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The protests about George Floyd 

 

 

 

GEORG FLOYD: IL CASO E IL CONTESTO

 By Giovanni De Sio Cesari

http://www.giovannidesio.it

Indice: i fatti-le cause- Trump

I FATTI

 La morte di un indiziato, George Floyd, un nero di Minneapolis  gia condannato per  rapina e altri reati  ha innescato una serie di manifestazioni  fra le maggiori mai viste in USA che si sono poi diffuse in molti altri paesi dell’Occidente

 Cerchiamo per prima cosa  di stabilire la realtà del  fatti

 E avvenuto che George Floyd ha pagato  delle sigarette con una banconota di 20 dollari che il venditore ha considerata falsa: al rifiuto della restituzione della merce è stato chiamata la polizia che ha proceduto al suo arresto  Un agente, già protagonista di episodi di eccessi, ha immobilizzato il sospettato poggiando il piede sul suo collo    malgrado che questi si lamentasse dicendo “I can’t breat “  Soccorso poi da una ambulanza,  George Floyd spirava poco dopo. Non è da pensare che l’agente volesse coscientemente  ucciderlo: ha adoperato una tecnica comune per immobilizzare un arrestato  senza rendersi conto delle conseguenze. Il fatto è che tale tecnica è estremamente  pericolosa   in quanto ha provocato non poche vittime   e anche in Italia tecniche simili  di schiacciamento del torace hanno avuto talvolta esiti funesti La scena è stata ripresa da un cellulare è diventata virale e questa volta la morte del sospettato non è stata considerata   un  incidente di percorso ma una manifestazione di violenza intollerabile  della  polizia animata da razzismo

 Sono esplose manifestazioni in tutti i 50 stati. Ad esse si sono  però accompagnati anche ampi saccheggi con l uccisione anche di  un commerciante che cercava di difendersi  Trump ha invocato il pugno duro non contro i manifestanti in generale quanto contro i teppisti saccheggiatori, è stata chiamata anche la guardia nazionale . Trump ha perfino minacciato l’intervento dell’esercito, cosa impensabile in una moderna democrazia  tanto che gli stessi alti gradi dell’esercito si sono subito tirati indietro

I saccheggi sono finiti ma non le manifestazioni : anzi la stessa polizia idealmente le ha approvate  con un gesto divenuto simbolico di inginocchiarsi  in senso di preghiera e rispetto per l’ucciso Gorge Floyd

LE CAUSE

Di per se l’episodio, per quanto brutale, può essere considerato solo un  incidente: non c’era volontà di uccidere e nemmeno si può parlare  propriamente di un atto di  razzismo. Ma spesso i grandi  avvenimenti sono innescati da episodi marginali  che sono solo la scintilla  che fa esplodere  una situazione che  è pronta a d esplodere. Si fa l’esempio classico della assassinio  di Sarajevo,  di per un episodio marginale ad opera di un gruppetti di esaltatati  che pure fece esplodere la Prima Guerra Mondiale

 La protesta è esplosa contro la violenza della polizia e contro il razzismo perchè la situazione  era gia oltre la sopportazione

Per quanto riguarda la  brutalità della polizia  In effetti essa  in USA usa metodi estremamente  violenti se si calcola in circa mille quelli che sono uccisi dalla  polizia in un anno: nulla del genere si vede in Europa . In Italia ad esempio la polizia usa le armi solo in rarissime occasioni  

Il problema, però. è che la violenza della polizia dipende dalla violenza generale che in USA provoca un tasso di omicidi che è circa dieci volte quello europeo: un differenza enorme. I poliziotti americani effettivamente si sentono in pericolo e  usano le armi senza stare troppo a pensarci su perché temono di essere a loro volta uccisi.  In Italia il criminale alla vista della polizia fugge, solo qualcuno fuori di testa, un folle, un terrorista  può sparare sulla polizia. In realtà i poliziotti potrebbero al limite essere anche disarmati : le armi sono una specialità  dei corpi speciali, le cosi dette “teste di cuoio”

Ora è facile dire che una cosa sono le manifestazione per la brutalità della polizia e un’altra cosa è saccheggiare i negozi Le prime sono sempre giustificabili e la seconda mai. Tuttavia la due cose sono pure in qualche modo connesse

Il problema sono i ghetti , le zone di povertà come terre di nessuno dove la polizia entra armi in pugno come se fosse un territorio nemico. Anche in Europa ci sono quartieri malfamati ma niente di simile.

