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Intolerance against Christians

 

CRISTIANI  IN ASIA

 

Giovanni De Sio Cesari

Introduzione

Noi siamo portati a credere che il cristianesimo sia propriamente la religione degli europei: in realta vi sono molte comunità  cristiane anche fuori dell’ambito europeo  in medio oriente,in India e in Cina: Alcune di queste comunità  risalgono ai tempi evangelici  altre invece si sono formate con la predicazione di missionari europei : In questi ultimi anni  nel mondo mussulmano, in India e in Cina le comunità cristiane sono in  difficoltà  e a volte sono oggete di vere e proprie persecuzioni  la cui eco arriva pero in occidente molto attenuata

 

MEDIO ORIENTE

 In tutto il Medio Oriente i numero dei cristiani è scemato e tende ancora più a diminuire sempre di più a causa della intolleranza religiosa che purtroppo in quella parte del mondo si è andata diffondendo negli ultimi anni. La situazione è stata già chiaramente denunciata da molti  ma senza che vi siano stati grandi echi  

Generalmente noi tendiamo ad identificare il mondo arabo con il mondo dell’Islam. In effetti è un errore: dalla penisola araba i mussulmani arabi invasero tutto il Medio Oriente che da secoli era cristiano ed anzi la culla del cristianesimo stesso. Essi non costrinsero propriamente i cristiani a convertirsi all’Islam: tuttavia li posero in una situazione di emarginazione politica e sociale per uscire dalla quale essi dovevano convertirsi all’islam. I cristiani, come gli ebrei, erano considerati “popoli del libro “ cioè credenti nella bibbia e come tali avevano lo status sociale di “dimmy “ cioè “protetti” dell’autorità in cambio di una tassa, la gihaz. La loro posizione dipendeva sempre però dal potentato di turno che poteva essere più o meno tollerante e generoso con essi: tale situazione portò a una progressiva diminuzione dei cristiani e una islamizzazione di tutte quelle terre. Tuttavia consistenti gruppi di cristiani resistettero e conservarono la loro fede fino a tempi recenti: anzi molta parte dello sviluppo economico e culturale del Medio Oriente in realtà fu opera di cristiani ( oltre che di ebrei) Alla fine dell’800, anche nei paesi islamici, cominciò a farsi strada l‘idea della laicità dello stato e in questa prospettiva i cristiani ottenevano la pienezza dei diritti civili di cui non avevano mai goduto. Anzi, poichè in genere si trattava di comunità evolute culturalmente ed economicamente e inoltre in più facile comunicazione con l’Occidente ( il clero spesso aveva studiato in Italia) ebbero un ruolo di primo piano nello sviluppo economico e civile dei paesi arabi. La situazione comincia però a mutare dopo il 1950: si affermano correnti nazionalistiche anti occidentali che vedono nei cristiani dei potenziali alleati dei loro correligionari europei. Ma la situazione si aggrava soprattutto con il prevalere delle correnti islamiche più radicali che intendono riaffermare i principi tradizionali coranici e quindi vorrebbero ricacciare i cristiani in una situazione di emarginazione politica e sociale ormai inaccettabile Con lo scontro legato al terrorismo islamico e ai successivi interventi americani e occidentale la situazione per i cristiani si è fatta più difficile benchè essi non abbiano avuto alcuna parte nell’intervento americano, Se gli estremisti islamici fanno una guerra di religione contro gli “infedeli” americani, da quale parte stanno gli “infedeli” arabi? E poi soprattutto i cristiani sono dei “dimmy”: possono conservare la loro religione ma non hanno diritti politici che in uno stato islamico spettano per definizione esclusivamente ai fedeli islamici. Non possono quindi aver voce nella politica anche se vi vivono da molti secoli prima che vi giungessero i mussulmani. Da qui le bombe nelle chiese paiono degli avvertimenti: essi sono dei “tollerati “, non hanno diritti politici e sociali: che stiano al loro posto se vogliono sopravvivere. Se poi si aggiunge la crisi economica e politica, lo stato di guerra e di tensione generalizzato si comprende bene come i cristiani siano costretti ad emigrare vero l’occidente dove possono trovare libertà religiosa e la possibilità di una vera uguaglianza con tutti gli altri cittadini In questo quadro pertanto non è difficile prevedere che fra qualche tempo i cristiani spariranno dal medio-oriente cosi come sono spariti gli ebrei. Difficile per gli Occidentali intervenire senza correre il rischio che i cristiani stessi siano visti come degli alleati dei nemici americani, una potenziale quinta colonna interna. La possibilità dei cristiani di sopravviver nel Medio Oriente passa essenzialmente nella affermazione dello stato laico : la formazione di correnti o stati islamici sarebbero la fine del cristianesimo in Medio Oriente essendo ormai impensabile che i cristiani possano rassegnarsi alla posizione di emarginazione subita per oltre milletrecento anni. Purtroppo non si vede nessun segno che la democrazia e la libertà religiosa siano in via di affermazione nei paesi arabi: in verità si vede molto di più il dilagare della intolleranza religiosa.-

