Pubblicato in Cronologia  , gennaio 2006,                                                                      HOME

Giovanni De Sio Cesari
http://www.giovannidesio.it/

Struttura:
Premessa - Quali fatti - Quale comunismo - Crimini nella storia
Crimini comunisti - Conclusione

 

Premessa

In sede di propaganda politica il comunismo è stato definito “ l’impero del male”. L’affermazione è naturalmente legittima, efficace nell’ambito della propaganda ma nell’ambito storico-scientifico possiamo realmente considerare il comunismo, nel suo complesso, qualcosa di criminoso? 

Si può parlare di “crimini” del comunismo?

Per alcuni la risposta è positiva: gli aspetti numerosi e anche contrastanti del comunismo di derivazione marxista sono nel loro complesso tutti strettamente connessi e pertanto tutti i comunismi possono essere considerati responsabili morali o materiali e comunque conniventi degli stessi “crimini”. Si può fare l’esempio della mafia: solo alcune, poche persone effettivamente compiono delitti ma in realtà sono responsabili tutti quelli che in qualche modo vi aderiscano o anche quelli che in qualche modo non vi si oppongono e con la loro passività la favoriscono

Un polo di pensiero opposto invece tende a minimizzare non tanto i fatti in se stessi ma il loro significato: si richiamano infatti i “ crimini “ del nazismo, del fascismo, delle guerre mondiali, del colonialismo del capitalismo, qualcuno poi ricorda anche i conquistadores, le crociate, i Romani: in realtà se tutta la storia è piena di crimini quelli del comunismo perdono valore e rilievo e sfumano tra i fatti che purtroppo sempre e in particolar modo nel 900 hanno funestato la storia dell’umanità: tutti colpevoli, nessun colpevole. Non avrebbe senso quindi criminalizzare solo il comunismo mentre fatti analoghi sono stati prodotti da tanti altri fenomeni storici.
In realtà il discorso dipende dal senso che noi diamo alle parole a all’insieme dell’espressione “crimini del comunismo”.
Quali sono i fatti a cui ci riferiamo?, a quale comunismo alludiamo? che significa esattamente crimini nell’ambito storico ?
La risposta a queste domande chiarisce il significato dell’espressione e quindi anche in senso lato la verità o la falsità dell’espressione del “comunismo come impero del male”.
Il presente lavoro vuole essere un contributo alla chiarificazione dei concetti sottesi e non una indagine sui fatti che sono comunemente noti e indiscussi non entrando quindi nel loro merito.
Ormai sono più di 15 anni che il comunismo è stato dichiarato fallito come esperienza concreta storica: è tempo quindi che se ne possa parlare con una certa obbiettività, come di un fatto storico ormai trascorso come parliamo del Risorgimento o del Rinascimento.

Il nazismo è caduto in una atmosfera da Nibelunghi con la Germania ridotta in macerie, milioni di morti e eserciti che da tutto il mondo che convergevano su Berlino. Invece il comunismo è finito in modo incruento e pacifico, senza eserciti stranieri in guerra, e senza controrivoluzioni violente: a un certo punto, incredibilmente, fra lo stupore del mondo, semplicemente i dirigenti comunisti hanno detto che il comunismo era finito. Come è stato detto argutamente, è come se il Papa si fosse affacciato a San Pietro e avesse detto che poichè Dio non esiste ha deciso di sciogliere la Chiesa Cattolica: nulla sarebbe più definitivo di questo ma resterebbero sempre in tanti a non accettarlo. Altro invece è l’idea che il comunismo possa risorgere quando che sia in altra forma. Ma i tempi sono maturi perchè possiamo ormai esaminare l’esperienza storica generalmente definita “comunismo ” come si addice appunto a una studio storico: “sine ira nec studio”

 

Quali fatti

Non tutto quello che è stato compiuto dal comunismo può essere considerato negativo e tanto meno criminoso. Notiamo allora quei fatti che per la loro gravità e ampiezza e connotazione costituiscono indubbiamente un motivo di accusa.
L’elenco pur non essendo esaustivo comprende propriamente i fatti più significativi:

CARESTIA IN RUSSIA :
negli anni 20 fu adottata la NEP ( vedi ) caratterizzata da una specie di limitato liberismo. Poi si volle collettivizzare: per questo una intera classe sociali i Kulaki ( contadini ricchi, noi diremmo “coltivatori diretti”) furono deportati e sterminati. Il risultato poi fu una spaventosa carestia che fece morire di fame forse 10 milioni di persone, soprattutto in Ucraina. Si noti: la fame è cosa normale nella storia: ma nel 900, in un paese fertile come l’Ucraina che era stato sempre considerato il granaio di Europa fu solo dovuto agli errori del governo e per nasconderli non si volle chiedere l’aiuto internazionale condannando alla morte milioni di innocenti.