Io penso che sia l’altra faccia dell’american dream La mentalità americana è tutta rivolta al successo personale, non considera che ci sono anche quelli (bianchi neri o gialli non fa differenza) che non riescono per un qualunque motivo ( i loser)
E’ proprio della mentalità americana pensare che la ricchezza sia la dimostrazione del proprio successo : si parla spesso di calvinismo  ma ci sembra più un problema sociologico che religioso. Chi attraversa l oceano per andare in un lontano e sconosciuto paese lasciando tutto quello che gli è più caro non vuole sopravvivere , vuole riuscire, essere un vincente e la dimostrazione del suo successo sono i soldi L’emigrante torna al suo paesello e fa donazione per la festa patronale perchè cosi dimostra che è riuscito a realizzarsi
D’altra parte chi accumula soldi ( come zio paperone) non lo fa tanto  per goderne ma perchè sono la manifestazione tangibile delle sue capacita Poi le seconde generazioni, che quel danaro non hanno guadagnato e non ne capiscono il valore, lo dilapidano per il propri vizi o piaceri
In Europa una lunga tradizione religiosa fa vedere nel danaro lo sterco del demonio perche l’uomo non deve accumulare i beni i di questa terra che passa ma quelli del cielo che permane Poichè poi la ricchezza era ereditaria chi ne usufruiva non ne aveva merito mentre in America si diventava ricchi non per nascita ma per quello che si faceva e valeva
Se  parli con un italiano questi tenderà a minimizzare i suoi guadagni ma se parli con un americano allora li enfatizzerà

Noi europei, invece eredi di lunghe e drammatiche lotte sociali abbiamo una diversa sensibilità Potremmo dire  che noi siamo socialisti (anche se di destra) e gli americani liberisti (anche se di sinistra)

Il razzismo verso i neri in America è ancora molto diffuso al contrario dell’Europa che  invece lo respinge  almeno in linea di principio : rari sono ad esempio i matrimoni misti anche da noi

Ma in realtà anche il razzismo è collegato  alle differenze sociali Chi ha un buon lavoro,  chi fa l’impiegato o l’operaio o il professionista non fa scippi  o rapine o non spaccia monete false Ora avviene che in America, per motivi storici, la povertà  colpisce i neri in misura ben maggiore che  gli altri gruppi sociali. Il razzismo, infatti, non si dirige verso quei neri che sono usciti dai ghetti, che hanno fatto fortuna e giunti a un buon livello economico ( la borghesia nera)

Ad esempio Obama o Michelle  non sono stati oggetto di disprezzo razziale come lo pul essere stato un George Floyd

Sono quelli come George che viveva  economicamente  ai margini della  società,  che per sopravvivere  agiscono ai limiti e oltre i limiti della legge in America come in Italia  come in qualunque  paese . Infatti George Floyd, al di la delle santificazioni postume , non aveva un vero lavoro, lui alto e grosso si arrangiava  come  buttafuori  di  pub e qualche volta piccoli reati fino a una  rapina per cui fu condannato a cinque  anni.  Se vogliamo veramente abbattere la piccola delinquenza occorre abbattere la disoccupazione, la povertà: la tolleranza zero non può avere effetti duraturi perché ne combatte le conseguenze e non  le cause prime
Ad esempio nel paesi scandinavi la  delinquenza è al minimo, quasi inesistente perché lo stato sociale, le provvidenze pubbliche hanno ridotto al minimo quasi allo zero, le  aree di povertà e di emarginazione

 Bisogna poi considerare che in Europa la democrazia è stata un grande forza di promozione per le masse dei poveri che erano in maggioranza, in USA accade che i poveri sono una minoranza che spesso non vota nemmeno e che per essere eletti occorre prendere i voti della maggioranza benestante

 

 

TRUMP

Di tutto l’accaduto è stato incolpato Trump. Ma la polizia locale non dipende da Trump e comunque sono problemi che sono sempre esistiti in USA.

