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LE RAGIONI DEGLI ARABI E DEGLI ISRAELIANI
Prof. Giovanni De Sio Cesari
( http://www.giovannidesio.it/
Indice :Premessa Chi è ebreo Identità ebraica Identità israeliana Idendità palestinese Laici e fonamentalisti in Israele Laici e fondamentalisti palestinesi Legittimità di Israele Profughi Gerusalemme Terrorismo Rappresaglie Insediamenti Due duplici guerre
Da oltre mezzo secolo si combatte
un aspro conflitto fra israeliani e arabi e le conseguenze negative si
ripercuotono in tutto il medio oriente. La soluzione prospettata della
formazione di due stati sovrani è condivisa da tutti gli stati del mondo ed
accettata anche dai due contendenti: eppure il conflitto continua ed anzi
ha assunto negli ultimi anni un andamento tragico che appare inarrestabile
malgrado gli sforzi congiunti praticamente di tutto il mondo: sembra un assurdo
politico che ha pochi riscontri nella storia: abbiamo avuto conflitti più vasti,
più lunghi, più sanguinosi ma alla fine si prospettava una soluzione, una
possibile vittoria di una delle parti. Ma in Palestina nessuno può vincere :
passano gli anni, passano i decenni, passano le generazioni (ormai siamo alla
quarta), aumentano lutti e tragedie ma è tutto vano, la
soluzione rimane sempre la stessa e pare sempre irrangiungibile.
In questo lavoro non faremo la storia del conflitto per la quale rimandiamo ad
altro articolo ma cercheremo di renderci conto di questo tragico caso storico:
esamineremo prima il formarsi delle due identità. israeliana e palestinese poi
passeremo al raffronto delle posizioni delle due parti sui principali problemi
specifici.
Spesso si pensa che essere ebreo significa seguire una certo credo religioso ma non è affatto cosi: si è ebrei anche se non si ha una fede religiosa ebrea.
A un primo livello la risposta è semplice : è ebreo il figlio di ebrei e precisamente, secondo le consuetudini bibliche, chi è nato da madre ebrea. Ma a un secondo livello la risposta è oltremodo complessa : cosa distingue gli ebrei dai non ebrei? Bisogna tener presente vari fattori:
RELIGIONE: è l'elemento più importante. Ma l'ebreo rimane tale anche se non segue alcuna religione e d'altra parte non si diventa ebrei per conversione religiosa ( come si puo diventare buddista o mussulmano). La religione ebraica infatti ha la caratteristica di essere una religione nazionale, non fa proseliti presso gli altri popoli. Dio infatti ha stretto un patto con i discendenti di Israele e al patto non possono accedere altri. Si noti che il temine "ebreo" di incerta origine (forse significava " nomade") è stato sempre il termine usato dagli altri popoli : il termine esatto invece è " israeliti " cioè discendenti da " Israele" nome con il quale ,secondo il racconto biblico, l'angelo del Signore designò Giacobbe.
CULTURA:potrebbero allora essere identificati in una cultura. Tuttavia gli ebrei hanno assunto la cultura dei popoli presso i quali vivono ad eccezione di tutto ciò che riguarda la religione e quindi gli usi ad essa connessa. Un ebreo in Germania avrà una mentalità da tedesco, in Iraq da arabo. Si rimanda quindi alla religione
GRUPPO ETNICO: Si può considerare gli ebrei nel senso di un insieme che persone che hanno caratteri genetici comuni in quanto discendenti da un piccolo, antico gruppo umano. L'antisemitismo parte proprio da questo assunto per individuare negli ebrei una "razza". In effetti gli ebrei non possono considerarsi un popolo puro (ma d'altra parte non ne esistono) . Gli ebrei che durante i millenni della diaspora si sono convertiti al cristianesimo o all'islam sono infatti usciti fuori dal gruppo confondendosi con i popoli circostanti : tutti noi europei abbiamo un antenato ebreo (convertito al cristianesimo). Soprattutto attraverso matrimoni misti molti non ebrei sono entrati a farne parte. La cosa è molto evidenti: gli ebrei hanno caratteri fisici simili a quelli dei popoli presso cui hanno convissuto : infatti in Israele si vedono persone che hanno caratteri fisici molto diversi: nordici, mediterranei, anche negri (Falascia), è un po come girare per gli USA. Identificare gli ebrei come un gruppo genetico è chiaramente insostenibile.