PURGHE DI STALIN:
negli anni 30 furono fucilati o sparirono nei gulag, oltre il 90% dei dirigenti comunisti, praticamente la quasi totalità di quelli che avevano fatto la rivoluzione comunista. (vedi Trotsky e molti altri) Poichè sostanzialmente il partito si identificava con l’apparato statale praticamente la repressione si estese a tutti quelli che avevano in qualche modo un posto di responsabilità. In particolare la decimazione sistematica degli ufficiali dell’esercito fu la causa indiretta dei sanguinosi disastri dell’esercito russo di fronte all’attacco della Germania nazista. Si estese anche a tutti partiti comunisti dentro e fuori dell’URSS. Particolarmente raccapricciante fu l’episodio del partito comunista polacco: i suoi esponenti furono convocati con un pretesto in Unione Sovietica e qui giustiziati con le accuse più assurde. (vedi l'eccidio di Katyn )

Le purghe coinvolsero tutti coloro che furono sospettati, spesso del tutto a torto, di non essere abbastanza fedeli a Stalin: le vittime dirette furono forse un milione di individui. Nessun regime anticomunista, ivi compresa la Germania nazista, è responsabile della morte di tanti comunisti.

CARESTIA IN CINA:
Agli inizi degli anni 50 Mao aveva promosso una politica moderata (“i cento fiori”) ma quando ritenne che in questo modo si rischiava di allontanare indefinitivamente l’instaurazione del comunismo cambiò radicalmente indirizzo di politica economica: si tentò allora il “grande balzo in avanti”: tutti i cinesi furono spinti a una industrializzazione forzata perseguita in modo del tutto irrealistico, senza criteri. I risultati furono del tutto inconcludenti ma per timore di essere considerati responsabili i vari dirigenti a tutti i livelli annunciavano risultati eclatanti sulla carta che non avevano nessun riscontro nella realtà. Il risultato fu che la agricoltura cinese, gia molto antiquata, ne rimase disastrata e esplose una carestia di enormi proporzioni che provocò la morte di milioni di cinesi: non sappiamo il numero, qualcuno parla di 20 milioni alcuni di più o altri di meno. Non sappiamo e forse non sapremo mai i numeri reali del disastro. Tuttavia certamente fu un fatto inconcepibile nella seconda metà del 900. Si sarebbe potuto richiedere aiuti internazionali che certamente avrebbero salvato milioni di vite ma in questo caso i dirigenti comunisti avrebbero dovuto ammettere il loro fallimento: si preferì nascondere invece tutto.

RIVOLUZIONE CULTURALE IN CINA:
Mao era stato messo praticamente in disparte in seguito agli insuccessi dovuti alla sua politica economica dall’apparato del partito e dello Stato. Ma negli anni sessanta volle riprendere la effettiva dirigenza del movimento scatenando quello che fu definita la “rivoluzione culturale” (vedi "Dalla Grande marcia" alla "Rivoluzione Culturale") : furono mobilitati i più giovani e meno esperti ai quali fu fatto credere di essere gli unici in grado di fare veramente la Rivoluzione: la grande maggioranza dei dirigenti comunisti fu trascinata per le strade, nella polvere con cartelli vergognosi dai ragazzini fanatizzati da Mao ( “le guardie rosse”) : non sappiamo quanti di essi poi fossero uccisi ma comunque molti furono i suicidi per la vergogna in un paese in cui “perdere la faccia” è tutto. Si trattò in realtà di una riedizione delle purghe di Stalin anche se questa volta a distruggere la generazione che aveva fatta la Rivoluzione fu un movimento spinto dal basso e non dalle strutture verticistiche dello Stato come nella Russia di Stalin. Qualche anno dopo poi i dirigenti in parte furono riabilitati e Mao messo in disparte e poi il suo pensiero completamente rovesciato dallo stesso PC cinese.

