FATTI E PROSPETTIVE
Giovanni
De Sio Cesari
Indice:
i fatti -
questione in gioco - sindacati in Italia - garantiti e non . economia globalizzata
- Italia nella globalizzazione
Per un italiano d’America non è
facile cogliere l’importanza e il
senso di certi avvenimenti che accadono in Italia per la grande
differenza che esiste fra i due paesi per quanto riguarda il mondo del
lavoro: cerchiamo di analizzare e di spiegare allora il significato del
referendum di Pomigliano d’Arco
.
I FATTI
Negli stabilimenti Fiat di Pomigliano
D’Arco,in provincia di Napoli si è tenuto il giorno 22 giugno 2010 un
referendum fra gli operai il cui effetto potrebbe essere di enorme
importanza non solo per l’avvenire dello stabilimento ma anche per le
relazioni fra imprenditori e lavoratori in tutta i Italia in quanto
costituirebbe un precedente indicativo per tutte le prossime vertenze.
Forse un evento storico quindi per il future e l’avvenire del paese.
La Fiat guidata da un italo canadese,
Marchionne aveva delocalizzata la costruzioni di auto in Polonia,
essendo ivi le spese di produzioni molto minori. Tuttavia ha anche in
progetto di investire, nei prossimi anni, 700 milioni di euro per
installare a Pomigliano la catena di produzione della Panda che
dovrebbe divenire l’auto di punta. Prima però Marchionne ha chiesto ai
sindacati operai dello stabilimento un patto che rassicuri sulla
produttività: si tratta di una serie di norme fra cui le più
importanti: 18 turni settimanali se necessario ( cioe lavoro anche il
sabato straordinario regolarmente retribuito) e l’impegno a non
scioperare almeno nei momenti di massima produzione. Inoltre la azienda
si riserva di non pagare i primi tre giorni di assenza per malattia
laddove ritenga che queste. benchè regolarmente documentate con
certificato medico, siano comunque pretestuose .
Il piano è stato accettato dai
sindacati tranne che dalla FIOM aderente della CGIL ( il sindacato che
era di ispirazione comunista ): i primi sono stati sostenuti da quasi
tutte le forze politiche e dalla stessa CGIL mentre la FIOM ha avuto
l’appoggio della sinistra radicale e, in seguito, anche dall’IDV ( la
formazione politica di Di Pietro )
Si è indetto quindi un referendum fra
gli operai che ha dato il 63 % di “si” all’intesa il 37 % di “no”:
tutti si aspettavano che i “si” fossero quasi all’unanimità
A questo punto la Fiat si è riservata
una decisione che comunque non sarà imminente: potrebbe in ipotesi
delocalizzare la produzione in Polonia o in altro paese dell’est oppure
costituire una nuova società: si chiuderebbe cioè l’attuale
stabilimento licenziando tutti gli operai e riassumendo subito dopo
tutti quelli che accettassero l’intesa: la procedura, già in parte
utilizzata dall’ALITALIA, è molto complessa e ai limiti anche della
stessa legalità e costituzionalità
Un pò tutte le forze politiche
affermano, ufficialmente, che la FIAT comunque dovrebbe
procedere all’investimento in quanto, comunque, il referendum ha
dato esito positivo: tuttavia appare chiaro che nel complesso gli operai
non sembrano dare garanzie sufficienti di mantenere poi l’intesa una
volta che la FIAT abbia fatto l’investimento
LA QUESTIONE IN GIOCO
Il piano contempla maggior impegno
lavorativo con una differente distribuzione delle pause e turni: su
questi punti pero l ‘intesa può essere trovata: Il problema più
importante pero è che si chiede l’impegno a non scioperare quando vi è
necessità di produrre. In pratica lo sciopero viene emarginato in
contrasto alle leggi dello stato e soprattutto con la Costituzione che
garantiscono invece ai lavoratore il diritto allo sciopero. Quindi è
stato detto, fondatamente, che lo stesso referendum era illegittimo e
privo comunque di valore perche, per un principio generale, non è
possibile rinunciare a diritti costituzionalmente garantiti. E’ vero che
la Costituzione parla anche di regolamentazione di diritto allo sciopero
ma questo dovrebbe essere stabilito comunque per legge e non demandato
alle singole trattative che naturalmente svuoterebbero di significato il
principio: sarebbe come permettere che si assumessero solo quelle
persone che si impegnassero a non scioperare la qual cosa, nella
difficoltà occupazionali presenti e strutturali, sarebbe come abolire
questo diritto.