LINGUA In genere è la lingua a individuare un popolo. L'ebraico è la lingua originale e in essa furono scritti i primi libri della Bibbia. Tuttavia già dalla antichità ( V secolo a. C. ) gli ebrei persero la loro lingua e usavano l'aramaico che era la lingua comune del Medio Oriente e non come comunemente si crede, lingua specifica degli Ebrei. In seguito, spargendosi per il mondo, assunsero le lingue locali. Talvolta alcuni gruppi parlavano lingue diverse da quelle locali ma in questo caso si tratta di gruppi che conservano la lingua del luogo di emigrazione. E' il caso notissimo del "Yddish": nel mondo slavo si diffusero gruppi di ebrei provenienti dalla Germania che conservarono l'antico dialetto tedesco contaminato da elementi slavi. Lo stesso avvenne per certi gruppi di ebrei diffusi nel mediterraneo provenienti alla Spagna che conservarono a lungo lo spagnolo antico come lingua propria. La lingua ebraica rimaneva però come lingua liturgica. Solo in tempi recenti, alla formazione dello stato di Israele, su un antichissimo fondo biblico si è ristabilito l'ebraico come una lingua parlata. Caso unico nella storia una lingua morta ormai da 2500 anni è tornata a vivere.
Ci si pone allora il problema storiografico come gli ebrei abbiano potuto mantenere la loro individualità per duemila anni senza essere assorbito dai popoli circostanti. Bisogna distinguere il " prima" e il "dopo" la formazione dello stato moderno laico e liberale.
Sia nel modo islamico come nel modo cristiano nei quali gli ebrei si sono diffusi, lo Stato ha sempre avuto forti connotazioni confessionali: solo gli aderenti alla religione dominante avevano la pienezza dei diritti, gli altri gruppi potevano essere più o meno tollerati ma restavano sempre ben distinti . Nel mondo dell'islam non solo si sono conservato come entità distinta gli ebrei ma anche gruppi di cristiani aderenti alle più diverse confessioni: i Maroniti del Libano, i Caldei dell'Iraq, i Copti dell'Egitto.
In Occidente per ragioni storiche che sarebbe troppo lungo ad esaminare l'unico gruppo non cristiano furono gli ebrei. Essi furono sempre identificati solo su base religiosa: la conversione al cristianesimo significava anche uscire dalla identità ebraica. In effetti proprio per questo però non era facile psicologicamente per un ebreo passare al cristianesimo perchè questo avrebbe significato troncare i rapporti di solidarietà con tutti gli altri aderenti al gruppo, con parenti ed amici. Malgrado persecuzione ed emarginazione o meglio proprio per questo, la identità ebraica si manteneva forte.
La situazione cambiò radicalmente in Europa nell' 800 con la formazione dello stato laico e liberale e la contemporanea perdita di importanza della identità religiosa e il diffondersi anche dell'ateismo. L'appartenenza al culto ebraico non era più un impedimento alla piena integrazione e d'altra parte moltissimi ebrei abbandonavano la religione che d'altra parte perdeva rilievo sociale. Gli ebrei si integravano rapidamente e la identità che millenni di persecuzione non avevano potuto cancellare tendeva a perdersi in pochi decenni di libertà. Un contributo culturale grandissimo, sproporzionato alla modesta consistenza numerica è venuta alla civiltà occidentale dagli Ebrei. Ma si noti: in nessun caso si tratta di un contributo della "cultura ebraica", ma sempre di persone di origine ebraica che operavano a prescindere e in genere in contrasto con la loro cultura tradizionale. Insomma non c'è nulla di ebraico nel pensiero di Marx o di Freud o di Einstein (anche se qualcuno crede di vedere qualche lontano riflesso). Il processo di integrazione ebraico fu però improvvisamente e tragicamente interrotte dalle follie dell'antisemitismo soprattutto nazista. L'antisemitismo si distingue dall'antiebraismo tradizionale perchè identifica l'ebreo come appartenente a una razza e non a un a religione inventando i concetti scientificamente insostenibili di "ariani " e " semiti". L'antisemitismo si basa su un cumulo di errori storici e sociologici, su un complesso di assurde dicerie e incredibili confusioni ed è veramente gran meraviglia cha abbia potuto diffondersi in un popolo come quello tedesco d'altra parte colto e civile.
Ne " Il giardino dei Finzi Contini" di Bassani ben si ritrae il fenomeno del ritorno all'identità: gli ebrei di Ferrara non formano gruppo, non hanno particolari relazioni fra di loro, non si conoscono nemmeno bene tra loro anche se vivono in una piccola città, in maggioranza non sono nemmeno più credenti. ma con la promulgazione delle leggi razziali sono "costretti" a divenire gruppo, a ritrovare la identità. Cacciati incredibilmente dal circolo del tennis cittadino perchè "non ariani" formano un loro circolo privato separato "ebraico"
La immane tragedia seguita alla follia nazista ha creato una nuova coscienza ebraica fondata sulla paura che avvenimenti del genere possano ripetersi: nessuno avrebbe pensato negli anni trenta che sei milioni di esseri umani potessero essere sterminati nei lager: chi ci assicura che avvenimenti del genere non possano ripetersi?
Si è pure creato in occidente un senso di solidarietà e anche un senso di colpa profondo per non aver saputo impedire la immane tragedia.