CAMBOGIA:
i kmer rouge entrati nella capitale deportarono tutta la popolazione nelle campagne. Fu abolita la moneta, furono chiuse tutte le scuole, giustiziati tutti coloro che avevano un minimo di istruzione e parlassero francese o inglese, proibiti tutti gli scambi e contatti con l‘estero. Furono fanatizzati i giovanissimi come era avvenuto pochi anni prima in Cina perché ritenuti gli unici non corrotti dal passato feudale o borghese o occidentale. Il risultato fu che forse un quinto della popolazione mori di fame o fu giustiziato. In nessuna epoca della storia in tempo di pace è mai avvenuta una cosa del genere,

Abbiamo delineato, deliberatamente in modo estremamente sommario, gli avvenimenti sopra riportati perchè non intendiamo entrare nel merito dei fatti stessi: non ci sembra infatti importante ai fini del nostro discorso indicare aspetti particolari e nemmeno il numero delle vittime: “ il Libro nero del comunismo “ parlava di 80 milioni di morti, altri considerano la cifra più alta, altri invece molto più bassa: ma non è importante: anche se invece di un quinto le vittime cambogiane fossero un sesto o un settimo della popolazione non per questo i fatti sarebbero meno gravi. Come è stato rilevato per la Shoa: forse il numero delle vittime ebree non si aggira sui sei milioni ma più realisticamente sui quattro milioni: ma forse questo rendere meno tremenda la Shoa stessa?

Abbiamo vittime a milioni: di quanti milioni si tratta effettivamente non modifica il problema.

 

Quale comunismo

Il termine comunismo indica una gran numero di fenomeni di in qualche modo connessi ma pure nettamente distinti. I fatti sopra ricordati a quale “comunismo” si riferiscono?

MARXISMO TEORICO
Per comunismo possiamo intendere quello delineato da Marx nell’800: si tratta di un programma filosofico e costituisce poi questione infinitamente dibattuta se esso corrisponda e in quale misura a quello che viene definito “ socialismo reale”.

In realtà nel pensiero di Marx uno stato non può essere definito comunista. Egli distingue infatti la “società” (che è connotata dalla collaborazione, dalla solidarietà) dallo "Stato" che è di per se oppressione ( leggi coercitive, eserciti, polizia giudici, carceri, comunque dominio di alcuni sugli altri): ritiene che con la fine del capitalismo cioè dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo venisse a mancare anche lo Stato ( dottrina del deperimento dello Stato). Coerentemente non delineò mai una programma politico di gestione del potere: per questo in effetti dire se il programma di un qualunque partito che voglia gestire il governo sia più o meno marxista risulta praticamente impossibile perchè manca il temine di paragone ( cioè un programma effettivo delineato da Marx).
Per questo partiti diversissimi e in lotta fra di loro poterono richiamarsi a Marx e nei paesi dove i partiti comunisti erano (o sono ) al potere non si parla di stati comunisti peche esso sarebbe stato lo sbocco del processo che si considerava all'inizio: in Russia si parlava di socialismo, in Germania di repubblica democratica, in Cina di repubblica popolare, in Cambogia di una non meglio identificata Angkar (= organizzazione, il termine Kmer rouge o Kmer rossi è occidentale).
Una certa corrente politica e ideologica ritiene che il marxismo ha poco a che fare con gli stati (Russia, Cina) che si sono proclamati comunisti o marxisti: si ritiene che il comunismo fosse una buona idea ma che sia stata male realizzata o che meglio non si sia affatto realizzata: si afferma a volte cha essa è stata sfruttata da personaggi e ceti dirigenti per loro interessi personali (un pò come è sempre avvenuto per le religioni). Qualcuno afferma pure che il comunismo era già finito agli inizi degli anni 20 quando non riuscì ad affermarsi nei paesi ad economia avanzata ( Inghilterra, America, e soprattutto Germania) e che quindi il suo impiantarsi in paesi arretrati (Russia, Cina, Indocina) non poteva portare al vero comunismo.
Considerati questi punti di vista è possibile anche pensare a una rifondazione del comunismo (donde il nome del partito italiano )

Certamente se il comunismo è una programma che non si è mai realizzato allora non si può parlare certamente di crimini del comunismo: resta poi il problema del rapporto fra il marxismo e stati comunisti, ma esso esula dal nostro assunto.

