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EVOLUZIONISMO E RELIGIONE

 

 Giovanni De Sio Cesari

Indice: I tre problemi dell'evoluzionismo- Disegno Intelligente -Meccanicismo evoluzionistico  Evoluzionismo a scuola 

APPENDICE Obiezioni all'evoluzionismo  

 

I tre problemi dell'evoluzionismo

 

Sono sempre vive e accese le polemiche intorno all’evoluzionismo in quanto Il tema richiama importanti problemi filosofici, soprattutto in relazione al pensiero religioso. In realtà la teoria solleva tre problemi ben distinti che però spesso vengono richiamati e connessi insieme, in genere, confusamente: il racconto della genesi, la natura umana, il meccanicismo naturalistico

Per il primo problema, che è il più appariscente ma non il più importante,esiste una evidente contraddizione fra il racconto biblico del genesi e la teoria dell’evoluzione delle specie animali  e vegetali. Nella genesi. Infatti. si narra della creazione  contemporanea di tutte le specie direttamente da parte di Dio. La teoria evoluzionistica sostiene invece che alcune specie, più semplici, sono comparse prima di altre più complesse e comunque le specie derivino l’una dal altra, gradatamente e continuamente. Tuttavia si può pensare che il racconto biblico non debba essere preso alla lettera, che si tratti di un modo figurato di esprimersi dell’antico autore e che quindi non necessariamente le specie siano state create tutte direttamente da Dio e tutte all’origine. Si può intendere cioè che il racconto biblico si esprima con immagini poetiche adatte a un popolo di pastori di migliaia di anni fa. D’altra parte spesso la bibbia mostra un Dio adirato o pentito o ignaro: tutte cose che naturalmente non possono essere attribuite a Dio ma che costituiscono modi di dire, immagini narrative. In questo senso quindi il racconto biblico non contraddice necessariamente all’evoluzionismo. Questa posizione da tempo è quella più diffusa nell’ambito cattolico mentre la Chiesa non si pronuncia direttamente sulla scientificità dell’evoluzionismo ritenuto un fatto al di fuori della propria competenza e non necessariamente contro la fede. Tuttavia in America, soprattutto in alcune tendenze protestanti, quelle dette comunemente fondamentaliste che ritengono che tutta la bibbia debba intendersi sempre in senso letterale, la soluzione non è stata accettata: è nata quindi una forte radicale contestazione della scientificità dell’evoluzionismo. In realtà la teoria evoluzionistica che fino a qualche decennio fa sembrava indubitabile è apparsa sempre meno chiara e sicura e ha sollevata una serie di obiezioni a livello scientifico. Anche Popper, il maggiore esponente della filosofia delle scienze, ebbe a dire che essa non ha i requisiti propri della scientificità.

 Anche in ambito cattolico ed europeo sono quindi cresciuti coloro che sollevano critiche ad essa sempre su un piano puramente scientifico.

 Il secondo problema riguarda la natura dell’uomo: se riteniamo che l’uomo sia il prodotto di una evoluzione naturale e che quindi derivi da altra specie ( un tipo di scimmia ) ne conseguirebbe che egli è semplicemente un essere animale come gli altri e che la ragione è un prodotto naturale. Il cristianesimo invece concepisce l’uomo come un essere ben distinto dagli animali, come l’unico ad avere la ragione la volontà, e quindi un’anima immortale. Si può pensare che Dio abbia infuso l’anima a un essere che l’evoluzione già aveva approntato e superare cosi incompatibilità fra fede e ed evoluzionismo. Resta pero ii fatto che tutta una seria di teorie psicologiche (soprattutto il comportamentismo) hanno cercato di spiegare la ragione come un puro riflesso condizionato, un meccanismo cioè che non postula ragione, coscienza, volontà: va pero detto che tali teorie sono tramontate in campo scientifico

