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Problemi e società

Giudici ed educazione

Giovanni De Sio

Lunedi,28 febbraio 2011
Nel giudizio di secondo grado, durato tre anni, la terza sezione della Corte d'appello,ha condannato a un anno di carcere, per abuso dei mezzi di correzione, una insegnante che a gennaio 2006 fece scrivere a un alunno per cento volte, «sono un deficiente» sul quaderno
In primo grado l’insegnante era stata assolta e nel secondo grado il pm aveva chiesto una condanna puramente simbolica a 14 giorni. Per sua fortuna l’insegnate non andrà in carcere perché ci sono la sospensione della pena e il condono
Del fatto se ne siamo già occupati al tempo dello svolgimento del primo a processo ma il fatto in se stesso, comunque, merita ancora qualche considerazione
Prescindiamo dal fatto ormai consueto per cui, nel nostro ordinamento, le pene si scontano solo qualche volta e in tanti casi si va in carcere prima di essere giudicati e poi una volta condannati si è liberi, stranezza della nostro ordinamenti che gli stranieri, e anche noi italiani, in verità stentiamo, a capire
Vediamo il fatto in sintesi Un ragazzino di prima media non fa entrare nei bagni dei maschi un compagno dicendogli che è un gay. La professoressa, conosciuto l’accaduto, visto che il “bulletto” non vuol chiedere scusa gli fa scrivere per 100 volte sul quaderno “ sono un deficiente” Il padre, però, denuncia l’insegnate per abuso di mezzi di correzione e quando questa viene assolta in primo grado interpone appello unitamente al p m . La punizione non sarà stata una grande idea , certamente, sembra ripresa dai Simpson o da qualche vecchia barzelletta: d’altra parte non è che poi gli insegnanti hanno molto mezzi a disposizione da quando nella scuola l’imperante permissivismo ormai ha mandato in soffitta l’adozione di ogni provvedimento disciplinare. Ma, secondo buon senso, nel caso che un insegnante dia una punizione, magari non didatticamente appropriata, ci si aspetterebbe al massimo che, su sollecitazione della famiglia, intervenga il preside e proprio a volere esagerare, un ispettore: ma che addirittura l’insegnate rischi un anno di carcere, sia pure condonato, la stessa sorte accaduta, nientemeno a chi ha fatto una strage guidando ubriaco, è un fatto abnorme, oltre ogni buon senso e misura.
Ma può la magistratura sindacare sulla opportunità o meno di un intervento didattico? Formalmente ci si poggia su un preteso choc emotivo che avrebbe subito il ragazzino punito ma nella sostanza. con questo criterio, la magistratura potrebbe intervenire in ogni atto didattico e in realtà effettivamente interviene e pesantemente su richiesta delle famiglia. Avviene un po come in ogni campo in cui alla debolezza delle altre istituzioni la magistratura assume un ruolo di supplenza , di sovrapposizione forzando lo spirito della legge perche poi in effetti qualunque azione noi facciamo si può sempre trovare, in senso lato, un reato. Se un genitore manda un proprio figlio a letto senza cena come nei film, forse viene meno ai suoi doveri di assistenza ed educazione e forse se non fa uscire la figlia tredicenne con un pregiudicato per spaccio commette reato perche non tiene conto delle sue personali inclinazioni
Se aggiungiamo poi che la famiglia, invece di collaborare con la scuola e di preoccuparsi dell’educazione dei propri figli, si pone a difesa dei figli in modo acritico e pregiudiziale, gli insegnanti sono sotto minaccia alla denunzia facile delle famiglie: in questi casi essi devono provvedere a proprie spese alla propria difesa legale e corrono il rischio di subire anche una condanna. Come allora meravigliarsi se l’insegnante in certe situazioni preferisce girarsi dall’altra parte ?
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