 

INDIA

 

Anche e in India vi sono stati gravi violenze contro i cristiani di quel paese con uccisioni di numerosi fedeli e sacerdoti e un flusso di profughi di decine di migliaia di persone che hanno dovuto lasciare le proprie case . In verità il governo centrale guidato da Manmohan Singh ha condannato senza riserve e duramente le violenze: ma la sua voce arriva piuttosto debolmente in certi ambienti

I mass media non hanno dato alla notizia l’importanza che meritava: non sono coinvolti gli equilibri internazionali e nemmeno le passioni degli opposti schieramenti di maggioranza e di minoranza. La notizia poi appare difficilmente inquadrabile da parte del cittadino medio: necessario allora qualche breve nota di approfondimento.

 

 In India i cristiani sono il 2,3 % della popolazione; tenendo conto pero che essa ammonta a ben 1150 milioni il loro numero si aggira intorno ai 30 milioni. Di questo circa 5 o 6 milioni fanno parte della Chiesa del Malabar, attualmente parte dello stato del Kerala: si tratta di una comunità antichissima che risale ai tempi evangelici e che è da sempre perfettamente integrata nella regione. Gli altri cristiani, parte cattolici e parte evangelici sono invece il risultato della predicazione di missionari europei nell’ultimo secolo. L’india è un paese democratico che sancisce la libertà religiosa per tutti : ma se tali principi sono una realtà effettiva per le zone più sviluppate economicamente e anche culturalmente ( le grandi città) tuttavia essi non sono ancora sentiti nell’India profonda, agricola e misera di sempre. In essa la predicazione cristiana appare come una minaccia non solo alle tradizioni ancestrali locali ma soprattutto agli assetti socio economici costituiti che prevedono la esclusione dei paria, gli intoccabili, attualmente definiti con il termine DALIT (oppressi) anche se la distinzione in caste è proibita dalla legge indiana fin dal 1950. In questa India nemmeno Gandhi è stato mai veramente ascoltato: egli chiamò i paria “Harijans” (figli di Dio) e predicò sempre la più ampia e radicale tolleranza religiosa: non a caso il suo assassino proveniva da questo mondo ancestrale e dalla classe privilegiata dei Bramini. In realtà i missionari non insistono nemmeno sulle conversioni che è cosa che poi viene autonomamente con il tempo e hanno come meta principale alleviare le tante calamità della popolazione nello spirito che animò anche Madre Teresa.