Il terzo problema è in realtà è il più importante: l’evoluzionismo viene presentato come meccanismo puramente naturale, guidato dal caso e dal principio di causa. il mondo quindi come un grande meccanismo senza intelligenza. E’ questo punto che confligge gravemente e irrimediabilmente con la visione cristiana: infatti la fede cristiana postula un Dio che abbia creato con un atto di intelligenza il mondo: la prova fondamentale che ne abbiamo è che gli esseri viventi non potrebbero esistere senza un Progetto Intelligente ( intelligence design): se gli esseri viventi sono solo il prodotto del caso e della causalità cade un elemento essenziale di tutto il pensiero cristiano,la necessità stessa dell’esistenza di un Dio creatore e ordinatore. In conclusione possiamo dire che l’evoluzionismo può conciliarsi anche con il cristianesimo purchè non pretenda di spiegare tutto con il puro caso Il problema quindi resta essenzialmente l’esame non tanto del fatto che l’evoluzione esista o meno ma se essa è spiegabile come un puro meccanismo

 

Disegno Intelligente

 

“Disegno Intelligente”( dall’inglese “intelligent design”, propriamente “Progetto Intelligente”) è una movimento scientifico culturale che va sempre più affermandosi in particolare nel campo dei credenti e che la Chiesa vede sempre con crescente favore pure naturalmente senza farne un tesi ufficiale. In sintesi il suo punto fondamentale caratterizzante è la teoria che gli esseri naturali non possono essere solo frutto del caso e del cieco gioco della causalità ma presuppongono un progetto di un essere intelligente. Se troviamo un’anfora sepolta nelle sabbie pensiamo immediatamente che essa non possa essere un frutto del caso ma immediatamente siamo sicuri che essa sia stata progettata e costruita da un essere intelligente, anche se non abbiamo alcuna idea di chi possa trattarsi effettivamente. Analogamente nessuno può seriamente pensare che una trappola per topi sia semplicemente il frutto di un caso perche tutte le sue parti sono disposte ordinatamente a un fine e non vi sono parti inutili, Cosi una poesia non è un insieme disordinato di lettere che potrebbero anche essere frutto del caso ma in essa tutte le lettere hanno un loro posto ( e non ve ne sono di inutili) per ottenere un senso compiuto e quindi presuppone un autore intelligente Analogamente se ci troviamo di fronte a un essere vivente noi dobbiamo pensare che la sua complessità immensamente più ampia di quella di una anfora, di una trappola per topi o di una poesia dobbiamo pensare che esso sia in qualche modo essere effetto di un “progetto Intelligente” In realtà questa argomentazione è in effetti quella tradizionale di ogni teologia che giunge all’idea di Dio partendo dall’ordine dell’universo (In S. Tommaso vien definite del fine: se nel mondo ogni ente ha un suo fine occorre pensare a un essere che ha dato loro quel fine) Tuttavia il “Progetto Intelligente” è cosa diversa dal tradizionale ragionamento filosofico perche inserisce il ragionamento base in un ambito propriamente scientifico La scienza moderna da Galilei in poi ha escluso dal suo ambito ogni riferimento metafisico: essa si occupa di ciò che cade sotto i nostri sensi che sia cioè empiricamente osservabile ed esclude quindi per ”statuto” ( cioè per principio metodologico) tutto ciò che sia metafisico cioè al di la della natura stessa come appunto l’esistenza di Dio ma non solo: anche i valori morali e in genere tutti i giudizi di valore non fanno parte della scienza. Metodologicamente quindi la scienza non può fare ricorso all’idea di un intervento divino: da qui l’idea diffusa comunemente che la natura sia tutta interpretabile a prescindere da qualsiasi intervento al di sopra di essa e quindi in pratica che ogni cosa sia spiegabile con il meccanismo di causa ed effetto e della legge di probabilità. Ma è questo che viene invece contestato; anche nell’ambito stesso delle scienze emerge e chiaramente che in essa opera un progetto intelligente : come nel caso della anfora, della trappola per topi o di una poesia la scienza presuppone che esiste un autore intelligente cosi nell’ambito della natura non è pensabile che esistano gli esseri viventi senza che in qualche modo essi siano effetti di un Progetto Intelligente. Nell’ambito scientifico non si può parlare comunque di Dio perche, come abbiamo prima ricordato, per statuto, esso è al di fuori della ricerca scientifica in quanto non empiricamente rilevabile: ma si afferma solo che esiste un “Progetto Intelligente”: al limite potremmo pensare anche a un extraterrestre che si diverte con il nostro mondo , una idea cara a molta narrativa di fantascienza. Ma il movimento del “Progetto Intelligente” non vuole essere un movimento filosofico teologico: vuole invece dimostrare che, anche a livello della scienza moderna, non è possibile interpretare la natura senza un intervento ordinatore, che questa idea quindi non è confinata al senso comune o alla scienza medioevale. Si vuole contestare quindi l'idea che ll’ordine dell’universo sia in opposizione alla scienza moderna e frutto di pregiudizi antichi ormai superati