Il nazismo ha provocato insieme il risorgere della coscienza ebraica e il passaggio dalla millenaria ostilità europea a una profonda solidarietà: Hitler certo non lo aveva previsto
Essere israeliano significa essere cittadino dello Stato di Israele. Non si tratta di un fatto etnico culturale ma di un fatto giuridico: tuttavia il problema è molto complesso per la presenza di cittadini dalle origini molto diverse.
Hanno la cittadinanza israeliana innanzi tutti coloro che abitavano nei confini dello stato di Israele alla sua formazione e i loro discendenti. Tuttavia gli arabi che abitavano quelle zone in maggioranza fuggirono ritenendo di poter tornare in breve al seguito degli eserciti arabi vincitori. Per tutti costoro Israele ha sempre negato la cittadinanza. Quelli che invece restarono (e discendenti) hanno la piena cittadinanza. ed eleggono i rappresentanti al parlamento israeliano. Il perdurare di uno stato di aspro conflitto li pone però in situazione particolarmente delicata: essi sono cittadini di uno stato che è in lotta con il gruppo etnico a cui essi sentono di appartenere, si dicono discriminati e in effetti gli Israeliani si fidano poco della loro lealtà ed essi restano sospesi fra due mondi in lotta.
Il gruppo di maggioranza è quello ebraico ma esso a sua volta è formato da ondate di immigrati di origine e tempi diversi. Fra le due guerre mondiali si stabilirono in Palestina, allora mandato britannico, in base alla dichiarazione Balfour un numero non eccessivo di ebrei: essi intendevano avere un loro "focolare", un loro " luogo" dove potessero conservare la loro identità minacciata, come abbiamo visto, dalla assimilazione in Europa. Si trattava di persone di cultura e mentalità europea, molto motivate e determinate che misero a frutto con grande intraprendenza terre fino ad allora povere e che intrattennero con gli arabi rapporti in genere abbastanza buoni. La tragedia della Seconda Guerra Mondiale fece affluire in Palestina ondate di ebrei in parte scampati ai campi di concentramento e comunque ben decisi a trovare un luogo sicuro da ulteriori persecuzioni. Anche costoro erano di origine e cultura europea e e si amalgamarono facilmente con quelli gia residenti (detti " sabra", nati in Palestina) ma portarono anche una ossessione per la sicurezza che tanta parte ha avuto poi nell'atteggiamento di Israele: con la risoluzione dell'ONU e la guerra si formò lo stato di Israele della cui cittadinanza quindi parteciparono tutti i residenti.
La costituzione dello Stato però ha il principio secondo il quale ogni ebreo che desidera stabilirsi in Israele ha diritto ad avere la cittadinanza. si tratta di un caso unico al mondo (ma la " unicità" è molto comune quando si parla di ebrei). Pertanto tutti gli ebrei che lo desideravano poterono stabilirsi in Israele,
Ricordiamo alcuni ondate in particolare:Il conflitto con gli arabi portò alla emigrazione degli ebrei residenti nei paesi arabi in Israele. Si trattava di comunità che avevano convissuto pacificamente per oltre un millennio con gli arabi di cui avevano assimilato cultura e lingua e che improvvisamente si trovavano catapultate in un mondo "occidentale", a loro del tutto estraneo. C'era chi veniva dallo Yemen con molte mogli e con i "rotoli della legge " (proprio letteralmente "rotoli") e si trovava in città dal traffico caotico. Un caso particolare furono i Falascia dell'Etiopia: si tratta di un gruppo di pelle nera e di religione ebrea, delle cui origini nulla si sa di preciso tranne che sono antichissime e che passarono all'improvviso da un mondo fermo a duemila anni fa nel XX secolo.
Recentemente vi è stata una ondata massiccia di immigrazioni dalla Russia e dai paesi slavi ex comunisti. Con lo sfacelo del URSS e la terribile crisi economia molti russi di origine ebrea hanno ritenuto conveniente inserirsi in un paese dalla economia abbastanza florida. Prevalgono quindi motivi economici e non ideali: la identità ebraica in Russia era molto poco sentita, non si sa nemmeno quanti effettivamente degli immigrati possano considerarsi ebrei data la difficoltà di chiarire questo concetto come abbiamo prima visto. Inoltre gli ebrei di origine slava abituati al comunismo hanno anche difficoltà a inserirsi in un ambiente economico liberista di tipo occidentale.
Si intende con questo termine gli abitanti della Palestina non ebrei che vivevano ivi prima della immigrazione ebrea. La Palestina però non ha mai ,fin dall'antichità, costituita uno stato autonomo ma ha fatto sempre parte degli imperi che si sono succeduti nella regione . Nel 1918 faceva parte dell'impero turco: con la sua dissoluzione essa divenne mandato britannico. Nel 1948 l'ONU decise la spartizione della regione e la parte che non costituì lo stato di Israele entrò a far parte della GIordania, Dopo la guerra del 67 la Giordania rinunciò a ogni diritto sulla regione che "aspira" quindi a divenire uno stato autonomo. Conseguentemente non è mai esistita una nazionalità "Palestinse", distinta dai popoli vicini.
