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23.05.2009
Il sesso in Cina
di Giovanni De Sio Cesari

Pechino, 23 maggio 2009. Qualche giorno fa le autorità cinesi fecero fermare la costruzione di un parco a tema sessuale, come era da aspettarsi, in quanto anche i siti hard vengono regolarmente chiusi, ma la vera notizia nuova è che ieri il sempre misurato ed austero “Quotidiano del popolo” ha aperto una libera discussione sull’argomento, dando voce anche ai sostenitori, un fatto davvero inusitato per la Cina.

Il parco era in lavorazione nella città di Chongqing nel sud ovest e si ispirava al parco di Jeju nella Corea del sud.

Il manager del parco, Lu Xiaoqing, rigetta con sdegno l’accusa che si trattasse di pornografia o volgarità ma afferma con vigore che invece era un modo per migliorare l’educazione sessuale in Cina. Riporta la ricerca di un’organizzazione femminista cinese (non sapremmo quanto attendibile, ndr) secondo la quale solo il 28% delle donne cinesi arriva all’orgasmo contro il 90% delle donne occidentali e che meno di un quarto degli uomini cinesi è completamente soddisfatto della sua vita sessuale.

Il problema della sessualità è attualmente molto sentito in Cina.

La diffidenza verso il sesso era comune nella civiltà tradizionale cinese più o meno come in quella cattolica, potremmo dire: il sesso era visto come un dovere sociale per procreare figli alla famiglia e non come un piacere personale. Con la caduta dell’Impero si affacciarono anche in Cina movimenti più moderni tendenti a rivalutare il valor del sesso, sul modello occidentale, ma la rivoluzione comunista ripristinò rigidi costumi considerando la libertà sessuale una degenerazione delle classi dominanti, borghesi e feudali .

La rivoluzione culturale aveva etichettato i problemi del sesso come un fatto osceno e i desideri sessuali come una calamità sociale. Anche fra i coniugi venivano sconsigliati rapporti troppo frequenti che avrebbero danneggiato la efficienza dei lavoratori e già avere rapporti una volta alla settimana veniva considerato una esagerazione dannosa per la collettività.

I sostenitori di una liberazione sessuale in Cina, che ora si schierano naturalmente per la apertura del parco del sesso, affermano che non vi è nulla di osceno nel sesso che è invece una delle più genuine espressione dell’umanità sia maschile che femminile: fanno notare come pure gli organi sessuali non sono cose obbrobriose ma perfezioni della natura umana e il nudo anche oggetto di arte classica.

In Cina, diversamente che in Occidente non si vedono effusioni in pubblico, al massimo è consentito agli innamorati di tenersi per mano e questa pare giù una notevole concessione.

Però seconda un altra ricerca (anche questa non sapremmo quanto attendibile, ndr) la percentuale dei rapporti prematrimoniali è salita dal 16% del 1989 al 60% del 2004: la Cina si avvierebbe, cioè, sostanzialmente verso modelli occidentali anche in fatto di sesso.

Va pure ricordato che in Cina è comunemente diffuso la convinzione che gli Europei abbiano una maggiore forza sessuale e che quindi per essi sono indicate come mogli, donne molto robuste, ben piazzate.

Anche su questo non sappiamo se vi è qualche fondo di verità.




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