DEMOCRAZIA E DISSENSO
Che intendiamo per democrazia
Innanzitutto, mi sembra che debba essere affrontato un problema fondamentale di ordine semantico: cosa intendiamo per democrazia?
Non ci riferiamo qui a un modello teorico che ognuno di noi può avere in mente, quello che spesso viene definito la "VERA democrazia", ma il modello effettivamente realizzato dapprima nei paesi occidentali (con Inghilterra e USA in testa) e poi diffuso in Europa e altre parti del mondo. In questi modelli, significa che il governo è eletto dai cittadini, ma in un clima di libero pensiero senza il quale le elezioni non avrebbero senso.
A questo significato, però, a volte se ne aggiunge un altro improprio: è democratico quello che è di sinistra, mentre quello di destra non lo è (e magari anche il contrario), il che è in contraddizione con il primo significato. Ad esempio, il matrimonio gay sarebbe democratico, mentre la chiusura dei confini ai migranti non lo sarebbe. Ma negli anni '50 il precursore dell'informatica, il grande Turing, benemerito anche della guerra contro i nazisti, fu così perseguitato dalla magistratura inglese perché era gay che si suicidò: eppure l'Inghilterra è considerata la patria della democrazia, campione della lotta al nazismo. Allo stesso modo, il massimo rigore contro l'immigrazione si trova in Australia, ma nessuno dubita che sia una democrazia. Analogamente, il comunismo reale e l'anarchia sognata non sono certo democratici, ma sono di sinistra.
Libertà
La democrazia non è caratterizzata dal voto (si vota anche nei fascismi e nei comunismi), ma dal clima di libertà in cui tali votazioni si tengono. Chiariamo che nessun governo può impedire alla gente di pensare ciò che vuole, ma quando parliamo di libertà di pensiero, intendiamo la libertà di MANIFESTARE il proprio pensiero, di organizzarsi in associazioni al fine soprattutto di poter convincere anche gli altri. È caratterizzata dall'accettazione della libertà di espressione; nei nostri paesi si legge tutto e il contrario di tutto; ci sono i no vax e perfino i terrapiattisti, quindi anche quelli che si ispirano al fascismo, ai comunismi, alla teocrazia, ai marziani, nei limiti che non si passi alla violenza che sopprime la libertà.
Questa è la base della democrazia. Certo, è possibile qualche eccezione, come potrebbe essere l'esaltazione della pedofilia e l'incitazione alla jihad, la diffusione di sette sataniche, ma sempre in situazioni di emergenza.
È anche vero che una cosa è la manifestazione intesa come occupazione del suolo pubblico, scuole, fabbriche, ecc., e una cosa è la manifestazione del pensiero con discorsi, trasmissioni, scritti. Per il primo tipo bisogna pure vedere la compatibilità con le esigenze generali e alcune sono permesse e altre no in realtà secondo gli orientamenti ideologici prevalenti.
Occorre pure chiarire un altro punto fondamentale. Ovviamente, se credo A e penso che NON-A sia errato, è logico. Ma pensare che sia proibito dire NON-A è tipico dei regimi totalitari, mentre in democrazia deve essere ammesso. Esemplificando, io credo che la terra sia rotonda, e sono sicuro che il terrapiattista sbaglia. Tuttavia, se sono democratico, affermo con forza che il terrapiattista possa esprimere le sue idee in libero dibattito. Poi la maggioranza decide, non se la terra è piatta o rotonda, perché la verità non è stabilita dalla maggioranza ma sugli eventuali provvedimenti presi in base al fatto che la terra sia sferica o piatta.
In genere non sono i fatti in discussione (talvolta lo sono e molto), ma la valutazione di essi: abbassare le pensioni, proibire le manifestazioni, aumentare i poteri del presidente possono essere considerati in modo positivo e negativo e andrebbero motivati. In logica si dice che esistono i giudizi di fatto (Antonio ruba) e quelli di valori (rubare è male). Il giudizio di valore viene dato in base ai criteri che si adottano: io dico che la guerra è un male, ma c'era chi diceva che la guerra è l'igiene del mondo (Futuristi).
Limiti di tolleranza
Non si possono ammettere movimenti che si ripromettono di abolire con la forza la libertà di pensiero e quindi la democrazia. Infatti, sono stati combattuti anche con leggi speciali gruppetti violenti di destra e di sinistra nei cosiddetti anni di piombo. Anzi, si è posta anche la questione dei cattivi maestri, cioè di quelli che, anche senza parteciparvi, comunque teorizzavano la violenza antidemocratica (Toni Negri e dintorni).