I Palestinesi sono tutti di lingua araba ma non tutti sono mussulmani. Infatti circa il 10 % sono cristiani appartenenti a comunità preesistenti all'invasione araba ("melkiti", cioè partigiani del Melk" .nome arabo che designava l'imperatore bizantino ) o costituitosi con l'arrivo dei crociati. L'elemento cristiano tuttavia pare in forte diminuzione per la emigrazione.
Vi sono però molte "categorie" di Palestinesi che cerchiamo di distinguere:
arabi di cittadinanza israeliana. in genere non vengono considerati "palestinesi ": tuttavia almeno da un punto di vista arabo anche questi sono palestinesi"
abitanti della Cisgiordania : (nel linguaggio internazionale "West bank" cioè la riva occidentale del Giordano ). Si tratta di coloro che abitavano i territori assegnati agli arabi nella spartizione e che fino al 1967 erano cittadini giordani e che quindi non si sono mossi dalle loro sedi tradizionali.
Profughi in Cisgiordania: quelle persone che fuggirono dai territori assegnati a Israele e si rifugiarono nella parte araba.
Striscia di Gaza ("Gaza strip" nel linguaggio internazionale): fu costituita all'indomani della prima guerra arabo palestinese nel 1948 sotto amministrazione egiziana, Vi si rifugiarono "provvisoriamente" i profughi arabi. Si tratta di un territorio che non ha alcuna risorsa, formato da campi che con il tempo si sono trasformati in una sterminata e desolata città di 1.200.000 abitanti. Vivono con aiuti internazionali e con il lavoro saltuario svolto in Israele: sono i più disperati fra i palestinesi.
Profughi palestinesi: si tratta di un numero non facilmente quantificabili di persone che vivono fuori di confini della Palestina: In buona parte si sono integrati nel vicino regno di Giordania ma si trovano sparsi in tutti i paesi arabi e molti sono emigrati nei paesi industrializzati dell'Occidente
I palestinesi poi si trovano in una situazione giuridica paradossale. I territori infatti non sono annessi allo stato di Israele che in questo caso dovrebbe riconoscere la cittadinanza ai palestinesi e quindi rischierebbe con il consegnare lo stato alla maggioranza araba. Ma i palestinesi non sono nemmeno Giordani perchè omai la Giordania ha rinunciato a ogni sovranità, non costituiscono nemmeno poi uno stato indipendente, non possono essere assimilati alle colonie come quelle europee dell'800. Sono abitanti di territori occupati durante una guerra: ma in questo caso l'occupazione termina rapidamente dopo la la fine della guerra e comunque resta la struttura amministrativa preesistente ( si pensi all'Italia sotto occupazione tedesca e alleata durante la Seconda Guerra Mondiale). Ma la guerra in Palestina è terminata da 36 anni, lo stato preesistente (la Giordania) si è ritirato da ogni pretesa.
LAICI E FONDAMENTALISTI IN ISRAELE
Le posizioni israeliane sono molte diversificate e possono essere ricondotte parzialmente alle ondate di immigrazioni che si sono succedute non nel senso che ciascun gruppo conservi le proprie posizioni ( i gruppi si sono fusi) ma ciascuno ha portato esigenze proprie.
I primi immigrati portarono una concezione che insieme era di forte identità ideale ebraica ma anche democratica, tollerante, laica propria della democrazie europee dalle quali provenivano. Le ondate proveniente dalle persecuzioni naziste invece portarono nel profondo dell'anima un clima di terrore al quale erano sfuggiti e soprattutto una vera "ossessione" per la sicurezza. Per i profughi dei paesi arabi pure vi è rivalsa contro gli arabi dai quali sono stati scacciati perdendo molto spesso posizioni economiche vantaggiose conquistate con un lavoro di generazioni. I più recenti profughi russi invece sono estranei a tutto queste esigenze e cercano semplicemente una posizione economica dignitosa che non riuscivano più ad avere nei paesi di origine.
La distinzione fondamentale però in Israele è quella fra "fondamentalisti" e "laici".
