Pubblicato in " Appunti "  marzo     2018   anno XV  n 3  HOME

 

 

Commercio internazionale e globalizzazione

 

 

Giovanni De Sio Cesari

 

Il  mercato internazionale come scambio delle merci e materie prime fra paesi  che non ne producono abbastanza, è cosa diversa dal delocalizzare le aziende in paesi dai bassi salari e normative

Noi italiani compriamo petrolio e carni da insaccare  perche non ne produciamo  a sufficienza e vendiamo macchinari di precisioni e olio di oliva a chi non ne produce abbastanza. Senza un mercato internazionale di tale genere resteremmo alla economia di sussistenza dei tempi delle caverne Ma la  globalizzazione è altra cosa:   compriamo tessuti cellulari  e perfino addobbi di Natale in altri paesi non perchè non possiamo produrli ( ne potremo produrre quantità illimitate  )  ma perchè le  aziende trovano più  conveniente pagare la mano d’opera cinese o indiana un decimo (diciamo ) di quanto pagherebbero in Italia. In questo modo l’economia  cinese e  indiana progrediscono,  i proprietari azionisti hanno profitti immensi, e la gente paga meno quei beni. Il problema è che in  questo modo tutti quelli che producevano o potrebbero produrre cellulari, tessuti e addobbi di Natale perdono il lavoro: una catastrofe sociale che è stata sottovalutata e lo è ancora

Il commercio  internazionale è esistito fin dagli albori della civiltà, la delocalizzazione è un fatto degli ultimi anni. Non mi sembra che mai un mercante della   Firenze dei Medici facesse lavorare  i propri tessuti da qualche altro paese  per risparmiare sulla mano d opera e poi li rivendessero non solo in Francia ma addirittura nella  stessa Firenze : sarebbe stato lapidato  a furor di popolo e maledetta  per sempre la sua  memoria

Nessuno, nemmeno Trump, pensa minimamente che gli scambi internazionali non siano necessari e che senza di essi torneremmo a una economia di pura sussistenza. La autarchia fu un tentativo del fascismo per fini politici ( bellici) e non economici

La questione  è se gli scambi debbano avvenire liberamente (attuale  globalizzazione) oppure regolati dagli stati, singoli o a gruppi:  In  altri termini, se deve  prevalere il mercato e la politica

Certamente non si puo contrapporre   mercato si--  mercato no Perfino nella Cina di Mao c’era spazio per il  mercato  Ovviamente si tratta sempre di un piu o di un  meno: da 30 anni almeno in Occidente il mercato ( liberismo ) ha prevalso sullo stato (socialismo)  

 Se fu una scelta politica all’inizio per sviluppare la economia attualmente  mi pare che si tratta  della impossibilita dello stato  che opera  a  livello locale  di opporsi al mercato che opera a livello mondiale: questo mi pare il punto.

 

Certo possiamo dire che gli scambi si fanno quando c’è convenienza reciproca. e che quindi se importiamo  addobbi di  natale dalla  Cina avremo anche noi la  nostra convenienza  Ma anche il lavoratore della Londra di Dikens aveva convenienza a lavorare a quelle  condizioni inumane altrimenti non ci sarebbe  andato in fabbrica, anche gli scaffalisti delle finte cooperative  che lavorano  nei grandi centri commerciali hanno convenienza a fare una nottata di  lavoro per pochi euro.  Ma lo stato  deve provvedere alla convenienza della società nel suo complesso , alla sostenibilità politica. Come dimostrava   Marx il  sistema capitalista dei suoi tempi di per se andava incontro alla  catastrofe: alla  fine  bastava aspettare (si disse che il Capitale era il libro di chi si godevano  la ricchezza   nella attesa del crollo del sistema)   Per questo Bismark, che certo  socialista non era, varò una serie  di riforme  che fecero poi grande la Germania  

Il problema dell’arretratezza dell’ Italia è cosa a parte perche il  fenomeno riguarda tutto l’Occidente   Tuttavia guardiamo in particolare  l’italia : è vero che nel passato l’Italia si è giovato nella esportazioni per i suoi salari più bassi.  Ma si trattava pur sempre  di condizioni paragonabili a quelli del resto d’Europa: non è l’abisso salariale e normativo con la Cambogia .

L’ aspetto piu grave della attuale globalizzazione non è quindi la perdita di posti di lavoro : piu grave è la impossibilita degli  stati di intervenire nell’economia come è avvenuto nel secolo scorso con effetti meravigliosi

Se il mercato globalizzato opera a livello mondiale, e  gli stati a livello locale questi sono impotenti di fronte al mercato. Il mercato globale potrebbe  essere regolato solo da  uno stato globale. Poiche questo non esiste e non si vede che possa esistere, almeno nei prossimi secoli, allora non resta che   regolare ( non abolire) il mercato globalizzato altrimenti nulla possiamo fare se non adeguarci al mercato

Ogni discorso presuppone quello che possiamo definire un meta disorso  cioe una serie di premesse  che non vengono esplicitate  ma date per evidenti in un certo contesto 