In sostanza la stessa funzione dei
sindacati viene messa in discussone: senza l’arma dello sciopero non si
vede quale mezzo possa loro restare per difendere gli interessi e i
diritti dei lavoratori.
Dall’altra parte si fa notare che il
ricorso allo sciopero è stato spesso eccessivo e pretestuoso e ha
danneggiato fortemente la produttività e la competitività dell’Italia
rispetto ad altri paesi , che esso andrebbe comunque regolamentato come
in effetti è già avvenuto in molti settori, compreso quello pubblico.
Dalle indagini sul voto
si è evidenziato che i “no” sono stati soprattutto degli operai più
giovani : da qui molti hanno dedotto che i giovani non vogliono
rinunciare al rito del sabato sera anche a costo di perdere il posto di
lavoro a differenza dei più anziani che hanno già impegni di famiglia.
Altri hanno però difeso il diritto dei lavoratori a non essere tutti
assorbiti dal lavoro massacrante e alienante della fabbrica ed avere per
se anche degli spazi di vita.
In realtà la
divaricazione fra giovani e maturi si spiega con motivi generali:
presumibilmente i giovani di meno di 30 anni pensano di poter trovare
anche un altro lavoro o magari tornare al mestiere che facevano prima di
essere assunti alla FIAT il cui posto ormai non è poi tanto appetibile.
Ma chi ha 45 anni, figli e mutuo a carico è terrorizzato dalla incubo di
perdere il lavoro nella impossibilità di trovarne un altro ed entrare
quindi nella lunga fila dei “nuovi poveri ” assistiti dalla associazioni
caritative .
Avviene allora che chi spera in un
altro lavoro butti sul lastrico chi quella speranza ormai non ha più.
I SINDACATI IN ITALIA
Bisogna tener presente che gli USA e
l’Italia (in generale l’Europa) hanno avuto, storicamente, un diverso
sviluppo delle condizioni degli operai e del lavoro dipendente in
generale . In USA i sindacati non hanno avuto la funzione e l’importanza
che hanno avuto in Europa ;i miglioramenti delle condizioni dei
lavoratori sono stati più che altro legati allo sviluppo generale
dell’economia che producendo in complesso una piena occupazione dava ad
essi un buon poter di contrattazione. ( vedi:
La flessibilità del lavoro
)
In pratica un lavoratore USA trova
abbastanza facilmente un altro lavoro da cui deriva una notevole
mobilita lavorativa: questo significa che se le condizioni offerte dal
datore di lavoro non sono ritenute soddisfacenti il lavoratore si cerca
un altro lavoro che trova senza eccessiva difficoltà: il mercato del
lavoro funziona come il principale mezzo di salvaguardia del livello del
lavoratori .
In Italia invece il mercato del lavoro è
estremamente asfittico: è sempre difficile trovare un lavoro e in
particolare perdere il lavoro, se si è ormai avanti con gli anni,
significa in pratica restare disoccupato a vita e perdere ogni mezzo di
sussistenza: abbiamo il fenomeno dei “nuovi poveri”, di persone, cioè.
che hanno un discreto livello economico ma che all’improvviso perdono il
lavoro e quindi si trovano senza mezzi di sussistenza e devono
addirittura chiedere aiuto alle organizzazioni assistenziali
Il lavoratore quindi non ha in Italia,
come in USA, un vero potere contrattuale: da qui una serie di leggi
poste in essere dallo stato e sostenute fortemente dai sindacati per
tutelare i diritti dei lavoratori . Senza di essi il lavoratore
sarebbe del tutto indifeso di fronte al ricatto del datore di lavoro: o
accettare qualunque condizione o non lavorare affatto visto che vi è
sempre una serie di altri disoccupati disposti a lavorare comunque e a
qualunque condizione
Nel passato quindi sono state emanate
una serie di provvedimenti con valore legale per dare garanzie ai
lavoratori. e in particolare i sindacati ebbero un notevole potere di
contrattazione. In pratica avviene che le condizioni siano decise
attraverso trattative fra aziende e lavoratori: l’arma fondamentale dei
lavoratori è lo sciopero che può bloccare la produzione e mettere quindi
in grave difficoltà le aziende stesse.
Fino a che le condizioni economiche
generali erano in continuo miglioramento il sistema, in pratica, ha
assicurato ai lavoratori una adeguata partecipazione allo sviluppo
economico, fino agli anni 70.
