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A sua immagine
di Giovanni De Sio

15/11/2004 - .

Un lettore mi ha rivolte l’osservazione che riporto
In ogni civiltà troviamo un Dio che rispecchia la cultura di quella civiltà stessa : I Vichinghi lo immaginavano come un guerriero, gli Apache come a un cacciatore, gli Aztechi come il sole che fa crescere i raccolti. Allora non possiamo dedurre da questo che sia l’uomo a creare Dio a sua immagine e somiglianza? L’obiezione è antica e merita un attento esame
Nella bibbia, come è noto troviamo l’affermazione che “ Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza” : naturalmente non va presa alla lettera e bisognerebbe precisare in che senso vi un sia una tale somiglianza.
La formula “ l’uomo crea Dio a sua immagine e somiglianza” invece fu coniata nell ‘800 da Feuerbach, poi ripresa da Marx e da là è divenuta frequente nel linguaggio comune. Si vuole affermare che l’uomo crea un dio proiettando in esso le sua aspirazioni,i suoi ideali e quindi ogni dio corrisponde alla cultura che lo ha creato.
In effetti questa teoria è antichissima, la troviamo agli albori della filosofia greca : diceva Senofane (VI secolo a. C. ) che ogni popolo si crea gli dei con i propri i propri caratteri: “Gli Etiopi affermano che i loro dei sono neri e col naso camuso, e i Traci, i loro , con gli occhi cerulei e i capelli rossi. Ma se i buoi, i cavalli e i leoni avessero le mani, si che potessero con esse o dipingere o compiere opere come gli uomini, i cavalli raffigurerebbero gli dei simili ai cavalli “
Va pero osservato che questa affermazione non è in contrasto nè con la esistenza oggettiva di Dio ) (cioe non solo come rappresentazione umana) né con l’affermazioni biblica della nostra somiglianza con il Creatore.
Infatti se esiste Dio oggettivamente ( cioè anche al di fuori del nostro pensiero) dobbiamo anche pensare che esso non sia conoscibile da noi per una radicale differenza di natura fra infinito e finito, fra uomo e di Divinità. Come apparve in una visione o in un sogno a S. Agostino l’uomo che vuol comprendere Dio è come un bimbo che vuol svuotare il mare versandolo in una buca sulla sabbia. L’uomo allora non potendo concepire Dio tende a rappresentarselo secondo la propria personalità , tende cioè a una visione antropomorfica o naturalistica della divinità. Un tale errore è sempre stato denunciato dal cristianesimo e anche, per la verità, da tutti le concezioni religiose evolute. Lo stesso Senofane non era certo ateo e cercava di comprendere la natura della divinità. Per evitare errori del genere nell’Antico Testamento era proibito,come tuttora presso i Musulmani, qualunque rappresentazione sensibile di Dio.
Il rappresentarsi quindi Dio in modo che somigli all’uomo storicamente costituito non significa affatto che esso sia solo una nostra creazione: la nostra creazione è solo l’immagine inadeguata di Dio : possiamo dedurre solo che negli uomini vi è la naturale tendenza a credere in un esser superiore accompagnato alla difficoltà di rappresentarlo adeguatamente.
L’idea che l’uomo si rappresenti Dio secondo la propria natura non nasce certo da Feuerbach ma è antica come l’idea stessa che nell’uomo vi sia una natura che lo avvicini a Dio. E fra le due concezioni non esiste contraddizione.