 Trump comunque ha condannato l ‘assassinio e dice di voler contrastare solo i teppisti dei saccheggi che con quell’assassinio non hanno niente a che fare

Anzi afferma di aver fatto di più di tutti i presidenti da Lincoln in poi (addirittura) perché con la sua politica ha incrementato l‘occupazione dei più poveri ( e quindi dei neri) E questo è certamente vero
Il fatto è che nell ‘uno e nell’altro campo Trump non affronta i problemi alla radice: continua a sostenere il diritto alle armi e un liberismo esasperato che mantiene e rafforza le disuguaglianze

Trump in realtà non rappresenta il partito repubblicano. Il fatto che non appartenga all’ establishment rappresenta il suo punto di forza perché cosi è riuscito a rovesciare il corso della storia economica che sembrava ineluttabile con successi economici innegabile. Rappresenta pero anche il suo limite perché è inadeguato, impreparato al suo ruolo , non ha esperienza, contraddittorio, impulsivo, capriccioso a volte: Il disastro del covid19 in America ha messo in risalto la sua inadeguatezza Eppure non viene contestato per la sua enorme responsabilità di aver sottovalutato la pandemia ma per fatti che in  dipendono da lui

Io penso che la globalizzazione economica intesa come la possibilità di poter produrre in qualunque paese e vendere in un altro qualunque paese sia la causa generale del disagio generale che ha colpito i paesi avanzati, dal Giappone alla Svezia: ha prodotto la crisi della classe media , la polarizzazione dei redditi , la precarizzazione e cosi via
Se siamo d’accordo diciamo allora che Trump ha il merito storico di aver cambiato verso alla economia mondiale passando dalla ingovernabile globalizzazione ad accordi internazionali reciprocamente vantaggiosi

 

 

 

 

In America, Black deaths are not a flaw in the system. They are the system

 

Derrick Johnson

ffrom the guardian

 https://www.theguardian.com/commentisfree/2020/jun/04/george-floyd-protests-riots-rebellion

 

 

The protests are about George Floyd, and so many others that are harassed, brutalized and killed by police every day. They are also about broader systems, structured by capitalism, that do not work in the interest of a majority of Americans. Forty million unemployed Americans, a significant percentage of whom have less than $400 in savings, has made this painfully clear.

Now, a wave of videos focusing on individuals looting, setting fire and destroying property amid the George Floyd protests have circulated, including the destruction of the third precinct of the Minneapolis police department and police cars across the country. Some commentators have gone as far as calling the actions “violent”. However, framing matters, especially when an object-focused definition of violence is mobilized to justify aggressive responses from local and federal governments. Police violence, white vigilantism and poverty – all of which directly threaten people’s very existence – are true violence. This is what this week’s protests are reminding us.

 

At its core, the rebellions are about people’s everyday experiences of disorder – which for black people includes the precarity of life itself – and the state’s desire to regain order through the aggressive use of police, and now, the military. For many, the status quo is so unjust and violent that it has led to an uprising against the systems that have failed them. 

In 1967, Martin Luther King stated an idea that has circulated widely in recent days: 

A riot is the language of the unheard. And what is it that America has failed to hear? … It has failed to hear that the promises of freedom and justice have not been met. And it has failed to hear that large segments of white society are more concerned about tranquility and the status quo than about justice, equality, and humanity … as long as America postpones justice, we stand in the position of having these recurrences of violence and riots over and over again. 

As King suggested, rebellion is inevitable in an unjust society that renders life stifled by a status quo that prioritizes comfort over justice, and as he would also make clear throughout his activism, profit over people. 