Ma il sistema è entrato in difficoltà
quando lo sviluppo economico ha cominciato a ristagnare o andare
addirittura in crisi: i sindacati chiedono sempre ulteriori
miglioramenti ma la situazione economica non lo consente e a volte non
consente nemmeno il mantenimento dei livelli precedenti. Inoltre si
accusa spesso i sindacati di conflittualità eccessiva e pretestuosa e di
abusare delle garanzie acquisite
Ad esempio per l’art, 18 dello “Statuto
dei lavoratori£, il lavoratore non può essere licenziato senza giusta
causa il che se da una parte garantisce il lavoro ma dall’altra parte fa
perdere all’azienda la possibilità di allontanare i dipendenti che non
si mostrano impegnati. Analogamente la libertà di sciopero si traduce in
continui e pretestuosi interruzioni di lavoro che danneggiano gravemente
la produttività e la competitività delle aziende
GARANTITI E NON
Tuttavia le garanzie sul lavoro e il
ruolo di sindacati si applica solo alle aziende più grandi ( che abbiano
più di 15 addetti ) e, soprattutto, alle grandi aziende e non a quelle
piccole e piccolissime.
Il fatto ha prodotto. in pratica,
categorie di lavoratori protetti e anche super protetti e altre invece
prive di garanzie a volte anche minime I dipendenti pubblici ( stato e
parastato ) in pratica non possono essere licenziati a meno di azioni e
fatti eccezionali ed eclatanti : sono quindi iperprotetti: possono
anche impegnarsi al minimo anche perche in generale le progressioni di
carriera sono automatiche per anzianità Un professore o un giudice in
qualunque modo lavorino, che mostrino capacita o impegno eccezionali o
modeste capacità e scarsissimo impegno guadagnano sempre lo stesso e
fanno comunque la stessa carriera: celebre il caso del giudice
Falcone, il più ammirato dei magistrati italiani di tutti i tempi, che
non ottenne una promozione richiesta perche un altro giudice, del tutto
senza meriti particolari, aveva una maggiore anzianità. Gli addetti alla
grande industria non hanno gli stessi privilegi ma comunque sono
ampiamente tutelati per il mantenimento del posto di lavoro , ferie,
straordinari e tutto le altre provvidenze
La meritocrazia che negli USA è un
pilastro basilare nel mondo del lavoro in Italia ha poco posto
I lavoratori delle piccole imprese
non hanno invece, in concreto, le stesse garanzie perchè possono essere
licenziati in ogni momento: in pratica sono costretti ad accettare ogni
cosa, anche al di fuori della legge, per non perdere il posto di
lavoro . In particolare ci sono i lavoratori precari: assunti cioe per
un certo periodo finito il quale devono cercarsi altro lavoro: una
condizione estremamente penosa che non permette nemmeno di aprirsi una
famiglia per la quale si deve contare su una certa sicurezza.
Grande poi è il numero di giovani e non
più giovani (licenziati,) che sono in affannosa ricerca di lavoro,
qualunque esso sia: spesso imprenditori senza scrupoli promettono un
lavoro dopo un lungo periodo di prova nel quale questi lavorano senza o
quasi retribuzione : finito il periodo con una scusa non li assumono
più e prendono altri che lavoreranno anche essi gratis!!!
L’ECONOMIA GLOBALIZZATA
Ma
forse il punto d vista da cui valutare i fatti di Pomigliano non è
quello delle nostro paese, dei nostri sindacati, delle conquiste
normative dei nostri lavoratori e delle nostre leggi e della nostra
Costituzione ma quello della attuale economia globalizzata a livello
mondiale Allora Il punto essenziale puo essere uno solo. semplice e
drammatico: la economia moderna ha portato a imprese di livello
internazionale che, per mantenersi concorrenziale sul mercato
internazionale, devono produrre laddove i costi sono minori o, meglio,
la produttività maggiore: da qui lo spostamento della produzione (a cui
segue quello della ricchezza effettiva) verso tutti quei paesi che, a
parità di capacità, abbiano costi più bassi e maggiore produttività Nel
nostro caso non si tratta della Cina o dell’India ma dell’est europeo
per noi cosi vicino e cosi concorrenziale.
Le
conseguenze della globalizzazioni sono imponenti: l’est del mondo avanza
(i paesi asiatici ed ex comunisti dell’Europa), il sud sprofonda ancora
di più (l’africa e il mondo arabo. incapace di competere tecnicamente e
in preda a guerre intestine), l’Occidente arretra visibilmente e
ineluttabilmente.