 

Meccanicismo evoluzionistico

 

L’idea dell’esistenza di Dio ha fra i suoi fondamenti la constatazione che la complessità del creato e in particolare della vita ,non possa essere spiegata con il caso ma postula l’intervento di un Progetto Intelligente Su questo punto pero l’evoluzionismo ritiene di aver individuato nel processo della selezione naturale delle variazione genetiche il meccanismo che permette l’origine e l’adattamento delle specie e quindi la comparsa di nuove specie derivate dalle precedenti : esaminiamolo brevemente se questa pretesa è fondata. Si afferma che alcune variazioni genetiche casuali diano ad alcuni individui dei caratteri favorevoli e pertanto essi riescano vincitori nella selezione naturale e trasmettano tali caratteri ai discendenti. In questo modo si spiegherebbe la comparsa di specie nuove adattate ai vari ambienti. Si nota innanzi tutto che quando appaiono caratteri "nuovi" essi sono sempre negativi e in natura portano alla rapida morte dell'individuo: sopravvivono gli individui che hanno le caratteristiche della specie al massimo grado, i "diversi" soccombono: solo l'uomo fa sopravvivere per motivi morali anche i diversi. Le antilopi più veloci possano sopravvivere meglio e pertanto il carattere velocità si trasmetterà e si esalterà sempre nella specie: ma si tratta di un perfezionamento di caratteri già esistenti (adattamento); se si presenta invece una variazione ( uno zoccolo diverso, livelli di glucosio nel sangue diversi ) l’animale soccomberà. Ogni organismo poi è sempre un sistema in cui ogni parte è in armonia con tutte le altre: una variazione in un organo mette in crisi tutto il sistema. Molto comunemente si fa l'esempio dell' evoluzione del collo della giraffa: le giraffe che ,casualmente, avevano colli più lunghi, avevano maggiore possibilità di nutrirsi delle foglie degli alberi più alti e quindi vincendo la lotta per la vita potevano trasmettere il carattere "collo lungo" ai discendenti: dopo un sufficiente spazio di tempo, la specie giraffa ha acquisito il carattere del collo lungo che noi ora vediamo. Ma gli studi di biologia hanno mostrato che nella testa della giraffa esiste un particolare tessuto spugnoso che trattiene il sangue favorendone quindi la circolazione: infatti data l' altezza del collo, il sangue non potrebbe circolare facilmente nella testa e quindi i delicati tessuti cerebrali non sarebbero sufficientemente irrorati. Quindi non si tratta semplicemente di allungare il collo, si tratta di modificare tutto l'organismo: un casuale aumento della lunghezza del collo avrebbe prodotto la insufficiente irrorazione del cervello e la morte della giraffa e non un vantaggio. Se, per assurdo, un uomo nascesse con un terzo occhio sulla nuca ,questo non potrebbe essere considerato un vantaggio evolutivo (potrebbe vedere anche i pericoli alle spalle) perché dovrebbe essere modificato contemporaneamente anche tutta la struttura cerebrale. Le variazioni casuali che esulano dallo schema della specie non possono essere di vantaggio perché bisognerebbe contemporaneamente modificare l'intero complesso della struttura della specie stessa. Nemmeno si può pensare che piccole variazioni portano a grandi variazioni Poniamoci ad esempio il problema della formazione di apparati complessi, per esempio dell'occhio. E' impensabile che in una mutazione genetica casuale esso appaia all'improvviso:si dirà allora che si arriverà per piccoli passi. Tuttavia si nota che un organo o è effettivamente funzionale o non dà alcun vantaggio al suo possessore: un occhio è organo estremamente complesso, non esiste un occhio "semplice". Posso facilmente supporre che le antilopi più veloci possano sopravvivere meglio e pertanto il carattere velocità si trasmetterà e si esalterà sempre nella specie: ma si tratta di un perfezionamento di caratteri già esistenti (adattamento ): ma non è ipotizzabile che ciò che non c'è nella specie compaia gradatamente se ogni piccolo passo non è di per sè funzionale alla sopravvivenza. Insomma perché l'animale ne possa trarre vantaggio deve possedere un occhio vero e proprio, non qualcosa che poi in seguito potrà evolversi in un occhio. Come si vede da questi brevi e semplici osservazioni l’idea che la scienza abbia spiegato il meccanismo dell’adattamento della specie è difficilmente sostenibile: a livello di scienza vediamo l’adattamento ma non sappiamo quale sia il meccanismo Che ci debba essere un meccanismo è quindi semplicemente un presupposto o se si preferisce un pregiudizio filosofico secondo il quale  tutta la natura è spiegabile meccanicisticamente: non è quindi un fatto scientifico