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CINA

in Cina vi sono due chiese che si definiscono ambedue cattoliche: una fedele al Papa e non riconosciuta dalle autorità e un’altra denominata Chiesa Cattolica Patriottica che rifiuta il rapporto con il Papa ed è riconosciuta dalle autorità. Il fatto non deriva da uno scisma religioso ma da cause solamente politiche per comprendere le quali occorre fare un passo indietro nella storia cinese. Con l'avvento del Comunismo nel 1949 si ebbe una lotta generale alle religioni. In particolare il governo cinese promosse nel 1957 una Chiesa Cattolica Patriottica che rompesse ogni rapporto con Roma vista come una alleata del capitalismo e degli americani. In parte i cattolici Cinesi resistettero e subirono feroci persecuzioni, in parte si piegarono alle circostanze riuscendo stentatamente a sopravvivere . Il dramma si ebbe però soprattutto durante la Rivoluzione Culturale: qualsiasi attività religiosa collettiva di qualunque fede fu impedita; tutte le chiese e cappelle cristiane furono sequestrate ed adibite alle più diverse attività (magazzini, fabbriche), i preti e i vescovi furono inviati in campi di lavoro spesso in regioni distanti ed in attività molto pesanti, le suore costrette a ritornare in famiglia, devastato quanto poteva essere distrutto e non serviva ad altro (perfino i cimiteri e le lapidi). Questa distruzione di tutto ha coinvolto, anche se con diversa gravità, tutte le Chiese cristiane e tutte le religioni. Le conseguenze del modello maoista furono però catastrofiche sul piano economico e con Deng Xiaoping allora la Cina iniziò a voltare decisamente pagina avviandosi a una economia di mercato che oggi permette alla Cina incredibili tassi di sviluppo e che, secondo gli osservatori. porterà la Cina presto a contendere il primato economico anche agli Stati Uniti. Ufficialmente, però, il marxismo maoista è ancora la ideologia di stato anche se è esso è ormai lontano dalla Cina moderna tutta immersa in una economia di mercato. In questo contesto la Cina non ha mai abbandonato l'ateismo ufficiale. Vi è addirittura ancora un premio nazionale assegnato ogni anno a che si distingue nella lotta (solo culturale, per fortuna) alle credenze religiose .Tuttavia con il nuovo corso pragmatico della politica cinese anche se non si è giunti a una normalizzazione con il Papa tuttavia la libertà religiosa dei cattolici è molto più ampia. Negli anni 90 la Chiesa Cattolica è risorta, la vita collettiva è ripresa. Gli edifici ecclesiastici sono stati in buona parte , anche se con molta lentezza, restituiti; i seminari hanno ripreso a funzionare; le vocazioni al sacerdozio o alla vita religiosa, a quanto pare, sono riprese con un ritmo simile a quello di molti paesi del cosiddetto terzo mondo; la Bibbia viene stampata e diffusa per canali interni; aiuti economici consistenti per nuove strutture (tipografie, edifici) arrivano in qualche modo dall’estero – dalle fondazioni e dagli ordini religiosi – anche se la Chiesa è complessivamente povera ed i cristiani sono prevalentemente presenti nelle campagne ed esterni ai grandi fenomeni di sviluppo di questi anni. I cattolici restano ancora divisi in aderenti alla Chiesa Patriottica e in fedeli a Roma (clandestini) in proporzioni difficili da accertare, forse 5 milioni per parte. I motivi delle divisione sono legati solo al rapporto col Papa: la teologia dei seminari "patriottici" è stata riconosciuta ortodossa dal Vaticano e in essi vengono invitati a tenere conferenze esponenti esterni al cattolicesimo cinese La questione spinosa è quella della nomina dei vescovi. Periodicamente Pechino ottiene dagli aderenti alla "chiesa patriottica" la consacrazione di nuovi vescovi del tutto ignorando Roma. Nella nomina dei nuovi vescovi, invece, si è avuto di fatto una intesa fra il Vaticano e le autorità cinesi che lascia ben sperare in una evoluzione che dia finalmente piena libertà al cattolicesimo cinese e che si superi quindi la artificiosa divisione fra le due chiese cattoliche cinesi.

 

 

 

India, sisters of Mother Teresa assaulted by Hindu radicals


by Nirmala Carvalho


The fundamentalists attacked the religious, accusing them of the "kidnapping and forced conversion" of four children between one and two years old. Although their identification documents were in order, the children were taken away from the sisters and put in a government hospital. Tough condemnation by the Indian Church.

New Delhi (AsiaNews) - The Missionaries of Charity are again in the crosshairs of the fundamentalists: yesterday, September 5 - the anniversary of the death of Mother Teresa of Calcutta - four sisters of Mother Teresa were attacked by about 20 Bajrang Dal activists at the Durgh train station in Chhattisgarh, a state in central India. The Hindu radicals forced them off the train, and then handed them over to police officers while chanting anti-Christian slogans.

