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Pubblicato  IN DIES  il 23/02/ 2025

 

 

Chi sta vincendo in Ucraina?

 

 

 

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Giovanni De sio Cesari

www.giovannidesio.it  

Fervono dovunque le discussioni su chi vince e quindi su chi perde nelle vicende che si stanno delineando in Ucraina. In realtà, sono fatti che già da tempo si andavano delineando, ma quello che ha sorpreso tutti è stato il ritmo davvero precipitoso, caotico che Trump ha impresso ad esse, come d’altronde sta facendo in ogni campo, spiazzando un po' tutti, amici e nemici.

Occorre, per giudicare della vittoria o sconfitta, osservare gli avvenimenti e valutare se gli obiettivi che le parti si proponevano siano stati o meno raggiunti.

I fatti

Tre anni fa Putin ritenne che con un piccolo esercito male armato e organizzato avrebbe travolto il governo ucraino, che il presidente Zelenski sarebbe fuggito e sarebbe stato sostituito da un governo filo-russo il cui presidente era già pronto a insediarsi: non si riprometteva affatto una conquista e nemmeno un’annessione di qualche provincia. Malgrado la sorpresa, gli Ucraini si batterono eroicamente, Zelenski non fuggì per niente e galvanizzò il suo popolo, organizzò la resistenza prima ancora che giungessero gli aiuti occidentali e, dopo qualche mese, i Russi furono costretti a ritirarsi. Allora i Russi invasero quei territori Ucraini abitati da russofoni, in parte già in rivolta dal 2015, una magra ricompensa di fronte al fallimento iniziale.

Giungevano agli Ucraini massicci aiuti e soprattutto rassicurazioni politiche da parte dell’Europa e dell’America. L’offensiva russa si impantanò, finì la guerra di movimento e iniziò un conflitto di posizioni lungo e sanguinoso. Sicuri dell’aiuto incondizionato degli occidentali, gli Ucraini ritennero che avrebbero potuto vincere e sconfiggere completamente la Russia, recuperare perfino la Crimea e provocare la caduta di Putin. Ma anche l’offensiva ucraina, come quella russa, si impantanò nella guerra di posizione che ricorda molto la Prima Guerra Mondiale, tenendo presente le proporzioni.

Man mano, però, gli Ucraini hanno perso lo slancio iniziale, sono ormai stanchi, non hanno forze fresche da inviare al fronte, la popolazione è esausta per le rovine, gli stenti, per i milioni di profughi. Il morale è fiaccato e i Russi, lentamente ma inesorabilmente, continuano ad avanzare. È apparso del tutto evidente che la guerra poteva finire solo con la cristallizzazione della situazione di fatto, come avviene sempre quando nessuna delle due parti riesce a conseguire una vera vittoria.

All’improvviso, però, sui fatti dell’Ucraina è piombata improvvisa e travolgente l’azione di Trump, che aveva promesso di far terminare la guerra appena insediato e cerca di mantenere la promessa a ogni costo, poco interessato, per altro, al destino dell’Ucraina, di cui realisticamente agli USA importa poco.

Gli europei, in teoria, potrebbero rifornire di armi ancora l’Ucraina anche a dispetto dell’America, ma sono incerti e soprattutto divisi: ma, a parte le spese poco giustificabili per gli elettori, la continuazione della guerra sarebbe senza prospettive per l’Ucraina, non in grado di sconfiggere veramente la Russia, come già era evidente da tempo ormai.

Allora, dai fatti sommariamente ricordati, cerchiamo di valutare chi vince e chi perde.

Russia

Putin si dichiara vincitore e in qualche modo amici e nemici gli danno ragione. In effetti, però, se il suo intento era quello di ricondurre l’Ucraina nell’orbita russa, non ci è riuscito e, soprattutto, è ben difficile che dopo una guerra così disastrosa e cruenta possa poi avere buoni rapporti con l’Ucraina. Anche se termineranno le ostilità, comunque il solco di sangue e di odio fra Ucraini e Russi impedirà per un tempo indefinibile, ma certo lungo, una collaborazione come quella che c’era prima dell’invasione, anche prima dei fatti del 2015 e della rivolta del Donbass, e anche della rivoluzione arancione del 2005.

Ottiene, è vero, una striscia di territorio per altro del tutto devastata che unisce il suo territorio alla Crimea, ma questo certo è cosa poco rilevante. La sua economia ha retto alle sanzioni molto meglio di quanto prevedevano gli occidentali, ma certo ne ha sofferto e non poco. Il risultato può anche essere quello di scoraggiare altri stati ex appartenenti all’Unione Sovietica dall’aderire ad alleanze considerate ostili (si pensi alla Georgia, ad esempio), ma il disegno generale, se mai c’è stato, di ricostituire in qualche modo l’Unione Sovietica o l’impero russo pare sfumato per i tempi prevedibili.