 

Evoluzionismo a scuola

 

La teoria dell’evoluzionismo da fatto scientifico e culturale sta diventando spesso un fatto politico sul quale i vari movimenti politici vanno a pronunciarsi: ciò avviene soprattutto in USA ma qualche volta anche in Europa . Il problema nasce dalla scuola: si pone il problema se l’evoluzionismo deve essere insegnato come un normale capitolo della scienza o deve essere trattata come una opinione filosofica. La questione pare un sottigliezza ma in realtà è di grande importanza educativa. Se infatti i giovani imparano che l’evoluzionismo è un fatto scientifico e quindi qualcosa di sicuro affidabile, di chiarito definitivamente, non resta più spazio per una concezione filosofica (religiosa) nella quale ci si richiami alla necessità dell’intervento di una Mente Ordinatrice perchè tutto quello che avviene sembra poter esser spiegato con un semplice meccanismo casuale.

Negli USA la questione è finita spesso nei tribunali chiamati a decidere in sostanza se l’evoluzionismo possa essere considerata scienza o non scienza e quindi da insegnare o meno. Ben si vede come sia assurdo che dei magistrati possano decidere di una questione del genere come se la verità filosofica e scientifica dipendesse dalle leggi statali che per altro certamente non ne trattano. Il problema sul modo di insegnare l’evoluzionismo però si pone effettivamente .

Non crediamo pero che esso possa risolvesi nella dicotomia scienza - non scienza. Innanzi tutto non è affatto corretto identificare la prima come una verità ultima e definitiva: anzi le moderne concezioni della scienza insistono proprio sul fatto che una affermazione è scientifica spiega i fatti FINO AD ORA osservati ma che può essere smentita (falsificata) da altri fatti non ancora osservati: la falsificabilità ( cioè la sua non definitività) è anzi considerato il requisito essenziale della scienza. In secondo,luogo non si può tracciare una linea netta fra scienza e non scienza :in realtà esistono campi di ricerca, le distinzioni in discipline sono fatte a scopi didattici ed organizzativi. Infatti nei libri scolastici di scienze noi abbiamo in uno stesso capitolo teorie che hanno un grado di attendibilità estremamente diverso. Vediamo ad esempio il capitolo dell’astronomia: si parla dei movimenti della terra, osservati da secoli, quantificati esattamente di cui nessuno potrebbe ragionevolmente dubitare. Si passa poi a parlare di super novae e buchi neri: in realtà ne abbiamo solo notizie indirette, inferenze logiche: teorie cioè non veramente verificate; se passiamo poi al big bang ci troviamo solo di fronte a una ipotesi praticamente inverificabile. Lo studente pero ha la impressione errata che in tutte e tre i casi ci troviamo di fronte a fatti che hanno lo stesso grado di certezza Analogamente in biologia una cosa è parlare della funzione del cuore o dei reni (chi ne potrebbe dubitare) altra cosa delle malattie nervose ( con tante teorie diverse e contrastanti) ) e altro ancora della evoluzionismo di cui, in realtà, abbiamo degli indizi variamente interpretabile e nessuna possibilità reale di sperimentazione Ci pare quindi che non si tratta di insegnare o meno l’evoluzionismo in quanto scienza ma di insegnare bene la scienza che significa proprio rendere consapevoli i giovani dei limiti della scienza in generale, e dei singoli capitoli in particolare. Non ci sembra possibile non insegnare l’evoluzionismo ma occorre sottolineare i suoi limiti e soprattutto mostrare pure le critiche che la cultura moderna ha mosso ad esso: chiudersi in una pretesa scientificità è antiscientifico

