Pubblicato da www.americacallsitaly.org dicembre 2006. HOME
Ti piace o presepe (Giovanni De Sio )
THE MANGER -IL PRESEPE
http://www.romeartlover.it/Natale.htm ORIGIN OF THE MANGER The first Manger (or crib It. presepio) is thought to have been prepared by St. Francis in the 1223 Christmas' night in the monastery of Greccio, a very small town in Central Italy. The re-enactment of episodes of Jesus' life was not new as scenes of Christ's Passion were already part of the ceremonies of the Holy Week. Cribs became very popular and in the following centuries the manufacturing of the statues and of the landscape elements became a sort of minor art. Naples became famous in the XVIIIth century for the development of very elaborate cribs using wood, cloth, terracotta and porcelain and introducing mechanisms to move figures around. Giotto: presepio di Greggio |
http://www.presepenapoletano.it/amicipresepe/amipre8.htm
Neapolitan crib The eighteenth century
Neapolitan crib had among its components: the theatre, especially the
comic opera, and the realism together with the fashion and the cultural
sours of that century. Theatricality was increased in comparison with
that of the baroque crib, thanks to the extreme flexibility of the iron
and tow manikins and thanks to the disposition to reproduce Naples (
with its squares, its market places, its small
outdoor concerts, its
taverns ) in the scenographies and in the scenes. The eighteenth century
was the golden age for the crib art. Naples became again the capital of
a kingdom, one of the most brilliant towns in Europe during the
Illuministic period. This was the century that saw the flourishing of
arts, philosophy, economy, law, culture, and the crib art flourished
just when Illuminism was trying to pull down all the Christian
principles. But the crib had become secularized adding new characters
and components that nothing had to do with the sacred scene. The group
of the Mystery was set against a brackground of a pagan ruined temple
and the characters, whether herdsmen, countrymen, beggars or patricians
wore the costumes of the provinces of the kingdom. The crib was just the
mirror of the every-day life, with the miseries of common people and the
pomp and splendour of nobilility. The art overcame the representation of
the Mystery, and each scene in the crib was a melting of sacred and
profane, a confusion of epochs, an intrusion of exotic elements, a more
or less evident symbolism such as the ruined temple near the cave,
recalling the most recent archeological discoveries and standing for the
triumph of Christianity over paganism; the Angels near the gold and near
the luxurious, gorgeous costumes of the Magi, or their retinue and of
the noble people, announcing to the shepherds the birth of Our
Lord who
will rescue them from the old slavery. All that was possible just
because there was a great flourishing of sculptors such as G. Sammartino,
Lorenzo Vaccaro and also L. Mosca, F. Celebrano, M. Bottiglieri, the
Ingaldis, N. Vassallo, just to remember the most important ones. They
did not only built monumental, marble works or precious things for
churches and public buildings, but they also carved in wood or moulded
in clay little heads of shepherdes. The crib art also encouraged several
kinds of craftmanship with skilful artisans who worked in a creative way
in their shops, collaborating with their apprentices, with their workmen
and with specialized artisans such as silk workes, tailors, joiners,
chisellers, silversmiths, etc. |
Giovanni De Sio Cesari
Chiedeva così in “Natale in casa Cupiello” il padre al figlio e arrivava la risposta tagliente e sacrilega ,” no, num me piace”: a nulla valevano le richieste disperate e anche le lusinghe , la riposta era sempre la stessa e mandava nella disperazione il povero padre che non poteva darsi pace che il figlio potesse cosi disconoscere la antica, pia usanza dei presepio . Quando Eduardo scriveva questa commedia dall’America era cominciata ad arrivare la moda dell’albero, rapido da installarsi ed anonimo, rutilante di luci come le insegne delle città moderne che soppiantava il presepe dalla preparazione lunga e accurata, opera personale del padre famiglia che dedicava ad esso tutte la cura delle lunghe sere invernali nell’odore penetrante della colla di pesce e il battere dei chiodini. Poi il presepe ha avuto la sua rivincita: a Napoli vengono turisti d’ogni parte e affollano all’inverosimile le stradine di S. Gregorio Armeno per vederlo. E accanto all’albero, in ogni casa, c’è il presepe . E’ accaduto lo stesso per la Befana: dapprima soppiantata dal Babbo Natale dai nordici tratti la cara vecchina della nostra infanzia fu addirittura “sfrattata” dal calendario e dalle feste scolastiche ma è poi tornata trionfante affiancando il più moderno Santa Claus. Tuttavia pure io credo che malgrado l’affermarsi a livello mondiale del presepe napoletano qualcosa si è perduto per sempre. Il presepe ormai è entrato anche esso nell’ottica del consumismo : è qualcosa che si compra, non che si fa personalmente, espressione più del buon livello di guadagno che della personale espressione artistica e culturale : chi ha più disponibilità finanziarie compra il presepe più bello, firmato, per mostrare il suo successo economico allo stesso modo in cui compra capi di vestiario griffati ed orologi di marca. D’altronde è fenomeno comune che l’artigianato tradizionale perda il suo carattere di “arte povera” per diventare business milionario. Il fatto in verità è che le antiche feste cristiane e anche il Natale hanno perduto molto del loro valore originario e si sono inserito nel modo della produzione, del consumo. Il Natale è l’ “affare economico “ dell’anno commerciale, la “pietas” tradizionale è stata messa in un canto se non è collegata a potenti circuiti commerciali. D’altra parte diciamo pure che la realtà è mutata, non è la stessa dei secoli in cui il presepe nacque. Il presepe è opera ingenua che riveste di apparenze moderne (del 700 e 800) la Natività ignorandone completamente il contesto storico. Esso è pieno di osterie, di botteghe che vendono ogni genere di succulenti cibi che non c’entrano nulla con la Natività ma che riflettono un mondo nel quale la fame era compagna sgradita e assidua della gente comune che vedeva il Natale come il giorno in cui l’antica fame aveva momentanea tregua . Il presepe veniva allestito nelle giornate dalle luce breve e dalle lunghe serate in cui le famiglie erano raccolte nelle case intorno a bracieri e scaldini. Ma ora la gente è presa dall’ansia del soprappeso, le sere chi non esce sta davanti alla TV o a PC ,non c’è forse nemmeno lo spazio fisico per mettersi a costruire il presepe. Questo però non deve farci credere che il Natale cristiano non esiste più. A ben vedere anche il Natale del presepe poi non sempre era tanto cristiano: il mondo cambia ma il messaggio evangelico resta. Assume forme nuove e diverse ,si invera in momenti storici diversi. Non bisogna confondere la sostanza del messaggio con la forma che esso può assumere storicamente e quindi credere che la fine di una forma particolare sia la fine del messaggio stesso. Ci fu pure un tempo in cui non esisteva il presepe napoletano ma pure esisteva il Cristianesimo : cosi anche se un giorno non ci sarà il presepe ci sarà ugualmente, in altre forme il messaggio cristiano Cosi anche i popoli e le culture e le lingue mutano ma i popoli restano: non sempre i napoletani hanno mangiato pasta e pizze e costruito presepi: sarebbe arbitrario assolutizzare un momento storico e considerarlo quello vero, genuino.
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