Ucraina

 L’Ucraina pare la parte sconfitta. Tuttavia, a ben vedere, ha conservato la sua indipendenza, non potrà entrare nella NATO o nella UE, ma può sempre mantenere rapporti privilegiati con l’Occidente. Ha perduto una parte del suo territorio, è vero, ma erano pure province russofone, inquiete, insofferenti del nazionalismo ucraino che si è andato diffondendo soprattutto dopo il 2015. Quello che appare sconfitto sembrerà l’attuale governo di Zelenski: qualche mese dopo lo scoppio della guerra, essa poteva finire più o meno alle stesse condizioni di oggi. Si potevano lasciare i territori russofoni alla Russia, magari attraverso un referendum (come fu invocato in un appello degli storici italiani). Quindi, tutti i sacrifici, le perdite umane e materiali di quasi tre anni di guerra appariranno inutili.

 

Unione Europea

 Gli stati europei paiono anch’essi i grandi sconfitti, perfino emarginati dalle trattative di pace, certamente perdono prestigio e autorevolezza.

Ma a veder bene, gli europei hanno considerato questa guerra come la loro guerra, propagando l’idea che l’Ucraina combattesse anche per l’Europa, anche per la democrazia contro il dispotismo di Putin.

Ma in realtà questa narrazione, fino ad ora quasi unanime, non ha alcun fondamento.
Non è certo pensabile che la Russia, che non è riuscita nemmeno a piegare l’Ucraina, possa veramente invadere i paesi dell’Occidente, e non ci sarebbe poi alcun motivo per un’operazione del genere.
Anche nel caso in cui la Russia riuscisse a ricostruire uno Stato nei confini dell’ex Unione Sovietica, non si comprende perché questo fatto costituirebbe una minaccia per gli europei.

In fondo, la divisione dell’Unione Sovietica in 15 Stati dopo il crollo del comunismo fu un fatto del tutto imprevisto e occasionale, senza solide motivazioni. In ciascuno di essi vi sono sempre ampie minoranze nazionali (in media circa un terzo della popolazione), e ciò pone sempre difficili problemi di stabilità: in fondo, la guerra in Ucraina è nata proprio dalla presenza di uno scontro con la minoranza russa (rivolta del Donbass).

Quello che ha danneggiato molto l’Europa è stato invece l’interruzione dei rapporti commerciali con la Russia, fornitrice di gas a prezzi modesti.
La Germania, locomotiva d’Europa come si dice, ne ha risentito molto: certo, la crisi che pare dilagare in Europa non dipende solo da questo fattore, ma di certo esso non è un elemento secondario.

Anche l’idea che si tratti di un conflitto fra democrazia e dittatura non ha fondamento. È vero che Putin può considerarsi un dittatore e Zelensky un presidente democraticamente eletto, ma non è che Putin possa, sia pure lontanamente, pensare di instaurare dittature anche in Occidente: certamente no. Magari è vero il contrario, cioè che gli occidentali premano per una democrazia in Russia.
Non siamo ai tempi della Guerra Fredda, in cui l’Unione Sovietica rappresentava un modello di regime che mirava a espandersi in tutto il mondo.

Si è parlato anche della violazione del diritto internazionale con l’invasione di uno Stato sovrano; tuttavia, le violazioni e le invasioni sono state molte, spesso operate proprio dalle democrazie occidentali: si pensi all’invasione dell’Afghanistan, dell’Iraq, dell’ex Jugoslavia. Le giustificazioni ci sono sempre e dipendono dai punti di vista.

 In realtà quindi  l’Europa non ha niente da temere dalle  vicende ucraine ma anzi ne può avere dei vantaggi nella  eventuale ripresa dei rapporti di commercio con la Russia, specialmente per  quanto riguarda la fornitura di gas.

Stati Uniti
Gli Stati Uniti hanno aiutato fortemente l’Ucraina, così come gli europei. Tuttavia, Trump si pone in completa rottura con il governo di Biden e quindi può vantarsi del fatto di aver posto termine alla guerra. Questo gli porta un notevole aumento di prestigio per aver portato la pace in Ucraina, ponendosi non come semplice mediatore, ma come arbitro che detta le condizioni, mentre il resto del mondo resta a guardare e si perde in inutili discorsi.

L’America ha contribuito massicciamente agli aiuti all’Ucraina; Trump, in compenso, richiede le terre rare ucraine. Pare però più che altro una trovata propagandistica per mostrare che così riesce a recuperare il denaro buttato inutilmente dai suoi predecessori.
In effetti, se l’Ucraina avesse avuto risorse così ingenti, non sarebbe stato (già prima della guerra) il paese più povero d’Europa. Le terre rare esistono realmente in Ucraina, ma sfruttarle e commercializzarle è un’altra questione: occorrono fondi e capacità tecniche, che attualmente l’Ucraina non possiede.

Potemmo allora dire che in Ucraina chi vince è Trump e non l’America.