Investirei in Cina conviene?

martedì, agosto 28, 2012
di Giovanni De Sio Cesari

cina 032

Negli ultimi decenni investire in Cina è stato molto conveniente per tutti gli operatori internazionali. Lo è ancora, però molti economisti ritengono che l’era della produzione a basso costo in Cina vada volgendo  al tramonto.

Sul “Quotidiano del popolo” è apparso in questi giorni uno studio dell’economista cinese Han Zhiguo, direttore di un importante centro di ricerche economiche di Pechino, che ritiene che  la svolta si manifesterà già  nel corrente anno 2012.  I motivi sono molteplici ma se ne individuano in particolare tre

In primo luogo si avvia al termine il particolare regime fiscale che si applica alle imprese straniere che investono. La Cina ha stabilito la sua ” prima zona economica speciale” di Shenzhen nel 1980 per attirare gli investimenti stranieri e  tali zone si sono  moltiplicate in quanto i governi locali hanno fatto a gara per attirare investimenti dall’estero

Nelle  quasi 60 zone economiche speciali ora esistenti le imprese ad investimento straniero pagano  un aliquota dell’imposta sul reddito del 15 per cento, meno della metà della percentuale del 33 % riscossa dalle imprese nazionali cinesi. Ma una legge del 2008 tende a pareggiare progressivamente le due imposte, anche se le imprese che godono di aliquote fiscali ridotte prima dell’entrata in vigore della legge possono  ancora godere delle  agevolazione  per un massimo di altri cinque anni. Comunque lo stato   cinese continua a fornire incentivi mirati per aziende di produzione high-tech.
Un secondo elemento di grande importanza è il costo del suolo che in sostanza veniva offerto gratuitamente per i nuovi investimenti.
Ma si calcola che  il suolo industriale ha un ciclo di vita di circa  50 anni ed è una risorsa difficilmente sostituibile. La difficoltà di reperire altri suoli  ostacolerà la sostenibilità dello  sviluppo a lungo termin:, ad esso va aggiunto la crescente coscienza dell’impatto ambientale nel passato praticamente quasi ignorato in Cina ma che ha portato a disastri ambientali che ormai non possono più essere ignorati e che impongono misure sempre più rigorose

Un terzo elemento è dato dai lavoratori. Un esercito sterminato di contadini poverissimi che  si trasferivano in città pronti a lavorare a qualsiasi salario e condizioni  ha  mantenuto molto basso il costo del lavoro: ma ormai, con la diffusione del benessere, i lavoratori sono sempre meno disposti ad accettare qualunque condizione di lavoro e  si organizzano per rivendicare diritti e  provvidenze sempre  maggiori

Per effetto di questi fattori  già si nota che alcune multinazionali  come Adidas e Nike stanno chiudendo i loro  stabilimenti  in Cina per trasferirsi altrove

E’ ancora conveniente investire in Cina, lo sarà forse per ancora una decina di anni: tuttavia si farà sentire sempre più la concorrenza di altri paesi sia dell’area del sud est asiatico che nel resto del mondo.  La  stessa Cina tende a investire in altri paesi dell’asia e dell’africa
Il problema per noi europei è che dopo la Cina ci sono tanti  alti paesi nei quali  comunque  sarà conveniente  investire  come lo è stato in  Cina fino a dora. Non possiamo quindi rallegrarci  del fatto che la Cina sia meno concorrenziale di fronte all’affacciarsi di un numero pressocchè infinito di altri paesi pronti a prenderne il posto con produzioni a basso costo di lavorazione, poca attenzione alle tematiche ambientali , disposte a ogni agevolazioni fiscale e di trattamento che certamente sono lontanissime dagli standard occidentali .

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Foto dell’autore: il terreno su cui sorge il moderno profilo industriale  di Shangai era, fino agli anni 80,  un palude disabitata dove le industrie poterono installarsi senza nessun problema.

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