IL SOCIALISMO REALE.
Con questa espressione si fa riferimento a quelle esperienze economiche politiche effettivamente realizzate nella storia che si sono richiamate al marxismo (fondatamente o meno è altro problema) 

Tuttavia noi possiamo inoltre considerare due tipi di socialismo reale. Esiste un periodo "eroico" del socialismo reale in cui effettivamente si cerca di instaurare il comunismo secondo la visione di Marx: il periodo lenilista e stalinista, il maoismo in Cina, i Kmer rossi in Cambogia. I fallimenti di queste politiche tuttavia fanno tramontare questa prospettiva: allora la prospettiva del comunismo marxiano viene allontanato indefinitivamente nel tempo, diviene in pratica una richiamo teorico ufficiale ma in realtà si abbandona il progetto concreto di instaurarlo, almeno in un futuro prevedibile.
Si passa allora a quello che viene definito “ capitalismo di stato”: il 68 e dintorni è una ripresa del progetto marxiano considerato giustamente tradito dal socialismo sovietico e ancor invece in qualche modo in corsa in Cina e in Indocina.
Nella seconda fase i paesi comunisti in qualche modo si omologano al resto del mondo: caratteristico per esempio è che si attenua la lotta antireligiosa e se pure i credenti restano ufficialmente esclusi dalla vita politica si istaura tuttavia una certa tolleranza religiosa in quanto la religione è il conflitto con il comunismo marxiano non con il capitalismo di stato.

In Polonia, ad esempio, già nel 56 ai tempi di Gomulka vi fu una specie di accordo tacito ma molto efficace. Le autorità che avevano ormai rinunciato al comunismo marxiano si accordarono con la Chiesa garantendo una certa libertà religiosa in cambio di una certa sopportazione del sistema socialista.
il sistema ha funzionato cosi bene che papa Wojtila, che pure viene considerato uno degli artefici della caduta del comunismo, in realtà in Polonia agli inizi degli anni 80 agì da moderatore del contrasto fra Solirdanosc e il potere comunista.

Per questo fatto i casi più gravi, i “crimini” a cui abbiamo accennato appartengono tutti al periodo “eroico” del socialismo, al tentativo di realizzare effettivamente in tempi relativamente brevi il comunismo marxiano.

COMUNISMO ITALIANO
Vi è poi da considerare il comunismo italiano e in generale europeo (detto per qualche tempo anche eurocomunismo) Esso è caratterizzato dal fatto che si era cosciente che il comunismo in Italia non poteva essere instaurato in tempi brevi o comunque prevedibili e che invece secondo la indicazioni di Togliatti della “svolta di Salerno” bisognava entrare nella democrazia rappresentative, nelle strutture borghesi tradizionali e da li quindi operare per una società più giusta in direzione del socialismo

Esso ci ricorda il sindaco Peppone, ricorda la buona amministrazione, l'impegno sociale verso i poveri e gli emarginati. Si crea quello che poi venne definito “il popolo comunista”.
Il comunismo come vissuto della gente ha poco a che fare con struttura e sovrastruttura, con la caduta tendenziale del saggio di profitto.
Esso invece è una aspirazione alla giustizia all’uguaglianza, alla libertà al Bene non a questo o quel bene ma proprio al Bene.
Il capitalismo giustificava le disuguaglianze e metteva a fondamento l’egoismo individuale, il nazionalismo teorizzava la guerra ed esaltava l’egoismo nazionale, il colonialismo affermava la superiorità di alcuni popoli su altri e giustificava il dominio degli uni sugli altri

Mai il comunismo no, parlava di uguaglianza, di solidarietà di pace.