 

 

 

APPENDICE

OBIEZIONI ALL'EVOLUZIONISMO

 

Evoluzione e adattamento

 Nel campo scientifico il contrario dell'evoluzionismo non è il creazionismo (cioè la teoria che Dio ha creato direttamente le specie viventi), ma il "fissismo"  cioè la teoria che le specie sono fisse e che gli individui evolvono soltanto nell'ambito stesso della specie.

Va innanzi tutto chiarita la distinzione fra adattamento ed evoluzione, concetti connessi ma ben distinti, che spesso invece vengono confusi.

Noi assistiamo innegabilmente in natura, a una selezione naturale: i forti sopravvivono e trasmettono i loro caratteri ai discendenti, i deboli soccombono e non hanno progenie. In alcuni casi questo  fatto ha aspetti spettacolari: si pensi alle lotte dei maschi fra di loro per l'accoppiamento: solo il più forte vince e trasmette i suoi geni. Quando le condizioni ambientali mutano, allora alcuni caratteri particolari danno un vantaggio a chi ne è portatore e quindi vengono trasmessi ai discendenti. Si cita il caso famoso di una farfalla che nel paesaggio delle miniere di carbone dell'Inghilterra assunse un colore scuro: in effetti era accaduto che nel terreno, ormai divenuto scuro per i residui di carbone, le farfalle che avevano un tale colore sopravvissero e trasmisero tale caratteristica ai discendenti: la specie divenne cioè scura.

D'altra parte noi uomini, ormai da millenni, operiamo una selezione diretta ai nostri fini: la quasi totalità delle piante che coltiviamo, sono prodotti di una serie interminabile di innesti, incrociamo bovini in modo da avere mucche che fanno sempre più latte, creiamo cavalli sempre più veloci, cani con particolari caratteristiche,pecore con più lana.

In tutti questi casi però dovremmo parlare di adattamento: le farfalle di Inghilterra, le mucche, i cani sono sempre restati farfalle, mucche e cani , non hanno cambiato specie. Si intende per specie un insieme di individui che sono fra di loro interfecondi: noi possiamo sempre incrociare le nostre specie domestiche con quelle selvatiche (ammesse che esistano ancora) e quindi non abbiamo creato nuove specie.

L'evoluzionismo darwiniano afferma, invece, una cosa ben diversa: le specie derivano l'una dall'altra, anche individui ormai non più interfecondi e ormai diversissimi (non solo cavalli e cani ma anche mosche e ippopotami) hanno antenati comuni. 

L'adattamento avviene nell'ambito delle specie, l'evoluzionismo tra le specie: del primo nessuno ha mai dubitato : è del secondo , teorizzato da Darwin, a cui si riferiscono  le obiezioni che seguono

 

1^ Obiezione:il nostro mondo è in evoluzione?

Se l'evoluzione delle specie è esistito, esso indubbiamente deve operare anche  al tempo presente. Pertanto noi dovremmo riscontrarlo anche negli esseri che sono intorno a noi: dovremmo vedere cioè le specie in evoluzione. Invece noi vediamo solo e sempre specie assolutamente fisse. Non esistono cioè dei cani che si evolvono verso qualche altro animale o qualche animale che si evolve  verso i cani: un animale o è un cane o non lo è. Certamente vediamo razze e varietà evolversi continuamente ma solo nell'ambito della specie (adattamento) non al di fuori della specie: un San Bernardo e un chichuava appartengono comunque alla stessa specie, sono biologicamente interfecondi anche se praticamente è bel difficile fare accoppiare esemplari delle  due razze. Ogni specie è ben definita. Non esistono essere intermedi, anelli evolutivi.