FONDAMENTALISTI Un certo numero minoritario ma organizzato e combattivo di Isaraeliani trova la legittimazione dello stato di Israele nella fede religiosa. Nella bibbia è detto che "tutta" la Palestina appartiene agli Israeliti per volere diretto di Dio. Pertanto essi ritengono che con il tempo "tutti" gli arabi debbano andare via da "tutta" la Palestina: in questa prospettiva essi si stabiliscono nella Cisgiordania , anche nella striscia di Gaza per costituire un avamposto, mettere le basi di una futura espansione ebrea in quelle zone . Difficile ogni discorso con i "fondamentalisti": essi si affidano a una fede religiosa vissuta intensamente, a un comandamento divino e pertanto sono sordi a ogni considerazione realistica, politica, di opportunità e di equità internazionale. Anche nella foggia degli abiti (che comunque è ottocentesca e nulla ha a che fare con la tradizione antica ebraica) sembrano appartenere ad un altra epoca, a un mondo che non conosce laicità e tolleranza . Ritengono di conoscere la " volontà di Dio" e che quindi la debbano seguire a ogni costo e che comunque Dio darà ad essi la vittoria anche al di la della corta previsione umana: ogni altra considerazione appare loro del tutto irrilevante
LAICI Si tratta della grande maggioranza. Si tratta di persone che o non sono credenti o non prendono comunque alla lettera il principio biblico che la Palestina appartenga agli Ebrei. Essi giustificano il loro Stato con considerazioni storiche, con necessità concrete. Sono potenzialmente favorevoli quindi nell'accettazione della formazione di uno stato palestinese: il problema riguarda in generale la sicurezza. In parte temono che i palestinesi comunque saranno loro nemici che cercheranno sempre di distruggere Israele e che quindi la formazione di uno Stato palestinese sia solo un "regalo pericoloso" ai loro nemici, in parte invece sono convinti che un accordo con i palestinesi sia comunque necessario per creare una vita normale , ordinata, pacifica nel loro Stato: la prevalenza dell'una o dell'altra convinzione determina in effetti la politica di Israele.
LAICI E FONDAMENTALISTI FRA I PALESTINESI
Al momento della decisione dell'ONU della spartizione della Palestina era opinione comune fra gli arabi che gli eserciti regolari degli stati arabi (soprattutto quello egiziano) avrebbero spazzato facilmente le resistenze ebraiche: I profughi pensarono a un ritorno in qualche mese. I fatti andarono diversamente , gli israeliani resistettero validamente e poi contrattarono gli eserciti arabi che furono respinti. Malgrado ciò i palestinesi ritennero che si trattasse solo di un infortunio e aspettavano con fiducia la rivincita degli eserciti arabi. Venne la guerra del 56 poi soprattutto quella del 67 che spazzò ogni illusione. In seguito la guerra del Kippur e gli accordi di Camp David tolsero ogni residua possibilità che gli stati arabi "liberassero" la Palestina. I palestinesi allora si organizzarono autonomamente per una guerra di lunga durata contro Israele conservando la convinzione di una vittoria finale. La lotta fu portata da varie organizzazioni più o meno in concorrenza e talvolta in lotta fra di loro fra le quali quella più rappresentativa fu l' OLP diretta da Arafat. Il modello a cui si si ispirarono era quello della sinistra europea con la quale ebbero sempre stretti rapporti. La lotta ad Israele fu assimilata a una lotta contro il colonialismo e il capitalismo,si adottarono tecniche di guerriglia che allora parevano dare buoni frutti (in Viet-nam, in America latina), si ebbe l'appoggio attivo dei movimenti giovanile nati dal 68 (divenne di moda il copricapo tradizionale palestinese che tuttora porta Arafat ma che è in generale disuso presso i palestinesi). La lotta coinvolse la Giordania (Ottobre Nero del 1970) portò alla disastrosa guerra civile del Libano, si estese in Europa e in America con oscuri contatti con organizzazione terroristiche dell'estrema sinistra. Il carattere della organizzazione si mantenne sempre decisamente laico ( ma non antireligioso)
Una svolta decisiva si è avuto dall'inizio degli anno '90. Realisticamente, specie dopo il dissolvimento dell'URSS e del fallimento di tutte le azioni violente si è fatta strada nei dirigenti palestinesi la necessità di un accordo che rinunciasse all'obbiettivo ormai chiaramente utopistico della distruzione dello stato di Israele e si limitasse alla formazione di uno stato palestinese accanto a quello israeliano. Dopo la prima Guerra del Golfo con la mediazione attiva a volte autoritaria degli USA si giunse ad accordi che avrebbero dovuto portare gradatamente alla formazione di uno stato palestinese autonomo. Gli accordi furono sempre estremamente impopolari fra i palestinesi: per oltre cinquanta anni avevano aspettato con incrollabile fiducia la distruzione di Israele, avevano sempre sacrificato ogni cosa a questo fine e ora invece dovevano accontentarsi di quello che avevano sempre rifiutato, tutti i loro morti, tutti i loro sacrifici erano stati vani. Era certamente difficile da accettare, bisogna riconoscerlo, ma pure era l'unica soluzione realistica. Nel frattempo però nel mondo arabo era cresciuto il fenomeno che noi in Occidente definiamo" fondamentalismo islamico", Già nel 79 Komeini aveva bandito un ritorno a un Islam integrale rifiutando ogni influenza europea: Il fenomeno poi era dilagato nell'Afganistan in lotta con i Russi, In Algeria con la sanguinosa guerriglia del FIS (Fronte islamico di salvezza), si diffondeva un pò dappertutto nel mondo arabo. Anche fra i palestinesi allora prevalsero le correnti a carattere integralista religioso soprattutto "HAMAS" . Il rovesciamento di mentalità era fortissimo. La OLP era sempre stata laica, progressista, vicina alla sinistra europea e comunque una parte dei palestinesi, spesso i più impegnati , erano di origine cristiana. Il fondamentalismo islamico considera invece ogni influenza europea come "diabolica" , interpreta la lotta ad Israele come la lotta dei credenti contro gli infedeli proclamando quindi la "guerra santa" (gihad). Si promette ai combattenti, soprattutto agli Shaid (martiri, in Europa definiti Kamikaze ) che si fanno esplodere il paradiso mussulmano, Come i fondamentalisti Israeliani sono del tutto sordi a ogni considerazione realistica, sicuri che Allah darà alla fine la vittoria ai suoi fedeli se se la sapranno meritare. I due fondamentalisti affermano sostanzialmente la stessa cosa: al di la di quanto il corto intendimento umano possa comprendere, Dio darà la vittoria a quelli che seguono la sua volontà .