Gaber ne ha colto l’anima quando alla sua fine cantava :

"Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. …perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo. Perché sentiva la necessità di una morale diversa. Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno; era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Sì, qualcuno era comunista perché, con accanto questo slancio, ognuno era come... più di sé stesso. Era come... due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita. “
Ma il comunismo era anche l’idea che il male della terra non esisterà per sempre ma che può essere eliminato, che la malvagità dipende solo da una società sbagliata e che se essa sarà corretta gli uomini si libereranno per sempre della catene dell’egoismo.
Per questo il comunismo attrasse sempre i giovani, gli animi generosi, coloro che erano affamati di giustizia, anche molti sinceri Cristiani, per questo il comunismo ebbe tanti che gli dedicarono la loro vita.

Gli uomini hanno bisogna di credere che il bene sia raggiungibile e che il male deve soccombere un giorno, quando che sia.

Questo tipo di comunismo non ha niente a che fare con personaggi come Stalin o Polpot: vi sarebbe magari da esaminare le responsabilità di quei dirigenti che sapevano e non dissero, ma questo esula pur esso dal nostro assunto. A noi resta da chiarire che il militante italiano del PCI non ha alcuna responsabilità morale nei fatti che stiamo esaminando.

Ancora di meno c’entra la sinistra politica in generale: in realtà le vittime del comunismo che stiamo esaminando appartengono anzi tutte proprio ai sostenitori della sinistra. Tuttavia non giova certo alla chiarezza il fatto che non pochi continuano a non prendere atto che il socialismo reale è finito, definitivamente finito e che una nuova fase del comunismo può nascere solo dal chiaro, inequivocabile rigetto di quelle esperienze. 

Vi è tutta una generazione di nostalgici che sono abituati a vedere una continuità fra il loro impegno civile e sindacale con le realizzazioni socialiste russe e cinesi e che non riescono a vedere una realtà diversa al di là di ogni evidenza. Senza una chiara inequivocabile presa di posizione saranno sempre loro imputati in qualche modo quei crimini dei quali invece non sono in nessun modo responsabili e saranno sempre sospettati di una qualche inclinazione in quel senso.

Crimini nella storia

Un problema preliminare da esaminare è se, nell’ambito storico, si possa poi parlare di “crimini” e non semplicemente di “fatti” .

Il giudizio storico è infatti cosa diversa dal giudizio etico. Nella storia si descrivono i fatti, le loro cause e le loro conseguenze: per questo può esser considerata una scienza oggettiva ( con tutti i limiti del caso)
il giudizio etico invece valuta in base a una scala di valori che varia poi secondo le epoche e l’indirizzo filosofico ideologico : non può essere un giudizio scientifico che è altra cosa (ma non per questo è meno importante, si intende )
Tuttavia noi possiamo valutare eticamente i personaggi storici tenendo conto dei criteri etici del tempo in cui vissero e di quello particolare a cui aderiva.

Cosi indubbiamente Gandhi e papa Woityla furono personaggi di grande spessore etico anche se potremmo pensare che abbiano prodotte conseguenze negative sul piano storico. Al contrario possiamo pensare che gli effetti storici dell'azione di Napoleone furono positivi anche se egli agì soprattutto per ambizione personale ( quanti morti costo la sua gloria! )

Il concetto di crimini richiama chiaramente la violazione di una legge: ma per parlare di crimini nella storia a quale leggi dobbiamo riferirci?

Non ci si può riferire a leggi positive emanate dagli stati. Infatti nelle guerre, rivoluzioni e lotte violente politiche in generale evidentemente le parti non si attengono alle leggi: sia il Potere che la Rivoluzione creano o intendono creare proprie leggi. E’ vero che in qualche modo possiamo anche considerare che i processi staliniani violavano le regole delle leggi penali sovietiche o che le persecuzioni religiose erano contrarie ai principi di libertà inserita nella Costituzione ma certamente questo punto di vista appare molto debole e finisce nel tecnicismo giuridico. 
Bisogna allora parlare di leggi dell’umanità: intendo con questo temine una “regola” considerata in politica come obbligante.

A nostro parere esse devono avere:

tre caratteristiche peculiari :

· debbono essere leggi effettivamente osservate e non solo teoricamente proclamate.
· Devono vigere al momento dell’azione

· Le violazioni devono essere ampie e generali.