L'evoluzionismo sarebbe cioè clamorosamente smentita dalla semplice osservazione comune.

 

2^ Obiezione:l'uso sviluppa l'organo?

Esaminiamo questo punto per completezza di esposizione, ma un' idea del genere è stata completamente accantonata da tutti. E' stato detto che l'uso sviluppa l'organo e quindi gli animali affinano e sviluppano quegli organi che maggiormente adoperano. Si nota innanzitutto che solo in qualche caso l'uso sviluppa l'organo: è vero che camminando molto si sviluppano i muscoli delle gambe, ma non è vero che se si usano molto gli occhi la vista diviene più acuta, anzi è più facile che compaia qualche difetto.

Soprattutto però è ben chiaro,ormai, che si possono trasmettere ai discendenti i caratteri che abbiamo ricevuto dai nostri genitori e non quelli che abbiamo acquistato nella nostra vita. Fu fatto nell'800 un curioso esperimento: fu tagliata la coda a dei topi per una ventina di generazioni ma nascevano sempre topi con la coda:  la genetica moderna ha assolutamente fugato ogni dubbio al riguardo.

 

3^ Obiezione: esistono variazione genetiche favorevoli?

Nell'evoluzionismo  si ritiene che delle variazioni genetiche casuali diano ad alcuni individui dei caratteri favorevoli e pertanto essi riescano vincitori nella selezione naturale e trasmettano tali caratteri ai discendenti. In questo modo si spiegherebbe la comparsa di specie nuove adattate ai vari ambienti. Si è anche ipotizzato che radiazioni naturali possano alterare le cellule germinali analogamente a come si è sperimentato che radiazioni nucleari, sostanze chimiche possano far nascere figli deformi . Si obbietta allora che tali variazioni sono rarissime, dovute a eventi eccezionali provocate quasi sempre dall'uomo, non sono assolutamente una costante della natura. Gli essere viventi sono tutti diversi gli uni dall'altro ma sempre nell'ambito della specie. Soprattutto però si fa notare  che quando appaiono caratteri "nuovi" essi sono sempre negativi e in natura portano alla rapida morte  dell'individuo: sopravvivono gli individui che hanno le caratteristiche della specie al massimo grado, i "diversi" soccombono:solo l'uomo fa sopravvivere per motivi morali anche i diversi.

Non si sono mai riscontrate variazioni favorevoli: come pensare che esse invece siano la base comune della vita?  Anche in questo caso l'evoluzionismo verrebbe smentito dalla osservazione comune.

 

4^Obiezione: ma un organismo non è un tutto organico?

Ogni organismo non è un insieme di organi collegati casualmente, ma è sempre un sistema  in cui ogni  parte è in armonia con tutte le altre, un "ORGANISMO" appunto: una variazione in un organo metterebbe in crisi tutto il sistema.

 Molto comunemente si fa l'esempio dell' evoluzione del collo della giraffa: le giraffe che ,casualmente, avevano colli più lunghi, avevano maggiore possibilità di nutrirsi delle foglie degli alberi più alti  e quindi vincendo la lotta per la vita potevano trasmettere il carattere "collo lungo" ai discendenti: dopo un sufficiente spazio di tempo, la specie giraffa ha acquisito il carattere del collo lungo che noi ora vediamo. Ma gli studi  di biologia hanno spiegato  che nella testa della giraffa esiste un particolare tessuto spugnoso che trattiene il sangue favorendone quindi la circolazione: infatti data l' altezza del collo, il sangue non potrebbe circolare facilmente nella testa e quindi i delicati tessuti cerebrali  non sarebbero sufficientemente irrorati. Quindi non si tratta semplicemente di allungare il collo, si tratta di modificare tutto l'organismo: un casuale aumento della lunghezza del collo avrebbe prodotto la insufficiente irrorazione del cervello e la morte della giraffa e non un  vantaggio.

Se, per assurdo, un uomo nascesse con un terzo occhio sulla nuca ,questo non potrebbe essere considerato un vantaggio  evolutivo (potrebbe vedere anche i pericoli alle spalle) perché dovrebbe essere modificato contemporaneamente anche tutta la struttura cerebrale.