After King was assassinated, urban rebellions rocked hundreds of cities across the country, resulting in millions of dollars of property damage as well as clashes with the police and national guard. As a result of the pressure that these rebellions placed on leading public officials, President Johnson quickly signed the 1968 Civil Rights Act into law. But policymakers missed their opportunity to truly transform the conditions that have contributed to the rebellions today. 

As was the case during the civil rights period, and whether people like it or not, urban rebellions have often transformed and accelerated change. At the same time, they have also engendered backlash responses that included the exponential growth of policing, incarceration and punishment namely in black communities. Moving forward, it will be critical to challenge the expansion of this carceral state, which in many ways led to the militarization of police we see today, but also the underlying issues that give rise to rebellions, which are broader than police violence itself. 

Capitalism, which is inextricably tied to race, has created a society filled with unnecessary pain, suffering and premature death. People inevitably target businesses during rebellions because capitalism and policing are linked: police protect capital, business and property. It was a store that called the police on George Floyd when they could have mediated the encounter without police involvement altogether. But businesses use police during disputes because they know police will immediately serve their interest, even if it means murdering a black person. The destruction of police precincts and cars today have become targets because, for some, they serve not only as symbols, but as the material life that has facilitated police violence. 

The coronavirus pandemic has added even more pressures for many of all races, as millions of people have become unemployed with little government intervention. Rent and other bills have not been cancelled, and government failure has resulted in catastrophic, avoidable death, especially in black communities. 

Rebellion cannot be reduced to a case of natural opportunism that will occur when there is no law and order. Rather it is an indication, especially when it happens at the scale that it has across races, that the status quo is not working and people are fed up. 

The distinction between good protesters and bad protesters has been used time and time again to shift focus from the conditions which sparked the rebellion in the first place. The strategy is also used to divide and criminalize certain people in order to make it easier for aggressive and violent punitive backlash against them. 

It’s far less likely that we would be witnessing the widespread, multiracial rebellion that we are seeing today if black communities – and all other marginalized communities – had the resources to thrive, weren’t brutalized and killed by police, and had access to free healthcare, a universal basic income, safe and comfortable housing, dignified work and quality schools. 

No amount of law and order can repress the desire to live full lives, where people’s basic needs are met, and their lives are not plagued by routine violence and cut short by premature death.

The murder of George Floyd was a spark. But the powder keg is fueled by legacies of routine anti-black racism, police harassment and violence, mass incarceration, poverty and an economic system that places profit over people.

  • Philip V McHarris is a writer and PhD candidate at Yale. His work focuses on race, housing and policing

  • On Tuesday 9 June at 7pm BST (2pm EDT) the Guardian is holding a live-streamed event about the meaning of George Floyd’s killing, featuring Guardian journalists including US southern bureau chief Oliver Laughland, reporter Kenya Evelyn, writer Chris McGreal and columnist Malaika Jabali. Book tickets here

 

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Poor, vulnerable hopelessly suffer in US

 

from Global Times ( China); published. 2020/6/01 :

 

The US has just gone through a chaotic weekend, with large-scale violent protests sweeping across many cities. The historic St. John's Church, 300 meters away from the White House, was on fire, and the White House was also harassed and threatened by demonstrators, both of which are landmark events in the ongoing protests.

But few people believe the chaos would bring any reflection on US politics. It will bring superficial impact and destruction, but the US political structure has been solidified. The US can hardly form any strong force to push forward reforms. The protests are now mainly pushed by African Americans. Yet, even if they are joined by mainstream Americans, perhaps nothing will change.

Racial discrimination has been the most touchy issue among ethnic minorities in the US. But US administrative authority, and most US Congress members, did not take this opportunity to condemn the issue to comfort those hurt. The fundamental reason is that they don't want to displease the white electorate. The Democratic Party also needs the vote of the white people, so they were also cautious on the issue.

During the riots, a large part of the protesters' grievances came from the fact that they, as the people at the bottom, suffered most of the pain caused by the novel coronavirus epidemic. Because the campaign strategy of the president's team is to downplay the pain of the epidemic, the White House has rarely mentioned the epidemic in the past week, except when it needed to exploit the virus to attack China.