Per il primo punto:
Vi sono tutta una serie di principi proclamati e accettati da tutti ma da tutti comunemente violati: : In questa categoria metterei per esempio le convenzioni di Ginevra, i principi internazionale ONU di non aggressione e non interferenza, i diritti umani, le libertà democratiche .

In realtà nelle guerre, specie nell’ultimo secolo, le convenzioni di Ginevra sono state applicate solo in quelle cosi dette regolari fra eserciti schierati: nelle guerre asimmetriche, guerriglie, lotte partigiane rivoluzioni e controrivoluzioni o anche semplicemente nelle guerre coloniali quei principi non sono stati applicati probabilmente per il semplice fatto che non sono realmente applicabili in tutti questi casi.
Analogamente i principi di non interferenze o di non aggressione non trovano applicazioni: in realtà ciò che avviene all’interno di uno stato ha immediatamente ripercussione anche all’esterno e in generale è praticamente impossibile distinguere fra una guerra difensiva o offensiva poichè la migliore difesa è l’attacco e una guerra preventiva può essere una guerra difensiva fatta al momento più opportuno e favorevole.

Le genti in tutti i tempi hanno considerato che seppure la pace è bene e la guerra è male tuttavia in alcuni casi la guerra è un male necessario e non è un crimine (e con guerra intendiamo anche rivoluzione controrivoluzioni, guerre civili). Per questo dappertutto si vedono monumenti e strade dedicate a condottieri come Garibaldi, Pietro il Grande, Cesare e Napoleone. D'altra parte ogni centro seppur piccolo avrà un monumento ai caduti in guerra ( in Giappone anche ai Kamikaze) e i reduci ricevono onori e pensioni e riserve di posti ( e sorrisi dalle ragazze).
Si distinguono, è vero, guerre giuste e non ( io direi: necessarie) Ma questo giudizio dipende dai punti di vista, dai parametri di riferimento, dal senno di poi e da tante altre cose ma soprattutto si può pensare che quelli che le combattono possono essere in buona fede . Finita la guerra gli antichi nemici fanno la pace e tutti si abbracciano.

I fatti quindi considerati necessari alla vittoria in guerra anche se provocano molte vittime non possono essere considerati "crimini".

Per il secondo punto
non possiamo giudicare da un punto di vista ETICO un' azione del passato con un criterio che non appartiene a quel passato ma ad un altro tempo (cioè al nostro) allo stesso modo in cui non si può condannare nel diritto positivo una persona per un’azione commessa quando essa non era ritenuta illegale

Non si può pensare, ad esempio, alle crociate come a illecite guerre di aggressione e quindi magari considerarle un crimine: infatti al tempo veniva invece considerata una legittima guerra di difesa in quanto la Palestina era considerata terra cristiana anzi la terra cristiana per eccellenza, invasa dai mussulmani. Partecipare a una crociata era anzi un modo di acquisire indubbio prestigio e universale considerazione
Analogamente nell’800 la colonizzazione europea era considerata lecita e anzi meritoria perchè portava ai popoli considerati ancora “barbari” i vantaggi della "civiltà" che era considerata solo e unicamente quella europea.

Persino per l’Inquisizione, il rogo delle streghe e degli eretici ai loro tempi erano considerati legittimi e doverosi.

Per il terzo criterio
Bisogna tener conto anche che non si tratti di fatti occasionali, sporadici ma generali e sistematici: ad esempio gli Americani , fraintendo un ordine di Patton, fucilarono in Sicilia un certo numero di prigionieri italiani e tedeschi: ma fu un fatto eccezionale e non si può dire che gli Americani non rispettassero i prigionieri in generale: il fatto criminoso quindi non si ascrive agli americani ma ai singoli soldati americani che vi parteciparono.

 

Crimini comunisti

Ci sembra a conclusione del discorso quindi che i fatti che abbiamo elencati possano essere considerati “crimini” del comunismo.