The Hindu fundamentalists accused the sisters - Sr Mamta, the mother superior, Sr Ignacio, Sr Josephina, and Sr Laborius - of the "kidnapping and forced conversion" of four children between one and two years old, whom the religious were taking from their home in Raipur to the Shishu Bhava charity center in Bhopal. The activists followed the women to the police station, "insulting them and chanting slogans against the Christians".

The sisters presented all of the identification documents for the children and their travel permit, in addition to other documentation brought later by the religious from the house in Bilaspur. In spite of this documentation, the children were taken to be housed temporarily at the government hospital in Durg, while the documents and identity papers presented by the sisters are verified by the judicial authorities.

"The mob threatened to beat us up, but I was not afraid", Sr Mamta tells AsiaNews. Her only concern is for the children, who require care and assistance, "but most of all our love. We love these darlings like our own, that is our pain".

The sister says that she "prayed to Mother Teresa" (yesterday was the anniversary of her death, and her liturgical feast day), entrusting the "well-being of the children" to her. She emphasizes that this new episode of "persecution" is an integral part of the missionary task of "witnessing to Christ" entrusted to them by the founder of the order. Although she got no sleep during the night spent at the police station, the following morning - today, September 6 - she took part in Mass, "thanking God and our beloved Mother Teresa".

The Indian Catholic Church has taken a tough stance, through the head of the bishops' conference, who denounces the climate of hostility and terror toward Christians. "I am absolutely shocked", says Cardinal Osvaldo Gracias, "at the baseless and fabricated allegations of conversion levied against the Missionary of Charity". The prelate stresses that he knew "Mother Teresa personally, and I was also involved with her mission, and I can vouch for the fact that never has any baby or anyone been converted by the Missionaries of Charity, either in the remotest rural area or in any part of the world".

In condemning this new attack against the Christians, Cardinal Gracias accuses those who "are instrumental in poisoning minds" and foster interconfessional confrontation: "This is a climate of intolerance [against Christians] that is growing in the country, and it will have serious drastic long-term effects on Indian society".

This new episode of violence against the sisters confirms the growing climate of hostility toward Christians, in the crosshairs of the Hindu fundamentalists who are seeking by every means to eliminate their mission and their charitable works in the country. The tribals, the Dalits - untouchables - and the many orphaned children find in Christianity and in the activity of the religious a way to improve their condition and bring dignity to their lives. By attacking the Christians, the Hindu fundamentalists are above all harming India and its people, anchoring it in a feudal and backward past, based on the hierarchy determined by caste and by slavery.

 

 

 

 

SALVIAMO I CRISTIANI - Appello di Magdi Allam

 

Aderite e diffondete!!!

