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IN DIES il 12/01/2025Ebraismo e fede ebraica
Giovanni De sio Cesari
Molto complesso è il rapporto fra ebraismo e
religione ebraica. Nel passato le due cose coincidevano, tanto che,
nel momento in cui un ebreo si convertiva al cristianesimo (o
all’islam), cessava di essere considerato un ebreo. Statisticamente,
è molto probabile che ciascuno di noi non ebreo abbia un antenato
ebreo convertito. Attualmente, seguendo l'evoluzione propria
dell’Occidente, i credenti nelle religioni sono divenuti una
minoranza, e così è avvenuto anche per la religione ebraica.
La maggioranza degli israeliani non è quindi credente, anche se
negli ultimi tempi il numero dei credenti integralisti è aumentato,
soprattutto perché hanno alti tassi di natalità. Comunque, non si
identifica oggi un israelita come un credente in quella religione.
Secondo la “legge del ritorno” israeliana, ogni ebreo può ottenere
la cittadinanza israeliana. Ma chi è ebreo? Il termine esatto è
israelita, cioè discendente da Israele, che noi cristiani conosciamo
come Giacobbe. Quindi si è israeliti perché figli di israeliti, più
precisamente di una donna israelita. Tuttavia, vengono ammesse
eccezioni, come per i coniugi di ebrei: abbiamo precedenti anche
nella Bibbia, come per Ruth, di nascita non ebrea ma sposa di un
ebreo, considerata pure antenata di Maria e quindi di Gesù.
Stranamente, però, sono considerati israeliti gli atei, ma non
quelli che si sono convertiti ad altra religione (in genere
cristiani), in quanto in questo modo avrebbero rinunciato alla loro
identità.
Il punto basilare da tenere presente è che l’ebraismo
è una religione di un popolo; non fa proselitismo come in genere le
altre religioni moderne. Lo stesso cristianesimo, all'inizio, fu
incerto su questo punto che venne risolto nel cosiddetto Concilio di
Gerusalemme con Pietro e Paolo, e così il cristianesimo, come
l'Islam, non fa distinzioni di popolo e in tal modo ha conquistato
tanta parte del mondo, mentre l'ebraismo si limita agli israeliti.
Punto essenziale da tenere presente è che la religione ebraica
attualmente non ha un contenuto preciso e ci sono infinite tendenze
che possono variare a seconda delle correnti religiose e delle
interpretazioni individuali. L'ebraismo non ha un'unica autorità
religiosa o una dottrina uniforme, il che porta a una varietà di
pratiche e credenze. È sempre possibile, quindi, trovare tutto e il
contrario di tutto. Sul piano politico, si va da quelli che
ritengono sacrilego lasciare agli arabi anche un solo lembo della
Terra Promessa fino a quelli che, invece, ritengono sacrilega
l'esistenza stessa di Israele: altrettanto avviene sul piano
propriamente religioso.
Attualmente si raggruppano in varie tendenze: ortodossi,
conservatori, progressisti, ricostruzionisti, umanisti, tutte poi
frammentate in tante sottodistinzioni. Ricordano un po’ le sette
evangeliche americane: c'è tutto e il contrario di tutto.
Consideriamo che la religione ebraica è soprattutto rivolta alle
pratiche religiose rituali e alimentari. Si tratta della Halakhah (o
Halakha), generalmente tradotta con “legge” ebraica, ma che
significa letteralmente "la via" (indicata da Dio). Il significato è
esattamente lo stesso della “sharia” islamica, anch’essa tradotta
come “legge” ma che significa, anch’essa, “la via”.
Come anche nell’islam, gli esperti religiosi (rabbini) non sono
tanto teologi o filosofi come nel cristianesimo (ad esempio San
Tommaso o Sant’Agostino), quanto degli esperti (giuristi) di quelle
complicatissime regole che sembrano essere l’essenza della
religione.
In teoria, le leggi sarebbero 613, ma con le precisazioni e i
chiarimenti rabbinici si arriva a molte migliaia: occorre, quindi,
una vita intera di studi per conoscerle minutamente tutte.
Molte riguardano poi la cucina kosher (ebraica), con una serie di
cibi proibiti e di modi di cucinarli: esempio famoso è la
proibizione di contatto fra carni e prodotti caseari, per cui gli
ortodossi usano due frigoriferi distinti per i due prodotti per
scongiurare ogni possibilità di contatto fra i due alimenti.
