici. Il fatto è che i regimi totalitari ( fascisti, comunisti, islamisti) vogliono imporre un determinata visione globale dell’uomo mentre le democrazie invece sono caratterizzate dalla liberta di coscienza e quindi, lasciando quelli spirituali al singolo e i liberi gruppi , si incentrano essenzialmente su fatti economici, I regimi comunisti volevano sradicare le religioni, gli islamisti vogliono imporla al mondo Ma nel nostro mondo politico il fatto di essere credente o meno non ha importanza, spesso viene ignorato (Merkel è credente o meno?) La dimensione economica e materiale resta competenza dello stato mentre quella spirituale appartiene al singolo, Solo occasionalmente ( aborto, matrimonio, omosessuali ) lo stato è costretto a intervenire: quasi sempre gli schieramenti sono trasversali ai partiti stessi
Con questo non si dice che non ci sono più valori ma che adesso in politica NON ci sia più quel tipo di scelta: i temi etici religiosi, di visione globale del mondo sono ormai trasversali ai partiti In realtà nessuno è più razzista ma tutti siamo interessati alla gestione dei flussi Alcuni dicono che nella pratica non possiamo trovare lavoro a milioni di immigrati se milioni di nostri connazionali non ne hanno e qualcuno invece dice che abbiamo bisogno di immigrati : ma tutto questo non c’entra con il razzismo. Molti immigrati votano Lega che conta pure l’unico senatore nero del parlamento
Anche la eventualità di uscita dall’euro o dalla UE , il sovranismo, non implicano affatto un nazionalismo del secolo scorso , non rigettano affatto i rapporti pacifici e collaborativi nel mondo, nessuno penserebbe a guerre di espansione . La UK è uscita dalla UE ma non per questo è meno internazionale di prima
Ma quali sono i valori della sinistra : si parla di diritti civili che attengono quasi sempre alla etica familiare e sessuale ma essi non sono storicamente propri della cultura della sinistra
Essi sono stati sempre lontanissimi dal comunismo in tutto il mondo che considerava invece certi atteggiamenti “liberi” come residui di decadenza borghese (Nella Cina maoista le coppie non potevano nemmeno temersi per mano e attualmente i gay sono pesantemente discriminati) . Ma il comunismo non esiste più mentre la sinistra democratica ( il PD in particolare) ha una forte componente di ispirazione religiosa non certo incline verso questi principi Nei partiti di destra abbiamo al di la delle tatticismi elettorali, atteggiamenti certamente più trasgressivi
A ben vedere le questioni del genere sono bipartisan : hanno tutte partigiani e avversari sia nel PD che negli altri partiti In genere si tratta di posizione tradizionaliste che sono sostenute dalla chiesa cattolica e nel PD vi è una componente cattolica che anzi finisce per essere quella che governa ( Prodi, Renzi, Letta, Gentiloni ). D’altra parte le opposizioni non sono solo confessionali ma trovano ampia seguito anche nei non credenti. Non si possono identificare in una solo parte politica ,come avvenne 50 anni fa per il divorzio. Diciamo che nel PD prevalgono di più che negli altri partiti
Io penso soprattutto che la sinistra parla troppo dei cosi detto diritti civili e poco dei cosi detti diritti del lavoratore , anzi parla molto dei primi perchè trova poco a dire sui secondi Ma a un poor working ( un rider, ad esempio) che guadagna troppo poco per mantenere dei figli poco importa che dei ricconi possano avere dei figli con l’utero in affitto. Il PD come i partiti tradizionali di sinistra non parla più degli ultimi dei disagiati, dei perdenti Ma cosi ha dimenticato i valori della giustizia sociale che sono la sua ragion d’essere, i suoi veri valori che hanno entusiasmato tante generazioni
Chi si definisce ,come faceva Silone , “un cristiano senza chiesa e socialista senza partito “, stenta sempre di più a riconoscersi in un partito che è tutto schiacciato sul liberismo globalista
In realtà tutta la società è mutata e per questo certi atteggiamenti sono mutati: non possono essere considerati un patrimonio di sinistra ne tanto meno dei lavoratori nel senso classico
In ogni caso si tratta di fatti che riguardano solo marginalmente la società : quante sono le coppie gay in grado di adottare un bambino con utero in affitto all’estero sui cui si è tanto a lungo discusso e polemizzato ( la famosa stepchild adoption, ma perchè poi in inglese?)
Solo i ciclisti ( rider) che portano pietanze a domicilio sono 50 mila più del doppio di quelli dell ILVA di Taranto: di essi la sinistra non ha mai parlato fino a quando una sentenza li pose all’attenzione generale. Di Maio li ha ricevuti: un colpo propagandistico davvero forte Ma perchè Renzi o Gentiloni non lo hanno fatto prima?
A me pare che la linea di garanzia del lavoro ( socialista) sia stata ripresa dai movimenti cosi detti populisti e infatti quelli che un giorno votavano a sinistra ora votano M5S o Lega ( quelli a basso reddito, i precari, quelli a rischio povertà ,i nuovi poveri e cosi via)
Ma le politiche annunciate sono velleitarie confuse irrealistiche . il PD dovrebbe invece perseguire politiche di tutela in modo equilibrato e realistico come è nella sua ragione storica e che poi mi sembra la ispirazione del primo Renzi
La frattura non è più quella del passato: alla contrapposizione fra operai (lavoratori) e proprietari (capitalisti ) si è sostituito quello fra garantiti e non garantiti o, se si preferisce, fra i vincitore e i perdenti della globalizzazione neo liberista della nuova economia. Il fatto è che la sinistra si è incentrata sui diritti e non su fatti economici ( più sulle unioni gay che sui salari) ma questo mutamento ha una sua ragione : la globalizzazione l ‘euro, la UE tolgono spazio all’intervento dello stato che era la ragion dì essere del socialismo Nel referendum di Pomigliano gli operai dovevano scegliere fra le condizioni poste non da Marchionne ma dal mercato globalizzato o non lavorare affatto Cosa mai potevano mai fare e cosa poteva fare un governo di qualunque colore ? Cosa può fare un governo italiano se le regole le detta il mercato globalizzato e non può nemmeno governare la moneta?
Quello che può fare la sinistra per non sparire è recuperare la sua ispirazione, porsi il problema dei più poveri e proporre soluzioni più ragionevoli ed efficaci di quelle dei partiti populisti : non si tratta di rincorrerli o di contrastarli ma di sfidarli
il PD non può ridursi al partito degli omosex ma deve essere quello dei lavoratori