In realtà questa obiezione può essere considerata un approfondimento della precedente: le variazioni casuali che esulano dallo schema della specie non possono essere di vantaggio perché bisognerebbe contemporaneamente modificare l'intero complesso della struttura della specie stessa.

 

5^ obiezione: piccole variazioni portano a grandi variazioni ?

Ci si pone il problema della formazione di apparati complessi, per esempio dell'occhio. E' impensabile che in una mutazione genetica casuale esso appaia all'improvviso:si dirà allora che si arriverà per piccoli passi. Tuttavia  si nota che un organo o è effettivamente funzionale o non dà alcun vantaggio al suo possessore: un occhio è organo estremamente complesso, non esiste un occhio "semplice". Posso facilmente supporre che le antilopi più veloci possano sopravvivere meglio e pertanto il carattere velocità si trasmetterà e si esalterà sempre nella specie: ma si tratta di un perfezionamento di caratteri già esistenti (adattamento ): ma non è ipotizzabile che ciò che non c'è nella specie compaia gradatamente se ogni piccolo passo non è di per sè funzionale alla sopravvivenza.  Insomma  perché l'animale ne possa trarre vantaggio deve possedere un occhio vero e proprio, non qualcosa che poi in seguito potrà evolversi in un occhio.

 

6^OBIEZIONE:esistono animali semplici?

Nessun può seriamente pensare che, per un caso fortuito, delle sostanze  possano disporsi in modo da formare un cammello , sarebbe assurdo. Tuttavia, afferma l'evoluzionismo, il caso ha prodotto in tempi antichi, nel famoso brodo primordiale, un primo essere vivente (o i primi essere viventi)  estremamente semplice dal quale per evoluzione si sono poi prodotti i cammelli e anche l'uomo. Ma esistono essere viventi semplici? Gli antichi ritenevano che esistesse la generazione spontanea di animali inferiori: dalla terra potevano nascere spontaneamente vermi e anche mosche. Ma già nel '600, Redi  dimostrò che ogni essere vivente nasce da un altro essere vivente. La moderna biologia scopre che in effetti il DNA di un moscerino non è poi tanto diverso da quello dell'uomo:ogni essere vivente è sempre qualcosa di molto complesso. Infatti tutti gli sviluppi della scienza non ci hanno permesso di creare un solo essere vivente se non partendo da un altro essere vivente, non riusciamo assolutamente a creare un vivente. Riusciamo solo a manipolare gli esseri viventi già esistenti. Ma se l'uomo, con tutta la meravigliosa scienza moderna, non riesce a creare un solo essere vivente, per quanto semplice, è possibile che ci sia riuscito il cieco caso?

 

7^ OBIEZIONE:quando è comparso l'uomo?

Nell'800 si era ritenuto che l'uomo fosse comparso recentemente come diretto discendente di scimmie antropomorfe. I ritrovamenti fossili, però, hanno spostato la comparsa di "ominidi" a più di un milione di anni fa: l'ascendenza dell'uomo viene spostata molto indietro e le scimmie appaiono rami collaterali e non nostri antenati. Si chiede allora: ma in effetti i così detti "ominidi" sono uomini e non sono uomini? La scienza moderna risponde negativamente, noi non siamo discendenti di essi ma apparteniamo a una specie diversa che, si ipotizza, ha sterminato gli ominidi ancora presenti. Ma l'uomo quando è apparso? Non sappiamo con precisione ma facciamocene un' idea. La storia umana, le prime grandi civiltà sono nate solo poco più di 5.000 anni fa, un attimo, un batter d'ali rispetto non solo ai tempi dell'universo ma anche a quelli della vita sulla terra. Se pensiamo poi anche alla così detta  preistoria, non andiamo molto al di là ,diciamo di 20.000 anni, forse 30.000 ma sono sempre spazi di tempi insignificanti.

Quindi stando alle risultanze dei ritrovamenti, la specie umana è comparsa all'improvviso, in tempi recentissimi. nessun essere fossile può essere stato nostro antenato : perché allora ritenere che esso sia un effetto della evoluzione ? Questa teoria non è in aperto contrasto con i dati scientifici?