The US is not there for ethnic minorities and poor people. Through the epidemic and the attitude of the ruling elites in the riots, people can see that these groups live in desperation. Because the poor have no way to unite under the US system and can easily be divided, their common dissatisfaction has a limited impact on elections, and they have never become the focus of attention of policymakers.

China's massive poverty alleviation program is just unthinkable in the US. The frosty attitude of capitalism against the vulnerable groups has been laid bare in the past few months. The poor in the US are experiencing a very bad 2020.

Partisan politics has created severe divisions in society. Such divisions restrict and disturb people's thinking. People's support for a particular party is only a matter of stance, which provides a shelter to politicians who violate people's interests.

As elections come and go, it is simply about one group of elites replacing the other. The intertwined interests between the two groups are much greater than those between the victorious one and the electorate who vote for them.

To cover such deception, the key agenda in the US is either a partisan fight or a conflict with foreign countries. The severe racial discrimination and wealth disparities are marginalized topics. 

The US presidential election is held once every four years, while the poor actually have no choice. There is no policy that addresses the issue of racial discrimination for them to vote, nor is there any social policy that truly benefits the poor and the vulnerable.

African Americans and people at the bottom protest once in a while, with isolated cases being the fuse of the eruption. But it will not change anything, and they will eventually foot the bill for most of the destruction they make. Before a reasonable solution comes out, this periodic breakout becomes an unavoidable cycle.

Judging from the superficial comments and statements from US politicians on the protests, the outsiders can easily draw the conclusion that solving problems is not on the minds of the country, and elites are just fearlessly waiting for this wave of demonstrations to die out. 


 

Despite Islamic teachings against suicide and killing innocent people in battle, terrorist groups like Al Qaeda and the Islamic State, or “ISIS,” have used a political form of Islam known as “Islamism” to justify an unholy war of terrorism. In 1988, Osama bin Laden founded Al Qaeda. Even after his death in 2011, Al Qaeda persists, and the more recently formed group ISIS has attempted to provoke an apocalyptic war with the United States and the West.

Over many years, Al Qaeda committed terrorist acts killing many innocent men, women, and children. On August 7, 1998, Al Qaeda terrorists almost simultaneously set off bombs 150 miles apart at U.S. Embassies in the East African countries of Kenya and Tanzania. The blasts killed 12 Americans and about 250 Africans, most of them Muslims. The group was also responsible for the September 11, 2001, suicide terrorist attacks (commonly referred to as “9/11”) on New York’s World Trade Center and the Pentagon, which murdered close to 3,000 people. On May 12, 2003, Al Qaeda suicide terrorists set off bombs in three housing compounds in the capital of Saudi Arabia. The bombs killed 35 people, including 12 Americans.

Other terrorist groups, often linked to Al Qaeda, have been responsible for attacks around the globe. Bombings of the underground subway in London in 2005 killed 56 people, and shootings and bombings in the Indian city of Mumbai in 2008 resulted in over 160 deaths. A bomber attempted to set off a car bomb in New York City’s Times Square in 2010.

In recent years, a group calling itself the Islamic State in Iraq and Syria (aka ISIS, ISIL, or Daesh) has risen to power in the Middle East. ISIS is an Islamist organization that initially formed in Iraq and that seeks to bring about a war against the West centered in Syria. Now a rival of its former allies in Al Qaeda, ISIS has developed an ideology even more extreme and brutal than other terrorist groups.

The U.S. State Department maintains a list of terrorist groups. Included on the list are, to name a few, Nigeria’s Boko Haram, Lebanon’s Hezbollah, Algeria’s Armed Islamic Group, Egypt’s Islamic Jihad, Palestine’s Islamic Jihad and Hamas, Uzbekistan’s Islamic Movement, the Philippines’ Abu Sayyaf, and Pakistan’s Jaish-e-Muhammad (Army of Muhammad) as foreign terrorist groups. Unlike Al Qaeda, most of these groups have not committed terrorism internationally. Instead, they use terrorism to help overthrow the regimes in control of their countries.