Infatti essi violano leggi fondamentali dell’Umanità: la morte di milioni di uomini nelle purghe staliniane, nelle repressioni maoiste, nelle carestie prodotte dagli insuccessi della collettivizzazioni e le vittime insieme per fame e per repressione del folle progetto dei Kmer rossi non possono essere considerati vittime di guerre o di calamità naturali. Non si imputa al comunismo le stragi pur gravissime compiute nel corso della rivoluzione e della conseguente guerra civile: sono fatti che avvengono comunemente nelle rivoluzioni. Nella Rivoluzione Francese ci fu il Terrore di Robespierre, le stragi della Vandea, le esecuzioni sommarie, le persecuzioni religiosa ma quando si arrivò alla stabilizzazione tutte questi cose cessarono.
Invece in Russia, Cina e Cambogia (per restare sempre negli esempi citati) i fatti avvennero ben oltre la vittoria e il consolidamento dei regimi comunisti e non c'era affatto una guerra civile in corso, le vittime non erano per niente nemici o presunti tali: questo è il punto che fa la differenza. Stalin ha sterminato quelli che avevano fatto la rivoluzione non gli antirivoluzionari. Per le carestie non si tratta nemmeno di calamita naturali: anche se ci furono effettivamente delle avversità atmosferiche la causa fondamentale fu l’effetto di scelte economiche sbagliate: si sarebbe potuto anche salvare milioni di vite chiedendo aiuti all’estero ( all’Occidente) ma questo sarebbe stato una confessione implicita del fallimento di quelle politiche e si preferì quindi far morire milioni di esseri umani per non ammettere i propri errori.
Non è possibile nemmeno giustificare questi fatti con la mentalità del tempo, anzi al contrario: il comunismo era un grande progetto di riscatto, di libertà di uguaglianza degli uomini: non avrebbe in nessun modo in nessun caso giustificato una tale condotta. La riprova sta nel fatto che mentre ad esempio i roghi delle streghe e degli eretici erano innalzate nelle piazze perchè tutti potessero vedere, invece tutti i fatti ricordati furono sempre negati dai dirigenti comunisti, furono sempre dichiararti menzogne spudorate dei capitalisti, dei nemici della rivoluzione. Anche quando poi non è stato più possibile negarli anche quando gli stessi dirigenti comunisti li hanno ammessi, anche dopo la fine stessa del comunismo reale pur tuttavia vi è ancora un numero non trascurabile di persone che continua a credere che quei fatti non siano mai accaduti, che si tratti di propaganda: l’opinione pubblica in generale non ha preso coscienza di quei tragici fatti.

Per il nazismo è intervenuto quello che si dice la "damnatio memoriae": poiché ciò che ha commesso non può essere dimenticato o storicamente giustificato il ricordo è dannato come fatto diabolico e tutti lo ricordano come il "male" : ma per il comunismo questo fatto non è avvenuto.
Benchè gli "orrori" del comunismo fossero conosciuti subito o subito dopo e nessuno attualmente metta in dubbio i "fatti" , tuttavia la coscienza di questi fatti non è passata nella coscienza comune.

Sulla persecuzione degli ebrei sono stati prodotti una valanga di film e sceneggiati, anno dopo anno da oltre 40 anni il che è cosa molto opportuna.
Ma per le purghe di Stalin, per i morti per fame in Ucraina, per le fosse di Catym nessun film, per i gulag uno solo, molto vecchio, nessuno mi pare per la carestia in Cina, uno solo, che pare sparito, per i Campi della morte (Killing fielders ) dei Kmer rouge della Cambogia , nessuno per i "people boat". 

Tutti sanno tutto sui lager nazisti : se ne parla in ogni scuola di ogni ordine e grado, si fanno viaggi scolastici, ed è bene , molto bene che si faccia cosi: ma il ricordo degli "orrori" del "comunismo" pare sfumare in una generica condanna degli infiniti lutti umani. Anzi per i giovani molti nomi qui citati sono assolutamente ignoti.
Anche per il terzo criterio citato è chiaro che non si tratta di “incidenti di percorso” di “errori “ sia pur gravi, di fatti sporadici. AI tempo di Kruscev si disse da parte dei dirigenti che tutti gli orrori dell’URSS erano dovuti a Stalin. Ma la tesi già allora non poteva aver alcun fondamento. In seguito gli stessi errori ed orrori si sono puntualmente verificati anche nei comunismi asiatici a ulteriore e definitiva dimostrazione che certi avvenimenti non possono essere ascritti al caso, al cattivo talento di una singola persona