In queste condizioni si comprende come difficile possa essere il raggiungimento della pace: i laici e i moderati sia di Israele che che di Palestina ormai temono la prevalenza in Palestina o in Israele di correnti fondamentaliste dagli effetti imprevedibili e tragici.
Prendiamo ora in esame alcune delle vertenze fra arabi e palestinesi cercando di illustrare il piu oggettivamente possibili del ragioni degli uni degli altri.
LEGITTIMITA' DELLO STATO DI ISRAELE
PALESTINESI: si tratta di un aggressione internazionale contro la quale è lecito e doveroso combattere. non è pensabile che un popolo rivendichi come proprio una terra nella quale non risiede da millenni. E' questo il punto fondamentale che ogni palestinese non può accettare. sul quale ogni arabo di qualunque corrente si impunta considerandolo una immensa ingiustizia. Al limite, nel passato, potevano concedere che un numero non eccessivo di ebrei vivessero in uno stato arabo L'aggressione viene vista o come un aspetto del capitalismo e imperialismo (correnti laiche) o come un episodio di lotta fra civiltà, di lotta , di guerra contro gli infedeli (gihad)( correnti fondamentaliste)
ISARELIANI:lo stato di Israele è nato da une decisione dell'ONU, gli arabi hanno la colpa di tutto quello che è successo dopo perchè essi non hanno accettato tale decisione, hanno voluto continuamente la guerra e l'hanno continuamente persa: essi sono gli aggressori. Gli ebrei avevano anche diritto a una loro patria e comunque dalla Seconda Guerra Mondiale sono mutati tanti confini, ma nessuno Stato rivendica i territori persi. Si nota poi che in effetti lo Stato di Israrele occupa circa 20.000 Kmq: se si tiene presente che la metà del territorio è poi costituita dal deserto del Negev ,in effetti tutto il territorio di Israele è ben piccola cosa , paragonabile a un una piccola regione italiana come l' Umbria di fronte agli immensi territori dei popoli arabi che si estendono dall'Iraq al Marocco.
Per i "fondamentalisti" la motivazione è come abbiamo notato la volontà divina manifestata nella Bibbia che ha assegnato "tutta" la Palestina agli ebrei.
PALESTINESI :si tratta di persone scacciate dalle loro case con la violenza, hanno il diritto a tornare se lo desiderano. Nei campi profughi ogni famiglia dice di " essere " di un "luogo" della Palestina (ora Israele) che magari non hanno mai visto (solo gli anziani vi abitavano ). Nel ricordo il luogo di origine diventa poi spesso un mito, un "eden" perduto al quale "bisogna" tornare. In questo sono molto simili agli ebrei della dispersione che si salutavano dicendo "l'altro anno a Gerusalemme" e sognavano la terra "dove scorre latte e miele."
ISRAELIANI I profughi hanno volontariamente lasciato le loro sedi con l'intento di tornare e distruggere Israele. Inoltre si trattava di un numero limitato i persone: il numero è divenuto enorme per la sconsiderata politica palestinese di un esagerato sviluppo demografico perseguito proprio con lo scopo dichiarato di creare un problema irrisolvibile. Il mondo arabo è costituito da immensi territori con centinaia di milioni di abitanti: poche centinaia di migliaia di profughi avrebbero potuto essere facilmente assorbiti. Si notino i molti milioni di tedeschi scacciati dai territori che abitavano da secoli assorbiti senza problemi dalla Germania. Anche circa 300.000 istriani si sono rifugiati in Italia ma non per questo l'italia rivendica l'Istria. I profughi sono un problema creato artatamente proprio dagli arabi stessi.