Un qualcosa di inconcepibile per noi, ma per gli ebrei quello che
conta sono le regole.
Nel cristianesimo assume importanza fondamentale
l’immortalità dell’anima, connessa con il premio o il castigo eterno
e anche alla purificazione del purgatorio, che sono il centro del
cristianesimo. L’idea di immortalità dell’anima, invece,
nell’ebraismo è piuttosto vaga e contraddittoria. Nella Bibbia se ne
parla poco e vagamente: si accenna a un luogo in cui le anime, dopo
la morte, dimorano, molto simile a quello presentato da Virgilio
nell’Ade.
In seguito si andò affermando l’idea della resurrezione dei morti
nel giorno del giudizio, credenza poi mantenuta anche nel
cristianesimo accanto a quella dell’immortalità dell’anima.
Alcune correnti accettano pienamente un’idea simile a quella
cristiana sull’immortalità. Non si parla, però, di una pena eterna
(infernale)ma di uno stato di purificazione chiamato Gehinnom per
raggiungere poi uno stato di beatitudine (Gan Eden). In altre
tendenze, però, questa credenza viene attenuata; in altre ancora si
parla di un’immortalità non personale, e in altre ancora ci si
focalizza tutto sulla vita terrena.
Altro punto controverso è quello del Messia (cioè
"unto"). Per alcuni si tratta di una persona singola reale,
discendente da Davide, che riunirà e organizzerà tutti gli israeliti
in uno stato e porterà pace e benessere non solo agli ebrei, ma a
tutto il mondo. Per altre correnti, invece, non si pensa a una
singola persona ma a uno stato, diciamo a un’era messianica, un
periodo di miglioramento morale e spirituale. Per altri ancora, più
laicamente, siamo noi stessi i messia, nel senso che dobbiamo
impegnarci a migliorare noi stessi.
Per quanto riguarda il piano politico, in genere gli
ebrei ortodossi ritengono che tutta la Palestina sia stata assegnata
da Dio stesso al popolo ebraico e, quindi, sarebbe sacrilego
lasciarne ad altri (arabi) anche solo un lembo. Per altri, invece,
anche ortodossi come Neturei Karta (“guardiani della città”), è lo
Stato stesso di Israele a essere blasfemo perché esso deve essere
fondato e costruito dal messia inviato da Dio.
A livello di vita comune, poi, contrastante è il
ruolo assegnato alla donna. Per alcune correnti più moderne il
modello è quello della sostanziale parità come in Occidente, ma in
altre correnti il ruolo della donna è quello tradizionale, con un
abbigliamento molto castigato analogo a quello islamico. Stranamente
non si coprono il capo con il velo, ma con delle parrucche. A volte
poi, poiché gli uomini sono tutti impegnati nello studio minuzioso
della legge e quindi non hanno tempo per lavorare (e rifiutano pure
la leva militare), sono le donne a lavorare per il sostentamento
della famiglia.
Va tenuto poi presente il noachismo, riconosciuto da
una parte del mondo religioso.
Il noachismo indica le leggi che Dio ha dato a Noè e che quindi sono
valide per tutti i suoi discendenti, cioè per tutta l’umanità.
Esse consistono in sette divieti: omicidio, furto, immoralità
sessuale (omosessualità, adulterio e incesto), consumare carne
tagliata da un animale ancora vivo, adorare gli idoli, blasfemia
contro Dio.
Inoltre, occorre stabilire un sistema di giustizia.
Quindi, per i non ebrei basta osservare questi sette principi invece
delle migliaia che gravano sugli ebrei: non conviene, quindi,
convertirsi all’ebraismo.
In conclusione, la religione ebraica, tutta incentrata su pratiche formali senza una chiara e ampia visione dell'universo, dell’uomo e dell’eternità, appare una fede ancora primitiva, molto lontana dalle mirabili costruzioni filosofiche della scolastica cristiana e ancora di più dalla caritas (amore universale) dei santi cristiani. Direi soprattutto che, ben difficilmente, una persona proveniente e di educazione europea possa accettarla veramente se non come una tradizione identitaria.