Italia: anni settanta e dintorni
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Strategia della tensione Vincenzo Vinciguerra http://www.28maggio74.brescia.it/5-cinque.pdf
L'Italia è l'unico Paese del mondo sviluppato che ha conosciuto nel breve volgere di due decenni tutte le forme di eversione e di terrorismo ed è l'unico Stato che ha istituito una Commissione Parlamentare dal nome significativo:"Commissione Parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione deiresponsabili delle stragi". Essa fu costituita nel 1988, dopo che una serie di verdetti di proscioglimento confermavano l'incapacità di polizia e magistratura ad individuare e colpire i responsabili di così gravi delitti. Pochi dati per descrivere il lavoro svolto: atti, perizie, documenti giudiziari, studi e testimonianze per oltre 700.000 pagine. Con le acquisizioni della XII Legislatura si è ormai bel oltre il milione di fogli raccolti nell'archivio di Palazzo San Macuto. La mole del materiale costituisce un caso unico nella storia del Parlamento Italiano. D'altra parte la Commissione ha indagato su un arco di temi assai vasto, sistematizzati in tre filoni principali: a) strategia della tensione (stragi, tentativi di colpi di stato, Gladio, Alto Adige, eversione nera); b) disastro di Ustica; c) caso_Moro . Privilegiando questa fonte, ci si è limitati però ad esaminare la documentazione relativa alla "strategia della tensione" che non fu soltanto un fenomeno italiano ed ebbe sicuramente una durata che indicativamente va dal 1960 al 1974. Lo stragismo fu solo la fase più acuta se riferita alla storia politica del nostro Paese e convenzionalmente si indica, come termine di inizio la data del 12 dicembre 1969 (attentato alla banca dell'Agricoltura di Milano) e, come fine, quella del 31 ottobre del 1974, (arresto del generale Miceli). Probabilmente, questa considerazione non è da tutti condivisibile: infatti negli anni successivi al 1974, ci sono le stragi di Bologna (2 agosto 1980, stazione ) e del rapido 904 (definita "la strage di Natale"); ma entrambe avvengono in un contesto profondamente diverso. Il caso del treno 904 è caratterizzato da un intreccio fra servizi segreti e malavita organizzata, non inseribile in un disegno politico; come del resto conferma il disvelarsi pieno della vicenda da parte di polizia e magistratura, impotenti invece a scoprire la verità delle altre stragi. Quanto ai fatti di Bologna, pur riconoscendo un'affinità con i precedenti episodi e le coincidenti tecniche - quali per esempio i depistaggi - gli indiziati sono stati attivi militanti in una fase politica completamente diversa da quella in cui si svolge la strategia della tensione. Da Piazza Fontana all'Italicus le stragi si intrecciano con i diversi tentativi di colpo di stato; Bologna, al contrario, si verifica quando quelle turbolenze sono terminate e, apparentemente, sembra un colpo di coda del mondo eversivo, ma per scopi diversi. Considerazioni, queste, lontane da un giudizio storico finale. Il periodo preso in esame è segnato da dinamiche politiche omogenee, pur con rilevanti differenze interne: da Piazza Fontana alla Questura di Milano, le stragi sono congegnate in modo da attribuire le responsabilità all'estrema sinistra, mentre negli ultimi due casi ( Brescia e l'Italicus) si tratta dichiaratamente di azioni della destra con finalità terroristiche. Questo è il bilancio in cifre di quel "quinquennio": 92 morti, 2795 feriti, 4065 attentati fra cui 7 stragi . Pur senza considerare gli episodi precedenti: Alto Adige, Portella delle Ginestre, ecc., e quelli successivi ( Bologna, 904, via Fani, ed altri), sono dati che, dal 1945 in poi, non hanno riscontro in nessun altro paese dell'Occidente industrializzato. La strategia della tensione si sovrappone e si intreccia con il "lungo '68 italiano", che va considerato da un punto di vista della ricostruzione storica, una sorta di crinale nella vicenda dell'Italia repubblicana: da questo momento in poi il sistema politico subisce una serie di scosse che porteranno, nel giro di un ventennio, al disfacimento dell'intera classe politica. Al tramonto della prima Repubblica contribuisce notevolmente lo stragismo, anche se a tutt'oggi rappresenta il lato più oscuro della storia repubblicana. E' però indispensabile per una ricostruzione storica cercare di valutare il peso della strategia della tensione, che ha effetti immediatamente riscontrabili sul piano politico in quella specifica fase e conseguenze di più lungo periodo. Se è vero che nessun colpo di stato ebbe successo, lo stragismo contribuì ad ottenere altri risultati: scongiurare un governo delle sinistre, far esaurire l'ondata di protesta lasciando indenne il sistema politico. La strategia della tensione è stato un progetto di "destabilizzazione per stabilizzare" il sistema politico allora vigente e lasciò un residuo: la contaminazione fra le varie forme di devianza delle classi dominanti, potere occulto, servizi "deviati", malavita organizzata, che sino a quel momento erano rimaste abbastanza separate e solo occasionalmente interagenti. Nasceva così un blocco della criminalità delle classi dirigenti che non poteva non darsi una struttura stabile ed occulta. La P2 fu la principale (ma non l'unica) ad assolvere questo compito.
Dalla lettura
delle varie interpretazioni sulla strategia
della tensione, si coglie la specificità a
privilegiare un modello di spiegazione
monocausale del fenomeno. Molte volte si indica
la causa prima: la lotta politica interna,
l'evoluzione dei
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