Ma se lo stato democratico vieta i tentativi di abbattere la democrazia con la forza (es: le Brigate Rosse), non può vietare quei movimenti che pur rifacendosi a ideologie totalitarie (ad esempio il PCI di Togliatti) pur tuttavia non mostrano di voler abbattere la democrazia e la libertà (il PCI non pianificava certo la rivoluzione). Lo stesso discorso vale per il neo-fascismo del MSI.
Se i gruppi nazisti intendono sovvertire la democrazia con la violenza, non devono essere tollerati; ma se manifestano idee neo-fasciste senza volerle imporre con la forza, allora rientrano nella libertà di pensiero. Lo stesso discorso è valido anche per i piccoli gruppi extra-parlamentari di sinistra estrema ancora presenti nella nostra società. Si è liberi di lodare Stalin quanto si vuole, ma non si è liberi di imporre un nuovo regime alla Stalin con la forza.
Pur tuttavia, meglio vigilare su questi gruppi: metterli fuori legge piuttosto che distruggerli li rende anche più pericolosi: non tanto in questo caso un problema di principi democratici ma di ordine pragmatico.
Consapevolezza
Qualcuno pensa che certe opinioni non corrispondenti alla verità o al bene comune non debbano essere ammesse: come si scriveva nel Sillabo, la verità e la menzogna non debbono avere gli stessi diritti. Ma il punto essenziale è sempre: ma chi stabilisce della verità e del bene di un'idea? Se lo stabilisce l'elettorato siamo in democrazia, altrimenti in un regime illiberale, autoritario come ad esempio avviene in Iran se a deciderlo è la Guida Suprema.
Se si ritiene, invece, che molti votano non secondo il loro VERO pensiero, ma perché condizionati, imbrogliati (dalla borghesia, dal potere e simili fandonie), allora la democrazia, quella reale storicamente costituita, non è possibile. Quindi, allora, meglio che a dirigere lo stato sia la mitica autocoscienza del popolo, idea che accomuna fascismi e comunismi del secolo scorso. Ovviamente, quelli che NON esprimono il loro VERO pensiero sarebbero quelli che hanno un pensiero diverso da chi si erge a giudice delle verità e della giustizia. Logicamente perché allora questi imbroglioni, questi mostri che confondono la gente non dovrebbero essere messi a tacere e puniti severamente, come avviene nei fascismi e nei comunismi?
Se le scelte sono errate per difetto di informazioni, ecc., ecc. allora significa che TUTTE le scelte hanno queste carenze, mentre invece chi sostiene questa idea vuole semplicemente dire che quelle scelte che a lui sembrano errate sono dovute a carenza di coscienza, mentre quelle che approva non lo sono.
Insomma, chi vota Berlusconi è uno stupido, e chi vota contro è una persona intelligente (o il contrario). Io non ho mai votato Berlusconi, ma non per questo penso che tutti quelli che votavano Berlusconi fossero degli stupidi: direi che più o meno la media degli stupidi è simile in tutti gli schieramenti.
Nella realtà storica italiana nella affermazione della democrazia ebbe un grande peso proprio un partito di ispirazione antidemocratica, i PCI. che mantenne sempre una posizione ambigua. Da una parte accettava la democrazia e aveva contribuito alla stesura della costituzione, ma dall’altra sostenevano il comunismo bolscevico che quella democrazia definiva borghese e nemica del proletariato (i pochi nostalgici del comunismo lo sostengono ancora).
Il problema è che in una democrazia non si può negare libertà e partecipazione a una parte della società anche se nemica della democrazia stessa, specie se numerosa. Insomma, paradossalmente senza il PC nemico della democrazia non avremmo avuto la democrazia: che senso avrebbero avuto le elezioni se ad esse non avessero potuto partecipare PC e anche MSI.
Oggi i partitini della sinistra extraparlamentare, lodatori pure di Stalin, non sono sostenitori della democrazia, definita una finta democrazia, e sostengono che il popolo non sa scegliere, che si fa imbrogliare dalla borghesia, che è mossa da oscuri complotti e cose del genere (che io definirei sciocchezze). È anche vero che una democrazia non è possibile se non sostenuta dalla generalità della popolazione. Cento anni fa in Germania, Italia, Spagna e altri paesi si affermarono i fascismi perché erano percepiti come l'alternativa al comunismo, e ambedue i movimenti erano contro la democrazia, che in pratica non era più sostenuta dalla popolazione. Non a caso, Mussolini alle camere ebbe una maggioranza che nessun altro governo ha mai avuto.