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Problemi e società

LA RAGIONE STORICA

Giovanni De Sio

LA RAGIONE STORICA Sabato,30 agosto 2008…………………………Spesso Bendetto XVI ha accennato alla “ragione storica” in contrapposizione all’individualismo e relativismo esasperato. Cerchiamo di chiarire il concetto. Fino al ‘600 la filosofia e il pensiero in generale era visto nel suo farsi storico: ciascuno autore cominciava il suo discorso continuando o criticando o più comunemente interpretando quello che gli autori precedenti avevano pensato e scritto. Pertanto il pensiero era visto come una grande opera collettiva che si svolgeva nei secoli in cui ciascuno poteva dare un suo contributo, piccolo o grande, senza pretendere di partire dal nulla. Nel Rinascimento abbiamo il fenomeno detto dell’emergere delle personalità secondo il quale ciascuno sentiva la sua opera come qualcosa di personale, irriducibile e non si sentiva più un semplice operaio nella costruzione di un edificio collettivo. Nel ‘600 poi si afferma l’idea che bisogna rifiutare la tradizione e il fatto che una cosa sia sempre stata creduta vera non significa che essa sia effettivamente vera ma tutto va sottoposto a critica radicale, Espressione tipica di un tale modo di pensare è il principio Cartesiano secondo cui bisogna accettare solo quello che è chiaro e distinto (cioè evidente) escludendo ogni verità precostituita dalla tradizione Un tale concezione che poneva il pensiero fuori della storia ebbe effetti grandiosi, particolarmente nel campo della conoscenza naturale , permettendo la nascita della scienza moderna, liberandosi da millenarie tradizioni che si dimostravano errate e rinnovando, in genere, tutta la cultura e la vita europea- Tuttavia il pensiero inteso in modo astorico ha i sui limiti particolarmente nel campo etico e religioso Innanzi tutto è pura illusione quella di poter fondare qualsiasi pensiero al di fuori di ogni pregiudizio precostituito: come poi la filosofia moderna nel suo svolgersi dimostrò chiaramente, non è possibile escludere ogni pregiudizio perchè tutto viene infatti interpretato sempre attraverso le categorie mentali che possono apparire di per se evidenti ma che in realtà sono opera e costruzioni della civiltà. Anche il principio primo della scienza secondo il quale ogni evento ha la sua causa è un fatto indimostrabile ed infatti è stato effettivamente messo in dubbio. Ciascuno quindi parte pur sempre da una certa cultura: pensare invece che si possa partire puramente dalla logica e da fatti oggettivi è un grave errore Il problema fondamentale però è che la ragione astorica e individualistica porta a ritenere che il proprio pensiero sia la verità, ultima e definitiva .Ciascuno irrimediabilmente finisce con il convincersi. in perfetta buona fede, di avere raggiunto la verità e che gli altri non abbiano capito,che siano quindi stupidi o in mala fede, , Assistiamo quindi al fenomeno propriamente moderno secondo il quale alla fine ogni verità è sempre quella individuale e personale che cambia non solo da persona a persona a ma anche nel tempo nella stessa persona . Da qui la esigenza affermata da Benedetto XVI di rivalutare la tradizione etica e religiosa anche riconoscendone per altro gli errori perche non si inaridisca nel relativismo culturale ed etico la fonte stessa della fede e della verità Leggiamo dalla prolusione che, per i noti motivi, non potette essere letta all’inaugurazione della Università La Sapienza, direttamente le parole del papa: “Di fronte ad una ragione a-storica che cerca di autocostruirsi soltanto in una razionalità a-storica, la sapienza dell’umanità come tale – la sapienza delle grandi tradizioni religiose – è da valorizzare come realtà che non si può impunemente gettare nel cestino della storia delle idee… Varie cose dette da teologi nel corso della storia o anche tradotte nella pratica dalle autorità ecclesiali, sono state dimostrate false dalla storia e oggi ci confondono. Ma allo stesso tempo è vero che la storia dei santi, la storia dell’umanesimo cresciuto sulla basa della fede cristiana dimostra la verità di questa fede nel suo nucleo essenziale, rendendola con ciò anche un’istanza per la ragione pubblica…. Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e – preoccupata della sua laicità – si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma.”

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