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06.08.2008
I cinesi e le olimpiadi
di Giovanni De Sio Cesari

Per comprendere la straordinaria importanza che le Olimpiadi rivestono per i cinesi dobbiamo comprendere uno dei caratteri peculiari e fondanti della cultura cinese.

A differenza delle altre grandi civiltà storiche (cristiana, islamica, indiana) che sono state sempre in rapporti fra di loro, la civiltà cinese è rimasta pressoché isolata.

Fin dall’inizio della sua storia la civiltà agricola cinese ha dovuto lottare contro i popoli nomadi o seminomadi, comunque meno civili, che tentavano di invaderla. La Cina nasce praticamente con la costruzione della Grande Muraglia che divide nettamente il mondo cinese in due; da qui la civiltà, di là la barbarie: ed infatti il nome che assume il paese è Zhongguó (il paese di mezzo), cioè il centro della civiltà.

Effettivamente ai confini della Cina vi sono deserti, monti, foreste impenetrabili e il mare dai quali potevano arrivare solo ondate di barbari invasori: se essi prevalevano la Cina cadeva nel caos e nella rovina. Qualche volta i barbari riuscirono a conquistare la Cina: i Mongoli nel XIII secolo e i Manciù nel XVII secolo, ma rapidamente abbracciarono la civiltà cinese e comunque non portarono quasi nulla della propria. Nei millenni, quindi, in Cina si è formata l’idea fondamentale che nulla di positivo e di desiderabile poteva trovarsi al di fuori.

In questo mondo cosi chiuso in se stesso arrivarono gli Occidentali nel 1500. I cinesi li assimilarono ai tanti barbari che questa volta venivano dal mare anziché dai deserti e dai monti. La Cina concesse la possibilità di qualche commercio che poteva essere utile e qualche scalo periferico come Macao, ammirarono pure la tecnica e le conoscenze degli europei ma conservarono intatta l’idea della loro superiorità. Per essi fu un trauma terribile, quando nella guerra dell’oppio, un corpo di spedizione inglese travolse, con stupefacente facilità, il loro esercito.

Da allora iniziò una serie ininterrotta di rovesci militari: gli eserciti europei invadevano e percorrevano in lungo e in largo la Cina, bruciarono palazzi imperiali e altre opere d’arte, cosi come facevano i barbari, costringendo ad accettare qualsiasi imposizione: la Cina precipitava nell’anarchia come nei periodi più bui delle invasioni barbariche.
 

Mentre in Giappone prevalevano le forze favorevoli a una rapida assimilazione delle modernità europee (governo meiji), la Cina era troppo orgogliosa e sicura della sua millenaria civiltà per fare altrettanto: la situazione andò precipitando fino alla rivolta dei Boxer che fu sostanzialmente una ribellione popolare contro la oppressione degli europei e che voleva restaurare la grandezza della Cina. La rivolta fallì, l’Impero si dimostrò inadeguato a difendere la Cina dagli stranieri e a mantenere l’ordine interno e cadde nella quasi indifferenza generale.
A partire dagli inizi del ‘900 i cinesi si resero conto della importanza della civiltà europea e penetrarono idee nuove di liberali. In particolare la Cina conobbe la modernità soprattutto attraverso il comunismo che pero fu fallimentare.   La nuova Cina uscita dalla  svolta liberista,  guidata da Deng Xiaoping,  ha preso uno slancio che impressiona tutti i visitatori: un deserto di casupole si va  trasformando in una foresta di grattacieli, l’antica povertà sparisce nel  benessere della modernità-

 In questo contesto i giochi olimpici sono una occasione per dimostrare al  mondo e soprattutto a  se stessa che la Cina è tornata ad essere, come una volta il Zhongguó.   il centro della civiltà. I cinesi sono disposti a qualunque  cosa, a qualunque sacrificio perche questi giochi risultino splediti e  memorabili: ne va dell’orgoglio millenario di un popolo, ne va del rispetto dell’orgoglio  con i quali,  finalmente, dopo  due secoli di rovesci e umiliazioni i cinesi possono guardare a se stessi

 


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Note
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La foto è tratta dal sito http://ilmatte.blogspot.com




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