Un’altra nave verso Gaza

venerdì, giugno 4, 2010
di Giovanni De Sio Cesari

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Un’altra nave di aiuti umanitari si dirige verso Gaza: è la Rachel Corrie di nazionalità irlandese ma noleggiata  da una organizzazione islamica malese. La nave porta 11 attivisti, tra cui Mairead Corrigan, premio Nobel per la pace, e otto membri dell’equipaggio.

Il Corrie Rachel è finanziato dalla Perdana Global Peace Organisation, un’organizzazione non governativa malese guidata da Mahathir Mohamad, ex primo ministro del paese e prende il nome da una donna americana uccisa da un bulldozer militare israeliano nella Striscia di Gaza nel 2003, durante il tentativo di protestare contro la demolizione di case.
Il governo della Malaysia ha esortato Israele a non intraprendere alcuna azione che possa danneggiare persone a bordo della nave: Anifah Aman, il  ministro degli Esteri, in un comunicato ha detto  che  le autorità israeliane dovrebbero garantire il  passaggio della nave per Gaza per consegnare il materiale umanitario.

Shamsul Akmar, uno degli attivisti a bordo della nave, ha dichiarato in una intervista ad Al Jazeera che tutte le persone a bordo sono attivisti per la pace: “Non sappiamo cosa aspettarci, ma spero che ci sarà permesso il  passaggio sicuro per portare gli aiuti a Gaza. Se ci saranno  attacchi dell’esercito israeliano a bordo della nostra nave, non effettueremo  alcun resistenza attiva. Se e quando ci intercetteranno , li aspetteremo  sul ponte superiore della nave, con nient’altro addosso che con i nostri vestiti”.
Anche Brian Cowen, il primo ministro irlandese, ha chiesto a Israele di permettere alla nave di aiuti di proprietà irlandese di attraccare a Gaza.
Israele si è offerta di scortare la nave e consegnare gli aiuti umanitari attraverso  l’Egitto che si è dichiarato disposto: ma gli attivisti si sono detti preoccupati che non tutto il carico sarebbe stato consegnato.
La nave dispone di attrezzature mediche, materiale scolastico e cemento, un materiale di cui Israele ha vietato l’ingresso a Gaza.
Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri israeliano, ha ribadito che  Israele non permetterà che  il blocco di Gaza venga  violato e  che la Rachel Corrie non raggiungerà Gaza.

E’ chiaro che è il problema non è l’arrivo di materiale umanitario ma il blocco di Gaza. Gli israeliani intendono  mantenerlo  affermando che cosi impediscono l‘arrivo di armi e materiale bellico provenente da altri paesi segnatamente dall’Iran. Intendono pure mantenere sotto pressione Gaza per dimostrare ai palestinesi che Hamas non riesce ad difenderli ed assicurare una vita dignitosa.

Hamas per opposte ragioni vorrebbe la fine del  blocco navale anche perché il governo egiziano, sia pure non sempre con rigore, intende chiudere seriamente il confine terrestre con l’Egitto: prima era solo formalmente chiuso perché attraverso i famosi cunicoli sotterranei passava di tutto.

Il blocco  di Gaza è divenuto quindi un problema fondamentale per Hamas e per gli israeliani. Tuttavia il vero problema è che se non si riesce ad  avviare un processo di pace, se gli Israliani  non sono disposti a fare concessioni  sulle colonie e gli arabi ad accettare senza riserve l’esistenza di Israele,  la situazione continuerà ad essere sempre incandescente e Arabi e Israeliani continueranno a combattere,  generazione dopo generazione: e siamo già alla terza generazione.

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Da al Jazeera: la Rachel Corrie in navigazione

 

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