Processo al ministro Matteo Salvini
Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale
Mntre il premier britannico Keir Starmer è arrivato in Italia per incontrare la presidente del consiglio Giorgia Meloni e discutere insieme di politiche migratorie, esprimendo interesse per il progetto di Roma, non ancora attuato, di trasferire i richiedenti asilo in Albania, il governo italiano è alle prese con un caso giudiziario e politico molto importante e delicato, che vede protagonista il ministro dei trasporti e leader della Lega Matteo Salvini, sotto processo a Palermo per la sua politica dei “porti chiusi”, attuata quando era ministro dell’interno nel 2019.
La procura di Palermo ha infatti chiesto, il 14 settembre, una pena molto severa, sei anni di reclusione, per l’attuale ministro dei trasporti, accusato di sequestro di persona plurimo, omissione e rifiuto di atti d’ufficio nel caso Open Arms. Nell’agosto del 2019 Salvini ha impedito l’approdo della nave della ong spagnola che aveva soccorso 147 migranti nel mare Mediterraneo in tre diverse operazioni. Il caso è avvenuto subito prima della fine del governo cosiddetto giallo-verde, formato dal Movimento 5 stelle e dalla Lega e guidato dall’attuale leader dei cinquestelle Giuseppe Conte.
Nella requisitoria finale i pubblici ministeri di Palermo Marzia Sabella, Calogero Ferrara e Giorgia Righi hanno ripercorso le vicende avvenute dal primo al 21 agosto del 2019 e hanno affermato che: “I diritti dell’uomo vengono prima della difesa dei confini”. Per l’accusa, infatti, non concedere il porto sicuro ai migranti è stato addirittura un “iter criminoso”. I pm hanno spesso ribaltato la formula “difesa dei confini”, usata dallo stesso Salvini per giustificare la sua condotta, parlando di “confini del diritto” e di diritti fondamentali come limite all’azione del potere esecutivo.
Il caso contro Salvini era stato aperto dal tribunale dei ministri di Palermo, che aveva chiesto al senato nel marzo del 2020 l’autorizzazione a procedere contro il ministro e leader della Lega. L’ex ministro dell’interno era accusato di aver privato della libertà personale i migranti, tra cui diversi minori, per 19 giorni a bordo della nave Open Arms, abusando del suo potere e violando una serie di leggi internazionali. Secondo il tribunale dei ministri Salvini avrebbe agito in autonomia, in contrasto con l’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte del Movimento cinque stelle.
I giudici avevano allegato alla richiesta di autorizzazione un carteggio tra Conte e Salvini, mostrando che il presidente del consiglio “il 16 agosto rispondeva a una missiva del ministro Salvini, ribadendo con forza la necessità di autorizzare lo sbarco immediato dei minori presenti a bordo della Open Arms, anche alla luce della presenza della nave al limite delle acque territoriali (in effetti vi aveva già fatto ingresso) e potendo, dunque, configurare l’eventuale rifiuto un’ipotesi di illegittimo respingimento aggiungeva di aver già ricevuto conferma dalla Commissione europea della disponibilità di una pluralità di stati a condividere gli oneri dell’ospitalità dei migranti della Open Arms, indipendentemente dalla loro età. Invitava, dunque, il ministro dell’interno ad attivare le procedure, già attuate in altri casi consimili, finalizzate a rendere operativa la redistribuzione”.
Il caso Open Arms, dall’inizio
La vicenda risale all’agosto del 2019, quando l’ex ministro dell’interno ha impedito alla nave, che aveva soccorso 147 persone al largo della Libia, di attraccare nel porto di Lampedusa per 19 giorni in base al cosiddetto decreto sicurezza bis, approvato qualche settimana prima.
Sul caso si era espresso anche il tribunale amministrativo del Lazio (Tar) il 14 agosto 2019, rispondendo a un ricorso presentato dall’organizzazione spagnola. Il Tar aveva sospeso il decreto che impediva alla nave di entrare in acque territoriali italiane, riconoscendo “un eccesso di potere per travisamento dei fatti e di violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso”. Il Tar aveva inoltre sostenuto che il soccorso era avvenuto in condizioni “di eccezionale gravità e urgenza”.