La premessa di tutto il il mainstream del pensiero politico economico ora dominante

è invece che comunque il mercato stesso risolverà al meglio i problemi , non si sa quando  ma li risolverà  e che comunque  niente si può fare se non aspettare che li risolva

 Ora  certamente il mercato è la base del prodigioso  sviluppo dell’Occidente ma di per se il mercato non opportunamente corretto dallo stato porta all’impoverimento dei molti e all’arricchimento di pochi che è esattamente quello che è successo all’inizio della industrializzazione e si si sta ripetendo  nei nostri  anni  

 Ma non  credo affatto che il mercato di per se  dia sempre progresso e che non resta che aspettare  che risolva ogni problema

 

Di fonte allo sviluppo  della industrializzazione fin dall’inizio si ebbero due concezioni: per alcuni  il mercato avrebbe  risolto tutto, bisognava solo lasciare la liberta economica ( liberisti  da non confondere con liberali: sono cose  diverse )

 Altri ( genericamente socialisti)  invece ritenevano che occorreva l’intervento dello stato in favore dei  lavoratore (da  non confondere con quello dell’ordine pubblico. del regolare il mercato stesso)   Fra i socialisti  Marx dimostrà in modo convincente che il liberismo (detto capitalismo) lasciato a  se stesso sarebbe  andato incontro alla sua stessa catastrofe Alcuni socialisti  ritennero che lo stato  dovesse assumersi   tutta la  organizzazione economica ( massimalisti , comunisti) altri che dovesse semplicemente fare delle norme  a garanzia dei lavoratori (social democratici , riformisti,  come ancora si definisce il PD ,)

 

Cosa è avvenuto nella realtà? Vediamo l’esperienza storica

I modelli statalisti  comunisti sono finiti nella miseria e nel terrore , in tragedie mai visti nella storia Morte per fame per milioni di persone nella  Ucraina di Stalin (holimodore), nella Cina di Mao  del cosi detto Grande balzo in avanti , nei campi della morte dei folli kmer rossi, fino alla caduta finale e improvvisa di tutto quel mondo nello spazio di un tempo stupefacente breve ,

 

 Lo sviluppo si è avuto invece nei modelli liberisti

Il liberismo di per se portò pero alla Londra  disperata di Dikens. alla sanguinosa insurrezione della comune di Parigi , ai cannoni di Bava Beccaris che a Milano sparano sulla folla affamata ( direi pure la brigantaggio post unitario ma è un caso a parte). Quello che invece ha portato al benessere ( prima impensabile ) della masse divenute tutto ceto medio, sono stati  gli interventi dello stato: ed è questo che ha sempre sostenuto la sinistra il socialismo ( anche il PD teoricamente)  e anche il pensiero sociale cattolico  Ma gli interventi  sono stati  fatti un po da tutti nel secolo scorso.  Gia Bismark nell’800 aveva creato la prosperità  della Germania con uno stato sociale, diciamo cosi. Gli USA risorsero dal 29 con un programma di intervento statale  il fascismo stesso   creo i primi interventi, il successo del nazismo fu dovuto molto al fatto che  riusci in solo qualche anno ad azzerare la disoccupazione, il miracolo economico italiano del dopoguerra fu  reso possibile da un forte intervento statale 

In sintesi possiamo dire che  lo sviluppo economico è  stato un effetto dello sviluppo tecnico ma esso va opportunamente governato

 Tutto questo si è interrotto da molti anni : malgrado il  progresso  eccezionale della tecnica  che ci permette di produrre piu beni di quanto in realta se ne possano consumare  una (parte della)  nuova generazione vive peggio della precedente : un tragico paradosso

Certo ci sono alcune rendite di posizione , alcune storture da correggere: ma invocare le liberazioni e concorrenza  di fronte al disastro  dei nostri tempi mi ricorda quando i comunisti, di fronte ai disastri di quel sistema economico,  invocavano sempre piu socializzazioni   

 

 E vero che piu che delocalizzazione è lo sviluppo tecnico che riduce i posti di lavoro: ma questo è avvenuto  sin dall’inizio della industrializzazione  e non ha portato alla miseria delle masse  ( prevista da Marx)  ma a livelli di benessere prima mai nemmeno sognati (nemmeno da Marx stesso)

Perche questo processo secolare in cui ogni generazione viveva meglio della precedente ( a parte guerre e rivoluzioni)  si è interrotto e tende a capovolgersi  per tanta parte   dell’umanita? Perche si sono lasciate le politiche adottate un po da tutti i governi di salvaguardia del lavoro  da Bismark alla DC 

 

Io non credo che la questione sia semplicemente un ritorno di posti di lavoro  in Occidente . Io credo che si tratti invece di passare da una economia retta  dalle  leggi del mercato internazionale  a quella regolata da leggi nazionali : se il mercato agisce a livello mondiale e lo stato a livello nazionale è evidente che il primo predomina sul secondo. , in pratica lo sostituisce