"La grande persecuzione dei cristiani nel mondo arabo"
Salviamo i cristiani del Medio Oriente. Stiamo assistendo in modo pavidamente e irresponsabilmente inaccettabile alla persecuzione e all'esodo massiccio di centinaia di migliaia di cristiani che sono i veri autoctoni della regione.
Alla vigilia della conquista araba e islamica nel settimo secolo, i cristiani costituivano il 95% della popolazione della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo. Oggi, con 12 milioni di fedeli, sono precipitati a meno del 6% e si prevede che nel 2020 si dimezzeranno ancora.
Dalla prima guerra mondiale circa 10 milioni di cristiani sono stati costretti a emigrare. Una fuga simile alla cacciata degli ebrei sefarditi che, da un milione prima della nascita dello Stato di Israele, si sono assottigliati a 5 mila. Si tratta della prova più eloquente della tragedia umana e dell'imbarbarimento civile in cui è precipitato il mondo arabo musulmano, in preda al fanatismo ideologico degli estremisti islamici e all'intolleranza religiosa delle dittature al potere.
Il caso più grave è quello che colpisce i cristiani in Iraq. Da circa un milione e mezzo prima dell'inizio della guerra scatenata da Bush il 20 marzo 2003, si sono ridotti a circa 25 mila. Un «accorato appello» per la «preoccupante situazione in Iraq» e per le «critiche condizioni in cui si trovano le comunità cristiane», era stato lanciato dal papa Benedetto XVI nel corso del suo incontro con Bush sabato scorso. Proprio ieri, in una dichiarazione raccolta da Avvenire, il vescovo ausiliare di Bagdad, monsignor Shlemon Warduni, ha alzato il tiro denunciando che anche «i cristiani non stanno facendo nulla mentre qui si muore si viene rapiti costretti a convertirsi all'islam o a pagare per ottenere protezione, a cedere le proprie figlie a dei delinquenti per evitare ritorsioni o a fuggire lasciando tutto il lavoro di una vita. Dagli Usa e dall'Europa solo silenzio». Dal canto suo il nunzio apostolico in Iraq e Giordania fino al 2006, monsignor Fernando Filoni da poco nominato sostituto Segretario di Stato del Vaticano, in un'intervista a Tracce si era detto pessimista: «Fin quando durano la guerriglia e gli attentati c'è poco da fare. Solo la pace potrà riportare la speranza». Lo scorso maggio sul sito
http://iraqichristians.ne/petitionir.php era stato lanciato un vibrante appello alla comunità internazionale per porre fine alla «più feroce campagna di assassni, sequestri, esproprio di beni e case, cacciata e dispersione, liquidazione dei diritti religiosi e civili da parte di gruppi estremisti religiosi per il semplice fatto che non siamo musulmani».
Insieme all'Iraq l'altra grande tragedia dei cristiani orientali è nei territori palestinesi. All'inizio dello scorso secolo i cristiani rappresentavano un quarto della popolazione araba; nel 1948 erano il 20%; con l'avvento al potere dell'Autorità nazionale palestinese di Yasser Arafat nel 1994 si registra la fuga di tre quarti dei cristiani, vittime di persecuzioni e del drastico calo del tenore di vita. Ed è così che i cristiani, perfino nelle città sante cristiane, sono diventati minoranza. A Betlemme erano 185% della popolazione nel 1948, oggi sono solo il 12%. A Gerusalemme dal 53% della popolazione nel 1922, sono precipitati al 2%.Quanto al Sudan si tratta di un vero e proprio genocidio, con una sanguinosa guerra civile - scatenava dai regimi islamici di Khartum - che ha provocato l'eccidio di circa un milione e mezzo di cristiani e animisti, colpevoli di non sottomettersi alla sharia, la legge coranica. Così come fu genocidio il massacro, di 1,5 milioni di cristiani armeni in Turchia, dove oggi non rimangono che circa 100 mila cristiani. Il Libano, che dal 1840 ha registrato quattro guerre intestine a sfondo confessionale, ha visto il numero dei cristiani crollare dal 55% della popolazione dall'indipendenza nel 1932, a circa il 27% odierni. Con il risultato che rispetto al milione e mezzo di cristiani residenti in Libano, ci sono circa 6 milioni di cristiani profughi dispersi nel mondo. La situazione è molto pesante anche in Egitto, dove i copti - che rappresentavano il 15-20 % della popolazione all'inizio dello scorso secolo, oggi sono soltanto circa il 6%. La repressione e le violenze contro i copti sono esplose nel decennio di Sadat quando, alleandosi con i Fratelli Musulmani, lasciò loro mano libera nel promuovere un nefasto processo di islamizzazione forzata della società. In Siria le comunità cristiane che rappresentavano circa un quarto della popolazione all'inizio dello scorso secolo, oggi sono calate a circa il 7%.
Più in generale, in quasi tutti i paesi musulmani, dall'Algeria al Pakistan, dall'Indonesia alla Nigeria, dall'Arabia Saudita alla Somalia, i cristiani sono vittime di vessazioni e discriminazioni. E si tratta di una catastrofe per tutti: certamente per le vittime cristiane, ma anche per i musulmani che si ritrovano a essere sottomessi all'arbitrio di spietati carnefici e di tiranni che si fanno beffe della libertà religiosa. Ebbene non possiamo più continuare ad assistere inermi a queste barbarie. Ecco perché propongo di indire una manifestazione nazionale a difesa dei cristiani perseguitati in Medio Oriente e altrove nel mondo, da svolgersi a Roma e che potrebbe coincidere con il 30 giugno, la festa liturgica dei protomartiri romani. Una grande manifestazione per la vita, la dignità è la libertà dei cristiani e per il riscatto dell'insieme della nostra civiltà umana.