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Il nazismo iniziò negli anni trenta e finì nel ’45?

 

A cura di Giovanni De Sio Cesari

 

Scrive Harald Ofstad in “Our Contemp for Weakness”:

 

Il nazismo non nasce nella Germania degli anni Trenta e non muore nel 1945. Esso esprime tendenze profondamente radicate, sempre vive in e intorno a noi….. Noi  ammiriamo coloro che lottano per primeggiare e disprezziamo i perdenti.
Penso non solo agli Stati che praticano la dittatura, il terrore brutale e l'oppressione, come fecero i nazisti, ma in generale a quell'atteggiamento verso la vita che eleva a ideali la forza e la virilità, e disprezza la debolezza e l'impotenza.”

Noi invece non riteniamo che il nazismo sia qualcosa di onnipresente, ma crediamo che esso sia stata una breve e anche se drammatica parentesi della nostra storia.
Naturalmente il problema nasce e si risolve dal significato che noi diamo al termine “nazismo”.

 

Consideriamo il significato proprio, storico relativo a quella ideologia che ha sostenuto il governo di Hitler : in questo senso, a nostro parere  il nazismo non ha alcuna radice nella nostra storia , è durato pochi anni, anche se drammatici e non ha lasciato  nulla dietro di se. Non è nemmeno assimilabile al movimento fascista italiano, al falangismo spagnolo, ai nazionalismi balcanici.

 

Cominciamo innanzi tutto a indicare  il concetto  peculiare   del nazismo come si evince dalMEIN KAMPF  “e da altre manifestazioni del  partito nazionalsocialista. L’dea fondamentale è che esiste un popolo biologicamente superiore (i tedeschi) e soprattutto che questo fatto comporta il diritto- dovere  di distruggere, dominare e asservire gli altri popoli.

 

Si badi bene: si tratta di uno popolo non di una razza, la superiorità è biologica non culturale, soprattutto non si tratta di portare la propria civiltà agli altri (principio comune e corrente nella storia) ma solo di distruggere gli altri o almeno di  asservirli.

 

Un concetto del genere si ritrova abbastanza comunemente nelle culture primitive: per molti popoli allo stadio di raccoglitori e cacciatori il nome del proprio popolo significa anche  semplicemente “uomini” nella convinzione che gli “ altri” non siano propriamente  uomini ma sottouomini . Nella civiltà antica si ritrova ancora qualche traccia di questo concetto: esempio illustre fu Aristotele che riteneva i Greci superiori per natura ai popoli barbari che dovevano quindi essere asserviti.

 

Tuttavia lo stesso pensiero Aristotelico su questo punto era già in ritardo sui tempi. Infatti il suo discepolo Alessandro cercò la fusione con gli altri popoli dell’impero persiano e i Greci deposero ogni idea di superiorità razziale nell’incontro con le antiche civiltà mediterranee fondendosi con esse.

 

L’avvento poi del Cristianesimo e dell’Islam affermò la uguaglianza di tutti gli uomini e di tutti i popoli, tutti uguali davanti all’unico  Dio. Per millenni tutti i pensatori hanno affermato che non vi era il diritto del più forte a opprimere il più debole e  quando ciò avveniva si cercavano sempre giustificazioni, magari molto fantasiose e inverosimili.

 

Nemmeno il pensiero di Nietzsche che, in qualche modo, è una eccezione nella nostra storia della nostra filosofia  può essere assolutamente  assimilata al nazismo non solo perchè il filosofo tedesco aveva in grande disprezzo la Germania tanto da considerare il termine “tedesco” come una specie di insulto, ma perché il suo  “super uomo” (ma sarebbe meglio tradurre "Uber Mensch” con “ ultra-uomo” ) è un “singolo” che si eleva sulla massa dei ”brutti e informi” e non può certo essere inteso  come una “razza”.