 

8^ Obiezione: i dati della paleobiologia sono attendibili?

Nell'ultimo secolo, nell'ambito dell'evoluzionismo, abbiamo assistito al fiorire di un gran numero di teorie  che si contraddicono e si superano continuamente. Appaiono sempre nuovi dati che sono in contrasto con i precedenti e ciò che sembrava accertato  qualche anno fa, ora appare insostenibile. Certo, si dirà, la scienza non può essere dogmatica, deve sempre confrontarsi con i dati: è vero: ma non sarebbe allora più esatto dire che fino ad ora la scienza non è riuscita ad tracciare un quadro attendibile della storia della vita?

Si aggiunga poi che le tecniche di indagine sono all'avanguardia e quindi non sufficientemente sperimentate, che soprattutto gli scienziati fanno semplici congetture che poi sembrano essere "teorie" o addirittura "verità " scientifiche . Insomma altro è dire che sulla retina si formano le immagini (chi potrebbe contestarlo?) altro è dire che l'occhio si è formato nell'evoluzione (chi lo ha mai constatato?) ma ambedue sono considerati fatti scientifici.

Si sostiene soprattutto che gli scienziati inquadrano tutti i fatti in uno schema già precostituito, l'evoluzionismo, senza mai chiedersi minimamente se altri schemi siano possibili. Pertanto tutti i risultatati scientifici vanno rimessi in discussione e reinterpretati.

Conclusione

Noi non intendiamo né sostenere, né respingere  le obiezioni anti-evoluzionistiche: ci siamo limitati solo a illustrarle nel modo più semplice e accessibile che abbiamo potuto. Riteniamo però che esse siano meritevoli di un attento esame, che se ne dimostri effettivamente e scientificamente,  eventualmente, l'infondatezza.

Ciò che va assolutamente evitato è che esse siano giudicate non dal punto di vista scientifico, ma da quello ideologico. Quando comparvero le teorie di Darwin, molti le rigettarono perché in contrasto con la bibbia. Molti fanno  attualmente il percorso inverso  rigettando le obiezioni perché in accordo con  la Bibbia. Ma il  discorso deve essere scientifico, razionale non ideologico. 

  

NOTA: il caso delle infezioni

 

Spesso, come dimostrazione del processo evoluzionistico, si citano esperienze tratte da problemi attinenti alle infezioni. Si sa che molto spesso, intere popolazioni indigene sono state decimate  da malattie portate dagli europei. Alcune malattie, come il morbillo, che per gli europei sono praticamente innocue,  possono invece divenire  mortali per altri popoli. La spiegazione è chiara: nelle precedenti generazioni solo quegli individui resistenti a tali infezioni sono sopravvissuti e quindi ci hanno trasmesso i caratteri genetici; un popolo che invece non ha dovuto affrontarle, si trova sprovvisto dalla necessaria resistenza. Questo, quindi, sarebbe un chiaro esempio di evoluzione della specie.  Si fa però notare che la resistenza a certe malattie fa parte del patrimonio genetico anche se magari un numero ristretto di individui ne è in possesso; quindi siamo di fronte a un processo di adattamento non di evoluzione. Si noti poi che anche i popoli indigeni non sono mai stati interamente sterminati, hanno solo avuto perdite più alte di quelle europee: segno questo che anche presso di loro esistevano individui resistenti: solo che non essendoci stata nelle precedenti generazioni una selezione, questi erano in numero minore che presso gli europei.

Analogo è il caso della resistenza agli antibiotici dei germi patogeni: quando somministriamo degli antibiotici, non tutti i germi muoiono perché alcuni resistono, sopravvivono e quindi, riproducendosi,creano  germi insensibili a quell'antibiotico. Per questo gli scienziati sono continuamente  alla ricerca di sempre nuovi antibiotici e raccomandano di usarli solo in casi di effettiva necessità. Pure in questo caso non si può parlare di specie diverse ma solo di varianti, qualcosa di paragonabile alle razze degli animali pluricellulari.

 

 

 

 

 

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