ISRAELIANI Gerusalemme è il loro unico luogo di culto e di memorie storiche."deve" essere la loro capitale. Cristiani e mussulmani hanno tanti altri luoghi di culto ma gli ebrei hanno solo "il muro del pianto" . Gerusalemme non è mai stata veramente importante per i mussulmani
PALESTINESI dalla spianata di Gerusalemme Maometto è stato assunto in cielo, Su di essa sorgono infatti una magnifica moschea "Al Alaqsa" (la spendente) e sempre è stato un luogo sacro (terzo dopo La Mecca e Medina)
NOTA:si tratta propriamente solo della città antica, solo qualche chilometro quadrato La parte nuova è abitata da israeliani , la periferia araba ad alcuni chilometri di distanza prende il nome di Ramallah . Gli accordi di pace sono caduti proprio per le violente manifestazioni scoppiate fra gli arabi quando Sharon si recò sulla spianata per rivendicare la sovranità israeliana su Gerusalemme. La questione di Gerusalemme riveste una importanza enorme , tutti si dichiarano pronti a combattere e a morire per essa. la qual cosa pare difficilmente comprensibile a un europeo. LA Santa Sede ha sempre proposto uno "status" particolare per Gerusalemme come città aperta a tutte e tre religioni ma la proposta, per quanto ragionevole, è stata sempre respinta sia da israeliani che dagli arabi
TERRORISMO- GUERRA DI LIBERAZIONE
ISRAELIANI considerano prioritaria la lotta al terrorismo. I Kamikaze sono assassini, espressione di barbarie, mostrano il vero volto dei palestinesi. Si tratta di una lotta globale al terrorismo islamico che minaccia la stabilità i tutto il mondo e tutto il mondo deve rendersene conto: i terroristi palestinesi si muovono con le stesso fanatismo religioso, con lo stesso rituale, con la stessa ideologia degli attentatori dell' 11 settembre e di tanti altri attentati simili. I kamikaze palestinesi non sono fanatici isolati: sono appoggiati, acclamati da folle immense di palestinesi, basta vedere i telegiornali. Ricordiamo come i palestinesi scesero in festa per le strade all'arrivo delle notizie degli attentati l'11 settembre. Non vogliono alcun trattativa con i Palestinesi fino a che questi non lottino seriamente contro il terrorismo. Come pensare che si può pretendere che Israele possa cessare la occupazione o solo la allenti se questo significherebbe dare spazio e basi al terrorismo? Come potrebbero aver al fianco uno stato Palestinese che appoggi il terrorismo? Anche gli esponenti palestinesi che li condannano a parola fanno solo finta per propaganda presso gli Occidentali ma in effetti non fanno nulla per fermarli, di nascosto li appoggiano e aiutano. Soprattutto Arafat viene considerato responsabile perchè avrebbe l'autorità per fermarli e non lo fa: pertanto vorrebbero eliminarlo dalla scena politica, qualcuno anche fisicamente. Lo spettacolo delle terribili conseguenze degli attentati ha un impatto emotivo enorme che va al di la di ogni ragionamento razionale. Ogni giorno, ogni singolo israeliano non sa se tornerà a casa, se torneranno i suoi figli e i suoi familiari, ognuno si guarda intorno nel terrore di vedere all'improvviso il suo vicino esplodere. Con l'aumentare della paura aumenta la diffidenza e la voglia di vendetta. Gli europei, dicono, non possono capire, gli israeliani si sentono incompresi, abbandonati . In qualche modo risorge la paura dello genocidio che fu compiuto anche perchè il mondo non se ne rendeva conto, sembrava cosa troppo enorme.
PALESTINESI Rifiutano anche il termine di "terrorismo" ma parlano di lotta di liberazione. Rigettano ogni parallelismo con terrorismo del tipo di Bin Laden di cui prendono le distanze. E ' una lotta di liberazione che essi portano avanti con i mezzi che possono: non hanno eserciti, non hanno carri armati o aerei come Israele: hanno solo il coraggio dei loro martiri (in arabo "Shaid", il termine Kamikaze viene rifiutato). Anche la resistenza europea effettuò attentati contro i nazisti. La responsabilità di tutto è Israele che occupa i territori palestinesi. Come potrebbero poi gli esponenti moderati frenare la lotta armata ( il terrorismo) se in pratica con l'occupazione israeliana il loro potere in effetti non esiste più. Non possono combattere contro la loro stessa gente: se Israele si ritira e si pone su una strada di pace la lotta armata finirà perché non avrà più ragione d'essere. Il terrorismo è l'effetto non la causa dell'occupazione Israeliana.