Il
dramma di Pomigliano è solo una degli infiniti effetti di un tale
rivolgimento storico paragonabile, a nostro parere, a quello che
qualche secolo fa, portò alla egemonia tecnica e culturale
dell’Occidente.
Nel
caso di Pomigliano non ha molto senso attribuire ragione e torti,
discettare se i sindacati difendano i giusti diritti degli operai o
Marchionne sia un bieco profittatore Si tratta di un fatto oggettivo:
se la FIAT non rimane concorrenziale sul piano internazionale la FIAT
sparisce : tutto qui:
La
domande giuste sarebbero allora le seguenti:
·
senza
il piano Marchionne e con le presenti procedure la FIAT resterebbe
concorrenziale ( quindi esistente? )
·
il
piano Marchionne basta per mantenere la FIAT competitiva?
·
oppure
nemmeno esso basta?
Nel
primo caso il piano sarebbe da respingere, nel secondo da accettare, nel
terzo sarebbe praticamente inutile . La prima ipotesi ci pare difficile
da sostenere, la terza dobbiamo sperare che non si manifesti
Cosa
resta effettivamente da discutere? Se il piano Marchionne riesce a
mantenere la FIAT in Italia dobbiamo essergli tutti grati : questa è
l’amara verità
L'Italia nella globalizzazione
Possiamo pensare a provvidenze statali come sgravi fiscali e simili.
Certo e’ 'una soluzione sempre invocata e spesso attuata: pero significa
in sostanza che la collettività si addossa la differenza dei costi con
l'estero
Prescindiamo che questa procedura non è più ammessa nell’ambito
dell’Unione Europea. Ma noi siamo in piena e grave crisi finanziaria:
se non vogliamo arrivare al fallimento nazionale bisogna ridurre le
spese: in Italia vi è una finanziaria che taglia le spese dovunque e non
si sa come fare: perfino i servizi per gli handicappati sono in crisi
Nel resto d’Europa i tagli sono stati ancora più forti
Se la
collettività finanzia le imprese avviene che l’impresa sia in attivo ma
la comunità in passivo
Se,
come giustamente affermava Marx, sono i rapporti economici a
determinare le regole civili e non viceversa, allora ci accorgiamo che
molte delle nostre conquiste normative del lavoro non reggono più e, di
fatto non sono più applicate nella maggior parte dei casi: malgrado
tutto. alle condizioni – capestro di Marchionne non solo vorrebbe
lavorare ogni operaio cinese ma anche una sterminata fila di italiani
giovani laureati, precari e sottopagati, dai call center ai villaggi
turistici
E
d’altra parte da una ventina di anni la legislazione in pratica ha
creato tante eccezioni per cui in effetti molte delle garanzie che i
dipendenti avevano un tempo non sono più operanti per la maggior parte
dei lavoratori, a parte i privilegiati fra cui sarebbero da mettere
quelli della grande industria.
Un
tempo l’Italia era in espansione, perche era la Cina dell’Occidente e
con lo sviluppo generale si potevano avere condizioni di lavoro sempre
migliori perche, comunque, erano poi inferiori a quelle dei nostri
concorrenti ma ora c’è una fila sterminata di paesi nei quali è più
economico produrre che in Italia,PURTROPPO
E un
antico vizio dell’Italia di avere due realtà una di carta e una reale
che non corrispondono
Da una
parte abbiamo la costituzione, le leggi,lo statuto dei lavoratori e
dall’altra un paese che non corrisponde più a quelle norme: che importa
se Pomigliano chiude , i principi sono salvi?
Ma al
lavoratore interessano poco i cavilli , leggi e costituzione e statuti:
a lui importa la realtà effettiva E la realtà effettiva è che il lavoro
scarseggia sempre di più e quello che si trova bisogna prenderlo cosi
come è
Quello che occorrerebbe sarebbe di rivedere tutta la legislazione del
lavoro che ormai non ha più nessuna organicità, costituisce isole felici
e isole dannate: ma quale governo vorrà mai sfidare la impopolarità che
verrebbe da una peggioramento delle condizioni operaie?
Il
fatto è che una decisione cosi importante per tanti venga presa per
referendum da un numero cosi piccolo di persone prese praticamente a
caso .data la assenza di decisioni che andrebbero prese al livello
politico più alto
Come
sempre nella storia. quando manca il potere centrale ciascuno si
arrangia come meglio può, per conto proprio
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