Nonostante la decisione del tribunale del Lazio, il ministro dell’interno ha firmato un nuovo decreto per impedire l’ingresso dell’imbarcazione nel porto di Lampedusa, ma i ministri della difesa e dei trasporti (Trenta e Toninelli) a quel punto hanno rifiutato di firmare il decreto. La nave, tuttavia, ha attraccato a Lampedusa solo il 20 agosto, dopo diversi ricorsi presentati dall’ong alla procura di Agrigento e al tribunale dei minori. È stato decisivo l’intervento del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, che dopo essere salito a bordo ha deciso di disporre lo sbarco e il sequestro preventivo della nave, ipotizzando il reato di omissione di atti di ufficio.
Nel decreto di sequestro preventivo, il pm di Agrigento Luigi Patronaggio aveva ricordato quali sono le normative internazionali sottoscritte dall’Italia che regolano il soccorso in mare. “L’obbligo di salvataggio delle vite in mare costituisce un dovere degli stati e prevale sulle norme e sugli accordi bilaterali, finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare”, aveva scritto.
Negli ultimi giorni di stallo la situazione a bordo della nave era degenerata: molti naufraghi avevano cominciato a gettarsi in mare per raggiungere la terraferma a nuoto, esasperati dalla lunga attesa. È stata, dunque, la procura di Agrigento ad aprire l’azione giudiziaria contro il ministro dell’interno Salvini nell’agosto del 2019, per poi passare la competenza al tribunale di Palermo, perché il reato riguardava un ministro ed era necessario chiedere l’autorizzazione a procedere al senato. Il comune di Barcellona, il capitano della nave Marc Reig, l’ong e altre organizzazioni umanitarie e alcuni migranti coinvolti nel caso si sono costituiti parte civile nel procedimento. Le parti civili avanzeranno le loro richieste il 20 settembre, mentre il verdetto è atteso per il 18 ottobre.
Le reazioni
Il ministro dei trasporti e vicepremier Matteo Salvini ha commentato la richiesta dei pm con un video pubblicato sui social network, dicendo che è sotto accusa perché l’opposizione ha deciso di colpirlo politicamente, accusa l’ong di avere rifiutato l’aiuto dei maltesi, dei tunisini e degli spagnoli. Ma l’ong ha invece dimostrato di avere sempre richiesto l’intervento sia di Malta sia dell’Italia. Salvini ha infine rivendicato di essere riuscito a diminuire gli arrivi di stranieri sulle coste italiane, attraverso le sue politiche.
“Mai nessun ministro e nessun governo è stato messo sotto accusa per avere difeso i confini del proprio paese, mi dichiaro colpevole di avere difeso l’Italia e gli italiani”, ha detto Salvini nel messaggio registrato.
Il vicepremier ha ricevuto il sostegno della presidente del consiglio Giorgia Meloni, ma anche quello del ministero dell’interno, che con l’account istituzionale di X (ex Twitter) del Viminale ha espresso solidarietà al leader della Lega, che ha ricevuto le lodi del premier ungherese Viktor Orbán e del miliardario e proprietario di X (ex Twitter) Elon Musk, che in un tweet ha commentato: “Quel pazzo di pubblico ministero dovrebbe essere lui quello che va in prigione per sei anni”.
La portavoce di Open Arms, Valentina Brinis, ha commentato la requisitoria e la richiesta di condanna dei pm con soddisfazione, ma ha chiarito che ad avanzare la denuncia contro il ministro Salvini non è stata l’ong, che è parte civile nel processo, ma il tribunale dei ministri di Palermo, in seguito all’intervento del procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio.
“Da parte nostra, c’è sempre stata la richiesta (…) che fosse fatta verità su questo caso”, spiega Brinis. “Volevamo capire come mai per tutti quei giorni c’è stata una situazione di sospensione del diritto internazionale e non arrivava da nessuna parte l’autorizzazione allo sbarco. Questa richiesta di verità serve a restituire dignità al nostro lavoro di soccorritori e dignità alle 147 persone che sono state, secondo l’accusa, tenute in ostaggio da chi attualmente è accusato di sequestro di persona plurimo”.
In un passaggio della requisitoria è emerso anche che era stato mandato un sottomarino della Marina militare a controllare l’attività di Open Arms, ha detto Brinis, e che quindi “il ministero della difesa si era reso conto che c’era un’imbarcazione sovraccarica di persone. Però la loro priorità è stata quella di segnalare l’attività dell’ong invece che soccorrere l’imbarcazione in difficoltà. Quindi questo processo è molto importante anche da questo punto di vista, perché ristabilisce alcune importanti verità”.