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Problemi e società

Obiezione di coscienza

Giovanni De Sio

Sabato,17 maggio 2008--------------- Lo stato moderno non è più uno stato” etico “ come lo fu concepito nel passato o anche oggi in alcuni paesi islamici, Nel medioevo, ad esempio, l’imperatore,il re il potere sovrano in genere, doveva ai sudditi la “ giustizia”: si poneva cioè come interprete del legge morale. bene unico e indivisibile. Poichè poi la legge morale era identificata senza altro come la legge di Dio secondo la rivelazione religiosa ne conseguiva che in qualche modo il potere statale doveva avere una giustificazione religiosa, doveva rivendicare una sua legittimazione religiosa, essere in qualche modo il rappresentante di Dio sulla terra. Da qui le frequenti contese violente con la Chiesa che pure essa rivendicava,e a maggior ragione il diritto-dovere di indicare ai popoli la “retta via” .Ma noi abbiamo stati laici, comunque noi poi vogliamo giudicare la cosa. E in uno stato democratico i poteri dello stato non pretendono di giudicare del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto: essi si fondono sulla volontà dei cittadini che seconde regole prestabilite adottano a maggioranza , le varie leggi. Ora è evidente che non si può decidere a maggioranza quello che è bene quello che è male: la maggioranza non è necessariamente nel giusto come la minoranza non è necessariamente nell’ingiusto ( e nemmeno il contrario). La legge democraticamente adottate quindi non ha una pretesa etica. Ma se la regola della maggioranza è uno dei pilastri della democrazia l’altro pilastro è la libertà: ognuno può credere o non credere a quello che vuole, scegliere la sua visione etica e religiosa ed esiste uno spazio di coscienza che non può essere invaso dallo stato. Può nascere quindi il problema di cosa fare se una legge dello stato impone qualcosa che è contro la coscienza del singolo che cioè è considerato una violazione grave della morale in cui crede per motivi religiosi o anche non religiosi. Nel mondo moderno il caso più frequente riguarda problemi connessi all’aborto, alla sperimentazioni embrionali perché, benchè tali istituti siano legittimati dallo stato, tuttavia una parte (consistente ) dei cittadini, soprattutto i cattolici (ma non solo i cattolici) li ritengono atti gravemente immorali, in quanto assimilati all’assassinio di innocenti. In questo caso quindi è necessario che lo Stato riconosca la “obiezione di coscienza”, il diritto dei cittadini di non compiere quegli atti gravemente contrari alle proprie scelte di coscienza. Si tratta di assicurare cosi uno degli elementi essenziali della democrazia: la distinzione fra ordine etico e ordine giuridico che la laicità dello stato richiede. L’obiezione di coscienza quindi non è un atteggiamento antidemocratico: non intende disconoscere l’autorità dello stato ma rivendica quella libertà che è l’essenza stessa della democrazia. Ovviamente l’obiezione di coscienza è un fatto complesso e delicato che va attentamente e rigorosamente valutato. Se ogni cittadino si riservasse di non applicare le leggi che gli sembrano ingiuste la società si dissolverebbe: non esisterebbero più regole prevedibili ma ciascuno, farebbe come gli sembrerebbe giusto. Il giudice potrebbe non applicare le leggi che gli sembrano ingiuste , l’impiegato di banca potrebbe considerare immorale il segreto bancario, il ferroviere che i biglietti sono troppo alti per i più poveri e cosi via. Negli ordinamenti democratici sono ammesse le obiezioni di coscienza ma solo se riconosciuti esplicitamente dalle leggi: queste sono adottate in questo campo, alla quasi unanimità. più ancora che a maggioranza: è chiaro infatti che se non si riconoscesse la possibilità della obiezione di coscienza si aprirebbe una questione pericolosissima per la stessa tenuta democratica dello stato. Tutto ciò non significa che la obiezione di coscienza non possa essere invocata semplicemente per evitare di adempiere un compito sgradevole : ma questo è altro problema---------------------------

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