 

La mancanza di  riferimenti storici è dimostrata dal fatto che il nazismo per le  ricerca di precedenti dovette  regredire a mitici tempi  dei germani prima del cristianesimo o meglio, prima della civiltà. Infatti il nazismo si ispirò a una barbarie primigenia , il temine stesso  di “ariano” ( temine di fantasia, senza nessun contenuto storico ) si rifà comunque a antiche ondate di invasioni barbariche nelle quali effettivamente potevano essere presenti dei sentimenti “nazisti” per quanto prima abbiamo riferito sulla culture  primitive.

 

I regimi più o meno alleati del nazismo (in Italia, penisola iberica, Europa centrale e  balcanica) avevano già altro contenuto ideologico: per fare un esempio il fascismo si pose (sia pure illegittimamente) come erede del Risorgimento, del Rinascimento del fiorire dei Comuni medioevali dell’antica Roma  e mostrò come suoi eroi Garibaldi, Cristoforo Colombo  Alberto da Giussano e Cesare.

 

Ma il nazismo non poteva rifarsi ad precedenti della propria storia proprio perchè la sua ideologia era al di fuori della storia della civiltà. Il nazismo è durato pochi anni : si è affermato nel ‘33, e dopo appena sei anni ha precipitato il mondo nella immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale che fu cosa molto più ampia  e complessa della lotta del o contro il nazismo.

 

Difficile dire  quanto poi i tedeschi in quei sei anni recepirono effettivamente della sua ideologia e quanto invece esso fu favorito dal timore del comunismo,dalle difficile situazione economica del dopoguerra, dal desiderio di rivincita, dal bisogno  tradizionale di ordine e disciplina di quel popolo. dallo stesso rituale fortemente  suggestivo.

 

Nel 1945 il nazismo è finito, definitivamente e senza appello nella coscienza della Germania e di tutto il mondo lasciando pochissimi rimpianti ed epigoni. Non dobbiamo ritenere i naziskin e fenomeni simili come una riedizione del nazismo: in effetti si tratta di giovani disadattati e violenti che sfogano la loro rabbia e frustrazione con un pretesto qualsiasi:  poichè si trovano davanti gli esempi del nazismo che sono immessi a getto continuo nei circuito mediatici si rifanno ad essi.

 

Analogamente possono prendere a pretesto il tifo negli stadi: la similarità dei fenomeni  è attestata dal fatto che spesso ultras pseudo-sportivi e naziskin  sono le stesse persone. Anche se esiste qualche gruppuscolo oltre ai naziskin si tratta di fenomeni   assolutamente irrilevanti non tanto per la piccolezza del numero di aderenti ma anche e soprattutto per l’assoluta emarginazione culturale e sociale nella quale si trovano.

 

Altro discorso ovviamente va fatto se allarghiamo il significato del nazismo fino a renderlo,  al limite, indistinto.  Se consideriamo la guerra  come sinonimo di nazismo , allora la storia del mondo che, purtroppo, è intessuta di guerra, diventa la storia del nazismo.  

 

Se ogni ingiustizia, ogni contrasto fra popoli e comunità , ogni prepotenza ,ogni disuguaglianza  diventa sinonimo di nazismo allora dobbiamo concludere che in tutto il  mondo c’è  nazismo. C’è chi arruola nel nazismo Platone e Manzoni, Napoleone e Giulio Cesare e allora i grandi del passato celebrano la grandezza del nazismo.

 

Accade anche che c’è chi identifica il nazismo con tutto quello che c’è di male nel mondo e allora il nazismo è sempre presente e sarà sempre presente nel mondo  perchè il mondo  non è mai stato e non sarà mai perfetto. Ma in questo modo  si da al nazismo quel  peso e quell’importanza  che i suoi sostenitori invano cercarono di dare ad esso.

 

Crediamo che  bisogna usare le parole con attenzione:se torniamo alla citazione dell’inizio e consideriamo nazista ogni ammirazione della  forza allora forse anche lo sport deve essere considerato  una manifestazione di nazismo.

 

 

 

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