Conclusione

Tuttavia non tutti i fatti operati dal comunismo possono essere considerati dei crimini. Non alludiamo solo a quelle conquiste che pure il comunismo riuscì a conseguire. Non è affatto vero infatti che il comunismo non abbia avuto risultati comunque positivi: basti pensare alla formazione di una industria moderna, dell’alfabetizzazione delle masse e soprattutto direi all’ entrata nel mondo moderno di moltitudini immense che vivevano ancora spiritualmente nel medioevo. Ciò che ha portato al fallimento infatti il comunismo reale è stato essenzialmente il confronto con l’Occidente come era poi nello spirito della "competizione pacifica". Nel momento in cui apparve chiaro che il comunismo non avrebbe mai raggiunto i traguardi operati dal capitalismo, che i livelli di vita erano senza alcun paragone più elevati in Occidente il comunismo crollò: nell’est europeo di colpo lasciando soprattutto macerie e guasti, mentre in Cina si è rapidamente trasformato in capitalismo economico pur mantenendo incredibilmente in piedi le strutture comuniste.

In realtà non possiamo nemmeno dire se effettivamente il crollo del comunismo sia dovuto tutto alle proprie carenze o se in realtà l’arretratezza dei paesi in cui si è affermato ha avuto un peso determinante.
Negli anni 20 ci si aspettava che il comunismo si affermasse nell’Occidente industrializzato ed evoluto, non per niente il tedesco era la lingua ufficiale dell’Internazionale: non sappiamo che sarebbe avvenuto se effettivamente si fosse installato in Germania, in Inghilterra in America: ma con i “se” e con i “ma” non si fa la storia: non si può negare in nessun modo che il comunismo reale (non il marxismo teorico ) sia definitivamente fallito.

Ma alcuni fatti che molto comunemente vengono considerati crimini del comunismo ad un esame attento, seguendo i criteri, enunciati non possono essere considerati tali. L’esempio più chiaro forse può essere considerato il muro di Berlino Esso in realtà fu una necessità per la Germania dell'est per evitare che i suoi cittadini, specialmente quelli istruiti e specializzati si trasferissero a Occidente: certo era una misura odiosa ma, coerentemente con la nostra impostazione di discorso, i governi a volte DEBBONO prendere misure impopolari e anche crudeli e odiose. Il muro di Berlino avrebbe dovuto permettere alla DDR di prosperare e di raggiungere e magari superare la Germania Federale in un ragionevole lasso di tempo; di sviluppare una economia propria anche tenendo conto che i cambiamenti trovano sempre difficoltà iniziali e occorre del tempo perchè diano frutti. D'altra parte almeno il muro ci sembra poi cosa non eccezionale. In fondo tutti i confini sono barriere che gli stati mettono per controllare il passaggio dei cittadini e non si può entrare o uscire senza un permesso. Non era possibile tecnicamente questo controllo a Berlino senza l'odioso muro: muri vengono pure innalzati per non fare entrare i clandestini o magari terroristi (vedi Israele)

Naturalmente il muro avrebbe dovuto essere qualcosa di temporaneo in attesa degli sviluppi dell'economia comunista: invece il divario andò sempre più allargandosi ma questo è altro discorso.

Anche la deportazione di popoli da una parte all’altra dell’URSS aveva pure le sue ragioni militari: senza di esse non si sarebbe riusciti a a vincere il nazionalismo e i particolarismo delle molte nazionalità da quelle caucasiche a quelle baltiche.

Anche l’intervento armato in Ungheria nel 56 o in Cecoslovacchia nel 68 erano misure necessarie e inevitabili: infatti nel momento in cui ai tempi di Korbaciov non fu più possibile adottarle tutto il comunismo europeo crollò miseramente in un tempo incredibilmente breve.

Volendo quindi rispondere all’interrogativo dell’assunto potremmo dire in sintesi che il comunismo è stato UN IMPERO CHE HA COMPIUTO DEL MALE MA NON È STATO L’IMPERO DEL MALE:

I crimini ci sono stati e molti e gravi ma non tutto quello che ha compiuto il comunismo può essere considerato criminale . 

Giovanni De Sio Cesari
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vedi anche TABELLA "PIANETA RUSSIA"

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