Rubriche

Problemi e società

Cristiani in Siria

Giovanni De Sio

Lunedi,3 settembre 2012
Da 18 mesi la Siria è preda di violenti disordini. Le manifestazioni popolari nati sull’onda della Primavera Araba sono stati duramente repressi dal governi di Assad: gradatamente si è scivolati in una guerra civile sempre piu sanguinosa. Ribelli e autorità si accusano vicendevolmente delle atrocità commesse. In questa situazione forti sono le apprensioni per le comunità cristiane che pressappoco rappresentano il 10% della popolazione: fra di esse la piu numerosa è la comunità melkita ( o greco cattolica) in comunione con Roma. come i maroniti del vicino Libano.
Fino ad ora la dittatura, per quanto ferreamente repressiva degli Assad, comunque era ispirata al laicismo dei regimi nazionalisti socialisti (baath) e assicurava anche ai cristiani piena liberta di culto ,non certo politica negata a tutti i Siriani
Ora si teme che una involuzione in senso integralista islamica possa mettere in gravi difficolta la tradizionale tolleranza religiosa siriana
Un precedente inquietante è quello dei Caldei (cattolici di rito siriaco ) dell’Iraq: nella crisi susseguente all’invasione americano lo stato iracheno praticamente si disintegrò. L’Iraq è uno stato disegnato a tavolino dagli Occidentali e manca di una sentimento nazionale vero e proprio: gli iracheni si sentono sciiti, sunniti Curdi Caldei suddivisi in infinti clan e tendenze. I caldei erano troppo deboli e sparsi per difendersi da soli (come hanno fatto i Maroniti in Libano) e lo stato, paralizzato dalle lotte interne, non era in grado di proteggerli. La comunità caldea perseguitata e attaccata si è ridotta della metà ma orami pare che vada riprendendosi (almeno sembra)
Una tragedia simile potrebbe abbattersi sui cristiani siriani Anche la Siria è un paese inventato dagli occidentali senza un vero sentimento nazionale: si sentono Alawiti, sunniti, drusi melkiti e di tante altre comunità nell’urto dei quali i più deboli cristiani potrebbero essere travolti
Tuttavia bisogna vedere che succede. Si pensa che una soluzione come quella egiziana, ispirata al modello turco di Erdogan, salvaguarderebbe le minoranze religiose. Una situazione caotica di guerra continua, di terrorismo e disordine porterebbe alla rovina la comunità melkita come è avvenuto per i Caldei in Iraq
L’Occidente non se ne cura, non vuole o non può intervenire: il Medio Oriente si svuota ogni giorno di più della componente cristiana, una specie di pulizia etnica che la grande stampa occidentale Ignora quasi del tutto.
Però pure bisogna considerare che l’Occidente comunque non può intervenire direttamente a difesa dei cristiani perchè questo farebbe percepire i cristiani come degli stranieri. Si ritiene che un intervento deciso dell’Occidente darebbe più forza alle correnti moderate, le sue esitazioni alle correnti più estremiste.
I cristiani siriani generalmente hanno percepito il laicismo del regime di Assad come rassicurante, come una garanzia che il risorgente fondamentalismo islamico non rileghi i cristiani a un ruolo minoritario come prescrive la tradizione islamica. Tuttavia non sono mancate anche manifestazioni contro il regime , sempre pacifiche in quanto i cristiani si tengono lontani dalle violenze delle opposte fazioni
La previsione e che il regime degli Assad prima o dopo crollerà e che quindi bisogna darsi da fare per rivendicare la propria presenza culturale e religiosa in una Siria che sta cambiando
Come si espresse il nunzio pontificio “I cristiani dove devono porsi? Io risponderei basandomi sui Salmi, E un Salmo dice: Non appoggiarti a un muro cadente “(cioe al regime) .
Occorre seguire gli avvenimenti, dare segno di presenza e di moderazione per mantenere il ruolo che i cristiani hanno sempre avuto in Siria.
Per critiche e commenti: forum@giovannidesio.it
Per approfondimenti:
www.giovannidesio.it (§)