Aderite e diffondete!!!
"La grande persecuzione dei cristiani nel mondo arabo"
Salviamo i cristiani del Medio Oriente. Stiamo assistendo in
modo pavidamente e irresponsabilmente inaccettabile alla
persecuzione e all'esodo massiccio di centinaia di migliaia
di cristiani che sono i veri autoctoni della regione.
Alla vigilia della conquista araba e islamica nel settimo
secolo, i cristiani costituivano il 95% della popolazione
della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo. Oggi,
con 12 milioni di fedeli, sono precipitati a meno del 6% e
si prevede che nel 2020 si dimezzeranno ancora.
Dalla prima guerra mondiale circa 10 milioni di cristiani
sono stati costretti a emigrare. Una fuga simile alla
cacciata degli ebrei sefarditi che, da un milione prima
della nascita dello Stato di Israele, si sono assottigliati
a 5 mila. Si tratta della prova più eloquente della tragedia
umana e dell'imbarbarimento civile in cui è precipitato il
mondo arabo musulmano, in preda al fanatismo ideologico
degli estremisti islamici e all'intolleranza religiosa delle
dittature al potere.
Il caso più grave è quello che colpisce i cristiani in Iraq.
Da circa un milione e mezzo prima dell'inizio della guerra
scatenata da Bush il 20 marzo 2003, si sono ridotti a circa
25 mila. Un «accorato appello» per la «preoccupante
situazione in Iraq» e per le «critiche condizioni in cui si
trovano le comunità cristiane», era stato lanciato dal papa
Benedetto XVI nel corso del suo incontro con Bush sabato
scorso. Proprio ieri, in una dichiarazione raccolta da
Avvenire, il vescovo ausiliare di Bagdad, monsignor Shlemon
Warduni, ha alzato il tiro denunciando che anche «i
cristiani non stanno facendo nulla mentre qui si muore si
viene rapiti costretti a convertirsi all'islam o a pagare
per ottenere protezione, a cedere le proprie figlie a dei
delinquenti per evitare ritorsioni o a fuggire lasciando
tutto il lavoro di una vita. Dagli Usa e dall'Europa solo
silenzio». Dal canto suo il nunzio apostolico in Iraq e
Giordania fino al 2006, monsignor Fernando Filoni da poco
nominato sostituto Segretario di Stato del Vaticano, in
un'intervista a Tracce si era detto pessimista: «Fin quando
durano la guerriglia e gli attentati c'è poco da fare. Solo
la pace potrà riportare la speranza». Lo scorso maggio sul
sito
http://iraqichristians.ne/petitionir.php
era stato lanciato un vibrante appello alla comunità
internazionale per porre fine alla «più feroce campagna di
assassni, sequestri, esproprio di beni e case, cacciata e
dispersione, liquidazione dei diritti religiosi e civili da
parte di gruppi estremisti religiosi per il semplice fatto
che non siamo musulmani».
Insieme all'Iraq l'altra grande tragedia dei cristiani
orientali è nei territori palestinesi. All'inizio dello
scorso secolo i cristiani rappresentavano un quarto della
popolazione araba; nel 1948 erano il 20%; con l'avvento al
potere dell'Autorità nazionale palestinese di Yasser Arafat
nel 1994 si registra la fuga di tre quarti dei cristiani,
vittime di persecuzioni e del drastico calo del tenore di
vita. Ed è così che i cristiani, perfino nelle città sante
cristiane, sono diventati minoranza. A Betlemme erano 185%
della popolazione nel 1948, oggi sono solo il 12%. A
Gerusalemme dal 53% della popolazione nel 1922, sono
precipitati al 2%.Quanto al Sudan si tratta di un vero e
proprio genocidio, con una sanguinosa guerra civile -
scatenava dai regimi islamici di Khartum - che ha provocato
l'eccidio di circa un milione e mezzo di cristiani e
animisti, colpevoli di non sottomettersi alla sharia, la
legge coranica. Così come fu genocidio il massacro, di 1,5
milioni di cristiani armeni in Turchia, dove oggi non
rimangono che circa 100 mila cristiani. Il Libano, che dal
1840 ha registrato quattro guerre intestine a sfondo
confessionale, ha visto il numero dei cristiani crollare dal
55% della popolazione dall'indipendenza nel 1932, a circa il
27% odierni. Con il risultato che rispetto al milione e
mezzo di cristiani residenti in Libano, ci sono circa 6
milioni di cristiani profughi dispersi nel mondo. La
situazione è molto pesante anche in Egitto, dove i copti -
che rappresentavano il 15-20 % della popolazione all'inizio
dello scorso secolo, oggi sono soltanto circa il 6%. La
repressione e le violenze contro i copti sono esplose nel
decennio di Sadat quando, alleandosi con i Fratelli
Musulmani, lasciò loro mano libera nel promuovere un nefasto
processo di islamizzazione forzata della società. In Siria
le comunità cristiane che rappresentavano circa un quarto
della popolazione all'inizio dello scorso secolo, oggi sono
calate a circa il 7%.
Più in generale, in quasi tutti i paesi musulmani,
dall'Algeria al Pakistan, dall'Indonesia alla Nigeria,
dall'Arabia Saudita alla Somalia, i cristiani sono vittime
di vessazioni e discriminazioni. E si tratta di una
catastrofe per tutti: certamente per le vittime cristiane,
ma anche per i musulmani che si ritrovano a essere
sottomessi all'arbitrio di spietati carnefici e di tiranni
che si fanno beffe della libertà religiosa. Ebbene non
possiamo più continuare ad assistere inermi a queste
barbarie. Ecco perché propongo di indire una manifestazione
nazionale a difesa dei cristiani perseguitati in Medio
Oriente e altrove nel mondo, da svolgersi a Roma e che
potrebbe coincidere con il 30 giugno, la festa liturgica dei
protomartiri romani. Una grande manifestazione per la vita,
la dignità è la libertà dei cristiani e per il riscatto
dell'insieme della nostra civiltà umana.