PALESTINESI GLi occidentali chiamano terroristi i palestinesi ma il vero terrorismo è quello israeliano. Ogni attacco, ogni rappresaglia israeliana provoca morti fra la popolazione civile spesso bambini. non è vero che si colpiscano solamente gli aderenti a organizzazioni patriottiche,Ogni funerale celebrato con l'antica enfasi araba è occasione di esaltazione collettiva, aumento il furore e l'odio verso gli "assassini", aumenta il numero dei giovani convinti a immolarsi per la Causa. In una terribile spirale ogni nuovo attentato chiama nuova rappresaglia e ogni rappresaglia nuovi attentati. I controlli israeliani hanno poi soffocata completamente l'economia palestinese , sono insopportabili e umilianti, rendono la vita difficile
ISRAELIANI: Israele ha il diritto di difendersi e quindi di colpire tutti coloro che organizzano attentati. La loro azione è mirata quindi a esponenti del terrorismo, non colpisce deliberatamente gli innocenti come invece fanno i palestinesi. Non è colpa di Israele se gli esponenti del terrorismo si nascondono in mezzo alla folla o fra i bambini, anzi essi lo fanno deliberatamente : la colpa della morte degli innocenti ricade quindi sulla loro responsabilità
Nel linguaggio internazione: "settlements": sono costituiti da ebrei che si stabiliscono nei territori occupatati, Alcuni di tali insediamenti, posizionati ai confini hanno prevalentemente motivazioni economiche in quanto in quei luoghi le case costano meno. Ma gli insediamenti politicamente importanti sono quelli che si pongono ben all'interno del territorio palestinese e sono costituiti da ebrei osservanti (fondamentalisti) che intendono in questo modo porre una seria ipoteca alla formazione di uno stato autonomo arabo: infatti essi non accetteranno mai certo di rinunciare alla cittadinanza Israeliana per assumere quella palestinese . Tali insediamento risvegliano un forte ostilità araba e pertanto sono protetti dall'esercito. Ma tale protezione impedisce una regolare vita civile ed economica. Ad esempio alcuni insediamenti posti nel centro della striscia di Gaza comportano una serie di posti di blocco dell'esercito israeliano che rende penosa tutta la circolazione e quindi la vita di tutta la zona. Certamente il problema degli insediamenti insieme a quello del terrorismo costituisce la difficoltà più immediata per una cammino verso la pace.
Non si può non riconoscere che gli arabi hanno subito una "ingiustizia storica" ma l'ingiustizia di ieri diventa la legalità del presente: ogni stato è nato da un atto di forza. Si possono esaminare le ragioni dell'una e dell'altra parte ma questo modo di ragionare non ci porta a niente. Il problema è irrisolvibile con valutazioni di merito o di astratta giustizia ma diventa di semplice, evidente soluzione se ci poniamo in una prospettiva realistica: appare chiaro allora che Israele non può essere cancellata e che gli arabi debbono avere un loro stato. La soluzione non può che essere questa: ciò viene ripetuto a ogni momento in ogni dichiarazione, da ogni stato non impegnato, in ogni sede internazionale. Il tragico della lotta arabo israeliana sta anche in questo: dopo cinquanta anni di lotte, sofferenze e lutti la soluzione è sempre la stessa e se anche passassero altri cinquanta anni presumibilmente noi diremmo la stessa cosa. Ci sono state tante altre guerre ma il conflitto arabo israeliano appare a un osservatore oggettivo assolutamente senza senso: la soluzione è sempre quella indicata oltre cinquanta anni fa dall'ONU. La comunità internazionale non permetterà mai nè che Israele sia cancellata ne che gli arabi siano espulsi da tutta la Palestina. Questo fatto appare chiarissimo, incontrovertibile a chiunque guardi anche solo con un poco di buon senso alla questione. Eppure il conflitto continua implacabile.
Sia arabi che Israeliani è come se combattessero due guerre insieme, una giusta e una ingiusta. Gli arabi infatti affermano che vogliono solo la fine dell'occupazione Israeliana dei Territori e questa viene universalmente approvato: tuttavia le organizzazioni religiose che sembrano prendere il sopravvento mostrano di voler condurre la lotta fino a cancellare Israele e questo viene universalmente riprovato dalla comunità internazionale. GLi israeliani si dicono a loro volta favorevoli alla formazione di uno stato arabo purchè cessi il terrorismo e ciò a tutti pare ragionevole ma allo stesso modo la loro intransigenza e soprattutto la formazione degli insediamenti fa sospettare che essi non abbiano alcuna reale intenzione di lasciare i Territori e questo viene condannato da tutti. Questo fatto rende difficile la posizione di tutti gli Stati che sono unanimi nell'appoggiare le richieste "giuste " e riprovare quelle " ingiuste" ma nessuno sa effettivamente quale sia la guerra che ciascuna parte persegue, quella "giusta" o quella "ingiusta": nemmeno gli stessi ebrei e gli stessi Palestinesi lo sanno.
Francomputer
Pluralisticamente accettiamo altre tesi. Non per partito
preso o per attribuire torti o ragioni
ma perchè è giusto cercare di
capire